Crollo sulla Catania-Siracusa sepolti dalle macerie 10 operai
SIRACUSA - Drammatico incidente sul lavoro sull’autostrada Catania-Siracusa, all’altezza dello svincolo di Augusta: una rampa è crollata e ha trascinato giù gli operai che la stavano costruendo. Una decina le persone sepolte dalle macerie e date per ferite, ma il bilancio potrebbe essere più grave. Il tratto autostradale da Siracusa per Catania e da Catania per Siracusa è bloccata e stanno arrivando i primi soccorsi.
Il crollo è avvenuto in contrada Castelluccio, nei pressi di Augusta, e ha interessato un tratto dell’autostrada in costruzione. Una ventina gli operai coinvolti: otto, sfiorati da pietre e detriti, sono stati condotti in ospedale, le loro condizioni non dovrebbero essere preocupanti. Altri dieci, invece si troverebbero ancora sotto le macerie. Le squadre dei vigili del fuoco e i colleghi degli operai stanno scavando nella speranza di tirarli fuori vivi. Sul posto sono presenti anche forze dell’ordine, protezione civile regionale. Un elicottero dei pompieri sta sorvolando la zona per dei sopralluoghi aerei. Starebbero anche per arrivare dei gruppi cinofili.
Il cantiere per la Catania-Siracusa venne inaugurato il 21 marzo dello scorso anno dall’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi. L’autostrada, 25 chilometri, è completamente gestita dall’Anas. Il termine dei lavori è previsto per l’aprile del 2009. Tra le opere più significative: 24 viadotti, 10 gallerie naturali e 4 gallerie artificiali a doppia canna.
(www.repubblica.it, 24-06-2006)
Anas, sempre aperti i cantieri del malaffare di Sandra Amurri *
Di fronte al giudizio tranciante espresso dal direttore generale dell’Anas, Claudio Artusi, prima di rassegnare le dimissioni al ministro Di Pietro: «All’Anas tutto era fuori controllo», il Direttore Centrale, Giuseppe Minenna, ha scritto una lettera da far firmare a tutti i dirigenti lavori dei dipartimenti d’Italia in cui ha elencato le attività prodotte e i risultati conseguiti.
Fax inascoltato del tipo: abbiamo fatto il catasto delle strade (una sorta di banca dati delle strade, opera iniziata e mai terminata), abbiamo mandato avanti questi ed altri lavori ecc... Una specie di raccolta firme da consegnare al presidente Vincenzo Pozzi per attestare le sue straordinarie capacità di "direttore centrale lavori". Ma ai dipartimenti non ha inviato per fax il testo che avrebbe potuto costituire il "corpo della prova" ma solo la parte finale: «Si firma per condivisione». E il testo, che si sarebbe dovuto condividere, veniva letto su richiesta al telefono provocando, come è facile immaginare, stupore ed indignazione. Conclusione: il fax è stato firmato solo da 7 fedelissimi su 50. Autore quell’ingegner Minenna, che assieme al presidente Pozzi, era tra gli uomini fidati di Lunardi tanto che l’ex ministro il 19 dicembre del 2001, lo nominò direttore centrale dell’Anas, cioè responsabile nazionale di tutti i lavori autostradali e stradali. Eppure Minenna, quando era capo del compartimento della viabilità dell’Anas di Bari, fu condannato in primo grado ad un anno e sei mesi di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici (condanna confermata in Appello ad eccezione dell’interdizione), per reati connessi a lavori affidati a trattativa privata in cui vi era il vincolo della continuazione. Tale nomina venne denunciata da l’Unità anche quando, successivamente, la Cassazione confermò la condanna ad un anno di carcere. Ma il ministro ed il presidente Pozzi restarono indifferenti.
Poco dopo Minenna venne arrestato dalla Dia su richiesta della DDA di Catanzaro, nell’ambito dell’operazione "Tamburo" con l’accusa di aver fatto parte di un tavolo comune attorno a cui sedevano funzionari, imprenditori, politici ed esponenti della criminalità per spartirsi una preziosa torta, il maxilotto dal valore di 512 milioni di euro per i lavori di ammodernamento dell’A3 Salerno-Reggio. Per questa imputazione Minenna è stato assolto in primo grado mentre è ancora in corso l’Appello.
Ma l’Anas di Pozzi non guardava in faccia a nessuno tantomeno si fa influenzare dai "precedenti penali". Come nel caso dell’avvocato Marco Annoni che, coinvolto in Tangentopoli, sospeso dal consiglio dell’ordine per presunti reati contro la pubblica amministrazione (pena patteggiata), è stato nominato consulente giuridico per l’alta sorveglianza sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria. Non solo: ad Annoni furono pure affidato, come si legge nell’interrogazione dei senatori Brutti e Montalbano «consulenze per oltre 600 mila euro in un solo anno, nonostante fosse notoriamente legato, da vincoli professionali ventennali all’impresa Astaldi - arrivata seconda nella gara per il Ponte sullo Stretto - tanto da tentare l’accordo tra questa e la Impregilo, risultata vincitrice». E, come se non bastasse, era anche consulente della Quadrilatero, incarico remunerato con 280 mila euro.
Ma l’elenco continua. A Fabio Mangini, ex consulente della direzione generale dell’Anas ed ex segretario del consigliere Giuseppe Bonomi (Lega Nord), arrestato per turbativa d’asta aggravata nell’ambito di una gara d’appalto per il rifacimento di una galleria in provincia di Varese (pena patteggiata), l’Anas ha interrotto la consulenza solo dopo numerose interpellanze diessine. Ma in compenso gli è stato fatto un bel contratto dalla Quadrilatero spa di cui l’Anas è azionista di maggioranza.
Così si apre il capitolo "assunzioni familiari" dove si registra quella di Fabio Costantini, figlio di Mario, coordinatore dei sistemi informativi dell’Anas e amministratore delegato della Quadrilatero, che è stato assunto dall’Anas e distaccato alla Quadrilatero. E anche quella di Barbara Piciarelli, figlia di Giancarlo, direttore centrale amministrazione strategie e finanza dell’Anas, anche lei distaccata alla Quadrilatero. Giancarlo Piciarelli, assunto al servizio risorse umane e trattamento economico, in soli due anni è divenuto direttore centrale gestendo, a firma unica, un conto corrente che veniva utilizzato per pagare consulenze e membri del consiglio di amministrazione. Un conto che il magistrato della Corte dei Conti nella relazione al Parlamento definì «fuori controllo».
Piciarelli, secondo quanto raccontato dal "Testimone numero 2" agli 007 dell’Alta Sorveglianza sulle Grandi opere, «ha consegnato certamente al direttore generale Artusi l’informativa della rilevazione fatta il 31 dicembre 2005 che determinava l’importo complessivo della mancata copertura finanziaria delle opere in circa 3 miliardi e 800 milioni di euro nel corso dell’ultimo trimestre». Come dire che era al corrente della situazione disastrosa in cui versava l’Anas.
«Quando Berlusconi, Lunardi e i suoi saranno già in altri lidi, gli italiani sentiranno nelle loro tasche il reale peso del loro passaggio al governo del Paese». Così scriveva l’Unità il 5 febbraio del 2004. Quel tempo è arrivato.
*www.unita.it, o3.07.2006
Anas, inchiesta sui bilanci falsi denunciati da Di Pietro
Dopo l’esposto presentato alla Corte dei conti da Antonio Di Pietro, ministro delle Infrastrutture, la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla società Anas per il reato di «false comunicazioni sociali»: una delle tre irregolarità denunciate dal ministro nella gestione della società pubblica, che vigila sulle strade e autostrade. A esaminare l’esposto di Di Pietro, però, è anche la procura regionale del Lazio della Corte, che ha evidenziato alcune analogie tra le ipotesi di reato avanzate dal ministro per l’attuale management dell’Anas e «alcuni aspetti su cui la Corte dei conti si era già pronunciata in passato - come ha spiegato il procuratore generale della Corte, Claudio De Rose - in particolare negli anni 2002-2003, quando si era notata una situazione di crisi per la società delle strade».
Ma non solo. Nell’esposto del ministro, annunciato alla Camera, Di Pietro ipotizza i reati di falso in bilancio e false comunicazioni sociali per i manager dell’Anas. E ha chiesto al ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, il commissariamento della società quotata in borsa, controllata dal Tesoro.
In particolare, Di Pietro ha detto che al momento della trasformazione in spa dell’Anas erano stati conteggiati 12,5 miliardi di euro di residui passivi, vale a dire soldi impegnati per opere programmate e non ancora spesi. Allora si decise di rimodulare questo importo lasciando 6,64 miliardi come residui passivi e destinando i restanti 4,47 miliardi per nuove opere inserite nel contratto di programma. Di Pietro ha detto che è stato poi accertato che in realtà di quei 4,47 miliardi ritenuti liberi, oltre 3,7 miliardi erano ancora vincolati a precedenti progetti di investimento e che la nuova assegnazione ha prodotto un buco.
Il ministro, inoltre, ha contestato ai vertici dell’Anas di avere nascosto il livello di indebitamento effettivo - «ipotesi per cui si va dritti con i libri in tribunale» - e ha descritto la situazione dei conti della società aggiornata a fine anno, rilevando che a fronte di impegni per 19 miliardi ci sono disponibilità per 15,5 miliardi con una differenza negativa di 3,5 miliardi. Questa descrizione dei conti Anas è stata contestata poi dal presidente Vincenzo Pozzi (in una foto del febbraio 2002 a palazzo Chigi) che in una nota ha detto che non è vero che Anas ha un patrimonio inferiore ai debiti, che non ci sono stati impegni presi senza copertura finanziaria e che la criticità di cassa deriva dal credito vantato verso il Tesoro per 7,548 miliardi ma non erogato. Pozzi ha anche detto di aver offerto in questi ultimi giorni le sue dimissioni al ministro senza avere risposta e che ora ritiene che una sua uscita possa essere inopportuna per il ruolo che Anas sta giocando nella trattativa con Autostrade. Autostrade avrebbe dovuto incontrare l’Anas prima dell’assemblea di venerdì per arrivare a fornire al governo le garanzie chieste per ottenere il via alla fusione con la spagnola Abertis, ma Di Pietro ha comunque «frenato» spiegando che serve un decreto interministeriale Infrastrutture ed Economia per arrivare alla fusione.
È già rovente, intanto, il clima politico. Per Mario Tassone, vicesegretario dell’Udc, «fare ricorso alla procura della Repubblica e ai magistrati per intervenire sull’Anas significa seminare allarmismo, applicando vecchi metodi che credevo appartenessero al passato». Per le associazioni dei consumatori, invece, «il commissariamento dell’Anas da parte del ministero dell’Economia è un atto sacrosanto, qualora il presidente dell’ente, Vincenzo Pozzi, non si dimetta». E anche Paolo Galassi, presidente dei piccoli e medi industriali (Confapi), si schiera «assolutamente a fianco del ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, che ha avuto il coraggio di puntare il dito sulla gestione poco trasparente dei capitali dell’Anas, chiedendone il commissariamento».
www.unita.it, Pubblicato il 28.06.06
Dopo la tragedia sulla Catania-Siracusa il presidente esprime il suo cordoglio ai parenti della vittima. E chiede di accertare le responsabilità
NAPOLITANO: "INACCETTABILE LA SCARSA SICUREZZA DEI CANTIERI" (www.repubblica.it, 24.06.2006)
ROMA - Nei cantieri di lavoro ci sono condizioni di sicurezza inaccettabili, occorre vigilare di più e con più costanza sul rispetto delle norme. Lo chiede il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dopo il crollo di un pilone sul cantiere dell’autostrada Catania-Siracusa che ha provocato un morto e 14 feriti.
In una nota diffusa dal Quirinale, il capo dello Stato, espresso il suo apprezzamento per la tempestività e l’efficacia dei soccorsi, fa rilevare "come il drammatico bilancio dell’incidente metta in evidenza situazioni inaccettabili sotto il profilo della sicurezza sul lavoro e richiama alla necessità di una più costante e forte vigilanza per il rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro". Per questo, prosegue il comunicato, "il presidente Napolitano ha sollecitato un attento accertamento delle cause e delle relative responsabilità".
E poi naturalmente c’è il cordoglio per la vittima dell’incidente. "Il presidente - informa ancora la nota - appresa la notizia del tragico crollo di un pilone sul cantiere dell’autostrada Catania-Siracusa, si è messo immediatamente in contatto con il prefetto di Siracusa, Benedetto Basile, chiedendogli di rappresentare i suoi sentimenti di profonda commozione e di partecipazione al dolore della famiglia della giovane vittima Antonio Veneziano, di solidarietà a tutti i lavoratori feriti e di vicinanza all’intera comunità".
Una presa di posizione forte, quella del capo dello Stato. Che forse contribuirà ad accendere i riflettori su un tema, quello della sicurezza sul lavoro, troppo spesso trascurato, o addirittura rimosso.
(24 giugno 2006)
Crollo sulla Catania-Siracusa: muore un operaio, 14 i feriti La Procura ha aperto un’inchiesta (www.unita.it, 24.06.2006).
Drammatico incidente sul lavoro sull’autostrada Catania-Siracusa, all’altezza dello svincolo di Augusta, in contrada Castelluccio: una rampa è crollata e ha trascinato giù gli operai che la stavano costruendo. Un operaio è morto e altri 14 sono feriti, di cui due in modo grave. Il bilancio è dei vigili del fuoco di Siracusa. La vittima, si apprende da fonti sindacali presenti sul posto, sarebbe un 25/enne messinese che era al lavoro in quel cantiere da tre giorni.
Il tratto autostradale da Siracusa per Catania e da Catania per Siracusa è stato bloccato. Sul posto sono presenti forze dell’ ordine, protezione civile regionale e vigili del fuoco. Un elicottero dei pompieri sta sorvolando la zona per dei sopralluoghi aerei. Si sta facendo anche l’appello degli operai presenti al momento della tragedia per verificare se ci sono dispersi. Secondo testimoni oculari, il ponteggio crollato aveva un’area complessiva di circa 200 metri quadrati.
L’incidente si è verificato intorno alle 11. Gli operai stavano lavorando sotto il viadotto dell’autostrada, quando ha ceduto una delle due corsie del viadotto, per una lunghezza di 140 metri su un totale di 240 metri, che li ha travolti. Sopra c’era anche un mezzo finito giù.
La Procura della Repubblica di Siracusa ha aperto un fascicolo sull’incidente. Sul posto si è recato il procuratore della Repubblica, Roberto Campisi, che ha compiuto un primo sopralluogo e delegato le indagini, che saranno svolte dal commissariato di Augusta e dalla Questura di Siracusa.
(24.06.06)