Mafie

Ndrangheta, arrestato il latitante Antonio Pelle, detto "Gambazza". Era all’Ospedale di Polistena

venerdì 12 giugno 2009.
 

REGGIO CALABRIA (Ansa) - ’’E’ tutto finito" dice il boss latitante Antonio Pelle ai carabinieri del Ros che lo arrestano in una stanza di ospedale. E per un pezzo significativo della storia della criminalità organizzata calabrese è davvero così. Pelle, 77 anni, di San Luca, conosciuto come "’ntoni gambazza’’ è stato catturato, dopo una caccia andata avanti dal 2000, in una stanzetta post operatoria del nosocomio di Polistena, centro della piana di Gioia Tauro ad una sessantina di chilometri di distanza dal suo regno. Un nome, il suo, che non aveva bisogno di presentazione e non solo perché era inserito nell’elenco dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia.

Temuto e rispettato dagli ambienti criminali, non solo calabresi, "gambazza", spiega il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, "significa ’ndrangheta in Calabria e anche fuori, e’ uno dei capi storici dell’organizzazione. Con lui risaliamo alle vicende più antiche, alle guerre di mafia e alle riunioni presso il santuario della madonna di Polsi che rappresentavano, 30 anni fa, il momento cruciale ogni anno delle intese tra le varie cosche". Condannato a 16 anni di reclusione, pena che non ha finito di scontare, per sequestro di persona, traffico di sostanze stupefacenti ed associazione mafiosa, Pelle era ricercato per associazione mafiosa finalizzata al traffico internazionale di armi, sostanze stupefacenti ed altro. Dal 18 settembre 2007 le sue ricerche erano state diramate anche in campo internazionale.

A porre fine alla sua latitanza sono stati i carabinieri del Ros di Reggio Calabria, guidati dal ten.col. Valerio Giardina, che lo cercavano da almeno quattro o cinque anni, e che recentemente gli si erano fatti veramente vicini. E’ stato seguendo le mosse della moglie Giuseppa Giampaolo, di 73 anni, che gli uomini del Ros sono giunti a Pelle, ricoverato d’urgenza, ma sotto falso nome, nell’ospedale di Polistena per essere operato per un’ernia strozzata. Oggi i carabinieri sono giunti in forze a presidiare il nosocomio e quando Pelle li ha visti non ha potuto fare altro che dire "é tutto finito" congratulandosi con loro. Anche nel momento della sconfitta, Pelle ha mantenuto la fermezza del boss e quell’equilibrio che ne hanno fatto un leader indiscusso nella storia della ’ndrangheta degli ultimi 40 anni.

Un equilibrio che lo ha portato spesso a cercare la pacificazione piuttosto che la guerra. Come nel caso della faida di San Luca che ha insanguinato per anni le strade del paesino preaspromontano fino ad arrivare alla strage di Duisburg del Ferragosto 2007 con la morte di sei persone. Proprio pochi mesi prima di quella strage, i ’’gambazza", la parte storica della famiglia Pelle, quella non coinvolta nella faida nonostante l’alleanza con i Vottari, a differenza dei Pelle "vanchelli", cercarono di porre fine alla mattanza con i Nirta-Strangio. In un colloquio intercettato dagli investigatori, si sente Francesco Barbaro, ritenuto il capo indiscusso dell’omonima cosca di Platì, mentre, in carcere, dice al genero Giuseppe Pelle, figlio del boss arrestato oggi di tessere un’opera di pacificazione coinvolgendo altri capimafia della zona di San Luca, ricevendo assicurazioni in tal senso. Un intervento che, però, non placò la sete di vendetta dei Nirta-Strangio. Adesso Pelle è piantonato in ospedale da numerosi carabinieri che presidiano anche l’esterno controllando tutti coloro che si avvicinano. Solo quando si sarà ripreso dall’intervento il boss sarà trasferito in un centro carcerario ospedaliero.


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