Alle intimidazione di cui è stato fatto oggetto il sindaco Barile negli ultimi tempi la comunità sangiovannese ha dato diverse, e controverse, risposte: la solidarietà, e la ferma condanna degli atti, da parte di quasi tutte le associazioni, dei sindacati e di tantissimi cittadini; le reazioni scettiche da parte di molti che si sono tradotte in affermazioni, assai discutibili direi, del tipo “non sono convito che tutto ciò sia vero, si sta esagerando”; i silenzi dei maggiori esponenti locali del centrosinistra fermi in una sorta di chiusura atarassica. Come leggere e interpretare queste molteplici sensibilità e il fatto soprattutto che non c’è stata una sola ed univoca condanna della violenza? L’assenza di interventi, dichiarazioni, comunicati stampa dei vari Laratta e Oliverio(al momento in cui viene scritto questo articolo non si registra nessuna presa di posizione da parte dei due) credo sia imputabile al clima di netta ostilità e contrapposizione che si è creato, e consolidato, nel corso degli anni tra i vari schieramenti politici, e al fatto che Barile si è fatto portatore di un’idea, e di una pratica della politica, che ha visto nei suoi avversari dei nemici non degni di alcuna considerazione morale. Il sindaco infatti ha sempre accusato il centrosinistra di essere non solo politicamente mediocre ma anche portatore di comportamenti etici del tutto condannabili. L’altro atteggiamento che si registra in città e che tende a minimizzare, o peggio ancora banalizzare, gli attacchi a Barile è dettato dall’idea che in qualche modo sia tutta un questione interna alla coalizione e alle forze sociali che lo hanno appoggiato, che poco c’entra il suo coraggio e la sua intraprendenza, che certo è messo sotto pressione ma poi alla fine non si tratta di veri e propri attacchi violenti da meritare tutta questa attenzione, che insomma si stanno ingigantendo e stravolgendo i fatti. Credo che non esprimere solidarietà e/o minimizzare sia sbagliato e dannoso. La violenza qualunque forma essa assume e in qualsiasi contesto si manifesti deve essere condannata con fermezza. Ancora non si conosco bene i contorni della vicenda e tutto sembra avvolto nel dubbio e nell’incertezza. Non sappiamo quali sono le vere motivazioni alla base delle intimidazioni e se si tratta di un’unica mano e di un unico disegno teso a destabilizzare la tranquillità di Barile. Sappiamo però che è dovere di tutti difendere la vita democratica di una città e del suo rappresentante più importante. Sarà retorica, sarà forma, ma la retorica e la forma assumono in questi casi concreta sostanza.
domenico barberio
Intimidazione. San Giovanni in Fiore si stringe attorno a Barile
La solidarietà e vicinanza al sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile, vittima di una serie di intimidazioni, è stata espressa nel corso del Consiglio comunale svoltosi ieri sera *
Il consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs) ha espresso solidarietà e vicinanza al primo cittadino Antonio Barile, che negli ultimi tempi è stato vittima di numerose intimidazioni. Ai lavori dell’assise consiliare hanno partecipato numerose persone, rappresentanti istituzionali ed esponenti delle forze dell’ordine.
Nel corso degli interventi alcuni sindaci della zona hanno espresso il loro rammarico per le intimidazioni subite da Barile e al termine del Consiglio è stato votato un documento in cui si esprime vicinanza al primo cittadino e lo si invita ad andare avanti con la sua azione amministrativa: «Chiunque sia stato a compiere questi atti - ha detto Barile - sappia che ho ancora molta forza per andare avanti. Ma questo non ci deve portare a sminuire gli episodi che sono accaduti».
Barile è stato vittima di una serie di minacce attraverso scritte lasciate sui muri. Nelle settimane scorse, inoltre, è stata anche manomessa la sua automobile. A causa delle ripetute intimidazioni che si sono verificate il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, ha disposto l’intensificazione dei controlli nel territorio di San Giovanni in Fiore.
Per la prima volta il Polifunzionale cittadino ha ospitato l’assise comunale con la presenza di tutti i consiglieri comunali sia di maggioranza che di opposizione, i rappresentati delle associazioni, della chiesa locale con mons. Arnone, i parroci delle parrocchie, la stampa locale. Presente anche il sindaco di Isola Capo Rizzato, Carolina Girasole e il presidente della fondazione Field, Mimmo Barile.
Telegrammi sono giunti dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, dal presidente della Provincia Mario Oliverio, da Mario Caligiuri di Idv anche a nome di tutto il gruppo consiliare alla provincia, di Salvatore Perugini, dei dipendenti comunali, delle rappresentanti sindacali aziendali, del segretario Ugl, del sindaco di Locri.
Prima ancora tutta l’assemblea ha dedicato un minuto di silenzio e un lunghissimo applauso ai cinque ragazzi, scomparsi nella notte di Natale, su iniziativa del presidente del consiglio comunale, Luigi Astorino, che ha ricordato che l’amministrazione comunale dedicherà una piazza ai cinque.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 14.01.2012
La ’ndrangheta crotonese domina la Sila
I tentacoli della ’ndrangheta sulla montagna. La feroce criminalità crotonese ha da anni allargato i propri interessi lungo il massiccio silano.
La città più importante - San Giovanni in Fiore - è stata per un periodo il rifugio prediletto e sicuro di Guirino Iona, irriducibile e sanguinario boss di Belvedere Spinello. E nei boschi di faggi che da Aprigliano risalgono fino al luogo in cui visse l’abate Gioacchino, vennero arrestati, nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 2008, i due più temuti esponenti del "locale" mafioso di Cirò: Cataldo Marincola e Silvio Farao.
Vivevano nascosti in una casa colonica e avevano scelto l’impenetrabile bosco per sfuggire ai carabinieri. Avevano trovato rifugio un casolare nascosto tra la vegetazione. Raggiungibile solo attraverso una stradina sterrata che si arrampica tra la fitta vegetazione.
L’altopiano silano negli ultimi anni è stato pure utilizzato dalle cosche crotonesi per nascondere i corpi delle vittime della lupara bianca e per dare alle fiamme le salme dei "picciotti" condannati a morte dai tribunali della ’ndrangheta di Petilia Policastro, Cotronei, Belvedere Spinello, Cutro, papnice, Mesoraca e Cirò. È quanto emerge ormai con chiarezza dalle indagini condotte dalla pm antimafia Salvatore Curcio della Dda di Catanzaro.
La Distrettuale del capoluogo di regione indaga, infatti, su tre casi di omicidio. Il primo ha visto soccombere un macellaio di San Giovanni in Fiore, Antonio Silletta, 36 anni, trovato carbonizzato tra gli abeti austeri nel gennaio 2007. La scoperta del cadavere fece morire di crepacuore, poche ore dopo, la madre della vittima. Il secondo riguarda un fotografo napoletano, residente a Petilia Policastro: si chiamava Paolo Conte, aveva 44 anni, e venne trovato incenerito, il 29 agosto del 2006, all’interno della sua auto, nella boscaglia che lambisce il lago Ampollino. Considerate le condizioni del cadavere fu persino difficile capire come fosse stato assassinato. Solo dopo accuratissimi esami necroscopici, si scoprì che era stato ucciso con un colpo di pistola sparato alla nuca. Esattamente come Silletta. Il terzo caso afferisce all’uccisione di Gaetano Covelli, pure lui di Petilia Policastro, trovato carbonizzato, all’interno della sua auto, nell’agosto del 2004, in territorio di San Giovanni in Fiore. Pure lui venne assassinato con un colpo di pistola calibro nove, sparato alla nuca. Ignoti gli autori dei tre crimini, oscuro il movente. È d’altronde difficile per chiunque districarsi nella selva d’interessi, faide, traffici, alleanze, che fanno da sfondo ai tanti omicidi compiuti a cavallo del massiccio silano negli ultimi anni. La lotta tra lo Stato e l’antistato, tra i boschi, si combatte facendo i conti con i volti imperscrutabili degli allevatori, i silenzi dei pastori, le continue transumanze del bestiame e i rumori di potenti fuoristrada assurti a simbolo d’una ostentata ricchezza.
A San Giovanni in Fiore, è anche svanito nel nulla il tre settembre del 2005 Giuseppe Loria, giovane operaio del luogo. Pure lui ucciso. Magistrati e investigatori non escludono, inoltre, che sotto i maestosi alberi secolari del massiccio montuoso siano stati nascosti anche i resti di Annibale Alterino e Damiano Mezzorotolo, due cognati di Cariati, di cui non si hanno notizie da quasi cinque anni. Sostenere, dunque - come si è esercitato a fare qualche politico "buonista" in vena d’improbabili sortite - che la mafia calabrese non eserciti la propria influenza nella zona sangiovannese è davvero fuoriluogo.
Chi può dimenticare, per esempio, la fine che venne fatta fare all’allevatore Francesco Talarico e al nipote sedicenne Gianfranco Madia, trucidati nel 2000, a colpi di lupara, a due passi da San Giovanni? Oppure l’agguato teso, nel 2001 tra Camigliatello e San Giovanni, all’imprenditore Tommaso Greco? Le "lupare" in montagna non sparano da sole...
Arcangelo Badolati, La Gazzetta del Sud (11.1.2012), pag. 32
Intimidazioni: nel 2011 in Calabria 103 amministratori nel mirino
Legautonomie Calabria ha presentato il rapporto sulla sicurezza degli amministratori locali, giunto alla sua decima edizione. Importanti le testimonianze dei sindaci di Isola Capo Rizzuto e Rosarno *
Un allarme drammatico quello lanciato da Legautonomie Calabria che ha presentato il decimo rapporto sulla sicurezza degli amministratori locali, sempre più vessati e vittime di intimidazioni. Nel 2011, infatti, sono stati rilevati 103 atti intimidatori contro i rappresentanti delle istituzioni locali, in linea con quanto si è verificato l’anno precedente. Una condizione di assoluto allarme, che ha spinto il presidente di Legautonomie, Mario Maiolo, a chiedere un maggiore impegno da parte di tutte le istituzioni, a partire dalla Regione Calabria che, ha detto Maiolo, «deve dirci se ha la volontà di sostenere le autonomie locali».
Dal segretario di Legautonomie, Claudio Cavaliere, è invece arrivata la proposta di costituire «un organismo investigativo ad hoc, una task force organizzata che possa leggere quello che avviene nel Comune interessato da intimidazioni». Secondo Maiolo, dunque, «in questo fenomeno i Comuni sono le vittime, così come lo sono i tantissimi amministratori calabresi che reggono il peso di una crisi pesante». Maiolo ha poi evidenziato la correlazione tra le intimidazioni e i periodi elettorali e scioglimenti dei Comuni, con il rischio che questi atti possano diventare «una pratica politica, uno strumento di antagonismo». Nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, il presidente di Legautonomie ha anche ribadito la mancanza di «reti solide di relazioni istituzionali che possano fare sentire le centinaia di enti locali calabresi e i loro rappresentanti, partecipi di un’idea di governo, società e di scelte per lo sviluppo».
All’iniziativa erano presenti, tra gli altri, anche i sindaci di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole (nella foto); Rosarno, Elisabetta Tripodi; Lamezia Terme, Gianni Speranza; Torre di Ruggiero, Pino Pitaro; Montauro, Leo Procopio.
Ed il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ha dichiarato intervenendo alla presentazione: «Le intimidazioni agli amministratori e alle istituzioni locali sono un’intimidazione a tutta la comunità. I cittadini devono indignarsi davanti a questo. La svolta ci sarà quando loro capiranno che ogni frase e ogni gesto contro gli amministratori sono un’offesa a tutta la popolazione». Secondo Girasole, «c’è oggi una grande distanza tra gli amministratori e i cittadini, così come c’è qualcuno che ha sempre deciso e vuole continuare a farlo al posto dei cittadini».
Tra le testimonianze, anche quella del sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, costretta a vivere sotto tutela. Il primo cittadino ha detto: «Non mi sono mai sentita sola, perchè c’è stata subito una risposta corale. Il tentativo che si attua con le intimidazioni e con la calunnia è quello di destabilizzare, di non fare durare un’esperienza amministrativa».
Il sindaco di Lamezia Terme, Speranza, ha proposto l’organizzazione di due iniziative, una a Isola Capo Rizzuto e l’altra a Rosarno, che possano permettere di registrare tra «i sindaci una maggiore solidarietà», spiegando che «siamo di fronte a un problema nazionale che qui ha una sua particolarità, ma non si può continuare a vederlo come un fatto puramente locale».
I DATI DI LEGAUTONOMIE CALABRIA
Le realtà maggiormente a rischio risultano quelle del Crotonese e del Reggino, rispettivamente con il 21 per cento e con il 31 per cento dei casi registrati nello scorso anno. Dal 2000 ad oggi, è stato aggiunto, complessivamente sono stati registrati quasi mille intimidazioni ai danni di amministratori, ai quali si aggiungono gli episodi non denunciati o non rilevati dalla stampa. Drammatica l’evoluzione che si registra in provincia di Crotone, dove l’85 per cento dei Comuni ha dovuto fare i conti con almeno un episodio; segue il Vibonese (80 per cento), la provincia di Reggio Calabria (64 per cento), il Catanzarese (54 per cento) e la provincia di Cosenza (35 per cento).
Nell’anno appena trascorso, oltre un episodio su tre ha riguardato direttamente i sindaci, con il 70 per cento delle intimidazioni rivolte ad amministratori comunali, quindi il 10 per cento hanno preso di mira strutture e beni comunali, l’8 per cento gli amministratori regionali. Nel 2011 sono anche aumentati i danneggiamenti, gli incendi di autovetture e proprietà private, le aggressioni. Sono invece diminuiti, secondo il rapporto di Legautonomie, gli spari contro beni, l’utilizzo di ordigni esplosivi, gli incendi di strutture e beni pubblici, le lettere e i messaggi intimidatori.
* Il Quotidiano della Calabria, 10/01/2012
Bravo Domenico!
Questa si che è un’analisi degna di lode.
Caro Domenico, ti faccio un copia ed incolla del comunicato che ho ricevuto nei giorni scorsi a seguito dell’incontro tenutosi nella sede del PD del centro sinistra sangiovannese al quale hanno partecipato i due esponenti da te citati:
COMUNICATO DEL CENTROSINISTRA DI SAN GIOVANNI IN FIORE
Il centrosinistra compatto si è ritrovato ed ha espresso all’unanimità la propria posizione in seguito ai recenti fatti di cronaca verificatisi a San Giovanni in Fiore: “No a qualsiasi forma di violenza e sopraffazione. Parlare di mafia e criminalità organizzata è del tutto fuorviante. Le indagini si facciano a 360°. Il sindaco dica tutto quello che c’è da dire: basta illazioni e frase dette a metà”! Questo in sintesi il contenuto di un lungo dibattito che ha visto impegnati i partiti dell’opposizione.
Una riunione affollatissima e partecipata di tutto il centrosinistra di S. Giov. In Fiore nella sede del Pd. Presenti i vertici dei partiti, le figure istituzionali, semplici iscritti. Tanta partecipazione per dire con le parole di Franco Laratta e Mario Oliverio: “Noi condanniamo qualsiasi forma di violenza. Come abbiamo sempre fatto, anche rimanendo da soli. Perchè il confronto politico è una cosa, ma le forme di aggressione e violenza sono l’esatto opposto. Diciamo no a qualsiasi forma di violenza, respingiamo le aggressioni, ma invitiamo tutti alla prudenza quando si parla di criminalità organizzata e di mafia, che sono una cosa dannatamente grave e pericolosa. Ma da noi non c’è mafia, anche perchè questa città, i suoi cittadini e le sue classi dirigenti hanno sempre combattuto qualsiasi forma di criminalità con scelte forti e coraggiose, impedendole di penetrare nel tessuto sociale ed economico. Teniamo alta l’attenzione, ma è del tutto deleterio parlare a vanvera di mafia e di antimafia”!
Mario Oliverio e Franco Laratta hanno parlato con decisione e forza, manifestando molta preoccupazione per quanto accade a San Giovanni in Fiore. Invitando le forze dell’ordine a fare chiarezza e a verificare il tutto con attenzione, a 360°, non tralasciando nulla.
Al dibattito hanno partecipato i consiglieri comunali del Pd e dei Socialisti, il consigliere provinciale Pierino Lopez, gli ex sindaci Succurro e Nicoletti, il segretario provinciale dei Comunisti italiani Giovanni Guzzo, e tanti iscritti e dirigenti del centrosinistra. I capigruppo consiliari del centrosinistra avevano immediatamente portato al sindaco la solidarietà da parte di tutto il centrosinistra, insieme alla forte condanna per le intimidazioni e gli atti di violenza. “Ma al sindaco nel dibattito è stato chiesto di parlare con chiarezza, di non fare affermazioni vaghe e ambigue: quello che sa lo vada a dire alle forze dell’ordine, senza giri di parole e messaggi cifrati. Sia chiaro”!
Insieme a parole di condanna e di solidarietà per i gravi atti intimidatori ai danni del sindaco della città, non sono mancate le critiche al Primo cittadino che “nel passato non ha mai espresso una parola di condanna e solidarietà quando venivano minacciati i sindaci e gli amministratori del centrosinistra, alcuni dei quali sono stati aggrediti, altri finiti sotto scorta per le gravi minacce ricevute. Barile è stato invitato da tutti a chiudere la campagna di odio e di veleni ’che non aiuta nessuno e favorisce un clima di aggressività che non serve alla città”! Diverso, e molto negativo, è stato il giudizio sull’attività amministrativa della giunta di centrodestra guidata da Barile: “Fallimento su tutti i fronti. Barile governa da due anni (fatto salvi 3 mesi di interruzione) e la città si vede scippare pezzo dopo pezzo il proprio ospedale nel colpevole silenzio e disinteresse del sindaco; i precari e i lavoratori Sial- Cooperative sono preoccupatissimi, senza futuro e con diverse mensilità arretrate; le condizioni sociali ed economiche della città sono nettamente peggiorate; alcuni recenti atti amministrativi di Barile (di cui presto parleremo) rivelano una condotta fortemente clientelare che offende la professionalità di tanti laureati e professionisti”!
Il centrosinistra di S.Giov.in F.