SALERNITANO
Pollica, ucciso il sindaco Vassallo
Crivellato di colpi sotto casa
Le indagini puntano sulla pista camorristica. Raggiunto da almeno 9 proiettili. La famiglia è impegnata nella ristorazione. Era stato rieletto pochi mesi fa in una lista civica. Il pm Greco: "Un simbolo di legalità"
Pollica, ucciso il sindaco Vassallo Crivellato di colpi sotto casa Angelo Vassallo
POLLICA (SALERNO) - È stato crivellato da colpi di pistola, in un agguato in stile camorra, Angelo Vassallo, 57 anni, sindaco di Pollica, comune del Cilento. È avvenuto nella tarda serata di ieri. Vassallo è stato raggiunto dai colpi mentre era alla guida della sua auto, una Audi station vagon grigia, trovata con il freno a mano tirato, e rientrava a casa in una stradina dietro la sua abitazione, nella frazione di Acciaroli. A scoprire il corpo è stato il fratello del sindaco che, avvertito dalla cognata, preoccupata per il mancato ritorno a casa di Vassallo, era andato a cercarlo. Secondo i primi rilievi delle indagini condotte dal pm Alfredo Greco, Vassallo è stato raggiunto almeno da nove colpi di pistola sparati dal finestrino verso di lui: un omicidio con "modalità brutte e pesanti, un’esecuzione cattiva con troppi colpi sparati per un omicidio", ha detto Greco, che aggiunge: "Negli ultimi tempi era preoccupato e mi teneva costantemente informato sugli sviluppi di alcune vicende. Era un uomo che si batteva contro l’illegalità ed era sempre in prima linea. Quando accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava". Un’uccisione feroce, fatta per colpire chi, forse, aveva scoperto qualcosa che non doveva scoprire: "Non hanno ucciso solo un uomo - ha aggiunto il sostituto procuratore di Vallo della Lucania-. Hanno ucciso una speranza per il Cilento. Era un simbolo di legalità. Chi lo ha ucciso ha voluto colpire chi si opponeva all’illegalità".
Vassallo, oltre alla moglie, lascia due figli impegnati nel mondo della ristorazione. Rieletto alle ultime comunali di Pollica-Acciaroli, che si sono tenute pochi mesi fa in coincidenza con le elezioni regionali, Angelo Vassallo era un esponente del Pd, anche se negli ultimi tempi aveva assunto una posizione abbastanza critica nei confronti della sinistra. Proprio il mese scorso aveva rilasciato una intervista esprimendo apprezzamento per il decisionismo della Lega, lamentando troppa lentezza nella risoluzione dei problemi del Mezzogiorno.
Già sindaco uscente, aveva corso da solo con la lista ’Insieme per Pollica’. Il Tar della Campania aveva infatti bocciato il ricorso presentato dal candidato a sindaco Marco Cortiglia, la cui lista era stata invalidata dalla Commissione elettorale, perché il numero dei candidati era inferiore a quello previsto per legge.
Vassallo era nato a Acciaroli il 22 settembre del 1953. Era stato eletto per la prima volta sindaco il 3 aprile del 2005. Il primo cittadino del Comune di Pollica, dal 24 giugno 2004 al 2009, ha ricoperto anche il ruolo di Consigliere della Provincia di Salerno (eletto con i Dl). Era detto il ’sindaco pescatore’, dato la sua attività imprenditoriale nel settore ittico gestita insieme al fratello, e le sue battaglie per la legalità e il rispetto dell’ambiente, su cui aveva investito come amministratore pubblico, avevano fruttato alla località costiera cilentana riconoscimenti quali le ’bandiere blu’ e un rilancio turistico.
Stupore e dolore. Stupiti e increduli per un omicidio che non ha precedenti nella storia cilentana, in lutto perché il loro primo cittadino aveva ben amministrato ed era stimato e apprezzato, gli abitanti di Pollica-Acciaroli. Oggi, in segno di rispetto, i negozi restano chiusi. Intorno alla famiglia del sindaco, stretto riserbo e cordoglio. La salma di Vassallo è stata rimossa dall’auto e portata all’ospedale di Vallo della Lucania, in attesa delle disposizioni del magistrato per l’autopsia.
* la Repubblica, 06 settembre 2010
Vassallo: ricchezza è luogo dove si vive
di Angelo Vassallo *
Gli scampi davano soddisfazione, ora se ne trovano sempre meno. Il tonno è il più difficile perché lotta fino alla fine, mentre la spigola è la più intelligente e furba. Non la trovi mai nelle reti. Ah, e poi c’è l’alice. Quest’anno c’è stata una buonissima annata di alici, tanto da attirare molti pescherecci, addirittura dalla costiera napoletana. Le alici sono intelligenti, hanno deciso di soggiornare qui da noi, dove il mare è pulito. Sulle nostre spiagge fiorisce anche il giglio di mare, che è molto bello e pregiato.
Noi l’avevamo individuato molti anni fa: avevamo chiesto allo Stato una concessione di 1500 metri, dove abbiamo realizzato una riserva naturale. La cosa divertente - si fa per dire - è che noi paghiamo allo Stato un canone di non poche lire per mantenere questa riserva... l’Italia è un paese di matti.
Stamattina sono per mare dalle cinque. Ho preso due aragoste, le porto a mio figlio che ha un ristorante qui in paese. Noi siamo legati al nostro territorio. Abbiamo coscienza del nostro territorio, i cittadini hanno capito che è la nostra prima ricchezza. Basta guardare il nostro porto: lo abbiamo ristrutturato e messo a posto noi. Eppure, alla fine il proprietario è lo Stato. Noi abbiamo fatto mutui per quarant’anni, investiamo e costruiamo per arricchirlo, ci lavorano tanti nostri giovani; e lo Stato cosa fa? Addirittura nell’assegnazione delle banchine, lo Stato preferisce i privati che si arricchiscono e non ci lasciano neanche un euro, mentre il comune, con i soldi che guadagna dalle concessioni, riesce a manutenere questa struttura e perfino a destinare una parte dei guadagni nei servizi per i nostri cittadini.
Abbiamo costruito un caffè letterario nel paese più piccolo. Abbiamo realizzato un lungomare pedonale a Pioppi, dove altrimenti la gente non sapeva nemmeno dove incontrarsi. Stiamo costruendo un centro nautico che gestiranno dei ragazzi disabili.
Ed entro la prossima estate rifaremo tutto il piazzale a fronte del porto. Per avere la concessione della struttura, che ci costa un sacco di soldi, abbiamo dovuto fare causa allo Stato. Cose da pazzi. Noi siamo una delle poche realtà in Italia ad arricchire lo Stato. Lo Stato invece fa profitti e basta.
Posso dirlo? Questa è un’amministrazione di sinistra, ma noi siamo "leghisti". E speriamo veramente che la Lega sappia risolvere questi problemi: il decentramento, la riforma delle autonomie locali, e riteniamo necessario che gli interessi dei cittadini siano curati dall’ente a loro più vicino, il comune, che riesce ad intercettare i loro bisogni e le loro necessità. L’Italia siamo noi, la somma dei comuni, e il danno della politica a livello nazionale è che non conosce i territori e non sa più ascoltare. Noi non vogliamo niente dallo Stato, ma almeno ci lasci le nostre cose.
* l’Unità, 07 settembre 2010
"Delitto su commissione della camorra"
In Cilento i funerali del "sindaco eroe"
L’omaggio del Parlamento europeo. Gli inquirenti: dietro l’omicidio la convergenza di interessi illeciti nel business turistico
dal nostro inviato DARIO DEL PORTO *
SALERNO - La camera ardente è rimasta aperta tutta la notte, sui manifesti Angelo Vassallo è già, per tutti, "un eroe". Tanta gente, soprattutto ragazzi, si è avvicendata accanto al feretro del sindaco di Pollica assassinato domenica sera in un agguato dalle modalità camorristiche sul quale è intervenuto ieri anche il Parlamento Europeo. Su richiesta del capogruppo dei socialdemocratici Martin Schultz, Vassallo è stato ricordato dall’assemblea di Strasburgo con un minuto di silenzio. "È stato ucciso dalla camorra, non dobbiamo dimenticare cosa fa la criminalità organizzata nelle città di alcuni paesi membri. La sua morte non deve passare invano", ha detto il presidente dell’Europarlamento Jerzy Buzek.
I funerali saranno celebrati oggi dal vescovo di Vallo della Lucania Rocco Favale che nell’omelia inviterà i cilentani "ad amare la loro terra e non a svenderla". Sono attese migliaia di persone e una rappresentanza politica bipartisan, con esponenti del governo come il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano, e dell’opposizione come il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Prima di raggiungere il cimitero, la bara sarà portata a spalla per un chilometro, dal porto fino al ponte di Acciaroli, la frazione di Pollica celebre per il suo mare limpido. Un’usanza locale che ora assume significato simbolico: il delitto, ipotizzano gli inquirenti, è maturato proprio a causa degli appetiti suscitati dallo sviluppo turistico della località cilentana che Vassallo, sindaco ambientalista e intransigente, uno che non esitava ad allontanare personalmente gli spacciatori dalla piazza, aveva saputo rilanciare e valorizzare.
Il killer, ragionano gli investigatori, ha agito su commissione eseguendo l’ordine di uno o più mandanti decisi ad eliminare il sindaco in base a una "convergenza di interessi illeciti" tanto forti da far giudicare "conveniente" anche un omicidio così eclatante. Il procuratore di Salerno Franco Roberti, i pm Dina Cassaniello e Rosa Volpe e i carabinieri del Reparto operativo guidati dal tenente colonnello Francesco Merone lavorano agli elementi emersi dall’autopsia.
La scena del delitto è stata così ricostruita: il finestrino dell’Audi del sindaco era abbassato, il quadro del cruscotto acceso. Il freno tirato, la prima marcia innescata. Una mano della vittima era accanto al volante, l’altra con il cellulare. Il sicario ha sparato con una sola arma, nove colpi calibro 9 per 21. In queste ore, come da prassi, sono stati sottoposti alla prova dello "stube" alcuni pregiudicati. Vassallo è caduto in un tranello, forse ha fermato l’auto perché ha creduto di vedere la sagoma di una persona conosciuta. Un interrogativo anche questo, che le indagini proveranno a risolvere.
* la Repubblica, 10 settembre 2010
OMICIDIO VASSALLO
Sindaco ucciso, il fratello accusa
"Mi disse: forze dell’ordine colluse"
Domani l’autopsia, probabili giovedi i funerali del sindaco di Pollica. Claudio Vassallo denuncia: "Lo hanno lasciato solo. Il movente? Interessi sul porto o la droga ad Acciaroli". Stasera fiaccolata in paese
POLLICA - Sarà effettuata domani mattina, nell’obitorio dell’ospedale di Vallo della Lucania, l’autopsia sul corpo di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica assassinato 1 a colpi di pistola nella tarda serata di domenica scorsa. Il dottor Maiese, medico legale incaricato dell’esame autoptico, dovrà accertare quanti proiettili esplosi da una pistola calibro 9x21 hanno raggiunto la vittima. La salma dovrebbe essere restituita alla famiglia già domani sera per l’organizzazione del funerale. Probabile che le esequie siano celebrate giovedi prossimo. Intanto parla il fratello di Angelo Vassallo, che denuncia: "Lo hanno lasciato solo. Qualche giorno prima di essere ucciso mi disse: esponenti delle forze dell’ordine sono collusi con la criminalità".
"Chiese aiuto e non glielo hanno dato". Claudio Vassallo descrive a Sky Tg24 la situazione di isolamento in cui si è trovato suo fratello nelle ultime ore di vita. "Mio fratello è stato lasciato solo, abbandonato - racconta Claudio -. Le piste da seguire secondo me sono o gli interessi sul porto o i problemi che ci sono stati questa estate con la droga ad Acciaroli. Lui ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine e non glielo hanno dato".
"Forze dell’ordine colluse". "Mio fratello, prima di essere ammazzato, mi aveva detto che personaggi delle forze dell’ordine erano in combutta con personaggi poco raccomandabili - denuncia ancora Claudio Vassallo -. Ci sono delle lettere scritte sia al comando provinciale, sia al comando centrale a Roma. Senza alcuna risposta".
Le indagini. Delle preoccupazioni e dei timori di Angelo Vassallo riferiranno oggi in Procura amici e parenti del sindaco assassinato. Prosegue senza sosta il lavoro degli inquirenti, impegnati ieri fino a tarda sera nell’esame dei riscontri rilevati sul luogo del delitto e delle carte sequestrate negli uffici del sindaco del Comune cilentano. Con gli uomini della Dda di Salerno, si indaga sulla matrice camorristica dell’agguato, legato presumibilmente a qualche "no" che Vassallo potrebbe aver detto nell’ambito della sua attività amministrativa. Non vengono tralasciate ipotesi legate anche alla vita privata di un uomo che in tanti definiscono un sindaco-sceriffo che non si faceva intimidire.
Oggi Pollica scende in piazza. E dopo lo shock, il paese si mobilita. Stasera una fiaccolata attraverserà le strade di Acciaroli, la frazione di Pollica famosa per la bellezza del suo mare. Ieri, subito dopo aver appreso la notizia dell’assassinio, i negozianti avevano dato vita a una spontanea serrata in segno di lutto.
* la Repubblica, 07 settembre 2010
L’INTERVISTA
Il giudice antimafia tra sospetti e dolore
"Quel sindaco ha pagato per la sua onestà"
Raffaele Marino era amico del sindaco assassinato. Con "Repubblica" apre il cassetto dei ricordi e va oltre, puntando l’indice contro la camorra per l’eliminazione di un paladino della legalità. Il magistrato racconta come Vassallo riqualificò il centro storico e rilanciò la località turistica
di GIOVANNI MARINO *
Lo dice subito, senza se e senza ma, forte di una esperienza sul campo lunga e profonda: "Angelo Vassallo, il mio caro amico Angelo, è stato ucciso per un no di troppo. Un no pronunciato a gente che non ammette risposte negative. Un no detto in faccia alla camorra. Non ho dubbi".
Il magistrato Raffaele Marino conosceva da molto tempo il sindaco di Acciaroli assassinato nella notte. "Ho una casa di villeggiatura in zona ed ebbi la fortuna di incontrare questo raro esempio di amministratore dalla schiena perfettamente dritta". A poche ore dal delitto Marino, già pm di punta dell’anticamorra napoletana, ora procuratore aggiunto a Torre Annunziata ma in procinto di ricoprire un prestigioso incarico all’interno del Comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura, parla tra dolore e sospetti sugli esecutori dell’omicidio.
"Vassallo è stato un sindaco che è riuscito a coniugare una tradizione antica, quella marinara e contadina del Cilento, con la modernità ed è ruiuscito a farlo trasformando Acciaroli e le altre frazioni montane in luoghi di tradizione e di cultura, è stato una persona fondamentale: con lui Acciaroli ha cambiato faccia, diventando di fatto uno dei luoghi di villeggiatura più imporanti del Sud".
Quanti ricordi e quanti dialoghi tra Marino e il sindaco. "Ha trasformato il porto e il centro storico recuprerando una architettura particolare e lo ha fatto tenendo sempre presente una stella polare: quella della legalità, in virtù del suo amore per la sua gente e per i posti dove era nato e vissuto; lo conoscevano tutti e lui conosceva tutti".
E’ raro sentire un magistrato sbilanciarsi in questo modo nelle ore successive a un assassinio ma Raffaele Marino non ha esitazioni: "Lo guidava la legge. Era nel suo Dna. C’è un particolare che non dimenticherò mai e riguarda il recupero del centro storico: Vassallo andava letteralmente porta a porta dai residenti, con umiltà, pazienza e fermezza per dire loro: "Per favore, aggiustate quella finestra, togliete l’alluminio e mettete il legno, e simili. La sua carta da giocare era uno splendido rapporto personale con la gente di Acciaroli. Lo amavano tutti".
Marino cambia tono, affronta il tema del movente: "Temo che abbia detto qualche no di troppo e che la rinascita di Acciaroli abbia suscitato di questi tempi appetiti forte da partre della camaorra. Le modalità del delitto sono di chiaro stampo camorristico e sono certo che i colleghi di Vallo della Lucania e quelli di Salerno, dove il procuratore è Franco Roberti, già a capo della Direzione distrettuale antimafia napoletana, non lesineranno energie per riuscire a risolvere in tempi stretti questo vile assassinio e per smascherare eventuali tentativi di infiltrazioni camorristiche che, purtroppo, nella zona ci sono storicamente state e penso, riguardo al passato, all’hotel Castelsandra di Castellabate e al clan Nuvoletta e poi anche al superboss Fabbrocino che nei dintorni aveva un megadeposito indusriale di gelati, uno dei suoi business".
Acciaroli, nel tempo, tra l’altro è diventata meta di villeggiatura proprio per un gran numero di magistrati. "Verissimo e per due ragioni: la sua rinascita e quel sindaco così pulito e aperto. Il procuratore aggiunto dei tempi di Mani Pulite a Milano, ad esempio, Gerardo D’Ambrosio, è proprio di lì. Ed è stato uno di quelli che Vassallo avvicinò quando doveva riqualificare il centro storico nei suoi porta a porta. Me lo raccontò spiegandomi che, ovviamente, da parte dell’illustre collega aveva trovato massima apertura e disponibilità. Succede, quando si incontrano due uomini che hanno la legalità nel cuore".
La mente del magistrato va ancora alla dinamica dell’omicidio: "Povero sindaco coraggioso, probabilmente era seguito da giorni, se non da settimane. La sua eliminazione era stata decisa da tempo. Programmata. Ed eseguita con spietato furore l’altra notte. Dalla camorra. Che ha eliminato un simbolo della legalità, un uomo che non ha voluto piegarsi. Ma assassini e mandanti hanno le ore contate: sono sicuro che il pool anticamorra di Salerno saprà riportare legalità e fiducia nel Cilento improvvisamente violato".
g.marino@repubblica.it
Il procuratore: «negli ultimi tempi era preoccupato»
Salerno: ucciso il sindaco di Pollica *
MILANO - Un vero e proprio agguato. E’ stato ucciso a colpi di pistola il sindaco di Pollica, comune che comprende anche la più nota Acciaroli (Salerno), paesino del Cilento famoso per la bandiera blu che viene assegnata da tempo ogni anno alle sue acque.
L’AGGUATO - Angelo Vassallo, 57 anni, è stato colpito questa notte mentre era alla guida della sua auto, una Audi station wagon grigia, e rientrava a casa in una stradina dietro la sua abitazione. Secondo i primi rilievi delle indagini, Vassallo è stato colpito con almeno nove colpi di pistola sparati dal finestrino verso di lui. La pista seguita dagli inquirenti in questo momento privilegia la vita amministrativa dell’ucciso, anche se non trascura altri possibili moventi. Vassallo era già stato sindaco del Comune di Acciaroli, ma nella scorsa tornata elettorale, a marzo, si era candidato da solo con una lista civica, «Cilento pulito», sempre però nell’ambito della coalizione di centrosinistra. Vassallo lascia una moglie e due figli.
IL PM - Il sostituto procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco commenta così a Sky Tg24 l’omicidio: «E’ un agguato in stile camorra con modalità brutte e pesanti, un’esecuzione cattiva con troppi colpi sparati». Vassallo, dice Greco, «era una persona per bene, che metteva se stesso davanti all’illegalità. Il medico legale ha stabilito che è morto con i primi colpi, poi ne sono arrivati altri: il cadavere è crivellato di proiettili». «Negli ultimi tempi era preoccupato e mi teneva costantemente informato sugli sviluppi di alcune vicende. Era un uomo che si batteva contro l’illegalità ed era sempre in prima linea. Quando accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava» ha poi aggiunto Greco. «Ci sono molte piste da seguire - ha detto ancora il magistrato - e per il momento non abbiamo un orientamento preciso sul possibile movente. Non sappiamo ancora - ha concluso Greco - neppure se abbiano agito una o più persone. Si può pensare di tutto».
CHI ERA - Vassallo era soprannominato il «sindaco-pescatore» e viene ricordato da tutti anche per le sue ordinanze singolari. Lo scorso gennaio firmò un’ordinanza che prevedeva una multa fino a mille euro per chi fosse stato sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Un modo per evitare di sporcare il paesaggio di uno dei comuni più caratteristici del Cilento, le cui acque del mare sono state più volte premiate con la Bandiera blu. Ma Vassallo, che decise di ricandidarsi a primo cittadino correndo da solo con una lista civica nonostante fosse un esponente del Pd, aveva anche avviato la vendita dei 150 loculi del cimitero della sua città in località Costantinopoli: una cessione per 99 anni destinata soprattutto ai tanti vacanzieri e stranieri che ogni anno, soprattutto d’estate, sono incantati dalla bellezza del paesaggio. Le tombe, inoltre, sarebbero state messe in vendita con una serie di moderne tecnologie compresa una webcam che rendeva possibile poter guardare, anche a chilometri di distanza, l’ultima dimora del proprio caro. Secondo quanto previsto dal progetto, nel cimitero ci sarebbero stati diversi optional, tra i quali un impianto audio di filodiffusione per rendere più agevole i momenti di raccoglimento.
ERA STATO DENUNCIATO - Il sindaco di Pollica poco tempo fa era stato denunciato. Le denunce nei suoi confronti - secondo quanto si apprende - per estorsione, concussione e reati contro l’amministrazione della giustizia, sono ora al vaglio degli investigatori e degli inquirenti per verificare se vi possa essere un collegamento tra queste e l’agguato mortale.
Redazione online
* Corriere della Sera, 06 settembre 2010
Sindaco-pescatore, paladino del verde
Ecco chi era Angelo Vassallo *
NAPOLI Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, ucciso in un agguato nella tarda serata di ieri lascia moglie e due figli, tutti impegnati come lui nel mondo della ristorazione. Dai suoi concittadini, infatti, era soprannominato il "sindaco-pescatore" e viene ricordato da tutti anche per le sue ordinanze singolari. Lo scorso gennaio firmò un’ordinanza che prevedeva una multa fino a mille euro per chi fosse stato sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette.
Un modo per evitare di sporcare il paesaggio di uno dei comuni più caratteristici del Cilento, le cui acque del mare sono state più volte premiate con la Bandiera blu. Ma Vassallo, che decise di ricandidarsi a primo cittadino correndo da solo con una lista civica nonostante fosse un esponente del Pd, aveva anche avviato la vendita dei 150 loculi del cimitero della sua città in località Costantinopoli: una cessione per 99 anni destinata soprattutto ai tanti vacanzieri e stranieri che ogni anno, soprattutto d’estate, sono incantati dalla bellezza del paesaggio.
Le tombe, inoltre, sarebbero state messe in vendita con una serie di moderne tecnologie compresa una webcam che rendeva possibile poter guardare, anche a chilometri di distanza, l’ultima dimora del proprio caro. Secondo quanto previsto dal progetto, nel cimitero ci sarebbero stati diversi optional, tra i quali un impianto audio di filodiffusione per rendere più agevole i momenti di raccoglimento.
* La Stampa, 6/9/2010 (9:34)
Lettera
Sindaci onesti
di Attilio Doni *
Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, nel Salernitano, sembra sia stato ucciso a causa della sua onestà, del suo amore per la sua terra, e perché si batteva contro l’illegalità. Mafia, ’ndrangheta e camorra regalano proiettili in quantità ai sindaci onesti.
Come mai però non li eliminano tutti i sindaci onesti dei paesi e delle cittadine del meridione, ovviamente non protetti come quelli delle grandi città? La risposta logica ed amara dovrebbe essere che tutti gli altri sindaci, non dico siano disonesti, però sicuramente non combattono l’illegalità, e non si mettono apertamente contro mafia, ’ndrangheta e camorra.
Attilio Doni
L’ANALISI
Lo scandalo della democrazia
di ROBERTO SAVIANO *
DUE pistole che sparano, le pallottole che colpiscono al petto, un agguato che sembra essere anche un messaggio. Così uccidono i clan. Così hanno ucciso Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, in provincia di Salerno. Si muore quando si è soli, e lui - alla guida di una lista civica - si opponeva alle licenze edilizie, al cemento che in Cilento dilaga a scapito di una magnifica bellezza. Ma Angelo Vassallo rischia di morire per un giorno soltanto e di essere subito dimenticato.
Come se fosse normale, fisiologico per un sindaco del meridione essere vittima dei clan. E invece è uno scandalo della democrazia. Del resto - si dice - è così che va nel sud, accade da decenni. "Veniamo messi sulla cartina geografica solo quando sparano. O quando si deve scegliere dove andare in vacanza", mi dice un vecchio amico cilentano. In questo caso le cose coincidono. Terra di vacanze, terra di costruzioni, terra di business edilizio che "il sindaco-pescatore" voleva evitare a tutti i costi.
Questa estate è iniziata all’insegna degli slogan del governo sui risultati ottenuti nella lotta contro le mafie. Risultati sbandierati, urlati, commettendo il grave errore di contrapporre l’antimafia delle parole a quella dei fatti. Ma ci si deve rendere conto che non è possibile delegare tutto alle sole manette o al buio delle celle. Senza racconto dei fatti non c’è possibilità di mutare i fatti.
E anche questa storia meritava di essere raccontata assai prima del sangue. Forse il finale sarebbe stato diverso. Ma lo spazio e la luce dati alla terra dei clan sono sempre troppo pochi. I magistrati fanno quello che possono. I clan dell’agro-nocerino in questo momenti sono tutti sotto osservazione: quelli di Scafati capeggiati da Franchino Matrone detto "la belva", o gli uomini di Salvatore Di Paolo detto "il deserto", quelli di Pagani capeggiati da Gioacchino Petrosino detto "spara spara", il clan di Aniello Serino detto "il pope", il clan Viviano di Giffoni, i Mariniello di Nocera inferiore e Prudente di Nocera superiore, i Maiale di Eboli.
Il fatto è che il Cilento, terra magnifica, ha su di sé gli occhi e le mani delle organizzazioni criminali che, quasi fossero la nemesi della nostra classe politica, eternamente in lotta, si scambiano favori, si spartiscono competenze pur di trarre il massimo profitto da una terra che ha tutte le caratteristiche per poter essere definita terra di nessuno e quindi terra loro. I Casalesi sono da sempre interessati all’area portuale, così come i Fabbrocino dell’area vesuviana hanno molti interessi in zona. Giovanni Fabbrocino, nipote del boss Mario Fabbrocino, gestisce a Montecorvino Rovella, un paesino alle soglie del Cilento, la concessionaria della Algida nella provincia più estesa d’Italia, il Salernitano appunto. Il clan Fabbrocino è uno dei più potenti gruppi camorristici attualmente noti e intrattiene legami con i calabresi.
Oggi le ’ndrine nel Salernitano contano molto di più e hanno interessi che vanno oltre lo scambio di favori. Il porto di Salerno, su autorizzazione dei clan di camorra, è sempre stato usato dalle ’ndrine per il traffico di coca, soprattutto da quando il porto di Gioia Tauro è divenuto troppo pericoloso. Il potentissimo boss di Platì Giuseppe Barbaro, per esempio, è stato catturato a dicembre 2008 mentre faceva compere natalizie a Salerno. In tutto questo, il cordone ombelicale che ha legato camorra e ’ndrangheta porta un nome fin troppo evidente: A3, ovvero autostrada Salerno-Reggio Calabria. Nel Salernitano sono impegnate diverse ditte dalla reputazione tutt’altro che specchiata. La "Campania Appalti srl" di Casal di Principe avrebbe dovuto costruire le strade intorno al futuro termovalorizzatore di Cupa Siglia. L’impresa delle famiglie Bianco e Apicella è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia dopo le indagini della sezione salernitana della Direzione Investigativa Antimafia. Secondo gli investigatori, l’impresa rientra nel giro economico del clan dei Casalesi ed è nelle mani di uomini vicini a Francesco Schiavone.
È così diverso oggi dagli anni ’80 e ’90? Di che territorio stiamo raccontando? Di una Regione dove per la gare d’appalto per la raccolta rifiuti bisogna chiamare una impresa ligure perché in Campania non se ne trova una che non abbia legami con la camorra. Nemmeno una. Se da un lato si arresta dall’altro lato non c’è affatto una politica che tenda a interrompere il rapporto con le organizzazioni criminali. L’attuale presidente della provincia di Napoli Luigi Cesaro, soprannominato "Gigino a’ purpetta" (Luigino la polpetta), fu arrestato nel 1984 in un’operazione contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Nel 1985 il Tribunale di Napoli condannò Cesaro a 5 anni di reclusione "per avere avuto rapporti di affari e amicizia con tutti i dirigenti della camorra napoletana fornendo mezzi, abitazioni per favorire la latitanza di alcuni membri, e dazioni di danaro". Nel 1986 in appello il verdetto fu ribaltato e Cesaro venne assolto per insufficienza di prove. La decisione fu poi confermata dalla Corte di Cassazione presieduta dal noto giudice ammazza sentenze Corrado Carnevale. Ma, come ha raccontato L’Espresso, nonostante Cesaro sia stato scagionato dalle accuse, gli stessi giudici che lo hanno assolto hanno stigmatizzato il preoccupante quadro probatorio a suo carico. Durante il processo, in aula, furono infatti confermati gli stretti rapporti che l’attuale presidente della provincia di Napoli intratteneva con i vertici della Nco (incluso don Raffaele Cutolo). Si parlava di una "raccomandazione" chiesta a Rosetta Cutolo, sorella di Raffaele, per far cessare le richieste estorsive di Pasquale Scotti, personaggio tuttora ricercato ed inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. (Consiglio caldamente di fare una piccola ricerca su youtube per "Luigi Cesaro esilarante", ascolterete un monologo del presidente della provincia che sarà più eloquente delle mie parole).
Tutto questo non si può tacere. E chi lo tace è complice. Mi viene da chiedere a chi in questo momento sta leggendo queste righe se ha mai sentito parlare di Federico Del Prete, sindacalista ucciso nel 2002 a Casal di Principe. Se ha mai sentito parlare di Marcello Torre, sindaco di Pagani ucciso nel 1980 perché cercava di resistere a concedere alla camorra gli appalti per la ricostruzione post terremoto. E di Mimmo Beneventano vi ricordate? Consigliere comunale del Pci, trentadue anni, medico, fu ucciso nel 1980 a Ottaviano per ordine di Raffaele Cutolo perché ostacolava il suo dominio sulla città. E di Pasquale Cappuccio? È stato consigliere comunale del Psi, avvocato, ucciso nel 1978 sempre a Ottaviano. E Simonetta Lamberti, uccisa a Cava dei Tirreni nel 1982. Aveva dieci anni e la sua colpa era essere la figlia del giudice che andava punito. Le scariche del killer raggiunsero lei al posto del loro obiettivo. Qualcuno di questi nomi vi è noto? Temo solo ad addetti ai lavori o militanti di qualche organizzazione antimafia. Questi nomi sono dimenticati. Colpevolmente dimenticati. Come, temo, lo sarà presto quello di Angelo Vassallo. Ai funerali di Antonio Cangiano, vicesindaco di Casal di Principe gambizzato dalla camorra nel giugno 1988 e da allora costretto sulla sedia a rotelle, non c’era nessun dirigente della sinistra. Tutto sembra immobile in territori dove non riusciamo nemmeno a ottenere il minimo, l’anagrafe pubblica degli eletti per sapere esattamente chi ci governa.
Le indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo vanno in tutte le direzioni, si sta scavando nel passato e nel presente del sindaco. Perché, come mi è capitato di dire altrove, in queste terre quando si muore si è sottoposti a una legge eterna: si è colpevoli sino a prova contraria. I criteri del diritto sono ribaltati. E quindi già iniziano a sentirsi voci di ogni genere, ma nulla tralascerà la Dda. L’aveva scritto Bruno Arpaia (non a caso nato a Ottaviano) nel suo bel libro Il passato davanti a noi, che mentre i militanti delle varie organizzazioni della sinistra extraparlamentare sognavano Parigi o Pechino per far la rivoluzione e scappavano a Milano a occupare università o fabbriche, non si accorgevano che al loro paese si moriva per un no dato ad un appalto, per aver impedito a un’impresa di camorra di fare strada.
È in quei posti invisibili, apparentemente marginali che si costruisce il percorso di un Paese. Tutto questo non si è visto in tempo e oggi si continua a ignorarlo. La scelta del sindaco in un comune del Sud determina l’equilibrio del nostro Paese più che un Consiglio dei ministri. Al Sud governare è difficile, complicato, rischioso. Amministratori perbene e imprenditori sani ci sono, ma sono pochi e vivono nel pericolo.
In queste ore a Venezia verrà proiettato sul grande schermo "Noi credevamo" di Mario Martone, una storia risorgimentale che parte proprio dal Cilento, dal sud Italia. Forse in queste ore di sgomento che seguono la tragedia del sindaco Angelo Vassallo vale la pena soffermarsi sull’unico risorgimento ancora possibile che è quello contro le organizzazioni criminali. Un risorgimento che non deve declinarsi come una conquista dei sani poteri del Nord verso i barbari meridionali: del resto è una storia che già abbiamo vissuto e che ancora non abbiamo metabolizzato. Ma al contrario deve investire sul Mezzogiorno capace di innovazione, ricerca, pulizia, che forse è nascosto ma esiste. Deve scommettere sulla possibilità che il Paese sappia imporre un cambiamento. E che da qui parta qualcosa che mostri all’intera Italia il percorso da prendere. È la nostra ultima speranza, la nostra sola risorsa. Noi ci crediamo.
©2010 Roberto Saviano/ Agenzia Santachiara
* la Repubblica, 07 settembre 2010
CORDOGLIO ALLA MOSTRA DEL CINEMA
«Noi credevamo», il film girato a Pollica
Il Lido ricorda il sindaco ucciso
Angelo Vassallo avrebbe dovuto essere a Venezia
Il regista Martone: sono vicino agli abitanti del Cilento
Dal nostro inviato Stefania Ulivi *
VENEZIA - Se qualcuno è davvero convinto che interrogarsi sui lati oscuri della storia del nostro paese sia un’attività poco patriottica, la giornata del 7 settembre dovrebbe risultare ferocemente istruttiva. Era atteso al Lido come uno dei partecipanti della «spedizione» di Mario Martone, per presentare «Noi credevamo», terzo film italiano in concorso: ma Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica dove il film è, in parte, ambientato è stato assassinato.
IL CORDOGLIO - Come i protagonisti del film di Martone anche Vassallo credeva a un altro sud. Inevitabile cha la presentazione della monumentale pellicola (durata 3 ore e mezza) sia segnata da un dolore, che per il regista è anche personale. «Lo conoscevo da tanti anni, ha dato una grande mano al film. Mi sento molto vicino agli abitanti del Cilento, terra che amo molto e che volevo portare alla ribalta. E’ un sud che finora non era ancora toccato da questo tipo di violenza e questo ci fa paura, ci deve chiamare tutti a una reazione». Al cordoglio di Martone e dei suoi si unisce la Biennale.
LA PELLICOLA - L’idea del film - robusto affresco in quattro atti del nostro risorgimento - al regista è venuta proprio dalle sue frequentazioni in Cilento. Nonché dall’incontro con il romanzo di Anna Banti a cui ha preso in prestito il titolo e alcune battute, come quella che il cospiratore Domenico pronuncia lasciando un Parlamento vuoto, a unificazione compiuta: «Italia, gretta superba e assassina». La Banti, precisa Martone, le riferiva ai fatti dell’Aspromonte. «Ma quell’Italia si è riproposta più volte nel corso della storia. C’è un perenne conflitto tra un’anima democratica che spinge in avanti e una autoritaria che vuole soffocare quella spinta. Non è uno scontro tra destra e sinistra, ma tra due anime antropologiche del paese. Sopravvive la tendenza a affidarsi a un potere che si suppone forte e che ha prodotto tantissime tragedie». Il filo della storia lo tiene il personaggio di Domenico, giovane patriota che passa nell’arco di mezzo secolo dalla speranza alla disillusione. «La chiave del mio personaggio - aggiunge Luigi Lo Cascio - che interpreto da adulto, è la disillusione, la consapevolezza che il grande sogno dell’unificazione è stato realizzato con patimenti e torture e il rammarico che si poteva fare meglio. E’ mancata la cosa fondamentale: l’ideale, l’ansia di giustizia e di rinascimento sociale». Ideali che, ricorda, Martone, erano quelli della Repubblica romana, il momento in cui, si dice nel film, «L’Italia doveva iniziare, e invece è finita».
L’OTTOCENTO - E’ l’unica presa di posizione ideologica della pellicola. Martone e De Cataldo, che con lui lo ha sceneggiato, dicono di essersi voluti sottrarre alle due retoriche sul Risorgimento. La retorica degli eroi giovani belli illuminati («Le grandi figure, Cavour Mazzini e Garibaldi, si sono combattuti tra loro») e la retorica leghista e neoborbonica dell’unificazione come truffa contro gli italiani («Vogliamo credere che adoravamo gli austriaci, il Papa, i Borboni?»). L’intenzione, dice il regista era «accendere la luce su momenti bui della storia, restituendo un Ottocento diverso da quello narrato magistralmente da Visconti, non ricostruito, ma scavato nel presente». E, infatti, a tratti, il presente irrompe: il carcere dove il rivoluzionario Orsini viene ghigliottinato è il carcere di massima sicurezza di Saluzzo, dove sono stati incarcerati dei brigatisti. Si vede lo scheletro di un palazzo non finito, «immagine familiare sulle nostre coste». Ma ci sono anche i personaggi storici, il Giuseppe Mazzini di Toni Servillo. E il Francesco Crispi di Luca Zingaretti: «Ho cercato di restituire Crispi aderendo a una sensazione di ambiguità, anzi più di liquidità. E ho scoperto un periodo storico che ho studiato come tanti italiani poco e male. Ci ho ritrovato un’energia che sento ancora viva e le riposte a tanti problemi che originano da lì”» E poi c’è una donna, Cristina di Belgioioso (interpretata da Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto). «Meriterebbe un film a sé» dice Martone. «Aveva idee politiche molto nette, in contrasto sia con la visione di Cavour che con quella di Mazzini. Una visione che avrebbe potuto dare frutti diversi da quelli che vediamo oggi».
* Corriere della Sera, 07 settembre 2010