Le addette alle pulizie trovarono il cadavere diverso tempo prima del 17 marzo
La notizia fu comunicata ai preti della Santissima Trinità
Caso Claps, corpo di Elisa
scoperto da sacerdoti mesi fa *
POTENZA - Il cadavere di Elisa Claps fu scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza alcuni mesi prima del ritrovamento ufficiale avvenuto il 17 marzo. La notizia, anticipata dall’Agenzia dei giornali locali del Gruppo Espresso, ha trovato conferme in ambienti giudiziari. La scoperta fu fatta da alcune donne delle pulizie, che comunicarono la notizia ai sacerdoti della chiesa.
PER RIAPRIRE LA TRINITA’ NON BASTA UNA CHIAVE
di Redazione (Talenti Lucani, il 05/10/2016)
E’ arrivato fresco fresco il nuovo Arcivescovo per dire che appena finiti i lavori di ristrutturazione (che sono stati solo una scusa a pagamento per occultare l’edificio e giustificarne la chiusura) la Chiesa della Trinità sarà riaperta al culto. Così, senza una parola. Come se non fosse successo niente e si trattasse solo di uno di quei lavori di ristrutturazione che durano vent’anni. A questo punto poteva anche spingersi più in là il nostro Pastore, e prevedere una cerimonia di inaugurazione, con tanto di nastro, qualche autorità la si trova sempre in grado di usare una forbice. No, mons. Ligorio , Lei non può far finta che non sia successo niente ed io , da cattolico praticante, non entrerei in una chiesa che non ha raccolto l’appello del Papa a fare pulizia, a fare chiarezza, a riconciliarsi con la gente, a emendarsi dei suoi peccati, a tendere una mano nel segno della pace , della misericordia e della verità che si fa medicina per chi ha tanto sofferto nel richiederla, senza ottenerla. Proprio la telefonata del nuovo e grande Pontefice aveva aperto la speranza di una mano tesa verso il dolore di una mamma in lutto come l’Addolorata, ma il tempo è passato e più in là di un gesto umano di comprensione non c’è stato. C’è una città che, accanto ad una donna, chiede non di togliere i teli di protezione, ma di togliere la protezione del silenzio su una storia che ha visto quella Chiesa non solo teatro di un delitto, ma palcoscenico di una tragedia intorno alla quale molti hanno recitato in una rappresentazione assurda dei peggiori comportamenti, il sordo che non sente, un cranio interpretato per ucraino, la doppia verità sul giorno della scoperta. C’è un delitto col sangue innocente di una ragazza e c’è un secondo delitto che si chiama omertà e che uccide giorno dopo giorno una famiglia nella sua tenace,testarda, coraggiosa, religiosa essa sì, ricerca della verità. No, Eccellenza, le cose non sono così facili. Riaprire quella chiesa non è roba per fabbri davanti ad una porta chiusa. E’ una prova di coraggio per la Chiesa stessa, che deve sapersi confessare e pentire, come chiede ai suoi fedeli. Ascolti, Mons.Ligorio, se non è in grado di riconciliarsi ( non Lei personalmente, che in tuta questa brutta fdaccenda non c’entra) con la città, lasci che quella struttura venga sconsacrata e che diventi un centro per giovani , a ricordo di una giovane ed innocente vittima. R.R.
Monsignor Ligorio nuovo arcivescovo della diocesi di Potenza
Il prelato sostituisce monsignor Agostino Superbo, che ha rassegnato le dimissioni nelle mani del Santo padre e che ha guidato la diocesi per 14 anni. Ligorio, come monsignor Appignanesi, proviene dalla città dei Sassi. E’ originario di Grottaglie, provincia di Taranto. *
Monsignor Salvatore Ligorio è il nuovo arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, presentata da S.E. Mons. Agostino Superbo, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
S.E. Mons. Salvatore Ligorio è nato a Grottaglie, arcidiocesi e provincia di Taranto, il 13 ottobre 1948. Ha compiuto gli studi nel Seminario Minore di Taranto, in quello Pontificio Regionale di Molfetta e presso la Pontificia Università Lateranense, conseguendo la licenza in Teologia Pastorale.
È stato ordinato sacerdote il 13 luglio 1972.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale nella parrocchia “S. Famiglia” di Martina Franca; Rettore del Seminario Arcivescovile di Martina Franca; Canonico del Capitolo Metropolitano di Taranto; Vicario zonale di Grottaglie e Membro di diritto del Consiglio Presbiterale; Membro del Collegio dei Consultori; Insegnante di Religione nelle Scuole Statali. Parroco dal 1984 della parrocchia “Madonna delle Grazie” a Grottaglie.
Eletto Vescovo di Tricarico il 19 dicembre 1997 ha ricevuto la consacrazione episcopale l’11 febbraio del 1998.
Il 20 marzo 2004 è stato promosso alla sede arcivescovile di Matera-Irsina.
È Vicepresidente della Conferenza Episcopale della Basilicata. In seno alla Conferenza Episcopale Italiana è Membro della Commissione Episcopale per le migrazioni.
Caso Claps, a 5 anni dal ritrovamento del corpo di Elisa, ancora chiusa la Chiesa della Trinità
di Francesco Loscalzo
ANSA,05 settembre 2015
Sono trascorsi quasi 22 anni da quel 12 settembre 1993, quando, a Potenza, scomparve Elisa Claps, studentessa 16enne. Il suo cadavere fu ritrovato il 17 marzo 2010 nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. Per quell’omicidio un uomo, Danilo Restivo, che corteggiava la ragazza, è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione.
Alla vigilia del 22/mo anniversario della scomparsa, dopo depistaggi, vane ricerche e inutili sopralluoghi, non tutti i misteri sono però stati svelati. E la chiesa della Trinità resta ancora chiusa. Più di anno fa, nel luglio del 2014, l’area della chiesa è stata transennata a causa della caduta di calcinacci: ora tutto il perimetro è occupato da impalcature e teloni, quasi a "nascondere" una ferita mai rimarginata nel "cuore" del centro storico di Potenza.
Fin dalle prime ore successive alla scomparsa, quella domenica di 22 anni fa, Restivo dichiarò alla Polizia di aver incontrato Elisa per l’ultima volta nella chiesa della Trinità ma di averla poi vista uscire: nel 1995 fu condannato per falsa testimonianza. Restivo, che si è sempre dichiarato innocente, uccise Elisa nel sottotetto.
Le ricerche, i sopralluoghi (in un caso anche nella chiesa della Trinità) e le segnalazioni della presenza di Elisa anche all’estero hanno fatto da cornice ai primi 17 anni della vicenda. Decisiva per le indagini e per la successiva condanna definitiva di Restivo (ora detenuto in Inghilterra dove deve scontare 40 anni di reclusione per l’omicidio, il 12 novembre 2012, di una sarta, Heather Barnett, sua vicina di casa) fu la scoperta del cadavere della ragazza, fatta nel 2010 da alcuni operai impegnati in lavori di ristrutturazione della Chiesa.
Il giorno dopo, la Chiesa della Trinità fu chiusa, poi fu sottoposta a sequestro giudiziario dal primo aprile 2010 al 13 aprile 2012. La chiesa - gravemente danneggiata da infiltrazioni e dalla mancanza di manutenzione - resta chiusa in attesa dei lavori di restauro. Mentre la famiglia Claps e la città di Potenza restano in attesa di conoscere un’altra verità: il ritrovamento è stato una messa in scena? Qualcuno aveva ritrovato il cadavere ben prima del 17 marzo 2010? Nelle prossime settimane, alcune risposte, seppur parziali, potrebbero arrivare dalla sentenza del processo in cui sono imputate per falsa testimonianza le due signore delle pulizie della chiesa, madre e figlia, accusate dall’allora viceparroco di aver visto il cadavere di Elisa almeno due mesi prima del "ritrovamento ufficiale".
Cassazione sul delitto Claps, delitto di ’straordinaria gravità’
Motivazioni condanna Restivo, lui l’assassino "oltre ogni dubbio"
di Enzo Quaratino *
Un delitto di "straordinaria gravità" compiuto da una persona pienamente capace "di intendere e volere", come provano anche "la lucida strategia difensiva posta in essere" e "l’autocontrollo mostrato in giudizio": è quanto scrive la Corte di Cassazione riguardo all’omicidio della studentessa Elisa Claps, scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993 e trovata uccisa 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto di una chiesa del capoluogo.
I giudizi sono espressi nelle motivazioni della sentenza definitiva di condanna di Danilo Restivo a 30 anni di reclusione, quale responsabile dell’omicidio. I supremi giudici hanno respinto tutte le censure della difesa alla sentenza di secondo grado, con una sola eccezione: è stata, infatti, esclusa l’aggravante della crudeltà, senza, peraltro, riduzione della pena per Restivo (detenuto in Inghilterra per una condanna a 40 anni di reclusione per un altro delitto), dal momento che altre aggravanti hanno determinato comunque l’ergastolo per l’imputato, pena rideterminata fin dal primo grado in 30 anni di reclusione per effetto della definizione del processo con rito abbreviato. Bocciate dai supremi giudici le critiche difensive alla mancata ripetizione dell’esame del Dna che ha consentito di rilevare la presenza di tracce biologiche di Restivo sulla maglia indossata da Elisa Claps al momento del ritrovamento del cadavere, "in considerazione dell’impossibilità di ulteriori analisi su una traccia biologica ’esaurita’".
Senza fondamento, secondo i giudici della Cassazione, anche i rilievi sul mancato svolgimento dell’esame dell’imputato durante il processo d’appello, dal momento che Restivo, "nelle precedenti occasioni in cui era stato sentito nella fase delle indagini, aveva sistematicamente reiterato sempre la stessa versione dei fatti". Anche sull’attendibilità o meno delle dichiarazioni dei testimoni, in particolare sui movimenti di Elisa Claps il giorno della scomparsa, la Cassazione ha respinto le censure alla sentenza di secondo grado. La difesa, scrivono i giudici, ribaltando in senso favorevole all’imputato le valutazioni di attendibilità e inattendibilità fatte dai giudici, è arrivata a ipotizzare "l’affacciarsi sullo scenario di un misterioso aggressore che avrebbe avvicinato la Claps dopo il suo incontro con Restivo e l’avrebbe uccisa". Ma tale ipotesi è stata fatta "in modo assolutamente congetturale" e "disancorato dalle emergenze processuali". Esclusa dai giudici di secondo grado ogni responsabilità di altre persone, a cominciare da quella di un giovane albanese entrato nella prima fase dell’inchiesta, ed individuato il movente del delitto nel rifiuto ad un approccio di natura sessuale, l’insieme dei numerosi elementi indiziari ha correttamente condotto - secondo la Cassazione - all’affermazione della responsabilità di Restivo. La Corte di secondo grado - scrivono i supremi giudici - "ha correttamente apprezzato, in una visione unitaria e globale, il materiale indiziario emerso dal processo", pervenendo "alla conclusiva, ineccepibile decisione di attribuire il reato di omicidio volontario (aggravato) all’imputato Restivo ’al di là di ogni ragionevole dubbio’ e, cioè, con un alto grado di credibilità razionale".
Caso Claps, sentito don Akamba Noel
"Mai salito sul sottotetto della Trinità"
Il sacerdote chiamato a dire messa nella chiesa potentina dopo la morte del parroco don Mimì Sabia ha spiegato di non essersi mai occupato di altro, se non delle liturgie e del catechismo *
Don Akamba Noel, sacerdote di origine congolese, ha retto la Chiesa della Santissima Trinità di Potenza tra ottobre 2007 e luglio 2008, in sostituzione di don Mimì Sabia, malato in quei mesi (e morto a marzo del 2008), ma «non è mai salito nel sottotetto dell’edificio» dove nel 2010 fu trovato il cadavere di Elisa Claps.
È uno degli elementi emersi nel corso del processo per falsa testimonianza a due donne che si occupavano delle pulizie nella chiesa, che si sta svolgendo a Potenza.
Don Noel è stato nominato «cooperatore parrocchiale» dal vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, il 4 ottobre 2007: a febbraio dell’anno successivo ha ricevuto poi l’incarico di «amministratore parrocchiale».
Rispondendo alle domande dell’avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, don Noel ha spiegato che «in quei mesi andavo solo a celebrare la messa la mattina e il pomeriggio» senza «occuparmi di altro» e senza «mai aver dato istruzioni o compiti a nessuno, nemmeno alle donne delle pulizie», dicendo di non ricordarsi delle due donne imputate nel processo. Il sacerdote ha quindi raccontato di aver visto del materiale di risulta nel cortile «ma non mi sono mai chiesto l’origine di quel materiale», evidenziando quindi di non sapere «che una parte fu usata per rompere la vetrina di un negozio nei pressi della Trinità».
«Ho solo chiesto - ha aggiunto - ad alcuni ragazzi che venivano in chiesa di ripulire il giardino perché era sporco, e questo fu fatto, ma non davo mai compiti a nessuno, e in molti avevano le chiavi dell’edificio».
La storia di Elisa «l’ho appresa dalla stampa», ma «non ne ho parlato mai con nessuno», nemmeno con don Mimì Sabia, precisando «solo di sapere che l’accesso nel sottotetto non era permesso, perché era sotto sequestro, e mi hanno spiegato che era a causa delle indagini»; quando il cadavere fu ritrovato, nel 2010, il sacerdote era in Congo e fu informato da un «amico sacerdote, don Rodrigo», che adesso vive in Sardegna «spiegandomi che avevano trovato una ragazza morta nella Trinità», ma anche in questo caso «non ne ho mai parlato con nessuno successivamente».
Al termine dell’udienza la madre di Elisa, Filomena Iemma, ha fermato don Noel e gli ha detto ironicamente «grazie per tutte le fandonie che hai detto oggi».
CASO CLAPS
Restivo condannato a trent’anni
La madre di Elisa: "Fatta giustizia"
Termina il processo a carico dell’unico imputato per il delitto della studentessa di Potenza. La mamma della ragazza: "La verità è venuta fuori. Ora chi sa si pulisca la coscienza". Il fratello Gildo: "Ce l’abbiamo fatta, sorellina" *
SALERNO - Danilo Restivo è stato condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio della studentessa potentina Elisa Claps. E’ terminato oggi il processo 1 con rito abbreviato all’unico imputato per il delitto. Nel pomeriggio il gup Elisabetta Boccassini ha letto la sentenza. La condanna corrisponde alla richiesta della procura - il massimo della pena - mentre il difensore dell’imputato, l’avvocato Mario Marinelli, ne aveva chiesto l’assoluzione e ha subito annunciato che andrà in appello. Per Restivo è stata anche decretata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la libertà vigilata per tre anni a fine pena, oltre al versamento di 700mila euro alla famiglia Claps.
"La verità è venuta fuori, finalmente è stata fatta giustizia": è stato questo il primo commento della signora Filomena, la madre di Elisa. Che in mattinata aveva detto di non essere disposta a perdonare Restivo: "Sono cristiana, cattolica, ma non lo perdonerò mai". "Se mi avesse fatto ritrovare il corpo, se me l’avesse fatto toccare, forse le cose sarebbero andate in maniera diversa - aveva aggiunto - ma per come si è comportato non posso perdonarlo". E a Restivo aveva chiesto: "Prendi carta e penna e scrivi la verità, dimmi finalmente la verità".
Sollievo anche da parte del fratello di Elisa, Gildo, presente in aula. "Cara sorellina, ce l’abbiamo fatta", ha detto, spiegando di aver promesso ad Elisa sin dal giorno della sua scomparsa che non avrebbe avuto pace fino a quando non fosse stato trovato il suo assassino. "Giustizia è fatta", ha ripetuto.
Elisa Claps aveva 16 anni quando fu uccisa il 12 settembre del 1993 poco dopo aver incontrato Restivo nella Chiesa della Santissima Trinità del capoluogo lucano. L’uomo, lo stesso giorno, era rientrato a casa con un giubbino insanguinato e con una piccola ferita a una mano, che si fece medicare in ospedale. Arrestato e condannato per falsa testimonianza, Restivo ha, tuttavia, sempre negato di aver ucciso la ragazza.
Solo nel marzo dello scorso anno i resti di Elisa sono stati ritrovati nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza. Una perizia medico legale ha stabilito che la ragazza è stata uccisa con diverse coltellate, probabilmente lo stesso giorno della scomparsa. Una perizia genetico-forense, svolta da due ufficiali del Ris dei carabinieri, ha portato all’identificazione del profilo genetico di Restivo sulla maglia indossata dalla studentessa e recuperata al momento del ritrovamento del cadavere.
Diciotto anni dopo la sua morte 3, oggi in aula è arrivato il verdetto. L’imputato non era presente: Restivo è detenuto in Gran Bretagna per l’omicidio di Heather Barnett 4, sua vicina di casa, e ha rinunciato a collegarsi in videoconferenza con il processo italiano.
Il giallo della morte della studentessa di Potenza ha avuto così una prima risposta, un primo colpevole, ma non l’unico per la famiglia Claps, che attende chiarezza da altre inchieste in corso anche intorno le coperture del delitto. E chiama in causa anche la Chiesa, da sempre coinvolta in questa vicenda: fu proprio nel sottotetto di una chiesa che Elisa fu ritrovata il 17 marzo 2010, 17 anni dopo la sua scomparsa. "Don Mimì Sabia non poteva essere l’unico prete in grado di sapere - ha detto la madre di Elisa - non ha potuto fare tutto da solo. E’ arrivato il momento di pulirsi la coscienza".
Sulla stessa linea l’avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, che questa mattina sottolineava come per l’omicidio di Elisa Danilo Restino non avrà l’ergastolo "per colpa della Chiesa che, in questi 18 anni, ha permesso che siano stati prescritti i reati concorrenti". "Sono tranquilla - aveva detto prima della sentenza - della condanna ai 30 anni: non ci sono altre vie, Restivo deve pagare per questo atroce delitto. Oggi siamo alla resa dei conti".
Sulla scomparsa di Elisa Claps, sulle modalità del ritrovamento del cadavere e su eventuali complicità di cui avrebbe beneficiato Restivo è tuttora in corso un’inchiesta-bis della Procura di Salerno.
* la Repubblica, 11.11.2011
Omicidio Claps, iniziato il processo a Restivo
Respinta richiesta parte civile Diocesi di Potenza
La famiglia di Elisa addolorata dalla posizione della Chiesa. Il fratello Gildo: "E’ una vergogna, una farsa". La mamma: "Questo processo non fa giustizia". Il pm chiederà il massimo della pena per l’imputato *
SALERNO - E’ iniziato stamani, nel tribunale di Salerno, il processo a carico di Danilo Restivo, unico imputato per l’omicidio di Elisa Claps, avvenuto a potenza il 12 settembre del 1993. Il dibattimento ha preso il via in un clima di polemiche legate alla volontà della Diocesi di Potenza di costituirsi parte civile: "È una vergogna, una farsa, è grottesco - aveva commentato Gildo Claps, fratello di Elisa, che ha più volte espresso la sua rabbia 1 nei confronti di una giustizia che arriva troppo tardi - Fino all’ultimo ho sperato che la Chiesa non prendesse questa decisione. Come possono farlo, loro che sapevano? Come possono farlo, visto che Elisa è stata ritrovata in un sottotetto di una chiesa, dove è stata uccisa? Mi auguro che il giudice rigetti la richiesta della Chiesa. Hanno mentito fino al ritrovamento". Il desiderio di Gildo Claps si è realizzato. Il gup Elisabetta Boccassini, dopo essersi ritirata in Camera di consiglio, ha respinto la richiesta della Diocesi, ritenendo che il fatto che il corpo di Elisa Claps sia rimasto per tanto tempo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza sia la dimostrazione che la Chiesa è stata negligente.
Secondo quanto riferito dal legale della diocesi di Potenza, Donatello Cimadomo, il gup ha chiamato in causa la ’’mancata diligenza nel controllo e gestione dei locali’’ della chiesa. ’’Da qui - ha spiegato il legale - l’impossibilità di far derivare un danno perché non si può dolere delle conseguenze dannose di una condotta delittuosa colui il quale non ha in cura i locali dove il corpo è stato ritrovato’’. Inoltre il giudice ’’ha riscontrato una potenziale conflittualità con le nuove indagini in corso sul ritrovamento del cadavere’’, ha aggiunto l’avvocato sottolineando che ’’i pubblici ministeri non avevano manifestato alcuna opposizione alla richiesta di costituzione e hanno dato atto delle nuove indagini in corso’’.
La stessa richiesta della diocesi è stata avanzata anche dal Comune di Potenza e dall’associazione Telefono Donna. In merito si attende la decisione del giudice.
Addolorata e delusa la mamma di Elisa, che si agurava che il processo non avvenisse in forma abbreviata: "Questo processo non fa giustizia a mia figlia Elisa - sono le parole di Filomena Claps - Da questo rito abbreviato non può uscire quello che desideravo, la vera verità, chi ha aiutato Danilo. Che Danilo è il colpevole l’ho saputo dal primo momento, dentro di me lo sapevo e l’ho sempre detto. Io voglio sapere chi ha coperto Danilo Restivo". La signora Filomena ribadisce che ci sono dei complici impuniti. Poi, in merito alla richiesta della Chiesa: "Avrei preferito trovare mia figlia in un campo, dovunque, ma non nella chiesa. In molti sapevano che in quella chiesa c’era Elisa. Io ho sempre detto che Elisa è entrata e non è uscita. Danilo Restivo è stato aiutato da tutti e queste persone devono fare un esame di coscienza perché se la Barnett in Inghilterra è morta la colpa è di chi non ha fatto il proprio dovere", dice la madre di Elisa riferendosi all’omicidio per cui l’uomo è stato condannato nel Regno Unito 2.
Che la famiglia Claps si aspettasse un atteggiamento diverso dalla Chiesa lo conferma anche il legale, Giuliana Scarpetta: "Non mi meraviglia la posizione della Chiesa, ma sicuramente ci aspettavamo un segnale diverso. Con questo processo siamo alla fine per quel che riguarda Danilo Restivo, ma siamo solo all’inizio per tutti gli ’altri sodali’". La famiglia Claps "attende un altro processo - aggiunge l’avvocato - per riuscire a individuare tutti coloro che hanno coperto e depistato, facendo in modo che il cadavere di Elisa sia rimasto 17 anni nel sottotetto di una chiesa".
Intanto il pm fa sapere che per Restivo verrà chiesto il massimo della pena: "Chiederemo l’ergastolo con la diminuente del rito, trent’anni", annuncia il pm Luigi D’Alessio in una pausa dell’udienza, anticipando la richiesta di condanna che terrà conto della prescrizione dei reati concorrenti, violenza sessuale e sequestro di persona, che non consente la richiesta dell’ergastolo con il beneficio della esclusione dell’isolamento diurno. Nella loro lunga requisitoria, D’Alessio e la collega Rosa Volpe ricostruiscono nei dettagli la storia. "Danilo Restivo è un brutale assassino - afferma più volte la pm - E’ una vicenda triste, parlano le carte". Poi tocca alla madre di Elisa, che ancora una volta ripercorre la vicenda della figlia.
Dal canto suo, il legale di Restivo, Mario Marinelli, dice di aver visto il suo assistito "sereno e fiducioso nei suoi difensori e nella giustizia e si aspetta giustizia almeno in Italia". Due le udienze fissate per il processo che si svolgerà, come detto, con rito abbreviato: l’altra è in agenda per giovedì 10 novembre.
* la Repubblica, 08 novembre 2011
FUNERALI
L’ultimo addio a Elisa Claps
Diciotto anni dopo la morte
Alla cerimonia a piazza Don Bosco hanno partecipato migliaia di persone. Hanno salutato con un lungo applauso la studentessa potentina uccisa il 12 settembre 1993. La famiglia ha scelto un rito funebre all’aperto celebrato da don Marcello Cozzi e don Ciotti. Oggi è stato proclamato il lutto cittadino
POTENZA - La bara di Elisa Claps, la studentessa potentina uccisa il 12 settembre 1993, è arrivata a piazza Don Bosco per l’ultimo saluto. Ad accompagnarla c’era solo la mamma, Filomena Iemma, e i due fratelli, Gildo e Luciano. Ad attenderla però c’erano migliaia di persone. La famiglia ha voluto una cerimonia all’aperto, fuori dalle mura della chiesa, e una messa officiata da don Marcello Cozzi, il coordinatore della rete Libera Basilicata, e da don Luigi Ciotti. Al termine dei funerali il sacerdote ha dato alla madre l’aspersorio e le ha fatto benedire con l’acqua santa la bara di Elisa. Poi le ha consegnato un fiore bianco, "da portare a papà Antonio". L’uomo, che non ha mai avuto un ruolo pubblico nelle ricerche della figlia, e non ha partecipato ai funerali a causa della sue cattive condizioni di salute. Alla fine la bara è stata portata via, fuori dalla piazza. E la cerimonia è finita così com’era cominciata, con un lungo applauso.
Le esequie sono cominciate leggermente in ritardo perché nel passaggio sotto la casa della famiglia Claps, nel percorso tra la camera ardente e piazza don Bosco, il corteo ha rallentato. Scortato dalla polizia, l’auto si è fermata davati alle centinaia di persone che l’attendevano dalla mattina, ferme sotto i balconi del palazzo dai quali scendevano lenzuoli bianchi esposti dalle altre famiglie. Al passaggio del feretro hanno lanciato petali bianchi.
"Elisa è un fiore reciso che qualcuno ha lasciato marcire in un angolo" e la verità "è stata oggetto di baratto", ha detto don Marcello Cozzi durante l’omelia dei funerali. "A quelli che hanno depistato la verità - ha aggiunto don Cozzi - dico di togliere il macigno di menzogne che ha coperto il Caino fuggiasco in una Basilicata dove la verità viene lasciata spesso sotto i tetti. Perdonaci, Signore". L’omelia del sacerdote - che da anni è vicino alla famiglia Claps - è stata più volte interrotta da lunghi applausi.
Alle spalle dell’altare, all’aperto, c’era una gigantografia di Elisa, con il suo nome, la stessa foto che era stata esposta anche nella camera ardente e che ha accompagnato per 17 anni le ricerche della studentessa potentina il cui corpo è stato ritrovato il 17 marzo dell’anno scorso, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Oggi in occasione della cerimonia, è stato proclamato il lutto cittadino. In numerosi negozi della città, ci sono manifesti listati a lutto con la scritta "Ciao Elisa".
La bara era uscita dalla camera ardente accompagnata era stata allestita nel liceo classico di Potenza, il Quinto Orazio Flacco, la scuola che Elisa ha frequentato fino al momento della sua scomparsa, e anche lì fuori ad aspettarla c’era una lunga fila di persone. L’hanno salutata in silenzio, dopo il clamore che ha avuto in questi giorni il processo in Inghilterra di Danilo Restivo 3, il suo (in Italia ancora presunto) assassino. Tra i fiori arrivati nella camera ardente c’era anche un mazzo di gardenie che la famiglia di Heather Barnett - la donna uccisa a Bournemouth nel 2002 - ha fatto arrivare dall’inghilterra. Per l’omicidio della sarta inglese due giorni fa Restivo è stato condannato all’ergastolo. Il processo con rito abbreviato a Salerno per l’omicidio di Elisa Claps comincerà l’8 novembre.
GRAN BRETAGNA
«Barnett-Claps, il killer è lo stesso»
Comincia a Londra il processo a Danilo Restivo
Accusato a Potenza dell’omicidio della sedicenne Elisa *
LONDRA - Il killer è lo stesso, i magistrati della corte di Winchester ne sono certi: «Le Circostanze in cui Elisa Claps è stata uccisa sono talmente simili a quelle di Heather Barnett che non ci sono dubbi che il killer sia lo stesso, ovvero Danilo Restivo». Lo ha dichiarato in apertura di processo il pubblico ministero britannico Michael Bowes che rappresenta l’accusa nel processo appena cominciato contro Danilo Restivo, originario di Potenza ed oggi residente din Inghilterra, accusato di aver assassinato 12 novembre del 2002 Heather Barnett, sua dirimpettaia a Bournemouth, nel Dorset, in Inghilterra. «Il reggiseno di Barnett - ha proseguito - è stato tagliato sul lato anteriore, come quello di Elisa; i suoi pantaloni e le sue mutande sono state abbassati sino a mostrare i peli pubici, così come quelli di Elisa. Intorno al corpo di Elisa - continua - sono stati trovati molti capelli; nella mano di Barnett sono state trovate due ciocche di capelli». «Non vi chiediamo di emettere un verdetto sulla morte di Elisa Claps», ha concluso il pm. «Non abbiamo la giurisdizione. Ma le similarità sono tali che vedrete in aula alcuni elementi emersi dalle indagini effettuate in Italia.»
IL CASO CLAPS - Elisa Claps era una ragazza di sedici anni. È scomparsa la mattina del 12 settembre 1993. I suoi resti verranno ritrovati soltanto il 17 marzo 2010, occultati in fondo al sottotetto della chiesa potentina della Santissima Trinità (la stessa dove Elisa si era recata il giorno della scomparsa). E anche nell’inchiesta condotta dalla Procura di Salerno sulla morte di Elisa Claps l’unico indagato è Restivo. L’accusa è omicidio volontario pluriaggravato. Nei 76 faldoni del procedimento penale è ipotizzata chiaramente la dinamica dell’omicidio: in quel sottotetto, quel giorno del 1993, Restivo tentò di approcciare sessualmente Elisa, allora adolescente. Poi, la furia, l’omicidio, finanche l’accanimento, sui vestiti, sul corpo. Ora questi 76 faldoni di prove, interrogatori, analisi scientifiche potrebbero essere in gran parte inviati in Gran Bretagna, dove attualmente Restivo è in accusato dell’omicidio della sarta Heather Barnett.
LA FAMIGLIA DI ELISA - La famiglia Claps è «soddisfatta» dell’accusa mossa a Restivo, dice il legale Giuliana Scarpetta. E non caso, Filomena, la mamma di Elisa, e il legale saranno lunedì in Inghilterra. «Saremo lì per verificare le tante similitudini che ci sono tra i due casi - spiega la Scarpetta - similitudini tra due omicidi che in qualsiasi paese farebbero definire Restivo un serial killer». Del resto lo scorso 28 aprile, proprio a Salerno, c’è stato un vertice tra i magistrati inglesi e i pm salernitani che seguono il caso Claps, Rosa Volpe e Luigi D’Alessio. I pm inglesi hanno acquisito tantissimo materiale, dalle perizie agli articoli di giornali e, nello stesso processo iniziato due giorni fa, hanno chiamato a deporre molti testi italiani. Una storia e un’inchiesta, quella sul caso Claps, che conta ancora dei tasselli, fondamentali, mancanti: «quelli sulle connivenze, sulle coperture», ribadisce il legale dei Claps. «Un aspetto sul quale sono sicura che la Procura di Salerno sta indagando, come del resto noi, e in merito al quale mi auguro che si proceda», sottolinea la Scarpetta. Al ritorno dall’Inghilterra, il legale dei Claps depositerà una istanza per la restituzione della salma di Elisa. Forse, presto, i resti della giovane studentessa potranno, dunque, avere sepoltura.
Redazione online
* Corriere della Sera, 16 maggio 2011
"Dai morti di mafia a Elisa Claps assassini protetti da troppi silenzi"
intervista a Luigi Ciotti,
a cura di Conchita Sannino (la Repubblica, 18 marzo 2011)
La carovana, l’elenco di 900 nomi da condividere e quell’alibi da scardinare. «Non è colpa di cupole invincibili. Qualunque violenza comporta una ricaduta nell’etica collettiva», avverte il sacerdote dalla lingua tagliente, don Luigi Ciotti. «Ci sono le vittime innocenti delle mafie e i cittadini uccisi anche dai silenzi e dalle complicità. Come gli scomparsi, le cui famiglie aspettano giustizia. Noi non facciamo differenze. Per questo Libera si dà appuntamento a Potenza, in terra lucana, dove esistono zone di ombra, ma dove c’è anche una società che lotta per la giustizia e che ci aspetta per sentire questa vicinanza».
Don Ciotti, come sacerdote e fondatore di Libera insieme con 50mila persone tra familiari di vittime, volontari e cittadini, domani lei apre a Potenza la Sedicesima giornata della Memoria e dell’Impegno. Perché qui?
«In terra lucana esistono intrecci tra poteri, zone di complicità, ma anche una società forte che lotta per la giustizia e che aspetta la nostra vicinanza. L’etimologia di Lucania è terra di luce, per alcuni anche terra "di lupi". Una terra che conosce la ferocia di lupi umani, che hanno alimentato episodi di violenza, di offesa a una dignità umana che è compito di tutti riscattare».
Il mistero di Elisa Claps, uccisa nel 1993 ma il cui corpo è stato ritrovato esattamente un anno fa nel sottotetto di una chiesa, di questa zona grigia è il simbolo.
«Penso ad Elisa, ma anche agli altri. La Basilicata conta 16 casi irrisolti: la piccola Ottavia De Luise, scomparsa nel ‘75, a Maria Antonietta Flora di Lagonegro, anche lei mai trovata. E poi il mistero dell’uccisione dei fidanzati di Policoro, Luca e Maria Rosa, e l’omicidio di Vincenzo De Mare, probabilmente perché aveva scoperto un traffico di rifiuti».
La giornata di Libera incrocia i 150 anni dell’Unità d’Italia.
«Che sono 150 anni anche di radicamento criminale, e allo stesso tempo di uomini e donne che lottano. L’Italia non è divisa, ma diseguale, e sono le disuguaglianze a creare divisione. E ricordiamoci che la Costituzione è il primo testo antimafia, sta a noi farla diventare cultura e costume del paese».
Proprio a Potenza, la Chiesa è sotto attacco per omertà.
«Tutta la Chiesa in Italia deve portare avanti quel processo di purificazione dal potere di ogni natura. Una chiesa più povera, più coraggiosa, meno prudente nella denuncia delle ingiustizie e del disfacimento etico, più vicina ai poveri e a chi fa fatica. Però devo dire che la Chiesa è i nostri volti, è fatta da tutti noi, che però dobbiamo sentire di essere chiamati a una testimonianza cristiana e a una responsabilità civile».
La chiesa dove è stato ritrovato il corpo di Elisa deve rivivere o esser sconsacrata?
«Può essere il luogo dove si rifletta e ci si interroga, può essere la prima chiesa dove far scorrere con un nastro continuo i nomi di tutte le donne, le ragazze e gli uomini colpiti dalla violenza. Ma sarà chi di dovere a decidere».
Potenza, un giorno antimafia nel ricordo di tutte le vittime
di Peppe Ruggiero *
Potenza è pronta ad accogliere in un grande abbraccio oltre 500 familiari italiani e stranieri di vittime delle mafie in rappresentanza di un coordinamento di circa 5000 familiari. Arrivano da tutta Italia, dall’Europa e dall’America Latina. Sarà Potenza ad ospitare la XVIª “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, organizzata da Libera.
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. La giornata tradizionalmente si svolge ogni anno, il 21 marzo, primo giorno di primavera, ma quest’anno viene anticipata a domani per favorire la massima partecipazione di quanti arriveranno da ogni parte d’Italia. Sono oltre 500 i bus ed un treno speciale dal Piemonte che viaggeranno tutta la notte per raggiungere la città potentina.
Libera per la XVIª edizione ha scelto la Basilicata, ha scelto Potenza. “Insieme verità e giustizia in terra di luce” è lo slogan che accompagnerà questa giornata. Un primo appuntamento è nel pomeriggio presso l’Auditorium del Conservatorio "Carlo Gesualda da Venosa" dove familiari delle vittime delle mafie si riuniranno con le loro ferite non risanabili per chiedere giustizia e verità. Circa il 70% dei familiari attende ancora di sapere la verità sulla morte dei loro cari.
Sabato mattina appuntamento con la marcia con partenza da piazza Bologna e arrivo in Piazzale Vincenzo Verrastro, area antistante il palazzo della Regione Basilicata. Qui sarà allestito un palco dove saranno letti gli oltre 900 nomi di vittime delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere. Ma da questo terribile elenco mancano tantissime altre vittime, impossibili da conoscere e da contare.
Perché i traffici delle mafie fanno anche altre vittime: quelle dei morti sul lavoro, della tratta degli esseri umani, i tanti morti provocati dal traffico degli stupefacenti, le vittime del caporalato, dello sfruttamento della prostituzione, del traffico delle armi e quelle avvelenate e uccise dalla criminalità dei rifiuti. Potenza perché la Lucania è una terra di luce ma con alcune zone d’ombra. In Basilicata per affetto e riconoscenza nei confronti di chi in questa terra lavora per la ricerca della giustizia e della verità e per ribadire che il potere mafioso e le tante forme di illegalità sono trasversali al Paese e vanno combattute in ogni regione d’Italia. Ma l’impegno di Libera non si concluderà a Potenza: lunedi’ 21 marzo, primo giorno di primavera,in centinaia di piazze, strade, scuole, fabbriche e consiglio comunali di tutto il paese presidi di Libera, associazioni, scout, movimenti, studenti, comunità ecclesiastiche si raduneranno per rileggere quel interminabile elenco dei 900 nomi vittime delle mafie. Per fare memoria e ribadire ancora una volta che il 21 marzo venga istituita a livello nazionale la «Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie».
* l’Unità, 18 marzo 2011
Gildo Claps contro il vescovo
"O ha coperto o è incapace"
17 anni dopo la scomparsa della ragazza, una manifestazione a Potenza. Gravi accuse del fratello: "Nel ’96 o nel 2008 qualcuno ha visto il cadavere e ha taciuto" *
POTENZA - Diciassette anni dopo la scomparsa - anche quella volta era domenica- una manifestazione ha ricordato Elisa Claps a Potenza. Sei mesi fa 1 il suo cadavere fu ritrovato nel sottotetto della Chiesa della Trinità. La sua famiglia, l’associazione "Libera" e centinaia di cittadini sono tornati in piazza per chiedere giustizia. E dal fratello di Elisa sono arrivate gravi accuse alla Chiesa locale.
Per Gildo Claps, non è possibile che il cadavere non sia stato visto prima. "Per esempio nel ’96: per circa un anno, in quel sottotetto, furono effettuati dei lavori. Sappiamo con certezza che l’impresa incernierò dei cassettoni proprio in corrispondenza del cadavere di mia sorella. Ridicolo pensare che nessuno abbia mai visto niente. E nel 2008, qualcuno di sicuro ha rimosso del materiale che ricopriva il corpo, di questo chiediamo conto al vescovo: o sapeva oppure è incapace di controllare uomini della sua Diocesi". "La Chiesa - ha continuato - deve dire quello che sa. Il ritrovamento è stato solo una messinscena".
Don Marcello Cozzi, referente locale di Libera. ha chiesto l’intervento del presidente della Repubblica Napolitano "per chiedere conto al Csm, da lui presieduto, dell’operato di Felicia Genovese, il pm che coordinò le indagini sulla scomparsa di Elisa". Per l’omicidio della ragazza è indagato Danilo Restivo, già coinvolto nelle indagini subito dopo la scomparsa, detenuto in Inghilterra per un altro omicidio.
* la Repubblica, 12 settembre 2010
Analogie col delitto del Dorset "Restivo ci diede appuntamento in chiesa"
Nuove rivelazioni sull’omicidio della ragazza di Potenza il cui corpo è stato trovato nel sottotetto della Santissima Trinità. Agl: sia Elisa sia Heather Burnett, uccisa nel 2002 in Inghilterra, avevano il reggiseno reciso sul davanti *
ROMA - In attesa che la perizia medico legale chiarisca come è morta Elisa Claps, emergono particolari e significative analogie con un altro delitto, quello verificatosi il 12 novembre del 2002 nella contea inglese del Dorset: Heather Burnett, madre di due ragazzi e vicina di casa di Danilo Restivo, unico indagato per l’omicidio di Elisa, fu massacrata a martellate, mutilata e lasciata morire nella vasca da bagno. L’Agenzia dei giornali locali del Gruppo Espresso rivela in un articolo a firma Natalia Andreani che a entrambe le donne era stato reciso il reggiseno sul davanti.
Per l’assassinio della sua dirimpettaia Restivo venne sospettato, interrogato e rilasciato. L’articolo dell’Agl ricorda che poco tempo dopo l’italiano venne "fermato dalla polizia in un parco del Dorset, in atteggiamento sospetto. Con sé ha un grosso borsone. I detective gli chiedono di aprirlo e restano sbigottiti. Dentro ci sono un paio di guanti, un paio di frobici, un coltello, un passamontagna, dei grandi teli di plastica. E poi c’è un cambio di abiti: abiti identici a quelli che Danilo indossa in quel momento".
A Potenza le indagini sull’omicidio Claps vanno avanti. Tra le testimonianze acquisite ce ne sono due che secondo l’Agl gli inquirenti ritengono fondamentali: due donne, coetanee di Elisa, hanno raccontato che all’epoca dell’omicidio erano state avvicinate da Restivo e che lui aveva dato a entrambe appuntamento in chiesa, la chiesa della Santissima Trinità.
L’Agl torna poi sulla cronologia della vicenda, e in particolare del ritrovamento del cadavere. I resti di Elisa furono rinvenuti nel gennaio scorso, due mesi prima della scoperta "ufficiale", da due donne delle pulizie salite nel sottotetto assieme a don Wagno, vice parroco della Santissima Trinità: il corpo della ragazza era coperto da due sacchi delal spazzatura. Fu proprio il givoane sacerdote brasiliano, che da settimane si è isolato in un seminario, a chiedere alle donne di spostare quei sacchi. Il parroco, Don Ambrogio, e il vecosvo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, hanno sempre negato di aver saputo del cadavere prima del 17 marzo. Quel giorno una ditta era stata chiamata a fare una riparazione e gli operai avevano fatto la macabra scoperta. Ma ora da ambienti giudiziari filtra la notizia che la curia si era rivolta a quella ditta già a gennaio, ma per una serie di contrattempi l’azienda aveva fatto silittare i lavori.
* la Repubblica, 14 aprile 2010
Reticenze e bugie
Potenza non fa più il segno della croce
-L’imbarazzo del Vescovo: assolve il parroco che ha occultato il cadavere di Elisa
La rabbia della gente: cancella la parola Santissima davanti alla chiesa della Trinità
di Roberto Brunelli (l’Unità, 27.03.2010)
Qui nessuno si fa più il segno della croce, passando davanti alla Ss Trinità. C’è un tappeto di fiori sul sagrato della chiesa “bene” di Potenza: tutti per Elisa, scomparsa un giorno di settembre di diciassette anni fa e ritrovata mummificata (la settimana scorsa, tre mesi fa, forse addirittura prima?) nel sottotetto di quella stessa chiesa. Qualcuno ha cancellato con un frego le due “s” che, sul cartello che ne narra la storia, starebbero da tempo immemorabile ad indicarne la santità. Sulla sua fiancata ogni giorno vengono attaccati nuovi striscioni, nuovi cartelli: «Anche se vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti», da De André. «Vi sono momenti in cui anche tacere diventa una colpa: parlare è un obbligo». E ancora: «Il silenzio uccide».
Il messaggio non poteva essere più chiaro. Sotto accusa ci sono gli uomini di chiesa: perché quella di Elisa Claps, uccisa il 12 settembre 1993 e considerata “evaporata” per tutti questi anni, è una lunga e torva storia di omissioni, intenzionali o se non altro sospette, di omertà, di curiose dimenticanze, di sacerdoti - questa è cronaca degli ultimi giorni che ritrovano un teschio ed altri resti di un corpo e non lo comunicano né alle forze dell’ordine né, così pare, al proprio vescovo. Ma è anche la storia, all’origine, di indagini che oggi nessuno esita a giudicare un groviera, tra mandati di perquisizione mai effettuati, tabulati telefonici mai richiesti, interrogatori incomprensibilmente blandi e connivenze su cui nessuno ha voluto interrogarsi più di tanto.
Un unico sospetto, sin dal primo giorno: Danilo Restivo, allora il fidanzatino di Elisa, da anni vive in Inghilterra, dove è sospettato - ma non formalmente incriminato - dell’omicidio di un’altra donna, e da dove gli inquirenti fanno sapere di attendersi novità decisive proprio da Potenza. Da subito Danilo disse che lui era stato lì, alla Trinità, con la ragazza. Ne aveva addirittura le chiavi. Anche per questo gli sguardi sono rivolti verso il suo tetto della bella chiesa in pieno centro: tutti pensano che in molti sapevano che i resti della ragazza stavano lì, sotto un cumulo di detriti.
La città guarda attonita al proprio cuore marcio, e non può fare a meno di tormentarsi di domande. La prima è legata alla clamorosa svolta nella vicenda Claps legata alla tempistica del ritrovamento del cadavere di Elisa, praticamente murato in un angusto antro nel sottotetto della Ss Trinità: ufficialmente scoperto il 17 marzo, ma in realtà - questo ha detto agli investigatori il viceparroco della chiesa, il brasiliano Don Vagno - quei resti erano stati trovati già a gennaio. Il suo superiore, il parroco della Trinità Don Ambrogio, continua a negare di sapere alcunché. Il vescovo, Agostino Superbo, braccato ieri dai cronisti sin dentro le navate del Duomo, implora di credere che lui ha scoperto tutto solo dai giornali. «Ma lei non ha pensato di parlare subito con don Vagno?», gli chiede l’inviato di Chi l’ha visto?, che segue la vicenda sin dall’inizio. Il monsignore - che per inciso è anche vicepresidente della Cei - è imbarazzato, ripete formule di rito: «Bisogna dare tanto coraggio alla città...noi facciamo il nostro dovere, collaboriamo con gli inquirenti. Ho la coscienza limpida, davanti a Dio e agli uomini». Altre domande.
Dicono di averla vista già ad inizio marzo sulla terrazza della Trinità, mentre c’era un sopralluogo... «Ma no, io stavo solo in fondo alle scale...». Don Vagno sostiene di aver cercato di parlare con lei e di non esserci riuscito. «Io non so queste cose, io in quei giorni non ero a Potenza». Cosa risponde alla città, alla famiglia? «Anch’io cerco la verità, più di loro». Pensa che su don Ambrogio e don Vagno abbia influito il segreto confessionale? «Non credo, no». Parlerà con don Vagno? «Lo ascolterò presto». Perché don Vagno non avrebbe detto a nessuno che aveva visto il cadavere già a gennaio? Monsignor Superbo parla di sviste, di debolezze. Assoluzione piena.
Tecnicamente non ci sono ancora degli indagati. Il questore Romolo Panico ripete una cosa che fa drizzare le antenne: «Il nostro intento è trovare il responsabile, o i responsabili». In attesa - ma ci vorrà del tempo - dei risultati dell’autopsia, oggi la scientifica tornerà nel sottotetto della Ss Trinità per un nuovo incidente probatorio. Ci saranno anche i magistrati di Salerno, competenti del caso. Il punto è che gli investigatori stanno lavorando sull’ipotesi che in molti siano entrati nel sottotetto, a più riprese: non solo quando gli operai di una ditta incaricata di eseguire dei lavori a causa dell’infiltrazione della pioggia hanno “ufficialmente” scoperto il cadavere. No: prim’ancora qualcuno ha tagliato i fili della corrente elettrica. Qualcuno ha mosso delle tegole che coprivano il corpo. Qualcuno l’ha spostato. Qualcuno ha portato via una massa di detriti. In sostanza: c’è stata una “regia” non solo dietro l’occultamento del cadavere, ma anche dietro il suo ritrovamento?
Solo sospetti, ipotesi: è ovvio. Ma ci sono degli interessanti precedenti. Nel ’95 un’informativa del Sisde indicava il vecchio parroco della Trinità, don Mimì Sabia, morto a 84 nel 2008 dopo una vita passata in quella chiesa, come detentore di un segreto inconfessabile riguardo proprio alla sparizione di Elisa Claps. Nel 2001 un ispettore di polizia riferì quel che gli disse un confidente da lui ritenuto attendibile, e cioè che la ragazza stava lì, nel sottotetto. Negli anni vari testimoni hanno continuato a tirare in ballo la Ss Trinità. Dopo la morte di don Mimì, sui muri della chiesa appaiono delle scritte misteriose. Il senso è sempre lo stesso: Elisa è qui. E lì, alla fine, l’hanno trovata.
Un’elegante signora, davanti al sagrato della Trinità dei misteri, dice: «Si è preferito non sapere, non vedere, non parlare. Per la nostra città è una macchia che non potrà essere lavata». Anche lei ha smesso di farsi il segno della croce, quando passa di qui.
Claps, nuovi misteri. E’ giallo sul ritrovamento
I resti scoperti a gennaio, rimpallo di accuse tra il viceparroco e il personale delle pulizie
ROMA - Il giallo di Elisa Claps non si è chiuso con il ritrovamento dei suoi resti, nuovi particolari inquietanti emergono dall’inchiesta. Il cadavere fu scoperto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza mesi prima del ritrovamento ufficiale, avvenuto il 17 marzo, e per la precisione a gennaio.
La notizia, anticipata dal quotidiano ’La Provincia Pavese’ e da altri quotidiani del Gruppo Agl-Espresso, è stata confermata da fonti giudiziarie, secondo le quali a scoprire il corpo di Elisa furono due donne delle pulizie. Interrogate, le donne hanno fatto mettere a verbale che una volta scoperti i resti avvisarono immediatamente sia il parroco della Santissima Trinità, don Ambroise Apakta, conosciuto da tutti a Potenza come don Ambrogio, che il suo vice, Don Vagno.
Le donne delle pulizie smentiscono questa versione. "Il viceparroco della Santissima Trinità don Vagno ha mentito. Né io né mia madre abbiamo mai trovato quel cadavere e l’abbiamo detto ai magistrati di Salerno", ha successivamente riferito, parlando con l’ANSA, Annalisa Lo Vito, che il mercoledì e il venerdì insieme alla madre, Margherita Santarsiero, fa le pulizie nella chiesa.
"Il sacerdote - ha aggiunto - ha detto agli investigatori che il cadavere di Elisa Claps è stato trovato a gennaio e che quella scoperta l’avremmo fatta mia madre ed io. Su questo siamo state interrogate per ore sabato dai magistrati di Salerno: a loro abbiamo detto di non aver mai ritrovato il cadavere di Elisa Claps. La prima volta che siamo salite su quel terrazzo è stata il 10 marzo", sette giorni prima del ritrovamento del cadavere.
Il parroco Ambroise Apakta, conosciuto dai fedeli come don Ambrogio, seppe nello scorso gennaio del ritrovamento di alcuni resti umani. Alla Procura non risultano però elementi per stabilire che il parroco avesse collegato quei resti alla ragazza. Don Ambrogio non riferì subito la circostanza del ritrovamento dei resti umani, trattenendo l’informazione per motivi non precisati dagli inquirenti, che però confermano il ritardo della denuncia. Quando, recentemente, il parroco ha riferito del ritrovamento all’arcivescovo di Potenza, Monsignor Agostino Superbo, quest’ultimo ha invece subito, si sottolinea in Procura, denunciato la circostanza alla polizia.
"Ho saputo del ritrovamento del cadavere di Elisa Claps solo mercoledì mattina", ha detto invece all’ANSA l’arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo. "Di tale tempistica - ha aggiunto - ho parlato sabato mattina con il Questore di Potenza, Romolo Panico, al quale ho indicato di parlare con il viceparroco della Santissima Trinità Don Vagno, perché ho avuto l’impressione che qualche aspetto della vicenda dovesse essere approfondito".
Sul caso interviene anche il capo della polizia. "Credo che avremo prossimamente novità ". Antonio Manganelli, a margine di una conferenza stampa al Viminale. "Un’indagine così complessa - ha spiegato - merita rispetto, e silenzio sulle dinamiche di ciò che è accaduto e di ciò che avverrà. C’é una procura che sta ricostruendo i fatti e credo presto avremo novità che possano rispondere a tante domande".
"E’ con ulteriore strazio che apprendiamo la notizia del ritrovamento del corpo di Elisa già nello scorso gennaio. Se ciò dovesse essere confermato dagli organi investigativi, un altro insulto sarà consumato alla memoria di Elisa e alla sua famiglia". Lo ha dichiarato la famiglia Claps in un comunicato reso noto da ’Chi l’ha visto?’. Per la famiglia di Elisa "diciassette anni di dolore non hanno impedito ancora una volta che il silenzio, l’omertà, la tutela di interessi che nulla hanno a che vedere con i valori cristiani prevalessero sulla pietà che si doveva a un corpo straziato". "Arrivati a questo punto - dicono i familiari - nulla più ci sorprenderebbe, nemmeno apprendere domani che il corpo sia stato scoperto ancora prima di gennaio".
"Ci chiediamo con sdegno: E’ possibile che il parroco non abbia riferito immediatamente del ritrovamento? Se invece lo ha fatto - aggiunge la famiglia Claps - a chi ha riferito? Al suo Vescovo o a più alte autorità ecclesiastiche? Questo scempio crediamo metta definitivamente in ginocchio una intera comunità che solo sabato scorso si era stretta intorno alla nostra famiglia chiedendo verità e giustizia". "Ribadiamo con ancora maggior forza - concludono i familiari - che a nessuno sarà ancora consentito di occultare la vergogna che già pesa su questa città. Quanto sta accadendo in queste ore non fa che confermare i nostri sospetti all’indomani della scomparsa. Oltre al colpevole o i colpevoli materiali dell’assassinio di Elisa tanti dovranno spiegare il loro ruolo in questa vicenda".
RISCONTRI SCIENTIFICI: PERSONE ENTRARONO NEL SOTTOTETTO MESI FA - Ci sarebbero anche dei riscontri scientifici a confermare che qualcuno, a gennaio, entro’ nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinita’ di Potenza dove il 17 marzo e’ stato scoperto ufficialmente il cadavere di Elisa Claps. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, gli esami effettuati dagli uomini della polizia scientifica avrebbero infatti rilevato la presenza di ’tracce’ di passaggi avvenuti precedentemente al 17 marzo.
PROCURA: STRANO RITARDO, MA IL PARROCO NON E’ INDAGATO - Non e’ indagato il parroco di Potenza, don Ambroise Apakta, noto dai fedeli come Don Ambrogio, il sacerdote che ha saputo, gia’ nel gennaio scorso, del ritrovamento di alcuni resti umani, poi attribuiti a Elisa Claps, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinita’. Il ritardo nella segnalazione, confermato dagli inquirenti, non porterebbe pero’ cambiamenti sostanziali ai fini della indagine principale, su cui procede la Procura generale di Salerno. Per gli inquirenti resta da verificare, infatti, se il parroco avesse collegato quei resti alla ragazza scomparsa 17 anni fa. Pur intendendo approfondire la questione, per ora non si ravviserebbe un dolo nel ritardo con cui l’informazione era stata comunicata all’arcivescovo. Il silenzio di Don Ambrogio, ritenuto una circostanza strana, ha naturalmente sorpreso chi indaga al caso. Tuttavia in Procura si ridimensiona il ’giallo nel giallo’ e non si attribuirebbe al fatto una importanza eccessiva. Se si cerca di minimizzare sul ’caso’ che investe la Curia oggi, le stesse fonti non possono escludere, pero’, che Don Mimi’ Sabia, lo storico parroco morto a 84 anni nel 2008, sapesse qualcosa di quei resti nascosti nel sottotetto della Santissima Trinita’.