Infrastrutture

Il governo sui cantieri a rischio: "Siamo pronti ad intervenire"

"Il quadro non è roseo", dice il ministro dei Trasporti Bianchi
mercoledì 31 maggio 2006.
 

ROMA - Cantieri a rischio stop, il governo pronto ad intervenire. Ma per farlo, visto che il problema sono i fondi, bisognerà attendere un quadro più chiaro sulla situazione della finanza pubblica. "Si intuisce che il quadro non è roseo", ha detto oggi il ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, "aspettiamo la ricognizione di Padoa Schioppa e vedremo a quale livello la situazione è difficile. Comunque, eviteremo di bloccare i lavori per le infrastrutture in corso. In caso contrario si avrebbe un grave danno".

Per il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, tra le grandi opere la Salerno-Reggio Calabria e la bretella che collega Brescia a Milano saranno sicuramente realizzate: "Vogliamo individuare delle opere necessarie per recuperare almeno quei fondi che servono", e ciò comporterà "interventi tagliando la spesa, contrastando l’evasione e selezionando le opere prioritarie".

La delibera del Cipe del 2001, in attuazione della Legge Obiettivo che stabiliva un elenco di priorità nelle opere strategiche, "è una ottima base di partenza - ha proseguito Di Pietro -, ma vogliamo ridisegnare il piano infrastrutturale anche sulla base delle risorse".

Secondo il ministro, insomma, non c’è solo una questione settentrionale sulle Infrastrutture, come rimarcato dal leader degli industriali Luca Cordero di Montezemolo, ma c’è anche una questione meridionale, e le due emergenze si sommano.

Grande preoccupazione viene espressa intanto dall’Aniem - l’Associazione delle piccole e medie imprese edili della Confapi - per la "gravissima situazione che si ripercuote inevitabilmente sull’intero settore delle costruzioni, penalizzando anche le imprese subappaltatrici". L’Aniem chiede, quindi, l’apertura di un immediato confronto che possa consentire la definizione di un quadro di prospettive attendibili.

Secondo il leader della Uil, Luigi Angeletti, "il deficit più grave che abbiamo non è quello del bilancio, ma quello infrastrutturale". Così aggiunge: "Non sappiamo se non ci sono i soldi, è il governo che ha in mano i numeri e noi possiamo affermare solo che la crescita economica si fonda anche sugli investimenti pubblici".

la Repubblica.it (30 maggio 2006)


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