Politica

Referendum sulla riforma costituzionale: tra sì e no, spunta il fenomeno cartaceo della Calabria - di Emiliano Morrone - con aggiunta successiva relativa a leggi regionali disattese e al continuo nascondersi degli assessori calabresi Lo Moro e Donnici

Il pezzo, dello scorso 18 giugno, è qui riproposto con un’integrazione, solo per la sua stupenda attualità
lunedì 24 luglio 2006.
 

Efficacia ed efficienza: le parole d’ordine dell’amministrazione nuova. Comunque vada il referendum sulla riforma costituzionale. Io, cioè un cittadino qualunque, ho visitato gli stabilimenti della cartiera regionale, a Catanzaro. L’azienda è ben dislocata. Ha pure una grande filiale a Reggio Calabria. Serve a garantire la giusta distribuzione. La nostra carta è superiore a ogni altra. In Calabria, dopo tanti sforzi, siamo finalmente riusciti a confezionare un prodotto che nemmeno l’America, la Cina, l’India e la Bolivia. Ci siamo accorti che il turismo non bastava: le spiagge, il sole, il mare, i monti, la storia e i monumenti. Abbiamo capito, per tempo, che i parchi sono appena l’inizio d’uno sviluppo da primati. Ci siamo persuasi: d’accordo coi progetti forestali, la pulizia delle pinete, la salvaguardia delle specie; insieme nell’accogliere gli spettacoli di poveri migranti ignoti, di tossici e diversi eccellenti. Siamo un esempio globale di tolleranza, integrazione e, si dice così, «marketing territoriale».

Guai a chi ci insulta e ricorda i baffoni e i sorrisi sdentati, le auto da Gatto nero, gatto bianco. Sì, perché noi c’abbiamo la carta e la nostra carta non ce l’ha nessuno. Non ci possono sfottere per i trasporti: i treni e torpedoni che percorrono binari e mulattiere assolati, che fiancheggiano la costa o risalgono le serpentine tra boschi. Quelle celebrate da Rumiz e dall’intrepido Franco, che ha portato il dop in tv, sulla locomotiva a vapore e il carro viareggino. Non ci possono sottovalutare, dopo la carta. Fino a ieri, avrebbero potuto prenderci in giro per l’eccessiva manutenzione dell’autostrada, uno spreco per i nordici aziendalisti. Avrebbero, magari, infierito sui tratti paesistici e paesaggistici della jonica, gli autodromi senza tribune che arrivano al capoluogo, la stazione postmoderna di Cosenza, le case chiese ai confini, gli scarichi irradianti nei fondali del radioso magnogreco.

Oggi, con la carta, la musica è cambiata. Siamo noi, solo noi, a dettare legge. E leggi. Carta papirata d’altri tempi, gialla, ocra, sapientemente invecchiata, impreziosita dall’antica polvere, immacolata come il futuro. Carta da parati e parate, bollata, marchiata e firmata. Carta d’autore, vera espressione dell’irripetibile genio calabro. Carta strapazzata, segnata da nobile inchiostro regionale, incisa, stampata e fluttuante. Carta manifesta, decretata, regolata e sregolata. Manco Rotella. Carta colorata, impacchettata, accantonata, pronta per viaggiare.

Che impresa, che azienda, per la carta! Ci lavorano in tanti, tantissimi. E c’è ancora posto per molti, moltissimi, comunque passi il venticinque giugno. E sono tutti cortesi, gentili, accoglienti, umani. Di varie etnie, una moltitudine di parlanti: chi arriva dalla valle, dal colle, la polis, l’agorà; chi ha lavorato da fattore, giudice, ottico, chimico, medico. Chi s’è laureato a stelle e strisce, chi porta l’esperienza e l’affidabilità tedesca. Chi non risponde più al telefono, intento a comporre sulla carta, a stupire, aumentare l’offerta. Chi ci colpisce per la tecnica, il particolare, la prospettiva. Chi apre origami, chiude scatole dentro scatole. Di carta. Chi sigla bozze, bozzetti, piani, disegni, appendici, progetti. Di carta. Chi fa i doppi turni, in sede e fuori. Tutti operativi e produttivi alla cartiera. Riunioni continue, aggiornamenti, pareri, consulenze: una macchina perfetta, altro che Ford! Chi arriva dall’università, chi ci corre, chi sorride alla camera accesa; chi lacrima e spera per pupazzi di carta, solleva striscioni di carta, prova a non incartarsi e lo scartano. Chi mostra carteggi, scartabella, s’accartoccia, verifica le carte di carta della cartiera regionale.

Un patrimonio cartaceo da custodire, salvaguardare, presidiare. Poi, c’è chi organizza la carta in colonne cartose; chi la carta gli è sottratta, per produrre altra carta da vendere. E si fanno cartine, in cartiera.

Io consiglio a tutti di seguirne da vicino l’intero processo produttivo.

Sulla carta, e per la carta, la Calabria è una regione di carta.

Emiliano Morrone

P.S.

Il pezzo è riproposto, per quanto datato, con la motivazione seguente. In attesa dell’assestamento di bilancio per l’anno corrente, continuamente rinviato dal Consiglio Regionale della Calabria, la legge 8 in materia di rimborsi sanitari è assolutamente inapplicata. L’assessore regionale alla Salute, Doris Lo Moro, non intende fornire alcuna risposta, nel merito. Si nega alla stampa e fa sapere, tramite segretari e personale di sua fiducia e nomina, che la Regione sta procedendo a una ripartizione delle risorse, che s’attende da mesi. A parte le molteplici e gravi contraddizioni di termini dei suoi collaboratori, nulla dice Lo Moro del fatto che solo un ufficio distrettuale della Asl 5 della Calabria ha lamentato l’assenza di 280 mila euro per gli adempimenti di cui alla legge 8. Immaginiamo che cosa può esserci nel complesso. Nel frattempo, resta inapplicata anche la legge 10, che, sulla carta, assegna fondi alle onlus per iniziative spettacolari di richiamo turistico. La prescritta valutazione delle proposte da ammettere a finanziamento non è stata effettuata, nonostante il termine di legge (lo scorso 31 marzo). I collaboratori degli assessori Lo Moro e Donnici, che ha la delega al Turismo e allo Spettacolo, ripetono da tempo che "si vedrà", "quando si capirà". Il consigliere regionale dei Ds Antonio Acri, presentando una sua proposta di legge regionale lo scorso 16 giugno, ha accusato il consiglio di lentezza, inefficacia e inadeguatezza. Riguardo alla giunta regionale, Acri ha riferito che non c’è alcuna connessione col consiglio, per incapacità politica del governatore Loiero. Il quale, nel periodo immediatamente successivo, alla domanda d’un giornalista del Corriere della Sera sul perché si parla sempre peggio della Calabria ha risposto: "Sì, ma noi abbiamo i ragazzi di Locri e monsignor Bregantini". Carta che circola!

Emiliano Morrone


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