Certo, la domanda è quella fatidica da un milione di euro. Nessuno ad oggi sa dare una risposta precisa e convincente. Specie stando alle situazioni spiacevoli che stanno accadendo da qualche tempo a questa parte. La religione può far cambiare la visione del mondo in persone che non hanno sviluppato uno spirito razionale nella visione dei fatti della vita. Intendendo, con ciò, che seguire troppo alla lettera i canoni religiosi spesso non aiuta a favorire quella tanto banale e data da tutti per scontata, ma mai pienamente realizzata, accettazione incondizionata del prossimo.
Valore, questo, che la religione cattolica insegna ma che spesso non pratica, delegando ai fedeli il libero arbitrio di accettare o meno determinate situazioni. Ma anche un valore non assolutamente condivisibile se osservato dal punto di vista islamico, che vorrebbe una perfetta coincidenza tra i poteri politici e religiosi. Chi ha mai stabilito che ciò che c’è scritto in una Sacra Scrittura, cristiana od islamica che sia, sia comunque giusta ed attuale?
Basti pensare alla ragazza di vent’anni di Brescia uccisa dal padre poiché troppo conforme al modo di vita europeo: anche lei va considerata una "eroina". Era riuscita ad infischiarsene degli usi e dei costumi musulmani poiché si era adattata, giustamente, allo stile europeo. Aveva imparato ad amare un ragazzo a prescindere dalla religione, aveva capito che il modo di vestire non poteva essere giudicato un bene o un male. Aveva, dunque, imparato a ragionare con la propria testa, adeguandosi ad uno stile di vita lontano anni luce da quello che tutti conosciamo. Aveva conosciuto la libertà in uno stato democratico. Cosa, questa, impossibile da ipotizzare per un musulmano, così attaccato a certi canoni dettati dal Corano. Per questo è stata trucidata dal sangue del suo sangue, da colui che l’aveva messa al mondo.
Offesi dalle vignette satiriche, offesi dalle parole del Papa, offesi da quella che per loro è una "guerra santa” contro l’occidente quando, la realtà, è tutt’altra cosa: non ci sono guerre sante ma guerre e basta. E solo per fini economici, strategici e geopolitici. Per questo vanno capiti anche i musulmani, e tutti quei popoli oppressi dalla guerra in Iraq, in Afghanistan ed in ogni parte del mondo dove si ragiona con le armi. Anche i cristiani forse si sono sentiti offesi dal video trasmesso da Al Jazeera, l’emittente del Qatar, dove si vede Papa Benedetto XVI che, fucile alla mano, si diverte a sparare in una sorta di tiro alla colomba, quella lanciata dal suo predecessore Giovanni Paolo II. Ma di certo non gridano alla guerra santa contro l’oriente, paradossalmente facendola comunque, anche se non per fini religiosi.
Occorre scovare, per i cattolici moderati, quell’Islam moderato da tutti cercato e sperato. Perchè anche da parte dei musulmani è difficile poter instaurare un discorso quando si ha il proprio stato invaso da soldati. Allora, a questo punto, non è meglio che ognuno se ne stia a casa propria? E che se proprio debba esserci un mescolamento, allora che questo avvenga rispettando, e non invadendo, ognuno i confini (culturali, mentali, fisici, antropici) dell’altro. È forse chiedere troppo?
"...a volte gli spari diventano fragole, uno via l’altro, e piove ancora..."
Mauro Diana.
ISLAM, CRISTIANESIMO .... E NON SOLO: QUANTE POSSIBILITA’ DI DIALOGO?
Caro Mauro
Per orientarsi e accedere a possibilità infinite - credo - di dialogo, e per dare alla tua sollecitazione di riflessione e di dibattito (mi auguro che la cosa ti sia gradita) maggiore respiro, mi permetto di offrire alcune considerazioni e un documento.
Per cominciare - forse - è meglio rileggere la NOSTRA AETATE ... e non dare per scontato ciò che scontato non è!!! Deus Charitas est ... "Dio" è AMORE - per tutti e per tutte, questo è il nucleo del messaggio eu-angélico e cristiano (non ’cattolico’-romano), strettamente collegato e in-disgiungibile con l’altro: "ama il prossimo tuo come te stesso". Chi si chiude e recinta QUESTO Dio bestemmia dalla mattina alla sera, e per l’eternità: recintare il Nome di Dio e gridare "Forza Dio" ... è solo un assassino di Dio - un povero diavolo!!! Ma siamo seri - e cerchiamo di diventare "adulti": essere "cristiani" non vuol dire diventare "cretini", e nemmeno "pecore" da portare al macello universale (= cattolico)!!! Di tutta l’umanità e per tutta l’umanità (non per le pecore dei vari "recinti" religiosi), il "Dio" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri" e di tutti gli uomini e di tutte le donne ... non ha mai insegnato dottrine di morte, ma di vita. E, chiarito questo, cerchiamo di non farci accecare dalla verità della storia passata ma di aprire gli occhi alla Verità in cammino nella storia: in principio non c’è la morte, ma la Vita e la Parola - il Logos. E, per dia-logare, ci vogliono due persone che hanno la facoltà di parlare e seguire le regole di ciò che è comune ai due - il Logos!!! CHI NON AMA, NON CONOSCE DIO - L’AMORE e alla fine predica e pratica la superiorità di fede (culturale o razziale, e simili) e la violenza ... terribilmente e tristemente, come ben sappiamo!!!
M. saluti, Federico La Sala
DICHIARAZIONE NOSTRA AETATE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA CON LE RELIGIONI NON-CRISTIANE
Introduzione
1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce.
Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.
Le diverse religioni
2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.
Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell’induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l’aiuto venuto dall’alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l’inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose.
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
La religione musulmana
3. La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine, Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno.
Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.
La religione ebraica
4. Scrutando il mistero della Chiesa, il sacro Concilio ricorda il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo.
La Chiesa di Cristo infatti riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mosè e nei profeti.
Essa confessa che tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo secondo la fede, sono inclusi nella vocazione di questo patriarca e che la salvezza ecclesiale è misteriosamente prefigurata nell’esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù. Per questo non può dimenticare che ha ricevuto la rivelazione dell’Antico Testamento per mezzo di quel popolo con cui Dio, nella sua ineffabile misericordia, si è degnato di stringere l’Antica Alleanza, e che essa stessa si nutre dalla radice dell’ulivo buono su cui sono stati innestati i rami dell’ulivo selvatico che sono i gentili. La Chiesa crede, infatti, che Cristo, nostra pace, ha riconciliato gli Ebrei e i gentili per mezzo della sua croce e dei due ha fatto una sola cosa in se stesso. Inoltre la Chiesa ha sempre davanti agli occhi le parole dell’apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua razza: « ai quali appartiene l’adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è nato Cristo secondo la carne» (Rm 9,4-5), figlio di Maria vergine.
Essa ricorda anche che dal popolo ebraico sono nati gli apostoli, fondamenta e colonne della Chiesa, e così quei moltissimi primi discepoli che hanno annunciato al mondo il Vangelo di Cristo.
Come attesta la sacra Scrittura, Gerusalemme non ha conosciuto il tempo in cui è stata visitata; gli Ebrei in gran parte non hanno accettato il Vangelo, ed anzi non pochi si sono opposti alla sua diffusione. Tuttavia secondo l’Apostolo, gli Ebrei, in grazia dei padri, rimangono ancora carissimi a Dio, i cui doni e la cui vocazione sono senza pentimento. Con i profeti e con lo stesso Apostolo, la Chiesa attende il giorno, che solo Dio conosce, in cui tutti i popoli acclameranno il Signore con una sola voce e « lo serviranno sotto uno stesso giogo » (Sof 3,9).
Essendo perciò tanto grande il patrimonio spirituale comune a cristiani e ad ebrei, questo sacro Concilio vuole promuovere e raccomandare tra loro la mutua conoscenza e stima, che si ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo.
E se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono essere presentati come rigettati da Dio, né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla sacra Scrittura. Curino pertanto tutti che nella catechesi e nella predicazione della parola di Dio non si insegni alcunché che non sia conforme alla verità del Vangelo e dello Spirito di Cristo.
La Chiesa inoltre, che esecra tutte le persecuzioni contro qualsiasi uomo, memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque. In realtà il Cristo, come la Chiesa ha sempre sostenuto e sostiene, in virtù del suo immenso amore, si è volontariamente sottomesso alla sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini e affinché tutti gli uomini conseguano la salvezza. Il dovere della Chiesa, nella sua predicazione, è dunque di annunciare la croce di Cristo come segno dell’amore universale di Dio e come fonte di ogni grazia.
Fraternità universale
5. Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: « Chi non ama, non conosce Dio » (1 Gv 4,8).
Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano.
In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini, affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli . 28 ottobre 1965
Gentile Federico,
ti ringrazio per il tuo spunto riflessivo e per il documento da te riportato. Vorrei, però, non essere frainteso nel punto in cui "la religione offusca la mente dell’uomo ecc.". Il senso di tali parole è che nè i cristiani nè i musulmani sono dei cretini, assolutamente no. E’ solo che, più ci rifletto e più mi fa rabbia, secoli addietro la Chiesa si comportava nella stessa maniera. L’uomo, da che mondo è mondo, ha sempre cercato una spiegazione "mistica" in fatti che non potevano essere spiegati con la ragione: lo facevano i romani, i greci, gli assiri, i babilonesi, i caldei, i copti, gli egiziani e via discorrendo. Solo che, i tanti "credo", spesso non coincidono poi soprattutto col vivere "reale", di tutti i giorni. Basta pensare all’India, dove la religione prevede le caste. O gli ebrei che hanno limitazioni sul cibo. Fortunatamente, tra le tante cose medievali, la religione cristiana almeno si salva. Forse si salva perchè, pur non rinnegando la fede iniziale, la Verità di fondo, si è comunque adattata nei secoli allo stile di vita corrente. Cosa che, purtroppo, non accade con la religione musulmana. Almeno...credo!
Tantissimi saluti cordiali anche a te, Mauro.
Caro Mauro, per noi che viviamo oramai in una società secolarizzata, affermatasi rapidamente nel costume attraverso la libertà sessuale, la droga, la scristianizzazione sempre più crescente, confermatasi nell’ambito delle leggi di uno Stato sempre più laico, lontano da determinati valori, che ha introdotto il divorzio, l’aborto e fra poco i PACS ecc. è facile criticare chi non si integra nella nostra mentalità occidentale.
Oggi che noi occidentali navighiamo a vista, senza punti di riferimento, nè morali, nè spirituali, la strenua difesa del Magistero della Chiesa da parte del Papa rappresenta l’ultima nostra ancora di salvezza. L’Islam non dialogherà mai con codesta società, con codesto "fumo di Satana" di cui parlò Paolo VI, e che sembra essersi infiltrato anche fra le alte cariche ecclesiastiche.
Personalmente resto sempre meravigliato dall’abilità con cui teologi, filosofi e persone intelligenti e colte che scrivono anche in questa testata riescono a sostenere l’esatto contrario di ciò che la Chiesa afferma così chiaramente. Attraverso abili artifici dialettici si rovesciano i significati più profondi degli insegnamenti della Chiesa e dei suoi documenti, della sua storia.
Grazie a questo clima di confusione molti cattolici si sono spalancati al mondo senza freni e senza filtri, cioè alla nuova mentalità dominante. Il nuovo Papa ha un compito importante: riaffermare le basi stesse della nostra fede, del nostro ""depositum fidei" ! La riforma della Chiesa non può che presuporre un abbandono di quelle vie che hanno portato alle conseguenze che ben conosciamo e che i nostri fratelli musulmani, a ragione, ci additano. Solamente così diventeremo più credibili e pronti per un dialogo franco e sincero, come lo stesso Papa Benedetto XVI auspica.
Cari saluti. Biasi
Gentile Biasi,
ringrazio anche te per gli spunti forniti. Sempre interessanti. Non so cosa aggiungere al tuo dialogo, hai ragione. Queste "infiltrazioni" si hanno ora, si sono avute in passato, si avranno in futuro. Sarebbe bello se ognuno si professasse la propria fede per conto proprio. Affermando ciò, non voglio dire che non debbano esserci simbolismi, luoghi di culto o altro ancora, sia chiaro. E’ solo che se effettivamente i musulmani non vogliono rientrare nella sfera "europea" del vivere moderno, (apparentemente) senza regole, allora non devono pretendere di avere più spazi di quanti non gliene possano essere concessi in un Paese democratico. Così come i cristiani non devono avere la presunzione di possedere l’unica Verità. Insomma, sarebbe davvero un’ottima cosa se ognuno si facesse i cavoli propri (detto terra-terra, non in senso missilistico) e vivesse la propria vita secondo i propri dettami senza rompere le uova nel paniere a casa dell’altro. Detto ciò, ti saluto cordialmente.
Mauro.