FRANCESCO COSSIGA, L’EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, E’ MORTO.Le ultime volontà: "Ho sempre servito la Repubblica, non voglio autorità ai miei funerali".

martedì 17 agosto 2010.

ISTITUZIONI

-  Cossiga non ce l’ha fatta
-  Muore a 8 giorni dal ricovero

-   Stanotte le condizioni dell’ex presidente della Repubblica erano improvvisamente peggiorate. Il bollettino dei medici pubblicato dopo mezzogiorno parlava di "un quadro clinico di estrema gravità"

di CARLO PICOZZA *

ROMA - E’ morto stamane alle 13.18 al Policlinico Gemelli il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga. Le condizioni dell’ex capo dello Stato, ricoverato dal 9 agosto, avevano subito un improvviso peggioramento questa notte. Il bollettino diffuso dai medici poco dopo mezzogiorno parlava infatti di "un quadro clinico di estrema gravità", in seguito a "un repentino e drastico peggioramento delle condizioni circolatorie che ha necessitato la ripresa di tutti i supporti vitali". All’origine sembra esserci stata la diffusione dalla sepsi, la grave infezione che, attaccando i polmoni, aveva causato insufficienza cardiorespiratoria e aveva portato Cossiga, per via di una ’fame d’aria’, a ricorrere alle cure dei sanitari.

Il quadro clinico nei giorni scorsi sembrava al contrario in graduale miglioramento: i medici avevano infatti accertato che l’ex Capo dello Stato riusciva a respirare da solo, dopo che erano stati ridotti i farmaci che lo tenevano sedato. In altre parole lo avevano staccato dalla macchina della ventilazione invasiva, verificando una lenta ma graduale ripresa della funzione del respiro.

Così il piazzale antistante il pronto soccorso del Gemelli, a una trentina di metri dalla porta rossa che divide il mondo dal reparto di rianimazione, stamattina si era rapidamente ripopolato degli amici del presidente emerito, dagli uomini della sua scorta ai suoi più stretti collaboratori come Paolo Naccarato, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il governo Prodi ("Il vecchio leone tornerà a ruggire", aveva detto qualche ora prima di ferragosto).

Accanto al presidente emerito naturalmente innanzitutto i parenti, a cominciare dai figli Anna Maria e Giuseppe (sottosegretario alla Difesa).

* la Repubblica, 17 agosto 2010


Nel sito, si cfr.:

Il presidente Cossiga scrive a "la Voce di Fiore". Il laboratorio culturale antimafia risponde e gli pone 17 domande

-   L’EUROPA, IL CROLLO DEL MURO DI BERLINO, E L’ITALIA ...
-  FRANCESCO COSSIGA, A VENT’ANNI DALLA SUA PRIMA "PICCONATA". Un’intervista all’ex-capo dello Stato italiano di Marzio Breda

-  SENATO. L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga ha rassegnato le dimissioni dal ruolo di senatore a vita.


LE LETTERE

-  "Ho sempre servito la Repubblica
-  non voglio autorità ai miei funerali"

-  Cossiga ha lasciato oltre al testamento anche quattro lettere inviate alle alte cariche dello Stato. "Ho sempre servito la Repubblica sulla bara voglio la bandiera italiana e quella sarda"

ROMA - Quattro lettere inviate alle più alte cariche dello Stato e un testamento. In questi documenti sono contenute le ultime volontà e le ultime valutazioni politiche di Francesco Cossiga. Nella lettera a Schifani l’ex presidente della Repubblica scrive: "Fu per me un onore grande servire la Repubblica, a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione e amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e vita e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell’ufficio di Presidente della Repubblica". Poi aggiunge: "Nel mio testamento ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità".

La lettera a Napolitano. Nella lettera al presidente Napolitano Cossiga ricorda il suo settennato spiegando di aver servito lo Stato con "fedeltà" e "devozione". "Signor presidente - prosegue - le confermo i miei sentimenti di fedeltà alla Repubblica, di devozione alla Nazione, di amore alla Patria, di predilezione della Sardegna, mia nobile Terra di origine". E conclude: "A lei, quale Capo dello Stato e rappresentante dell’Unità nazionale, rivolgo il mio saluto deferente e formulo gli auguri più fervidi di una lunga missione al servizio dell’amato popolo italiano. Con viva, cordiale e deferente amicizia".

La lettera a Fini. "Signor presidente - esordisce Cossiga nella lettera inviata a Fini - nel momento in cui nella fede cristiana lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei deputati, nella quale, per voto del popolo sardo, entrai nel 1958 e fui confermato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore. Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Parlamento nazionale e servire in esso il Popolo, sovrano della nostra Repubblica. Professo la mia fede nel Parlamento espressione rappresentativa della sovranità popolare, che è la volontà dei cittadini che nessun limite ha se non nella legge naturale, nei principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche. Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaldemocratico, cristianodemocratico, autonomista-riformista per uno Stato costituzionale e di diritto. Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato con l’adesione o con l’opposizione, con l’approvazione o con la critica alla mia opera di politica. A tutti i deputati e a lei, signor presidente - conclude - l’augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano. Dio protegga l’Italia. Con cordiale amicizia, Francesco Cossiga".

Lettere datate 18 settembre 2007. Le lettere che Cossiga ha indirizzato alle quattro alte cariche dello Stato portano la data del 18 settembre del 2007. In quel periodo si era ancora nella XV legislatura, quindi solo una di queste quattro cariche era ricoperta dal titolare attuale: il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Alla presidenza del Consiglio c’era invece Romano Prodi, mentre a guidare Senato e Camera siedevano rispettivamente Franco Marini e Fausto Bertinotti. Dopo la fine anticipata della legislatura per la caduta del governo Prodi, e le elezioni della primavera del 2008 vinte dal centrodestra, Prodi, Marini e Bertinotti sono stati sostituiti rispettivamente da Silvio Berlusconi, Renato Schifani e Gianfranco Fini. È toccato quindi a loro, oltre che a Napolitano, ricevere le lettere del presidente emerito.

Le ultime volontà: "Sulla bara bandiera italiana e sarda". Nel testamento l’ex presidente oltre ad aver chiesto che non vengano celebrate esequie di Stato ha detto però di volere un picchetto d’onore dei bersaglieri della Brigata Sassari. Inoltre avrebbe chiesto di essere seppellito nella sua città natale, Sassari, accanto al padre e alla sorella e ha chiesto che la bara sia avvolta nella bandiera italiana e quella sarda con i quattro mori.

Domani la camera ardente. In base a precise richieste della famiglia, la camera ardente sarà allestita domani dalle 10 alle 18 presso la chiesa centrale dell’università cattolica Sacro Cuore (largo Francesco Vito 1), aperta a semplici cittadini e autorità. Fonti vicine alla famiglia hanno riferito che i funerali si svolgeranno probabilmente nella parrocchia di San Giuseppe a Sassari e non a Cheremule, come appreso in un primo momento. Alla piccola chiesa di Cheremule, indicata come la candidata più probabile a ospitare le cerimonia funebre a carattere strettamente privato, sarebbe stata alla fine preferita quella della parrocchia dove Cossiga andava sempre a pregare quando si recava a Sassari.

* la Repubblica, 17 agosto 2010


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