Idee

Lettera a Emiliano Morrone su San Giovanni in Fiore

Cronaca di una miracolosa conversione
domenica 30 luglio 2006.
 

Pubblicata il 30 giugno

Caro Emiliano,

spesso mi chiedo che senso abbia il nostro scrivere, mi domando se non sia meglio cambiare linea. Adattarci anche noi, adagiarci a tutto il resto, l’andazzo generale, la normalità che regna tra le mura di San Giovanni in Fiore. Correggere quel vizio idealista che non si preoccupa di rapportare i fini ai mezzi. In concreto, perché cancellare con un tratto di penna il frutto di decenni di politiche sociali, economiche e urbanistiche improntate alla solidarietà, allo sviluppo e all’uso razionale del territorio? Perché pensarla diversamente sulla politica locale? Perché lamentarsi di una piscina comunale che è un capolavoro dell’architettura moderna, progettata per durare nel tempo e fornita di vasche idromassaggio, bagni turchi e massaggiatrici orientali? O di una anfiteatro che è il crogiolo dello spettacolo europeo in cui combatte il lupo del parco contro il gladiatore alessandrino? O di una piramide costruita per seppellire i faraoni florensi? O delle rassegne cinematografiche del cinema muto? Di quali carenze di servizi e spazi parli? Abbiamo il Palazzetto della cultura con cento postazioni internet a banda larga e centro inter-bibliotecario cittadino. Ancora, perché portare in città un filosofo che poteva inquinare con la filosofia una consolidata arte politica che persino l’Atene del V secolo ci invidierebbe? I filosofi si occupino di filosofia, alla gestione della cosa pubblica ci pensano gli illuminati politici. E poi che dire della viabilità urbana ed extraurbana? I lavori dell’alta velocità cuturelle-serralonga erano già avviati quando i pastori hanno protestato, bloccando i cantieri e permettendo che le risorse si concentrassero tutte sul viale della Repubblica che è già finito, ombreggiato di salici piangenti e coperto da uno strato di porpora fenicia; insomma più bello di via Panoramica dalla quale si apre la vista di un infinito panorama, specie dal punto in cui tanti mangiano e scappano. Che dire inoltre del traffico nella zona del corso? Nessun problema, c’è l’isola dei famosi che sposta la coda delle macchine nella zona dell’ospitaletto fino a quando qualche automobilista nell’ospitaletto non c’entra con tutta la macchina. Mentre leggevo la Mala Ora di Marquez riflettevo su questo. Che non sia meglio chiudere il giornale e seguire anche noi il codazzo dei moderati e degli ottimisti. Forse ci sarà per te un posto al Comune come addetto stampa e per me come scrivano del podestà. Chiediamo di stare con la maggioranza. Non ha senso proporre altri modelli, sognare una città diversa: meglio di questa non si può. Quindi non perdiamoci in ciance e dedichiamoci alla poesia di corte. Prima però partecipiamo tu, Saverio ed io alla prossima festa dell’Unità come rito d’iniziazione. Ciò fatto, assumeremo quel portamento, sorriso, lungimiranza che sono condizioni necessarie. Quell’amore per la sperimentazione, novità e alternativa. Credo che anche noi possiamo abituarci a non stupirci, diventare fedeli a quella salutare abitudine. Allietarci della legalità diversamente intesa, del così è perché diverso non può essere, della vista di cattedrali nel deserto e nel centro abitato, considerandole cose normali come se le vedessimo nel bel centro storico di Firenze. Il paragone però non calza: il terreno di Firenze è prezioso perché è stato calpestato dal Sommo Poeta e lì un abuso darebbe nell’occhio; la nostra terra invece è meno degna perché è di quell’eretico Gioacchino, che ha avuto la strana idea di risalire i fiumi dell’impervia Sila per fondare un’abbazia, intorno alla quale non doveva esserci nessuna cattedrale. Prendiamolo come un errore scusabile di calcolo. A tutt’oggi si continuano a edificare teatrini e cattedrali. Meglio così, più teatrini più teatranti; più cattedrali più luoghi di preghiera dove invocare ogni giorno la manna che caschi dal cielo. Emiliano, perché scrivere su questo giornale? Perché pubblicare opinioni differenti? Seguiamo la strada battuta da altri. A pensarci, si vive bene a San Giovanni in Fiore che è una cittadella più carina di Gubbio. Turisti da tutto il globo arrivano a Natale, Pasqua e estate e poi ripartono a scadenze regolari. Sono tantissimi e li vedo dal balcone di casa mia imbarcarsi a frotte su quelle rosse corriere che oramai conoscono a memoria l’autostrada del sole. Spesso mi trovo anch’io in mezzo a loro come turista. Caro Emiliano, considera tutte queste cose che t’ho detto e dammi risposta. Nel frattempo ti propongo questo per le prossime settimane: chiudiamo i battenti e a ferragosto, quando tutti sono sotto i pini, facciamo un corteo in onore dei nostri amministratori. Gonfalone del Comune, tripudio di trombe e telecamere puntate a riprendere la scena di una miracolosa conversione.

Realisticamente,

Vincenzo


Rispondere all'articolo

Forum