Nasce l’era dei Pacs, delle unioni omosessuali e della sottomissione ai “nuovi” diritti degli extracomunitari in Italia. Ma noi, che ancora crediamo nel diritto di famiglia e nel matrimonio tra uomo e donna, continuiamo a preoccuparci del fatto che i nostri figli possano effettivamente godere di entrambi i genitori anche dopo la separazione. Dopo anni di atroci sofferenze e penalizzazioni per uno dei coniugi, è vero che la legge sull’affido condiviso è passata, è altrettanto vero, però, che una legge molto simile era già esistente malgrado non venisse mai presa in considerazione nelle aule dei tribunali italiani. I giudici, esterni alla reale situazione familiare di milioni di casi di separazione, hanno metodicamente stabilito per anni che un genitore soltanto doveva avere il potere di vita e di morte sui figli, infischiandosene di un diritto basilare per i bambini: avere l’amore di mamma e di papà. Milioni di padri e centinaia di madri separate, senza aver mai commesso nessun tipo di crimine, sono stati condannati a star fuori dalla vita dei propri figli, ora alzano la guardia per verificare se questa volta il sistema giudiziario funzionerà come stabilito nel testo della nuova legge. Un testo che per certi versi risulta ancora molto confuso e non stabilisce in maniera univoca i diritti e i doveri di genitori e figli. Il primo problema, che salta agli occhi è il reato di rapimento del minore, oggi chiediamo infatti che nel caso in cui un genitore porti via il proprio figlio, magari all’estero, il colpevole venga perseguito come rapitore. Nessuno può arrogarsi il diritto di portar via un figlio a un padre o a una madre. Questo punto, nel nuovo testo della legge, non è affatto chiaro. Osservando attentamente il programma della sinistra italiana possiamo constatare che il diritto di famiglia è rivolto soprattutto al nuovo tipo di unioni, quelle omosessuali. Prova ne è la presenza di coloratissime “drag queens” nelle liste di Prodi. Non facciamo discriminazione contro i diritti dei gay e delle lesbiche ma, prima di buttarci a capofitto in questa nuova e sfiziosa esperienza, bisognerebbe domandar loro come mai non hanno dedicato una pari attenzione alla famiglia tradizionale e ai diritti dei minori e dei genitori separati. Se la sinistra andasse al governo quale sarebbe la pena per chi decidesse di portarsi via un figlio per tenerlo lontano dall’ex coniuge? Nel medesimo programma si parla sempre della “comodità” di vita degli extracomunitari e ci si occupa solo del loro insediamento nel nostro paese progettando norme e riforme affinché l’Italia si adegui alle loro usanze e abitudini pensando, addirittura, di offrir loro la possibilità di voto. Per quanto si voglia essere altruisti bisogna rendersi conto che la “bigenitorialità” è una priorità che non può essere offuscata da situazioni alternative e che, alla luce delle esperienze degli ultimi trent’anni, è fondamentale istituire un organo di controllo sull’operato dei giudici incaricati di decidere sulle sorti delle famiglie colpite dal dramma della separazione. Un organo che controlli l’effettiva applicazione della nuova legge. Altrimenti non saremo mai liberi, nemmeno nel nostro ruolo di genitori. Non possiamo assolutamente rischiare di ritrovarci ancora innocue pedine di meccanismi governativi dove decisioni importanti, come quelle da fare in ambito di famiglia, verranno manifestate da ammiccanti personaggi come il transgender Vladimir Luxuria. In un mondo dove i valori vanno a rotoli e non esistono più punti di riferimento è essenziale un governo che si occupi della famiglia e del matrimonio nel senso più naturale. Soprattutto noi sostenitori della bigenitorialità dobbiamo riflettere e convenire sull’utilità che si guardi con severità l’operato dei giudici, perché se ancora abbiamo il volto rigato di lacrime per la separazione dai nostri figli e se siamo ridotti in miseria per la crudele penalizzazione subita, lo dobbiamo soprattutto alla loro freddezza e al fatto che per anni non solo hanno favorito un solo genitore ma soprattutto hanno contribuito all’evoluzione dell’azienda più florida denominata “divorzificio”. In un paese così gestito non ci sarà mai libertà dell’individuo.
Cosmo de La Fuente
cosmo@cosmodelafuente.com
SAPER AMARE IL PADRE E LA MADRE: RESTITUIRE LA PATERNITA’ A GIUSEPPE!!! Al di là del fondamentalismo femminista e al di là del fondamentalismo maschilista!
di Federico La Sala
Una risposta-lettera aperta all’ appello PER IL PADRE (di Claudio Risé, primo firmatario e autore del lavoro: IL PADRE - l’assenza inaccettabile, Edizioni San Paolo)
Comunicato stampa Un gruppo di docenti universitari, scienziati, giornalisti, professionisti, operatori dell’assistenza ai genitori separati e dei diversi gruppi del movimento degli uomini in Italia, chiede la modifica dell’atteggiamento verso il padre nella cultura corrente, e nelle norme di legge. A un primo appello programmatico, qui riportato, seguiranno adesioni e iniziative volte all’informazione, e al coinvolgimento della classe politica su questo tema. Fin da questo primo documento, inoltre, i firmatari pongono la necessità di un maggior aiuto e riconoscimento al padre disposto ad assumersi ogni onere per il figlio concepito, che la madre sia intenzionata ad abortire.
Per il padre
La figura del padre è stata in Occidente separata dalle sue funzioni educative e sociali. I risultati, del tutto prevedibili secondo tutte le Scienze umane, sono evidenti: insicurezza e difficoltà di iniziativa nei figli; incapacità di accettare il principio d’autorità; solitudine e fatica nelle donne madri nel dover assolvere da sole il peso educativo; frustrazione nei maschi adulti, svalutati in quest’aspetto essenziale dell’identità maschile. Una situazione fonte di danni gravissimi agli individui, alla vita di relazione e familiare, alla società, alla nostra civiltà. Occorrono attenti interventi, che ridiano dignità e responsabilità alla figura paterna. Di grande significato affettivo, e simbolico, è la posizione del padre nei confronti del figlio procreato. La prassi oggi vigente, priva il padre di ogni responsabilità nel processo riproduttivo. Una situazione paradossale, ingiusta dal punto di vista affettivo, infondata dal punto di vista biologico e antropologico, devastante sul piano simbolico. Per il bene dei figli, e della società, é necessario che al padre sia consentito di assumere le responsabilità che gli toccano in quanto coautore del processo riproduttivo. I casi di cronaca che presentano la disperazione dei padri, che vogliono, prendendosene ogni responsabilità, il figlio che la madre ha deciso di abortire, sono solo la punta dell’iceberg del lutto dell’uomo-padre, espulso dal processo di riproduzione naturale di cui è promotore. E’ necessario avviare una riflessione collettiva che equipari realmente la dignità della donna e dell’uomo nella procreazione, a garanzia della vita, della famiglia e della società. L’interesse e la volontà della donna devono essere opportunamente tutelati, nel quadro della cura sociale di difesa della vita, e di promozione della famiglia, nucleo vitale della comunità. I sottoscritti cittadini, e gruppi lanciano quindi un forte richiamo alle forze della politica, e della società civile, perché ripensino le norme, e rimuovano i pregiudizi che sottraggono, al di là di ogni senso comune, il padre alla vita del figlio.
Claudio Risé, psicoanalista, Università di Trieste Stefano Zecchi, Università di Milano, Giuseppe Sermonti, professore Emerito di Genetica molecolare Claudio Bonvecchio, Università dell’Insubria Giulio Maria Chiodi, Università Federico II, Napoli Stefano Serafini, Pontificia Università San Tommaso di Roma Giovanni Ventimiglia, Facoltà di Teologia di Lugano e Università Cattolica di Milano Alberto Giovanni Biuso, Università di Milano Cesare Galli, università di Parma Ivo Germano, Università di Bologna Silvio Restelli, Ricercatore presso l’Istituto Regionale per la Ricerca Educativa, Lombardia Guido Milanese, Facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, Università Cattolica del Sacro Cuore Aldo Brandirali, Assessore Comune di Milano [..... seguono altre adesioni: cfr. http://www.claudio-rise.it/].
Oggi nella trasmissione di 7gold, Berruti ha sostenuto che il tribunale dei minori è un amico. Anche quando non si occupa dei bambini? Anche quando i servizi sociali si comportano con superficialità? Credo che Cosmo abbia detto giusto!
http://www.familiafutura.blogspot.com