L’ecclesiastico africano ha fondato a luglio negli Stati Uniti il movimento "Married Priests Now". La diocesi di Washington non riconosce le ordinazioni
Milingo consacra vescovi quattro sacerdoti sposati
Uno di loro commenta: "Sono stato ordinato validamente"
(www.repubblica.it, 25.09.2006)
WASHINGTON - Nuovo passo verso una rottura con il Vaticano di monsignor Emanuel Milingo. Il vescovo africano originario dello Zambia ha infatti ordinato ieri a New York quattro vescovi, tutti sposati e appartenenti al movimento "Married Priests Now", fondato a luglio negli Stati Uniti dallo stesso arcivescovo.
La notizia delle ordinazioni è stata diffusa da don Giuseppe Serrone, fondatore dell’"Associazione dei sacerdoti lavoratori sposati", rientrato da pochi giorni da New York, dove ha partecipato con la moglie Albana alla seconda convention del movimento, tenuta dal 17 al 19 settembre. In una nota, don Serrone definisce la consacrazione episcopale di Milingo "un gesto coraggioso" e "un evento che segna una svolta nel cammino per il riconoscimento dei diritti civili ed ecclesiali delle famiglie dei sacerdoti sposati sparsi nel mondo".
Ad essere ordinati vescovi sono stati il reverendo George Augustus Stallings Jr. di Washington, Peter Paul Brennan di New York, Patrick Trujillo di Newark (N.J.), e Joseph Gouthro di Las Vegas. La diocesi di Washington, dove è avvenuta la cerimonia nella chiesa di Capitol Hill, ha reso noto di non riconoscere le ordinazioni di Milingo. "Non significano niente per la Chiesa", ha detto la portavoce dell’arcidiocesi Susan Gibbs. Ma uno dei quattro vescovi di Milingo, Stallings, ribatte di essere stato "ordinato validamente non solo vescovo, ma anche vescovo cattolico romano".
Con la sua "fuga" da Zagarolo, in provincia di Roma, dove viveva e celebrava regolarmente messa, Milingo è tornato ad aprire un conflitto con la Chiesa sul celibato sacerdotale. L’8 settembre 2006 il prefetto della Congregazione dei Vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, aveva inviato a Milingo una lettera di "ammonizione canonica" che invitava l’arcivescovo emerito di Lusaka a scrivere, entro il 15 ottobre 2006, al Papa una lettera di "pentimento" per non incorrere nella "sospensione canonica" prevista dal diritto ecclesiale.
Una lettera che, afferma don Giuseppe Serrone, rappresenta "un ennesimo atto discriminatorio e di vessazione verso tutti i sacerdoti sposati del mondo che si trovano in condizioni simili a quelle di Mons. Milingo. La logica della legge è completamente opposta all’amore evangelico. Basta con i soprusi e le violazioni dei più elementari diritti umani, che nel caso dei sacerdoti sposati e delle loro famiglie, vengono ancora oggi perpetrate, da numerosi uomini di Chiesa".
Milingo si sposò con Maria Sung nel 2001, grazie alla setta del reverendo Moon. Poi rientrò nell’alveo della Chiesa di Roma grazie anche all’intervento di Tarcisio Bertone, allora numero due del cardinale Joseph Ratzinger alla Congregazione per la dottrina della fede. Tuttavia ora il vescovo africano ha deciso di procedere nuovamente in quella direzione, anzi si è spinto ben oltre, consacrando direttamente quattro vescovi sposati.
(25 settembre 2006) ____________________________________________________________
Nuovo scisma nella chiesa cattolica
Mons Milingo ordina 4 vescovi sposati
di Paola D’Anna *
Nella foto [per la foto, si rinvia al sito: www.ildialogo.org], scattata il 19 settembre scorso, Milingo e Maria Sung posano con i preti sposati che dall’Italia sono andati a New York per partecipare all’incontro dell’associazione "Married priest Now", fondata da Milingo. Da sinistra: Pietro Ceroni, sacerdote sposato di Bergamo; Albana e il Dr. Giuseppe Serrone, fondatore e direttore dei sacerdoti lavoratori sposati; Mons. Milingo e Maria Sung; PierAngelo Beltrami, Coordinatore della West Virginia dell’American Family Coalition; la giornalista Raffaella Rosa
Dunque mons. Milingo ha preso le sue decisioni, che, al momento, sembrano irrevocabili. Ieri 24 settembre 2006 Mons. milingo avrebbe ordinato 4 vescovi sposati membri del movimento Internazionale "Married Priests Now", da lui fondato negli Usa a luglio 2006. Sarebbero stati ordinati il Rev. George Augustus Stallings, Jr., di Washington, Peter Paul Brennan, di New York, Patrick Trujillo, di Newark, N.J., and Joseph Gouthro, di Las Vegas. George Augusts Stallings ha detto di essere stato ordinato validamente non solo Vescovo, ma anche Vescovo Cattolico Romano. La notizia giunge direttamente dagli USA attraverso internet e, al momento in cui scriviamo, non ci sono ancora reazioni da parte del Vaticano.
Ricordiamo che il cardinale RE aveva chiesto a Milingo un atto di pentimento ed un ritorno nella Chiesa Cattolica e di dare una risposta entro il 15 ottobre prossimo. Se la notizia dell’ordinazione di 4 vescovi sposati sarà confermata, il cardinale Re ed il Vaticano hanno avuto la risposta che non avrebbero mai voluto avere.
Significativo è anche il fatto che i 4 vescovi sono tutti americani. Evidentemente l’iniziativa di Milingo tende a sfruttare il forte discredito che la Chiesa Cattolica ha accumulato in questi anni con la gravissima vicenda dei preti pedofili anche fra gli stessi cattolici. Un clero sposato potrebbe recuperare quel credito che preti “falsi celibi” hanno fatto perdere alla chiesa Cattolica. Tutti probabilmente si aspettavano una iniziativa di Milingo verso l’Africa, sua terra di origine, ed invece lui si sta muovendo con grande disinvoltura nello scenario americano che sembra ad oggi essere il terreno più propizio per lo sviluppo della sua iniziativa.
Cosa succederà ora? La scomunica della autorità vaticane crediamo sia più che certa. Questo probabilmente avrà l’effetto di bloccare qualsiasi possibilità di discussione del problema dell’abolizione dell’obbligo celibatario per i preti cattolici di rito latino e ad incancrenire ancora di più la situazione.
Rileviamo, intanto, come in Italia è anche iniziata in grande stile la campagna di discredito mediatico di Mons. Milingo. Sempre ieri la RAI, durante una trasmissione sportiva molto seguita, ha mandato in onda uno sfottò veramente impietoso di Milingo e delle sue iniziative. Il che lascia supporre che nessuno spazio verrà dato a quanti, dall’interno stesso della Chiesa Cattolica, chiedono un ripensamento dell’obbligo celibatario che fa acqua da tutte le parti.
Per parte nostra continueremo a seguire tutta la vicenda e a sostenere l’abolizione dell’obbligo celibatario con o senza le iniziative di Milingo che, come tutte le iniziative di questo mondo, vanno valutate dai frutti che producono. Notiamo come il nuovo scisma sposti il problema, confonda ancora di più le acque, rende più difficile il confronto nelle comunità cattoliche, soprattutto europee. Ma su questo avremo modo di riflettere ancora.
*
www.ildialogo.org, Lunedì, 25 settembre 2006
MILINGO
NOTIFICA DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE , 17.07.2001 *
LA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, dopo matura riflessione, per mandato del Sommo Pontefice, in ossequio al compito suo proprio di tutelare la fede e la morale nella vita della Chiesa, si trova nella necessità di procedere, secondo la mente del can. 1347 § 1 del CIC, al fine di mettere al riparo i fedeli dal grave danno provocato dal recente comportamento dell’Ecc.mo Mons. Emmanuel Milingo, Arcivescovo emerito di Lusaka.
La stessa Congregazione per la Dottrina della Fede:
1. nel prendere atto dei pubblici e gravi comportamenti e pronunciamenti, con i quali il suddetto Prelato ha attentato alla presunta "unione matrimoniale" con la signora coreana Maria Sung; ha aderito alla setta del Rev. Sun Myung Moon dal nome Family Federation for World Peace and Unification ed è venuto meno alla comunione con il Successore di Pietro e il Collegio dei Vescovi;
2. constatata l’impossibilità di comunicare con l’Arcivescovo Milingo, al fine di invitarlo a riflettere sulle gravi conseguenze del suo comportamento e delle sue azioni, ed a riparare lo scandalo e a ravvedersi;
3. intima all’Arcivescovo Milingo, a noma del succitato canone 1347 § 1 del CIC, la seguente pubblica ammonizione canonica:
a) di separarsi dalla Signora Maria Sung;
b) di rompere ogni legame con la setta Family Federation for World Peace and Unification;
c) di dichiarare pubblicamente la sua fedeltà alla dottrina e alla prassi ecclesiastica del Celibato e di manifestare la sua obbedienza al Sommo Pontefice con un gesto chiaro ed inequivocabile.
Nel caso che a detta ammonizione non segua, entro il 20 agosto p.v., un formale atto dell’Ecc.mo Milingo di esecuzione di quanto sopra richiestogli, si procederà all’irrogazione della scomunica riservata alla Sede Apostolica.
La Chiesa, pur dovendo procedere per il bene dei fedeli ad un atto tanto doloroso, non cessa, tuttavia, di elevare al Signore, Buon Pastore, preghiere per l’auspicato ritorno del Presule all’abbraccio del Padre comune.
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 16 luglio 2001
Joseph Card. RATZINGER Prefetto
Tarcisio BERTONE, SDB Arcivescovo emerito di Vercelli Segretario
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www.ratzinger.it/documenti.htm
Scambio di lettere fra il Cardinale Re e mons. Milingo
La bomba Milingo nelle mani del Papa?
(Testi a cura di Paola D’Anna, traduzione a cura di Fausto Marinetti)
Per la prima volta in italiano la documentazione di ciò che si sono scritti il Papa, attraverso il cardinale Re, e mons. Milingo *
L’arcivescovo emerito di Lusaka ribatte, punto per punto, alle accuse romane. Emerge un Milingo preoccupato per le sorti della Chiesa, informato, dottrinalmente sicuro, ben equipaggiato per affrontare il deserto verso la terra promessa della libertà di coscienza. Può suscitare perplessità il tono esplosivo. Si tenga presente che certi “eccessi” passano attraverso anni di persecuzione e di “sequestro di persona”. Non ci si fermi all’involucro, si guardi il contenuto. Vista tanta “sporcizia” e “abominio”, il prelato, che ieri esorcizzava le “pecorelle”, oggi pretende di esorcizzare i “pastori”? Oppure “qualcuno” si serve di uno “stolto” arcivescovo terzomondiale e, per di più, di colore per confondere le “verità” assolute ed esclusiviste, i prepotenti poteri sacri e maschilisti?
Di seguito riproduciamo sia la traduzione dall’inglese in italiano delle lettere sia i testi originali. Ringraziamo Fausto Marinetti che ha curato la traduzione, Paola D’Anna per il testo in inglese, e quanti ci hanno aiutato a tradurre e a verificare questi testi che sono resi noti per la prima volta in Italia.
I testi sono forniti in formato PDF.
Invitiamo i nostri lettori ad esprimere le proprie opinioni inviando una email alla redazione.
La Congregazione per il clero lancia la sfida "Per i religiosi il celibato non è un dogma" *
CITTA’ DEL VATICANO - Il calo delle vocazioni potrebbe indurre il Vaticano a ridiscutere il tema del celibato sacerdotale che in realtà non è un dogma ma solo una norma disciplinare. E’ quanto ha detto il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo, al quotidiano brasiliano Estrado do S. Paulo.
"Il celibato è una forma discilpinare". Il porporato è stato appena nominato da Benedetto XVI come nuovo Prefetto della Congregazione per il clero e si appresta in queste ore a raggiungere Roma dove si dovrà occupare dei problemi dei sacerdoti della Chiesa universale. "Partendo dalla considerazione che i celibi fanno parte della storia e della cultura cattolica - ha affermato il cardinale - la Chiesa può riflettere sopra questo tema, poichè il celibato non è un dogma ma una forma disciplinare".
"La Chiesa non è immobile". Inoltre alcuni apostoli, ha spiegato il porporato, erano sposati e la proibizione del matrimonio è venuta alcuni secoli dopo l’istituzione del sacerdozio. Hummes ha affermato che la Chiesa non è una istituzione immobile ma che sa cambiare quando questo è necessario. Considerato che quella intorno al celibato non è una decisione facile che può essere presa in modo repentino, "la Chiesa dovrà in primo luogo discuterne e ridiscuterne".
Pedofilia e sacerdozio. In quanto al problema dei sacerdoti pedofili il nuovo Prefetto per il clero ha fatto due osservazioni: "Anche se si trattasse di un solo caso sarebbe già una grave preoccupazioni soprattutto per le vittime" allo stesso tempo è "ingiusto e ipocrita generalizzare gi scandali di pedofilia poichè più del 99% dei sacerdoti ha nulla a che vedere con questi fatti".
"La pedofilia - ha aggiunto il cardinale - non è un problema che riguarda solo i sacerdoti, ma tutta la società dato che ci sono casi di abusi sessuali anche nelle famiglie". E’ però importante, ha aggiunto Hummes, che i vescovi investano sempre di più in una selezione rigorosa e in una formazione esigente dei candidati al sacerdozio per combattere la pedofilia.
* la Repubblica, 03-12-2006
CASO MILINGO: IL RITORNO DELL’INGUARIBILE GUARITORE
di Agenzia ADISTA N.69 del 07-10-2006 *
33566. WASHINGTON-ADISTA. Questa volta sarà molto più difficile tornare indietro. Mons. Emmanuel Milingo, l’arcivescovo emerito di Lusaka, in Zambia, che nel 2001 aveva provocato scandalo e preoccupazione nella Chiesa sposandosi con l’agopunturista coreana Maria Sung in una cerimonia collettiva officiata dal discusso reverendo Moon, è incorso nella scomunica latae sententiae per aver ordinato vescovi, lo scorso 24 settembre a Washington, quattro preti sposati. I quattro nuovi prelati, tutti già precedentemente ordinati all’interno di numerose congregazioni vecchio-cattoliche americane, serviranno "Married Priests Now", la "prelatura personale" fondata da Milingo con lo scopo di sostenere la causa dei preti sposati e "farsi sentire a voce alta" in loro nome.
Quello di Milingo sarebbe un vero e proprio atto scismatico - equivalente a quello compiuto da mons. Lefèbvre nel 1988. Ma l’arcivescovo, con trascorsi di esorcista nonché di cantante ospite ad un festival di Sanremo, dichiara di volere rimanere "fedele alla Chiesa" e di "onorare e rispettare il Santo Padre". Di fronte alla notifica di scomunica inviatagli dalla Santa Sede, Milingo ha risposto di "non accettare la scomunica e di rimandarla amorevolmente a Sua Santità, il nostro amato Benedetto XVI, perché la riconsideri, la ritiri e si unisca a noi nel richiamare al servizio della Chiesa i preti sposati". In effetti, la teologia ufficiale cattolica definisce valida ma illecita la consacrazione compiuta da un vescovo validamente consacrato (Milingo lo è).
In occasione del matrimonio del 2001 con la Sung, Giovanni Paolo II recuperò col perdono la ’pecora nera’ della Chiesa, forse anche per evitare il rischio di uno scisma in Africa guidato sostenuto dagli ingenti mezzi del reverendo Moon. Ma questa volta l’arcivescovo africano si muove apparentemente senza sponsor e l’atto vaticano non si è fatto attendere (per i possibili retroscena, v. notizia successiva).
Con "Married Priests Now", lanciata a luglio sempre a Washington, Milingo afferma di volersi rivolgere ai 150.000 sacerdoti sposati che la Chiesa ha respinto. Di questi, 25.000 solo negli Stati Uniti e 1.200 sarebbero pronti a seguirlo. Al lancio dell’iniziativa era presente anche Giuseppe Serrone, un prete sposato italiano. "C’è un disperato bisogno di preti, ora e nel futuro", si legge nel comunicato seguito all’ordinazione dei quattro vescovi: "le accuse di abusi sessuali contro i preti celibatari negli Stati Uniti dicono chiaramente che c’è qualcosa che non va".
Il Vaticano ha notificato a Milingo e ai quattro da lui ordinati la scomunica, dichiarando di "non riconoscere" le ordinazioni. Ma l’arcivescovo emerito di Lusaka ha ribadito la loro validità: "Ho consacrato questi quattro uomini sposati come vescovo cattolico, in una linea valida di successione apostolica".
Fuga, ritorno e nuova fuga del figliol prodigo
Il matrimonio collettivo di Milingo con una sposa scelta per lui dal reverendo Moon nel corso di una sfarzosa cerimonia il 27 maggio 2001 aveva colto di sorpresa il Vaticano che aveva subito minacciato, per bocca dell’allora card. Joseph Ratzinger, o il divorzio o la scomunica.
Qualche mese di tentennamento e Milingo era tornato all’ovile con il perdono del papa e con la punizione di un anno di ritiro spirituale, relegato a Zagarolo, sotto stretta sorveglianza e senza poter uscire dai confini del piccolo paesino in provincia di Roma. E non era la prima volta che il monsignore si trovava sotto osservazione: già nel 1982, dopo esser stato accusato di pratiche di guarigione non ortodosse e persino di stregoneria, il Vaticano lo aveva trasferito presso il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, per tenerlo d’occhio più da vicino. Un controllo che gli stava stretto, con numerosi atti di insofferenza verso la disciplina - che guardava sempre meno di buon occhio i riti e le messe da lui officiati, con esorcismi e persone in trance - fino all’avvicinamento alla setta di Moon e al matrimonio con Maria Sung.
La seconda sparizione, a giugno di quest’anno, aveva ancora una volta colto alla sprovvista la Santa Sede. Si erano diffuse voci di un ritorno di Milingo in Zambia o di un suo imminente rientro in Italia. Fino alla ricomparsa a Washington, nei nuovi panni di paladino dei diritti dei preti sposati.
Una nuova vita: la moglie - con cui si è risposato a luglio con rito civile - assicura i giornalisti della virilità del 76enne Milingo e della sua volontà, lei 48enne, di dargli un figlio.
Malgrado lo scandalo, il Vaticano sembra essere pronto, previo pentimento e nuovo rinnegamento della sposa, a riaccoglierlo. Mons. Velasio De Paolis, segretario del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, gli lascia la porta aperta: "La Chiesa non nega il perdono a nessuno". (ludovica eugenio e alessandro speciale)
www.ildialogo.org, Martedì, 03 ottobre 2006
Sul caso Milingo e sul celibato Lettera aperta ai fratelli di fede
di Fausto Marinetti *
Il caso-Milingo ci invita a considerare il celibato dei preti oltre la superficialità della cronaca mondana. I fatti del giorno, realtà di Dio, Signore della storia, ci sollecitano ad andare oltre i luoghi comuni per “crescere in età e in grazia”.
Proviamo a ricordarli:
1. Nonostante le asserzioni di principio, si continua a considerare la sessualità come intrinsecamente pericolosa, impura, cattiva, disdicevole per il funzionario del culto. Il piacere è considerato opera del diavolo, il femminile il più rovinoso concorrente di Dio. Non resta che temerlo fino a demonizzarlo. Non ci siamo liberati dal dualismo e dal manicheismo culturale, che vede la corporeità con gli occhiali neri. Eppure Dio continua a dire, “che tutto è buono”, che nulla è profano, impuro ai suoi occhi e a quelli di coloro che amano. “Non è ciò che entra nel corpo, ma ciò che esce dal cuore che inquina l’uomo”.
2. Si usa ripetere, che il celibato dei preti è libero. Quale libertà se la loro scelta è condizionata al celibato? Come può essere libero chi viene coltivato in un ambiente, dove si fa di tutto per smaterializzarlo, sacralizzarlo, angelicizzarlo, distruggendo la sua umanità? Il clima di ossessione (“nega il tuo corpo”, “la donna è tentazione”, “le pulsioni sono peccato”), deterrenza (“se vieni meno, sei un Giuda traditore”), terrorismo psicologico in cui cresce il candidato, non annulla la sua capacità di scelta? Eppure i seminari minori chiusi in occidente, scoppiano di aspiranti nel terzomondo (nuova vittima della storia, che paga per i peccati del mondo e della Chiesa?) dove si continua ad applicare metodi, che si sono rivelati inumani e fallimentari. Reclutare, fare proselitismo di ragazzini per indottrinarli è, secondo i dettami dei diritti umani delle Nazioni Unite, un crimine contro l’umanità. Purtroppo la Chiesa non ha sottoscritto questo documento, perché sarebbe tenuta a non discriminare le donne e a non fare incetta di minorenni.
3. Non è temerarietà indurre in tentazione dei giovani immaturi, i quali, fino a una certa età sono trascinati dall’ideale della salvezza delle anime (quindi dimenticano i corpi!) e poi, quando si fa sentire l’esigenza naturale della paternità, sono costretti a fare i conti con il proprio essere complementare con quello dell’altro sesso? E quindi si trovano, sprovveduti, a fare i conti con il Creatore, che ha dato loro il dono naturale di essere padri in carne ed ossa. Quale manuale, quali strumenti vengono forniti per affrontare la parete celibataria da sesto grado? Non è come mandarli in alta montagna senza l’equipaggiamento indispensabile?
4. Se il celibato, come si suol dire, fosse un dono speciale, non sarebbe ingiusto e capriccioso quel Dio che lo dà a chi vuole, facendo distinzione di persone, privilegiando alcuni a scapito di altri? Se questo carisma fosse indispensabile per fare il presbitero, allora non sarebbe tenuto a darlo a tutti coloro che vi sono chiamati?
5. Non è abbastanza chiara la rivendicazione paolina al diritto degli apostoli di essere “accompagnati da una moglie” (1 Cor 9,5ss)? Perché non tornare alle origini, quando il presbitero era un anziano di provata virtù, designato dalla comunità, coltivato nel e dal popolo di Dio? La prassi apostolica non è una norma collaudata, più efficace della “legge canonica” valevole solo per i cattolici di rito latino? Perché ciò che vale per la chiesa di rito orientale non è valido per quella di rito latino? E i pastori protestanti che si convertono al cattolicesimo non continuano ad esercitare il ministero con moglie e figli? I preti con famiglia delle chiese clandestine dell’est (Cecoslovacchia, ecc.) sono forse diventati dei maniaci sessuali?
6. Un terzo del clero abbandona. La perseveranza sta diventando eccezione, il lasciare, regola. Non è evidente che c’è più di qualcosa a monte, che non va? E l’umiliante vergogna (altro che pari dignità!) delle donne schiave dell’amore di un prete? E lo scandaloso crimine delle migliaia di preti pedofili, senza calcolare gli alcolizzati, i gay, gli alienati, quelli in cura psichiatrica, ecc. non induce a riflettere se vale la pena mantenere una norma canonica, cioè umana, semplicemente disciplinare? Non è troppo alto il prezzo del celibato?
7. Si ha paura di imparare qualcosa dall’oriente, dove da secoli i monaci di altre religioni si votano alla castità temporanea o perpetua? Discutibile il principio di liberarsi da ogni desiderio, la cui frustrazione porta all’infelicità, ma almeno hanno sviluppato delle tecniche di auto-controllo (respirazione, meditazione trascendentale, ecc.), con le quali arrivano a gestire le pulsioni attraverso il dominio della mente e della psiche.
8. Ormai i pastori vengono importati dall’est o dal sud del mondo, dove la carriera ecclesiastica è una promozione sociale, un’assicurazione per la vita. Come possono inculturarsi in un luogo così diverso da quello delle loro origini? Non imparano il peggio, da noi? La comunità locale non si potrebbe appellare alla prassi apostolica di scegliere i propri anziani (viri probati) per il servizio della fede, rifiutando i pastori stranieri?
9. Nel vocabolario di Cristo non esiste la parola scomunica. Nella sua legge il fratello è sempre fratello, il figlio, sempre figlio. L’amore non è più ampio e più forte del limite umano? La storia delle reciproche scomuniche, degli scismi, delle inquisizioni, dei roghi e dei Santi Offizi non ci ha insegnato nulla? La dichiarazione universale dei diritti umani non è ancora arrivata in sacrestia? Un ex-prete non è sempre un Uomo, fenomeno più ampio del cristiano? A che chiedere perdono a questi e a quelli, se poi si discriminano coloro che fino a ieri erano chiamati fratelli? Con l’acqua sporca non si rischia di gettare via anche il bambino?
Milingo, come tutti i figli di Adamo, compresi i prelati, non è esente da limiti, imprudenze, strumentalizzazioni. Ma il medico non dovrebbe cercare la medicina piuttosto che il castigo? Come mai il padre non scomunica il figlio prodigo, ma attende con ansia il giorno della festa? Chiesa di Dio, che ti dichiari esperta in umanità, non è ben più grave il peccato d’ingiustizia? Quando ti deciderai a condannare gli arricchiti alle spese degli impoveriti? Quando denuncerai l’ingiustizia strutturale dei popoli bianchi e cristiani, che usano i popoli del sud come i nuovi schiavi di un’economia di guerra infinita e globale? Quando scenderai dal piedestallo della casta per seguire Cristo, che ha scelto per palcoscenico solo una stalla e il Calvario, pur di farsi fratello e sorella dei diseredati? Non ha preferito farsi condannare piuttosto che condannare chiunque? Perché non disertare, finalmente!, le corti dei grandi per abbracciare i crocifissi senza strumentalizzare la loro croce? Come parlare di civiltà dell’amore se non pratichiamo la giustizia, non produciamo martiri per la salvezza dalla fame, dall’AIDS, dallo sfruttamento organizzato con le leggi di mercato? Alle vittime non interesserà tanto il caso-Milingo. Ma non hanno diritto di sapere da che parte stai e non solo a parole?
A nome di un gruppo di preti sposati, Fausto Marinetti (un cristiano qualunque)
Roma 27 settembre 2006
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www.ildialogo.org, Mercoledì, 27 settembre 2006
Milingo: "Respingo la scomunica ho agito come gli apostoli"
"Il celibato? Una regola medievale della Chiesa, 39 papi erano sposati"
(www.repubblica.it, 27.09.2006)
WASHINGTON - Milingo respinge la scomunica. L’ex arcivescovo di Lusaka ha annunciato, oggi, a Washington, di rimandare indietro insieme ai quattro vescovi da lui nominati domenica, la scomunica comminata dalla Santa Sede. "Io sono stato consacrato vescovo da Papa Giovanni Paolo II e ho consacrato come vescovi quattro uomini la cui consacrazione è lecita e valida", ha affermato Milingo in una conferenza stampa nel tempio cattolico Imani di Washington.
"Non accettiamo la scomunica - ha detto Milingo alla conferenza stampa tenuta con i quattro vescovi - e amorevolmente la rimandiamo al nostro amato Santo Padre, perché la riconsideri". Milingo ha aggiunto di avere agito "come gli apostoli", nel nominare i vescovi, e ha esortato papa Benedetto XVI a riaccogliere i preti sposati nella Chiesa cattolica. Il gesto è stato lo strappo finale nel lungo braccio di ferro tra Milingo e le autorità ecclesiastiche, cominciato nel 2001 quando si era unito in matrimonio a un’agopunturista coreana, Maria Sung, in una cerimonia celebrata a New York dal reverendo Moon.
Il vescovo esorcista ha comunque sottolineato "l’intenzione di essere fedele alla Chiesa e di rispettare e onorare il Santo Padre", che ha ringraziato per "il suo amore fraterno". Nello stesso tempo, però, pur sostenendo di ritenersi ancora parte della chiesa, ha insistito sulla necessità che il Vaticano cambi direzione e richiami in servizio i preti sposati di tutto il mondo.
I vescovi ’ribelli’ hanno ribadito più volte di ritenersi ancora all’interno della Chiesa cattolica e di non essere impegnati in uno scisma. Ma le condizioni elencate da Milingo sono apparse in netto contrasto con le parole di apparente disponibilità al dialogo. "Il nostro unico obiettivo - ha detto il religioso dello Zambia - è riportare il sacerdozio sposato nella Chiesa. L’età media dei preti è di circa 74 anni, in 20 anni resteranno pochi preti. Chi potrà portare i sacramenti e l’eucaristia alla gente?". Milingo ha citato il caso degli scandali degli abusi sessuali come un segno di "ciò che è sbagliato" nella gerarchia cattolica e ha sostenuto che ci sono 150.000 preti sposati nel mondo che non possono esercitare il loro servizio "per colpa di una regola medievale della Chiesa che impone loro il celibato".
La Chiesa, ha incalzato Milingo, "ha sempre avuto preti sposati, era la norma per 12 secoli, 39 papi erano sposati: come madre, la Chiesa non può essere indifferente di fronte alla situazione dei preti sposati, che vengono invece umiliati". "Chiediamo al Santo Padre - ha aggiunto l’ex arcivescovo - di richiamare questi sacerdoti, con dignità e onore: il matrimonio è un sacramento ed è una vocazione più alta del celibato". (27 settembre 2006)
Milingo: «Rifiuto la scomunica e la rimando al Papa»
«Il nostro amato Papa si unisca a noi nel richiamare esclusi»
(www.lastampa.it , 27.09.2006)
WASHINGTON. «Non accettiamo la scomunica e la rimandiamo con amore indietro al nostro amato Papa Benedetto XVI, perché la riconsideri, la ritiri, e si unisca a noi nel richiamare i preti sposati al servizio sacerdotale». Questo uno dei passaggi chiave della conferenza stampa tenuta oggi a Washignton dall’arcivescovo Emanuel Milingo, scomunicato ieri da Papa Benedetto XVI per aver consacrato vescovi quattro preti sposati.
«Noi siamo e continueremo ad essere devoti all’Unità della Chiesa», prosegue Milingo nel suo comunicato, letto da un suo portavoce nell’Imani Temple di Capitol Hill, lo stesso luogo in cui sono stati consacrati i 4 vescovi. «Richiamiamo indietro tutti quelli che la Chiesa ha rifiutato e vogliamo offrire loro protezione, cura e accettazione. Questo è un grande ministero e abbiamo intenzione di continuare con la nostra missione a chiediamo sia ai laici che ai preti spostati di unirsi a noi.»
Lettera
Pensate che Milingo sia meno vicino a Dio del Papa?
di Betta S. *
Ciao a tutti,
pensate che Milingo sia meno vicino a Dio del Papa?
Pensate che Milingo sia meno in Comunione con Cristo e con la Chiesa di Roma, rispetto al Papa?
Ha la coscienza pulita, si è posto coraggiosamente e SENZA IPOCRISIA vicino alla sofferenza umana.
Ha avuto un grande Coraggio, che penso gli derivi dalla sicurezza di essere nel giusto.
Si è mosso con una Forza che penso gli derivi da Dio.
Ha rivendicato dei diritti umani, come Cristo ha il coraggio di andare controcorrente rispetto a leggi umane, precetti di uomini, che non si conformano
assolutamente
alla Legge di Cristo, alla Legge di Dio, allo Spirito, al Vangelo e alle Sacre Scritture nella loro interezza, per riaffermare tutte queste cose.
Chi è più in comunione con la Chiesa di Roma :
chi amandola denuncia le cose che non si conformano al Vangelo,
o chi, amandola, accetta passivamente le cose che non si conformano al Vangelo?
Entrambi, potreste dirmi.
E infatti non è meno in Comunione con la Chiesa chi denuncia le cose che non si conformano a Cristo, rispetto a chi non le denuncia.
Anzi, proprio perché si è in comunione con la Chiesa, si denunciano le cose che non vanno.
A volte un eccessivo e tacito rispetto significa indifferenza. Quanto rispetto bigotto e quanta indifferenza, spesso, da parte di ipocriti maligni e sporchi in un cuore impietrito davanti a Dio e davanti ai fratelli.
Penso che Milingo abbia schiere di Santi e di Angeli dalla sua.
Prego che il suo slancio aiuti il cuore della Nostra Santa Madre Chiesa
Un caro saluto, da una persona dentro alla Chiesa che ama la Chiesa e che detesta quando la Chiesa non si conforma a Cristo.
Betta
* www.ildialogo.org, Mercoledì, 27 settembre 2006
Duro provvedimento della Santa Sede nei confronti del ribelle dopo la celebrazione ritenuta "illecita e non valida"
Il Vaticano scomunica Milingo per aver ordinato quattro vescovi
"Il loro stato canonico è quello in cui si trovavano prima dell’ordinazione"
(www.repubblica.it, 26.09.2006)
CITTA’ DEL VATICANO - Alla fine le minacce del Vaticano verso Monsignor Milingo si sono concretizzate: il discusso arcivescovo, uno dei più noti esorcisti degli ultimi decenni, è stato scomunicato insieme ai quattro sacerdoti sposati da lui consacrati "illecitamente" vescovi negli Stati Uniti. "Sono incorsi nella scomunica latae sententiae, prevista dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico", afferma oggi una nota della sala stampa della Santa Sede.
Il comunicato sottolinea che Milingo è "in una condizione di irregolarità e di progressiva aperta rottura della comunione con la Chiesa" e riferisce come la Santa Sede abbia "seguito con viva apprensione l’attività posta in essere di recente" da monsignor Milingo "con una nuova associazione di sacerdoti coniugati, seminando divisione e sconcerto tra i fedeli". La nota informa, inoltre, che "esponenti a vario livello della Chiesa hanno invano cercato di contattare l’arcivescovo, per dissuaderlo dal proseguire in azioni che provocano scandalo, soprattutto nei riguardi dei fedeli che hanno seguito il suo ministero pastorale a favore dei poveri e dei malati".
Per quanto riguarda i quattro sacerdoti, tutti aderenti al movimento internazionale "Married Priests Now", fondato dal ribelle prelato africano a Washington nel luglio scorso, la Santa Sede precisa che "la Chiesa non riconosce e non intende riconoscere nel futuro tali ordinazioni da esse derivate, e ritiene che lo stato canonico dei quattro presunti vescovi sia quello in cui si trovavano prima dell’ordinazione".
"La Sede apostolica - conclude la dichiarazione - sollecita come è dell’unità e della pace del gregge di Cristo aveva sperato nell’azione fraterna di persone vicine all’arcivescovo Milingo, per un suo ripensamento e per un suo ritorno alla piena comunione con il Papa. Purtroppo gli ultimi sviluppi hanno allontanato tali speranze. In momenti di sofferenza ecclesiale come questo, si intensifichi la preghiera di tutta la comunità dei fedeli’’.
(26 settembre 2006)
SCHEDA (www.corriere.it, 26.09.2006)
Le pene previste dal Diritto Canonico
La scomunica di Milingo nel codice
L’arcivescovo Milingo e i quattro vescovi sposati ordinati dallo stesso Milingo sono incorsi nella scomunica latae sententiae, prevista dal canone 1382 del Codice di Diritto Canonico che così recita: «Il Vescovo che senza mandato pontificio consacra qualcuno Vescovo e chi da esso ricevette la consacrazione, incorrono nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica».
LA PENA - L’espressione latae sententiae (letteralmente «sentenze pronunciate, emesse») appartiene alla lingua latina ed è un termine tecnico del diritto canonico della chiesa cattolica per indicare una specifica modalità con cui possono venire comminate alcune pene canoniche. Consiste in una forma di comminazione della pena non legata a una dichiarazione, ma solo al fatto che si commetta lo specifico delitto per il quale il legislatore ha stabilito la pena latae sententiae
Articolo pieno di errori non solo dogmatici, ma addirittura di "cultura comune".
Se non potete studiare la teologia che indica l’invalidità certa di queste ordinazioni, almeno cercate di non fare errori riguardo cose di dominio pubblico, primo fra tutti il fatto che Milingo non sia Cardinale.
PAPA, CARDINALE, ’CARDINALE’, ARCIVESCOVO EMERITO, ARCIVESCOVO, VESCOVO, PRETE .....
Caro Signor P.P. XX
ti ringrazio molto per l’attenzione: e per le sottolineature. Sai, di Ordini Gerarchici, io (di "cultura comune" e, aggiungo, "volgare") non me ne intendo e - sinceramente - non so quanto GRANDE sia la differenza tra "ARCIVESCOVO EMERITO", "CARDINALE", e "PAPA".
Permettimelo, queste sono "quisquilie e pinzellacchere"! Al di là e al di sotto di quello che appare e della "teologia che indica la invalidità certa di queste ordinazioni", ciò che è da pensare è IL PROBLEMA che Milingo pone e che non può essere più "nascosto" e "negato"!!!
Nella sfida di Milingo (al di là dello stesso caso) ci sono questioni antropologiche e teologiche che non possono essere più rinviate - pena la fine della stessa Chiesa cattolico-romana!!! A mio parere, questa è la situazione: ormai l’Imperatore ’Costantino’, stracarico di splendidi vestiti e in-credibili insegne, ha davanti i ’bambini’ e le ’bambine’ di tutta la Terra. L’hanno visto e l’hanno gridato al mondo: il Papa-Imperatore è nudo - e i Cardinali-Baroni pure!!! Cosa farà l’imperatore? Ucciderà (ancora una volta) i ’bambini’ e le ’bambine’ ... o ammetterà ... la sua caduta nello spirito della menzogna e del Mentitore?! Probabilmente, ....
La tragedia, tuttavia, è finita!!! Già è cominciata la COMMEDIA, quella DIVINA ... A proposito, se hai tempo, leggi pure Pirandello, Un "goj" (da "Novelle per un anno"):ti farai una bella amara risata! AH, dimenticavo: ovviamnete, ri-leggi pure I PROMESSI SPOSI. Troverai - abbi fiducia e mente aperta! - sicuramente più tracce del messaggio eu-angélico lì, che non in tutta la "Dominus Iesus" e la "Deus caritas est"!
Questa è la mia opinione ... Vedi un pò: se, per caso, riflettendo di più e più ampiamente intorno al e sul caso dell’Ecc.mo Mons. Emmanuel Milingo, Arcivescovo emerito di Lusaka, ti verranno nuove idee o avrai altri rilievi da fare, scrivi (e metti il tuo Nome!).
Grazie. M. saluti.
Federico La Sala
Caso Milingo. Vengono alla luce i legami tra il vescovo ribelle e il reverendo Moon
di Agenzia ADISTA n. 89 del 23-12-2006 *
33676. NEW YORK-ADISTA. Preti sposati con i soldi del reverendo Moon: questa volta il legame tra il grande tycoon coreano nonché leader spirituale della setta da lui stesso fondata e mons. Emmanuel Milingo è alla luce del sole (v. Adista n. 69/06). La celebrazione che ha avuto luogo il 10 dicembre in New Jersey, di fronte a Manhattan, appena al di là del fiume Hudson, nella quale Milingo ha ordinato al sacerdozio due diaconi sposati (Dominic Riccio e Raymond Grosswith), e alla quale hanno partecipato circa cento persone, è stata infatti finanziata da Moon, come lo stesso Milingo ha affermato in un comunicato stampa. "Oggi siamo presenti come beneficiari del reverendo Moon", si legge. "Allo scopo di garantire il successo della nostra convocazione, egli ha fatto sì che le sue organizzazioni chiave dessero il loro massimo appoggio in ogni modo necessario a Married Priests Now. Affermazione ben diversa da quella rilasciata, a luglio, quando Milingo aveva negato che il denaro di Moon avesse cominciato a fluire nelle casse di della sua neonata organizzazione; "Per il momento non abbiamo fondi - aveva detto all’epoca - e i nostri preti lavorano per mantenersi".
Milingo prosegue cantando le lodi di Moon: "Ho avuto la prova dello zelo di Moon per la realizzazione del Regno di Dio - ha scritto -. Il suo impegno per il benessere del mondo intero fa di lui non solo un benefattore dell’umanità ma, cosa più importante, una persona la cui visione delle cose, umiltà e santità di vita hanno risvegliato il nostro coraggio e la nostra determinazione ad organizzare e a fare ciò che sappiamo da Dio essere giusto".
Come sottolinea il settimanale cattolico americano National Catholic Reporter (11/12), il connubio tra Milingo e Moon è tanto più singolare, dal momento che le dottrine diffuse da Moon mal si conciliano con quelle cattoliche: la salvezza di Cristo sulla croce, per esempio, sarebbe incompleta perché Cristo è morto prima di sposarsi ed avere una famiglia: Moon rappresenterebbe dunque il completamento della salvezza spirituale portata da Cristo. Di qui il ruolo di Moon, che si presenta come "salvatore", "messia" e "Signore che ritorna" per creare una "nuova famiglia umana" di razza "gialla", derivante dai matrimoni interrazziali che egli celebra in massa. Il progetto sarebbe reso più agevole dalla costruzione di un tunnel di 52 miglia sotto lo stretto di Bering (il Peace King Tunnel, in cui peace King, il re della pace, fa riferimento a Moon) che unirebbe Russia e Stati Uniti. Per questo progetto, Moon avrebbe deciso di stanziare 200 miliardi di dollari. (ludovica eugenio)
* www.ildialogo.org, Lunedì, 18 dicembre 2006
Il Vaticano conferma la scomunica ad associazioni cattoliche USA: non sono riconciliabili con la fede
di Agenzia ADISTA n.89 del 23-12-2006 *
33674. LINCOLN (NEBRASKA)-ADISTA. Il Vaticano ha confermato la validità della scomunica dei membri del gruppo di attivisti per la riforma della Chiesa Call to Action, perché le loro posizioni - secondo quanto scrive il card. Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione dei vescovi - sono “inaccettabili da un punto di vista dottrinale e disciplinare”.
Dieci anni fa, nel 1996, mons. Fabian W. Bruskewitz, vescovo della diocesi di Lincoln, nel Nebraska, aveva emesso una “dichiarazione di legislazione extrasinodale” in cui si informavano gli aderenti a Call to Action e ad altre 10 associazioni che sarebbero stati automaticamente scomunicati se non avessero rinunciato alla loro affiliazione nel giro di un mese. La sezione del Nebraska di Call to Action aveva fatto appello alla Santa Sede per far dichiarare invalida la legislazione e quindi la scomunica. Il Vaticano però - che ha risposto al vescovo Bruskewitz senza mai rivolgersi direttamente all’associazione - ha giudicato l’azione “appropriata” e presa “nei limiti delle competenze” del vescovo come pastore della diocesi. “Il giudizio della Santa Sede”, ha scritto in inglese il card. Re il 24 novembre scorso, “è che le attività di Call to Action nel corso di questi anni sono in contrasto con la fede cattolica per opinioni e posizioni che sono inaccettabili dal punto di vista dottrinale”. “Quindi”, conclude il cardinale, “essere membro di questa associazione o sostenerla è irreconciliabile con una vita coerente nella fede cattolica”.
Call to Action considera la lettera di Re a Bruskewitz “disgraziata” e pensa che a Roma si agisca senza un’adeguata informazione: il Vaticano non ha mai interpellato l’organizzazione per accertare le sue posizioni ma si è basato unicamente su quanto riportato dal vescovo di Lincoln. Ad esempio, come racconta Jim McShane che ha stilato materialmente il primo appello contro la scomunica, sul giornale diocesano è stato riportato che i membri di Call to Action non condividono la dottrina del Credo e dubitano della realtà dell’incarnazione di Cristo. Ma McShane - di cui il card. Re ha anche sbagliato il nome proprio nella lettera - risponde che in realtà i temi per cui si batte la sua associazione sono soprattutto il ruolo delle donne nella Chiesa e la protezione dei minori dagli abusi sessuali. Non solo Monsignor Bruskewitz, dice Nicole Sotelo, portavoce nazionale di Call to Action, è “l’unico vescovo americano a negare alle ragazze di poter fare le chierichette”, ma la sua è “la sola diocesi in cui non è stato applicato il regolamento della Conferenza episcopale statunitense per la protezione dei bambini”. Il vescovo si è infatti rifiutato, all’indomani dello scandalo pedofilia che ha travolto numerose diocesi negli Stati Uniti, di chiedere controlli sui precedenti di impiegati e volontari che lavorano con i bambini e non ha permesso uno studio approfondito per ricostruire tutti i casi di abusi sessuali da parte di preti degli ultimi 50 anni, perché il suo esito sarebbe stato probabilmente “calunnioso” per la Chiesa.
Anche se nella sua lettera il card. Re parla solo di Call to Action, tra le associazioni scomunicate dal vescovo di Lincoln figurano anche Planned Parenthood e Catholics for a Free Choice (cattolici favorevoli all’aborto), organizzazioni massoniche e persino la “Società di San Pio X”. Singolarmente, però, tra gli uffici della diocesi figura anche un “Apostolato per la messa tridentina”. “I genitori devono dire ai figli che non possono provare ogni medicinale che trovano nell’armadietto o bere da ogni bottiglia che trovano”, ha detto mons. Bruskewitz commentando la decisione vaticana. “La Chiesa è nostra madre e ci dà delle istruzioni per proteggerci da pericoli di cui non ci accorgiamo”. Chi volesse riconciliarsi con la Chiesa, ha dichiarato sempre il vescovo, deve “ripudiare per iscritto” la propria affiliazione all’associazione, eliminare ogni contatto con gli altri affiliati e cercare il sacramento della riconciliazione da un sacerdote: potrebbe anche venir chiesta una professione di fede, ha aggiunto. Quelli del vescovo sono “metodi medievali”, secondo Call to Action, che ha dichiarato che i suoi membri continueranno a frequentare regolarmente le loro parrocchie e a lottare per la riforma della Chiesa. L’organizzazione, che non prevede mosse simili da parte di altri prelati, impugnerà comunque la decisione di fronte al tribunale della Segnatura apostolica. (alessandro speciale)
* www.ildialogo.org, Lunedì, 18 dicembre 2006