Merdalandia

Spazzatura e silenzio: da Bassolino a De Magistris, di passaggio davanti al Cariddi affondato

venerdì 11 gennaio 2008.
 

Treni di mondezza, dalla Campania di Bassolino. Eco dei tempi di Lager mania. Quando ai forni c’andavano di corsa, ma uomini.

Carichi di fetore, i treni. Lo schifo dell’Italia, il marcio d’un Sud infestato dalla mafia.

Tutto va bene, per il ministro della bologna. Mentre secondo il presidente della Repubblica ci salva la creatività.

Verrebbe da chiedere se l’estro del Made in Italy non ne possa cavare una collezione da business, dalla merda.

Anche a Fiore (si legga San Giovanni in Fiore, provincia di Cosenza), la capitale dei paradossi e del vuoto cosmico d’una castina, la porcheria fa monte: dalla little Napoli della discarica del Vetrano, vicino Caccuri (Kr), allo squallore desolante di quattro imbusti del potere. Gli stessi che minacciano crisi e non si chetano per bene comune. I bravi tessitori che salassano gli emigrati di tasse sulla spazzatura: arretrati che sanno d’estorsione dilagante.

Dove siamo capitati?

Tace la stampa, come d’ordine. Merda a volontà, tonnellate di escrementi che occupano lo spazio e riempiono il pozzo della coscienza.

Riassumendo: dimissioni in giunta, a Fiore, puzzo (di merda) del dissesto in comune, incapacità amministrativa della creaturina dal peso lieve, nico, piccino, di pochi etti; melmosi del Pd, immobilità, merda da smaltire ai cosentini sui tir di Vallecrati, soldi chiesti a fuori sede, sempre trattati di merda, per un servizio di nettezza - di merda. Tutto un cesso, insomma, un gabinetto infinito, una fogna a cielo aperto: dove maturano cancri e ferite al cuore.

Poi, ovunque c’è il giornalismo (di merda), che merdosamente cosparge certa merda di facce di merda, e prova a fermare la denuncia di una grande industria della cacca, capace di abusi, violazioni, illegalità e altre merdate.

Nell’Italia della merda, nessuno più osserva il finale di partita fra De Magistris e lo Stato, lo stesso che non riesce a impedire la merdificazione della nostra cultura, natura e giustizia.

Ieri Catania ha evitato l’altro scandalo che s’annunciava a vantaggio di Lembo e Mondello, garanti, pare, della lobby dello Stretto; in una terra, la Trinacria, di montagne di merda, come Impastato scriveva secondo I cento passi, dilaniata dalla mano genocida dello Stato.

Si vedano le continue esplosioni, giammai roboanti come Capaci o Via D’Amelio, ai danni dei Borsellino: caso Contrada e risarcimento alla vedova di Paolo, doveroso ma usato, da Roma, per offendere ancora gli uomini. O si vedano le ingiurie diaboliche a Sonia Alfano, che, resistente, ieri era a Messina a stimolare la rabbia di riscatto dei giovani raccolti in Provincia dall’associazione Energia messinese.

C’ero pure io, intanto ad ascoltare. E a caricarmi d’altra rabbia, come se non bastasse quella accumulata a vedere la sparizione definitiva della società calabrese.

Il Cariddi è affondato: l’imagine è chiara, ma il mostro vive. E la fa tutta.

Emiliano Morrone


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