Giustizia

I provvediementi di grazia rispondono a giustizia?

Una riflessione sulla proposta del guardasigilli Mastella
lunedì 5 giugno 2006.
 

Voglio essere sincero. Mi lascia alquanto perplesso la proposta del ministro Mastella di concedere l’amnistia. Almeno per i reati non gravi; escludendo, quindi, colpe gravi come l’associazione di stampo mafioso e la pedofilia. Certo, concordo sul fatto che rubare una mela, o un motorino, non abbia la stessa gravità che essere mafiosi. Però, questa sembra solo una proposta per dare lustro ai politici. La giustizia non può e non deve avere due pesi e due misure: chi si trova costretto in carcere, deve rimanerci per tutto il tempo stabilito da un giudice imparziale. Sia che abbia rubato un motorino, sia che abbia ucciso qualcuno.

C’è differenza tra perdonare e condonare un reato. Perdonare è un discorso. Condonare, invece, è un altro. Ognuno di noi può perdonare colui che ha fatto del male anche alla nostra stessa persona, ma questo non è ammissibile per lo Stato. Di fronte alla legge, chi ha sbagliato, deve pagare quello che gli spetta. La pena ricevuta per avere commesso un reato è commisurata, di solito, al tipo di colpa che si è avuto. Per questo, non riesco a percepire come nulla di positivo il rilascio, ad esempio, di Erika De Nardo, che anni fa trucidò la mamma ed il fratellino, come non riesco a vedere di buon occhio il rilascio di tutti quelli che sono stati condannati per bancarotta fraudolenta. Tanto per intenderci, non riesco a concepire come qualcosa di utile per la società il rilascio di tutti quei personaggi che hanno mandato in fumo i risparmi di milioni di italiani.

È vero, la situazione attuale nelle carceri statali è pessima. Tuttavia, questo governo dovrebbe dare il buon esempio stanziando fondi che possano essere utilizzati per il completamento di tutte quelle strutture carcerarie che sono già state iniziate e, paradossalmente, mai finite. Ma è anche vero che, nel completamento delle opere, la colpa è spesso e volentieri delle amministrazioni comunali che, ricambiandosi nell’arco di un quinquennio, non riescono a gestire i fondi come vorrebbero. Ma non si può tollerare il discorso di rilasciare tutti (o quasi) perché le carceri italiane sono all’ultimo stato. Anzi, vista l’attuale situazione giudiziaria italiana, che sembra essere anche troppo clemente specie per i reati più gravi, il non concedere un provvedimento di indulto potrebbe apparire come segno tangibile che la giustizia funziona ancora. Un personaggio come Erika De Nardo, che attualmente sta scontando una pena di 16 anni di reclusione per duplice omicidio, non può cavarsela così. Già se l’è cavata evitando l’ergastolo, punizione che sarebbe stata certamente più commisurata al tipo di reato da lei commesso.

In questi fatti, poi, si intromette anche la Chiesa: tutti devono essere perdonati, a tutti va data una seconda chance. Già, forse è vero: ma a tutti quelli che ora si trovano sotto terra, dentro una bara, chi gliela dà la possibilità di avere un’altra possibilità di vivere?

Mauro Diana


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