[...] Dietro l’etichetta di “clandestini” ci sono insomma persone che lavorano duramente nelle nostre case, nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri. Non di rado in condizioni di supersfruttamento, reso possibile dalla loro condizione di invisibilità e illegalità. L’illegalità maggiore non è però la loro, che hanno colpa solo di non avere documenti in regola, bensì quella di chi approfitta di una legge sbagliata per violare i diritti più elementari.
Ma negare diritti fondamentali anche a un solo uomo è come negarli a tutti quanti [...]
Illegale non è il “clandestino”. Ma chi sfrutta la legge
di Luigi Ciotti (www.liberazione.it, 04.10.2006)
Risposte diverse, risposte che nascano da un reale interrogarsi, da un reale farsi raggiungere dallo stupore, dall’inquietudine.
Credo che debba partire da qui una diversa politica sull’immigrazione.
I grandi flussi immigratori non sono una fatalità, sono la conseguenza di un mondo ingiusto, di politiche incapaci di dare a tutti dignità, speranza, futuro.
I dati li conosciamo. Cito solo alcuni esempi. 852 milioni di persone che soffrono la fame. Un miliardo e 100mila che non ha accesso a fonti di acqua potabile - e 8 milioni che muoiono ogni anno per questo motivo. 15 milioni che, nello stesso periodo, vengono uccise dalle malattie infettive: il 97% nei Paesi del Sud del mondo.
L’immigrazione nasce anche da qui. Nessuno abbandona volentieri la sua terra, i suoi affetti, le sue radici. Lo fa se ha come alternativa la miseria, la guerra, la morte. E miseria, guerra, morte sono una realtà, oggi, per tante, per troppe persone. Volti e storie che arrivano nel ricco Occidente (1000 miliardi di dollari spesi ogni anno in armi, per gli economisti basterebbe il 5% di questa cifra per combattere davvero povertà, denutrizione e AIDS) carichi di sofferenza, di fragilità, di speranza. E cosa vi trovano? I CPT. Realtà di negazione di diritti, luoghi al di sotto di standard minimi di civiltà e umanità, come sappiamo da chi ha avuto modo di visitarli. Strutture per giunta costose e neanche funzionali al fine per il quale sono state costruite. Dal 1999, data della loro nascita, sono costate allo Stato 500 milioni di euro - quasi 1000 miliardi delle vecchie lire. Hanno visto passare 98mila persone, ma il provvedimento di espulsione è stato effettuato solo in minima parte: 3 casi su 10.
Nessuno ha ricette in tasca, ma un fenomeno come quello migratorio, carico di sofferenza, fatica, ferite morali e materiali, necessita di ben altre risposte. Necessita di un’Unione Europea che cessi di essere “Fortezza Europa”. Consapevole che la sua crisi demografica ed economica è irrisolvibile senza il contributo delle persone immigrate, e capace perciò di costruire percorsi d’integrazione, inventare forme di cittadinanza e di estensione dei diritti.
Necessita, per quel che ci riguarda, di una riforma radicale della Bossi-Fini, una legge che ha incentivato la clandestinità e il lavoro nero, consegnando tanti poveri cristi in mano al caporalato e alle mafie, alimentando al contempo un ghetto mentale di paura e pregiudizio, una visione dell’immigrato come di potenziale criminale.
Eppure sono sempre più numerosi i fatti di cronaca che ci parlano di generosità, di autentico slancio umano, e proprio da parte di chi si trova nel nostro territorio ancora privo di documenti e permessi. Vorrei citarne due, di questa estate, esemplari nella loro testimonianza di umanità e responsabilità civile.
Nasser Othman, 27 anni, lo scorso 2 luglio non esita a buttarsi in mare e a salvare tre ragazzi che stavano annegando. Nasser lavora ed è nato in Italia, ma non ha i documenti a posto: a 12 anni ha lasciato il nostro Paese per rientrarvi a 24. Dopo il salvataggio viene riconosciuto come clandestino, condannato a 5 mesi di reclusione e destinato all’espulsione. Il 25 agosto la vicenda si ripete in altre acque con un epilogo tragico: Iris Palacios Cruz, 27enne honduregna, sprovvista di permesso di soggiorno e impiegata come baby sitter presso una famiglia di Roma, perde la vita per cercare di salvare dalle onde la piccola Letizia di 11 anni, figlia dei suoi datori di lavoro. A Ines, almeno, il Presidente Napolitano assegna la medaglia d’oro alla memoria.
Dietro l’etichetta di “clandestini” ci sono insomma persone che lavorano duramente nelle nostre case, nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri. Non di rado in condizioni di supersfruttamento, reso possibile dalla loro condizione di invisibilità e illegalità. L’illegalità maggiore non è però la loro, che hanno colpa solo di non avere documenti in regola, bensì quella di chi approfitta di una legge sbagliata per violare i diritti più elementari.
Ma negare diritti fondamentali anche a un solo uomo è come negarli a tutti quanti.
E’ solo la loro universalità, infatti, a renderli concreti e operanti, strumenti di quella giustizia che custodisce ogni vita nella sua più profonda dignità.
4 ottobre 2006
Il testo di modifica della legge Bossi-Fini *
Ddl delega Cdm 28.6.2007
Il Consiglio dei Ministri del 28 giugno 2007 ha approvato il disegno di legge delega che modifica la famigerata legge Bossi-Fini.
Il provvedimento ha ottenuto il parere favorevole della Conferenza Unificata Stato-Regioni il 14 giugno.
Vengono modificati i meccanismi di ingresso in Italia per lavoro.
In particolare vengono modificati i flussi. Ci sarà una programmazione triennale delle quote di stranieri che potranno essere ammessi con la eccezzione degli stagionali, delle colf e delle badanti il cui numero eccederà le quote fissate. Ci sarà un canale privilegiato per i lavoratori altamente qualificati con la creazione di un collocamento all’estero presso le sedi diplomatiche o presso organizzazioni internazionali, ubicate nei Paesi di provenienza degli immigrati. Viene modificato anche il sistema dei CPT, i Centri di permanenza temporanea con la interruzione della continuità carcere-CPT, con nuove procedure per l’identificazione degli stranieri che non passeranno più dai CPT che non avranno più carattere detentivo. I cittadini con permesso di soggiorno di lungo periodo potranno votare e candidarsi alle elezioni comunali. Dopo l’approvazione della legge da parte del Parlamento il governo avrà un anno di tempo per varare il decreto legislativo per l’attuazione.
DISEGNO DI LEGGE DELEGA AL GOVERNO PER LA MODIFICA DELLA DISCIPLINA DELL’IMMIGRAZIONE E DELLE NORME SULLA CONDIZIONE DELLO STRANIERO.
ARTICOLO 1
1. Il Governo è delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, e comunque non prima del gennaio 2008, un decreto legislativo per la modifica del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni secondo i seguenti principi e criteri direttivi:
a) promuovere l’immigrazione regolare, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di lavoro di cittadini stranieri, attraverso:
1) la revisione del meccanismo di determinazione dei flussi di ingresso, prevedendo, in particolare, una programmazione triennale delle quote massime di cittadini stranieri da ammettere ogni anno sul territorio nazionale e una procedura per l’adeguamento annuale delle quote ad ulteriori e nuove esigenze del mercato di lavoro, che tenga conto dei dati sulla effettiva richiesta di lavoro elaborati dal Ministro della solidarietà sociale, dei dati forniti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, delle indicazioni provenienti dai Consigli territoriali per l’immigrazione presso le prefetture - uffici territoriali del Governo, dei programmi di istruzione e di formazione professionale nei paesi di origine, delle indicazioni provenienti dalle Regioni e Province autonome sui flussi sostenibili in rapporto alle capacità di assorbimento del tessuto sociale e produttivo;
2) La partecipazione alle procedure di cui al punto 1 dei rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nonché degli enti e delle associazioni rappresentativi sul piano nazionale ed attivi nell’assistenza e nell’integrazione degli immigrati;
3) La previsione che, in relazione a necessità emergenti del mondo del lavoro, in occasione dell’adeguamento annuale delle quote, da adottare con procedura semplificata e accelerata, la quota stabilita per lavoro subordinato e autonomo possa essere superata, in presenza di un numero di richieste di nulla osta eccedenti la stessa quota, prevedendo la possibilità di introdurre un diverso tetto numerico sulla base del monitoraggio semestrale del numero di nulla osta al lavoro richiesti;
4) la previsione di opportune azioni di sviluppo dei canali per l’incontro della domanda e dell’offerta nel settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona e la promozione di specifiche azioni formative e di riconoscimento delle professionalità pregresse;
5) la istituzione, secondo un unico modello, di liste organizzate in base alle singole nazionalità con criteri cronologico, alle quali possano iscriversi i lavoratori stranieri che intendano fare ingresso in Italia per lavoro, anche stagionale, da coordinare con quelle già previste in attuazione delle intese conseguenti agli accordi per ingresso di lavoro e di rimpatrio con i Paesi di origine e alle procedure di ingresso per lavoro e da realizzare prioritariamente con Stati che abbiano dimostrato un atteggiamento collaborativi in materia di contrasto alla immigrazione clandestina;
6) L’individuazione di una pluralità di soggetti, come enti e organismi nazionali o internazionali con sedi nei paesi di origine o autorità degli stessi paesi, ai quali affidare, mediante convenzione con lo stato italiano, la responsabilità della iscrizione nelle liste e della loro tenuta, prevedendo la trasmissione delle liste alle rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero;
7) la definizione di una procedura per l’iscrizione alle liste di cui al punto 5), che tenga conto del grado di conoscenza della lingua italiana, dei titoli e della qualifica professionale posseduta, dell’eventuale frequenza di corsi di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine, nell’ambito dei quali sia garantita la diffusione dei valori a cui si ispira la Costituzione italiana e dei principi su cui si basa la convivenza della comunità nazionale;
8) l’istituzione di una Banca dati interministeriale di raccolta delle richieste di ingresso per lavoro e delle offerte di lavoro, da coordinare con quelle attualmente operative, da utilizzare transitoriamente fino alla attivazione delle liste di cui al punto 5;
9) l’ingresso nel territorio dello Stato per inserimento nel mercato del lavoro, nell’ambito delle quote a tal fine previste, del cittadino straniero, iscritto nelle liste di cui al punto 5 ove istituite nel Paese di residenza ovvero iscritto nella banca dati di cui al punto 8, a seguito di richiesta, nominativa o numerica, proveniente da regioni, province autonome, enti locali, associazioni imprenditoriali, professionali e sindacali nonché istituti di patronato, con la costituzione di forme di garanzia patrimoniale a carico dell’ente o associazione richiedente;
10) la revisione dei canali di ingresso e soggiorno agevolato al di fuori delle quote e con esclusione dall’iscrizione nelle liste o nella banca dati, rivedendo le procedure, le categorie e le tipologie previste dall’articolo 27 del decreto legislativo 25 luglio 1998 n. 286;
11) la previsione di una quota stabilita nel decreto di programmazione dei flussi destinata all’ingresso nel territorio dello stato per inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero, iscritto nelle liste di cui al punto 5 ove istituite nel Paese di residenza ovvero iscritto nella banca dati di cui al punto 8, che sia in possesso di risorse finanziarie adeguate al periodo di permanenza sul territorio nazionale e al contributo di cui alla leggera g) punto 1, ovvero che sia richiesto nominativamente da parte del cittadino italiano o dell’Unione europea ovvero di titolare del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, in possesso di un reddito adeguato a prestare idonea garanzia patrimoniale limitatamente ad un solo ingresso per anno e con possibilità di nuova richiesta per gli anni successivi, previa dimostrazione dell’inserimento lavorativo o del rimpatrio dello straniero precedentemente garantito;
b) agevolare l’invio delle rimesse degli stranieri verso i Paesi di origine, attraverso:
1) misure finalizzate a incentivare il ricorso a strumenti legali per il trasferimento delle rimesse, promuovendo accordi con le associazioni di categoria al fine di ridurre i costi di trasferimento;
2) misure di cooperazione allo sviluppo volte a valorizzare e canalizzare le competenze dei migranti e le risorse da loro prodotte ai fini dello sviluppo dei Paesi di origine, nel rispetto della titolarità individuale e privata di tali risorse;
3) misure volte a favorire l’utilizzo delle competenze acquisite dai migranti in Italia ai fini dello sviluppo dei Paesi di origine, in particolare attraverso l’impiego dei cittadini stranieri quali esperti in attività di cooperazione allo sviluppo e l’incentivazione del ritorno produttivo, temporaneo o definitivo, dei migranti nei Paesi di origine, permettendo il mantenimento dello status di soggiornante regolare in Italia nel caso di partecipazione a specifici progetti effettuati in collaborazione con i Ministeri competenti;
c) semplificare nel rispetto dei vincoli derivanti all’Italia dall’adesione agli accordi di Schengen, le procedure per il rilascio del visto per l’ingresso nel territorio nazionale anche attraverso la revisione della documentazione da esibire da parte dello straniero interessato e la previsione dell’obbligo di motivazione del diniego per tutte le tipologie di visto, prevedendo forme di tutela e garanzia per i richiedenti i visti;
d) semplificare le procedure ed i requisiti necessari per il rilascio del nulla osta, del permesso di soggiorno e del suo rinnovo, eliminando il contratto di soggiorno, prevedendo sportelli presso i Comuni, per presentare le richieste di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno e per il ritiro del documento e, dopo una congrua fase transitoria, il passaggio delle competenze ai comuni per il rinnovo del permesso di soggiorno, adeguando e graduando la durata dei permessi di soggiorno, razionalizzando i relativi procedimenti anche con una riorganizzazione degli sportelli unici per l’immigrazione istituiti presso le Prefetture-Uffici Territoriali del Governo attraverso forme di supporto e collaborazione alle loro attività da parte degli enti pubblici nazionali, degli enti locali, delle associazioni di dato di lavoro, di lavoratori, nonché di associazioni di promozione sociale del volontariato e della cooperazione attraverso:
1) l’allungamento dei termini di validità iniziali dei permessi di soggiorno non stagionali, la cui durata è raddoppiata in sede di rinnovo, con l’unificazione dei termini per la relativa richiesta, prevedendo, in particolare, il rilascio del permesso di soggiorno per una durata pari ad un anno per un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato di durata inferiore o pari ai sei mesi, per due anni per un rapporto di lavoro superiore a sei mesi e per tre anni per un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o autonomo;
2) la previsione di misure idonee ad assicurare la continuità degli effetti del soggiorno regolare nelle more del rinnovo del permesso di soggiorno;
3) l’estensione del periodo di validità del permesso di soggiorno per attesa occupazione, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, ad un anno, ovvero alla maggiore durata degli istituti previsti dalla normativa vigente in materia di ammortizzatori sociali, ove applicati, con possibilità di un solo rinnovo del medesimo permesso, in presenza di adeguati mezzi di sussistenza, e con la previsione di misure dirette a consentire l’assunzione, su formale iniziativa del datore di lavoro, di uno straniero già titolare di un permesso di soggiorno per lavoro subordinato da almeno diciotto mesi che abbia perso la regolarità del soggiorno a seguito di cessazione del suo ultimo rapporto di lavoro;
4) la revisione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, da rilasciare da parte del Prefetto , sentiti il consiglio territoriale per l’immigrazione ed il Questore, anche a favore dello straniero che dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile e non costituisca una minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, disciplinando ipotesi di riconoscimento del diritto di ricongiungimento familiare a favore del titolare del permesso compatibilmente con la normativa comunitaria;
5) la previsione della possibilità di svolgere attività lavorativa per lo straniero che ha titolo di soggiornare sul territorio nazionale in ragione di disposizioni di legge senza dover dimostrare il possesso di risorse economiche;
e) prevedere in conformità al capitolo C della convenzione sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale, fatta a Strasburgo il 5 febbraio 1992, l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative a favore degli stranieri titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo alle modalità di esercizio e alle condizioni previste per i cittadini dell’Unione europea;
f) armonizzare la disciplina dell’ingresso e soggiorno sul territorio nazionale alla normativa dell’Unione europea anche prevedendo la revisione degli automatismi collegati alla sussistenza di determinati presupposti o all’assenza di cause ostative, con l’introduzione di una piu’ puntuale valutazione di elementi soggettivi;
g) rendere effettivi i rimpatri, graduando le misure d’intervento anche al fine di migliorare il contrasto dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina incentivando la collaborazione a tal fine dell’immigrato, attraverso:
1) la previsione di programmi di rimpatrio volontario ed assistito indirizzati anche a cittadini stranieri non espulsi privi di necessari mezzi di sussistenza per il rientro nei Paesi di origine o di provenienza, finanziati da un "fondo nazionale rimpatri" da istituire presso il Ministero dell’Interno alimentato con contributi a carico dei datori di lavoro, degli enti o associazioni, dei cittadini che garantiscono l’ingresso degli stranieri e degli stranieri medesimi;
2) la differenziazione della durata del divieto di reingresso per gli stranieri espulsi in considerazione della partecipazione ai programmi di rimpatrio di cui al precedente punto 1 nonché ai motivi dell’espulsione;
3) la rimodulazione delle scelte sanzionatorio correlate alla violazione delle disposizioni in materia di immigrazione mediante la previsione di un meccanismo deterrente graduale, anche con riferimento al tipo di sanzione da irrogare (amministrativa o penale) in relazione alla gravità e alla reiterazione delle violazioni, nonché ai motivi dell’espulsione;
4) la riconduzione per i casi in cui si preveda il ricorso alla sanzione penale, delle procedure correlate alla violazione delle disposizioni in materia d’immigrazione nell’alveo degli istituti e dei principi stabiliti in via generale dal codice penale e di procedura penale;
5) la revisione delle modalità di allontanamento con sospensione dell’esecuzione er gravi motivi, tenendo conto della natura e gravità delle violazioni commesse ovvero della pericolosità per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato dello straniero espulso;
6) l’attribuzione delle competenze giurisdizionali al giudice ordinario in composizione monocritica;
h) superare l’attuale sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza, promuovendone e valorizzandone la funzione di accoglienza, di soccorso e di tutela dell’unità familiare, e modificando la disciplina relativa alle strutture di accoglienza e di trattenimento degli stranieri irregolari in modo da assicurare comunque sedi e strumenti efficaci per l’assistenza, il soccorso e l’identificazione degli immigrati ed il rimpatrio di quanti sono legittimamente espulsi attraverso;
1) La revisione delle caratteristiche strutturali e gestionali delle strutture finalizzate all’accoglienza, al soccorso, con particolare attenzione alla tutela delle esigenze di rispetto e protezione dei nuclei familiari con minori, e alla identificazione degli stranieri presenti irregolarmente sul territorio nazionale e privi di mezzi di sostentamento per il tempo strettamente necessario a tali fini, prevedendo misure di sicurezza strettamente limitate e proporzionate in relazione alle loro finalità, con un congruo orario di uscita per gli stranieri già identificati o anche non identificati, per ragioni a loro non imputabili, dopo un congruo termine per le operazioni di identificazione, e con l’individuazione di forme di gestione in collaborazione con gli enti locali, le Aziende Sanitarie Locali ed associazioni o organizzazioni umanitarie intese ad assicurare una informazione specifica sulle procedure di asilo, sulla normativa in materia di tratta e di grave sfruttamento del lavoro nonché sulle modalità di ingresso regolare nel territorio nazionale e sui programmi di rimpatrio volontario e assistito;
2) L’introduzione di procedure amministrative per identificare gli stranieri durante l’esecuzione di misure idonee ad incidere sulla libertà personale, finalizzate ad escludere la necessità di un successivo trattenimento a tal fine;
3) la previsione di strutture per le espulsioni destinate esclusivamente al trattenimento dei cittadini stranieri da espellere che si sono sottratti all’identificazione con congrua riduzione del periodo di permanenza, e l’utilizzo delle medesime strutture per il tempo strettamente necessario nei confronti dei cittadini stranieri identificati o che collaborano fattivamente alla loro identificazione, quando non è possibile eseguire con immediatezza l’espulsione con accompagnamento coattivo, con la previsione di forme di gestione delle strutture per le espulsioni anche mediante la collaborazione e la previsione dei servizi di cui al punto 1, nonché la specifica regolamentazione dei diritti fondamentali della persona trattenuta;
4) la revisione della disciplina delle visite ai cittadini stranieri e dell’accesso alle strutture di cui ai punti 1 e 3, prevedendo in particolare l’accesso dei familiari dei cittadini stranieri regolarmente identificati, del Sindaco, del Presidente della Provincia e del Presidente della regione, nei cui territori è collocata la struttura, o da consiglieri o assessori, del responsabile delle associazioni che per finalità statuarie forniscono servizi di orientamento , informazione e tutela dei cittadini stranieri, nonché di rappresentanti degli organi di informazione e di stampa, nel rispetto della riservatezza dei cittadini stranieri e senza pregiudizio della funzionalità dei servizi;
i) favorire l’inserimento civile e sociale dei minori stranieri, compresi quelli affidati e sottoposti a tutela, adeguando le disposizioni sul loro soggiorno, attraverso:
1) il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari allo straniero, che al compimento della maggiore età, risulti a carico di uno o entrambi i genitori o rimanga a carico di colui che era affidatario o tutore, tenuto conto del reddito degli stessi;
2) la conversione, al compimento della maggiore età, del permesso di soggiorno, rilasciato al minore straniero non accompagnato in altre tipologie di permesso di soggiorno, compresa quella per eccesso al lavoro, a condizione che ne sussistano i presupposti e che il minore straniero abbia partecipato ad un progetto di accoglienza e tutela gestito da un ente pubblico o privato in possesso di determinati requisiti, con modalità idonee a valutarne l’inserimento sociale e civile da parte del Consiglio territoriale dell’immigrazione presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo secondo gli indirizzi generali formulati dal Comitato minori di cui al punto 5, cui vengono comunicati i relativi elementi informativi;
3) il rilascio del permesso per protezione sociale anche allo straniero che, avendo commesso reati durante la minore età, abbia concluso positivamente un percorso di reinserimento sociale, nelle forme e nei modi previsti dal codice penale e dalle norme sul processo minorile;
4) l’istituzione presso il Ministero della solidarietà sociale di un "Fondo nazionale di accoglienza e tutela a favore dei minori stranieri non accompagnati" per il finanziamento, anche parziale, dei progetti di cui al numero 2;
5) la riorganizzazione e la revisione della composizione e delle procedure del Comitato per i minori stranieri istituito presso il Ministero della solidarietà sociale, anche con la previsione di una funzione consultiva dei consigli territoriali per l’immigrazione presso le prefetture-uffici territoriali del Governo in ordine allo svolgimento delle attività di competenza del Comitato stesso e di una funzione consultiva del Comitato in ordine all’utilizzo del fondo di cui al punto 4;
6) la ridefinizione e l’estensione delle procedure di rimpatrio volontario assistito anche ai minori stranieri che, al raggiungimento della maggiore età, non possiedono i requisiti per la conversione del permesso di soggiorno per minore età, con la previsione di un titolo di proprietà per l’iscrizione nelle liste di lavoratori stranieri suddivise per nazionalità di cui alla lettera a) punto 5;
7) la previsione che, in caso di incertezza sulla minore età dello straniero, siano disposti gli opportuni accertamenti medico-sanitari e, ove tali accertamenti non consentono l’esatta determinazione dell’età si applicano comunque le disposizioni relative ai minori;
8) la previsione della convalida da parte del Tribunale dei minori del rimpatrio del minore ultraquattordicenne disposto senza il suo consenso o del minore infraquattordicenne;
L) favorire il pieno inserimento dei cittadini stranieri legalmente soggiornanti, mediante:
1) l’aggiornamento delle disposizioni relative al diritto-dovere di iscrizione al Servizio sanitario nazionale in relazione alle nuove tipologie di permesso di soggiorno e la razionalizzazione delle competenze in materia di assistenza sanitaria dei cittadini stranieri, in un’ottica di piena inclusione nel Sistema Sanitario Nazionale;
2) l’equiparazione ai cittadini italiani degli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno due anni e dei minori iscritti nel loro permesso di soggiorno in materia di accesso alle provvidenze di assistenza sociale, incluse quelle che costituiscono diritti soggettivi in base alla legislazione vigente in materia di servizi sociali, ad eccezione che per l’assegno sociale laddove non derivante dalla conversione del trattamento di invalidità in godimento;
m) consentire interventi di carattere straordinario e temporaneo di accoglienza da parte degli enti locali per fronteggiare situazioni di emergenza;
n) aggiornare le disposizioni relative alla composizione ed alle funzioni della Consulta per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie anche in relazione alla sua collocazione presso il Ministero della solidarietà sociale ed alla presidenza del Ministro della solidarietà sociale o di persona da lui delegata;
o) potenziare le misure dirette all’integrazione dei migranti, concepita come inclusione , interazione e scambio e non come coabitazione tra comunità separate, con particolare riguardo ai problemi delle seconde generazioni e delle donne anche attraverso la definizione della figura e delle funzioni dei mediatori culturali;
p) prevedere ulteriori fonti di finanziamento del Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, tra i quali contributi volontari dei datori di lavoro e contributi, donazioni o cofinanziamenti disposti da privati, enti, organismi anche internazionali e dall’Unione Europea;
q) favorire una adeguata tutela delle vittime di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, delle vittime di tratta, delle vittime di violenza o grave sfruttamento e garantire il loro accesso ai diritti previsti dalla normativa vigente attraverso;
1) la revisione della disciplina delle espulsioni che tenga conto della necessità di sospendere il provvedimento di espulsione nei casi vi siano fondati elementi per ritenere che lo straniero sia stato assoggettato ad una situazione di violenza e grave sfruttamento nel territorio nazionale;
2) la revisione della disciplina e della procedura di ricongiungimento familiare che consenta l’adozione di procedure accelerate e la semplificazione dei requisiti quando i familiari dello straniero che sia stato vittima di tratta o di grave sfruttamento corrano rischi per la propria incolumità in ragione dell’assoggettamento alla situazione di violenza o grave sfruttamento di cui lo straniero stesso è vittima;
3) l’esclusione della punibilità per i reati e le infrazioni relative alla condizione di soggiorno illegale, per mancata ottemperanza all’ordine di espulsione, commessi dallo straniero in condizioni di assoggettamento alla violenza e al grave sfruttamento;
r) coordinare, sul piano formale e sostanziale le disposizioni da emanare in attuazione ella presente delega con le altre disposizioni del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e con la legislazione nazionale e comunitaria vigente in materia.
2. Il decreto legislativo di cui al comma 1 è emanato su proposta dei Ministri dell’Interno e della solidarietà sociale di concerto, per i profili di rispettiva competenza, con i Ministri degli affari esteri, della giustizia, della difesa, del lavoro e della previdenza sociale, delle politiche europee, della salute, delle politiche per la famiglia, per i diritti e le pari opportunità, dell’istruzione, degli affari regionali e delle autonomie locali, delle riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione, delle politiche giovanili e attività sportive, delle politiche agricole alimentari e forestali e dell’economia e delle finanze. Lo schema di decreto legislativo è trasmesso alla Conferenza unificata di cui all’art. 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, che si esprime entro trenta giorni e alla Camera dei deputati e al Senato della repubblica per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di carattere finanziario, che si esprimono entro quaranta giorni dalla data di assegnazione, trascorsi i quali il decreto legislativo è emanato anche in assenza del parere.
3. Con uno o piu’ decreti legislativi da emanare entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo di cui al comma 1, possono essere adottate disposizioni correttive e integrative di quest’ultimo, nel rispetto dei principi e criteri direttivi e delle procedure stabiliti dal presente articolo.
4. Entro un anno dall’entrata in vigore del decreto di cui al comma 1, il Governo è delegato ad adottare sentito il consiglio di Stato che deve rendere il parere entro novanta giorni e senza nuovi o maggiori oneri e carico della finanza pubblica, un decreto legislativo per coordinare le disposizioni emanate ai sensi del comma 1 con le altre disposizioni concernenti l’immigrazione e la condizione giuridica dello straniero al fine di semplificare e garantire la coerenza logica, sistematica e lessicale della normativa.
5. I decreti legislativi di cui ai commi 2 e 3 la cui attuazione determini nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica sono emanati solo successivamente all’entrata in vigore di provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie.
* il Dialogo, Venerdì, 29 giugno 2007
Il ddl Amato-Ferrero sull’immigrazione*
Essendo un disegno di legge delega, quello licenziato martedì 24 aprile per la modifica della disciplina dell’immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero, entrerà in vigore non prima dei primi del 2009, perché avrà bisogno non solo dell’approvazione del Parlamento ma anche dei decreti delegati, anch’essi da approvare anche quelli in Parlamento.
Il ministro dell’Interno Giuliano Amato dopo il consiglio dei ministri, ha annunciato i primi due provvedimenti collegati al ddl. «La prima direttiva- ha spiegato Amato-,attuando le proposte della commissione De Mistura, chiude alcuni cpt di troppo e sottopone a verifica quelli che resteranno aperti». La seconda direttiva, «aprirà i cpt ai visitatori, compresa la stampa», anche se previa autorizzazione del prefetto, che stabilirà di volta in volta il numero di ingressi.
Il ddl prevede che il decreto flussi da annuale diventi triennale.
«Non intendiamo aumentere il numero degli immigrati che entrano in Italia, ma vogliamo evitare l’ingresso degli immigrati clandestini», avverte il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero.
Ci sarà una corsia preferenziale per l’ingresso di immigrazione di qualità. Per i lavoratori con requisiti è previsto un ingresso fuori quota attraverso uno sponsor di organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nonché di enti e delle associazioni nazionali maggiormente attivi nell’assistenza e nell’integrazione degli immigrati.
Ci saranno inoltre liste organizzate in base alle singole nazionalità presso consolati e ambasciate italiani all’estero o presso enti e gli organismi nazionali o internazionali con sedi nei paesi di origine convenzionate allo scopo con lo Stato italiano, da utilizzare anche per gli ingressi fuori quota, alle quali possano iscriversi i lavoratori stranieri che intendano fare ingresso in Italia per lavoro, anche stagionale, da coordinare con quelle già previste in attuazione delle intese conseguenti agli accordi per ingresso di lavoro e di rimpatrio con i Paesi di origine e alle procedure di ingresso per lavoro.
Ci sarà bisogno ora della definizione di una procedura per l’iscrizione alle liste che tenga conto del grado di conoscenza della lingua italiana, dei titoli e della qualifica professionale posseduta, dell’eventuale frequenza di corsi di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine.
Si prevede inoltre l’istituzione di una Banca dati interministeriale di raccolta delle richieste di ingresso per lavoro e delle offerte di lavoro, da coordinare con quelle attualmente operative, da utilizzare transitoriamente fino alla attivazione delle liste.
L’immigrato richiedente il permesso di soggiorno dovrà inoltre dimostrare di essere in grado di sostenersi nel periodo per il quale intende restare in Italia attraverso una garanzia patrimoniale iniziale e con possibilità di nuova richiesta, per gli anni successivi, previa dimostrazione dell’inserimento lavorativo o del rimpatrio in caso di disoccupazione.
Si definisce la necessità di semplificare le procedure per il rilascio del visto per l’ingresso anche attraverso la revisione della documentazione da esibire da parte dello straniero interessato e la previsione dell’obbligo di motivazione del diniego per tutte le tipologie di visto, prevedendo forme di tutela e garanzia per i richiedenti i visti (da discutere con il ministero per gli Affari Esteri). Così come devono essere semplificate le procedure per il nulla osta, del permesso di soggiorno e del suo rinnovo, eliminando il contratto di soggiorno e prevedendo per le procedure di rinnovo forme di collaborazione con gli enti locali, adeguando e graduando la durata dei permessi di soggiorno, razionalizzando i relativi procedimenti anche con una riorganizzazione degli sportelli unici per l’immigrazione istituiti presso le Prefetture-Uffici Territoriali del Governo attraverso forme di supporto e collaborazione alle loro attività da parte degli enti pubblici nazionali, degli enti locali, delle associazioni di datori di lavoro, di lavoratori, nonché di associazioni di promozione sociale del volontariato e della cooperazione.
I permessi di soggiorno avranno durata raddoppiata in sede di rinnovo, con l’unificazione dei termini per la relativa richiesta, prevedendo, in particolare, il rilascio del permesso di soggiorno per una durata pari ad un anno per un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato di durata inferiore o pari a sei mesi, per due anni per un rapporto di lavoro superiore a sei mesi e per tre anni per un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o autonomo.
Si prevede anche l’estensione del periodo di validità del permesso di soggiorno per attesa occupazione, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, ad un anno, ovvero alla maggiore durata degli istituti previsti dalla normativa vigente in materia di ammortizzatori sociali, ove applicati, con possibilità di un solo rinnovo del medesimo permesso, in presenza di adeguati mezzi di sussistenza, e con la previsione di misure dirette a consentire l’assunzione, su formale iniziativa del datore di lavoro, di uno straniero già titolare di un permesso di soggiorno per lavoro subordinato da almeno diciotto mesi che abbia perso la regolarità del soggiorno a seguito di cessazione del suo ultimo rapporto di lavoro.
Ci saranno poi permessi di soggiorno per motivi umanitari, che rilascerà il Prefetto, sentiti il Consiglio territoriale per l’immigrazione ed il Questore, anche a favore dello straniero che dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile e non costituisca una minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato.
Come prescrive la Convenzione di Strasburgo del 1992, il ddl concede l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative agli stranieri titolari del permesso di soggiorno per lungo periodo alle modalità di esercizio e alle condizioni previste per i cittadini dell’Unione europea, con cui si cerca una armonizzazione delle regole per l’immigrazione.
Per rendere effettivi i rimpatri, graduando le misure d’intervento, anche al fine di migliorare il contrasto dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina, si conta sulla collaborazione dell’immigrato, attraverso:
la previsione di programmi di rimpatrio volontario ed assistito indirizzati anche a cittadini stranieri non espulsi privi dei necessari mezzi di sussistenza per il rientro nei Paesi di origine o di provenienza, finanziati da un "Fondo nazionale rimpatri" da istituire presso il ministero dell’interno alimentato con contributi a carico dei datori di lavoro, degli enti o associazioni, dei cittadini che garantiscono l’ingresso degli stranieri e degli stranieri medesimi.
Ci sarà bisogno anche su questa complessa questione di apposite norme che disciplinino le modalità di esplusione tenendo conto della natura e gravità delle violazioni commesse ovvero della pericolosità per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato dello straniero espulso con attribuzione delle competenze giurisdizionali al giudice ordinario in composizione monocratica, a parte quelle di natura penale.
Si supera l’attuale sistema dei centri di permanenza temporanea e assistenza (cpt), promuovendo la funzione dei centri di accoglienza e di soccorso, e modificando la disciplina relativa alle strutture di accoglienza e di trattenimento degli stranieri irregolari in modo da assicurare comunque sedi e strumenti efficaci per l’assistenza, il soccorso e l’identificazione degli immigrati ed il rimpatrio di quanti sono legittimamente espulsi.
Si favorisce l’inserimento civile e sociale dei minori stranieri, compresi quelli affidati e sottoposti a tutela, adeguando le disposizioni sul loro soggiorno, attraverso:
1) il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari allo straniero che, al compimento della maggiore età, risulti a carico di uno o entrambi i genitori o rimanga a carico di colui che era affidatario o tutore, tenuto conto del reddito degli stessi;
2) la conversione, al compimento della maggiore età, del permesso di soggiorno, rilasciato al minore straniero non accompagnato, in altre tipologie di permesso di soggiorno, compresa quella per accesso al lavoro, a condizione che ne sussistano i presupposti e che il minore straniero abbia partecipato ad un progetto di accoglienza e tutela gestito da un ente pubblico o privato in possesso di determinati requisiti, con modalità idonee a valutarne l’inserimento sociale e civile da parte del Consiglio territoriale dell’immigrazione presso la Prefettura-Ufficio territoriale del Governo secondo gli indirizzi generali formulati dal Comitato minori di cui al punto 5, cui vengono comunicati i relativi elementi informativi;
3) il rilascio del permesso per protezione sociale anche allo straniero che, avendo commesso reati durante la minore età, abbia concluso positivamente un percorso riabilitativo con la partecipazione ad un programma di assistenza ed integrazione sociale ovvero nei confronti del quale sia stata dichiarata l’estinzione del reato per esito positivo della messa alla prova;
4) l’istituzione presso il ministero della Solidarietà sociale di un "Fondo nazionale di accoglienza e tutela a favore dei minori stranieri non accompagnati" per il finanziamento, anche parziale, dei progetti.
5) la riorganizzazione e la ridefinizione delle procedure del Comitato per i minori stranieri istituito presso il Ministero della Solidarietà Sociale, anche con la previsione di una funzione consultiva dei Consigli territoriali per l’immigrazione presso le Prefetture-Uffici territoriali del Governo in ordine allo svolgimento delle attività di competenza del Comitato stesso;
6) la ridefinizione e l’estensione delle procedure di rimpatrio volontario assistito anche ai minori stranieri che, al raggiungimento della maggiore età, non possiedano i requisiti per la conversione del permesso di soggiorno per minore età, con la previsione di un titolo di priorità per l’iscrizione nelle liste di lavoratori stranieri suddivise per nazionalità.
7) la previsione che, in caso d’incertezza sulla minore età dello straniero, siano disposti gli opportuni accertamenti medico-sanitari e, ove tali accertamenti non consentano l’esatta determinazione dell’età, si applichino comunque le disposizioni relative ai minori;
8) la previsione della convalida da parte del Tribunale dei minori del rimpatrio del minore disposto senza il suo consenso.
* l’Unità, Pubblicato il: 24.04.07, Modificato il: 25.04.07 alle ore 9.09
"Più immigrati ma per bene"
Via la Bossi-Fini. Amato: un colpo alla clandestinità
di GUIDO RUOTOLO *
ROMA. La Bossi-Fini va in soffitta. Chiudono i Cpt di Brindisi, Crotone e Ragusa, per gli altri, che apriranno le porte anche alla stampa, sono previste modifiche profonde. La prospettiva è un loro superamento graduale. Il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del Testo unico sulla immigrazione, il disegno di legge-delega Amato-Ferrero. Entro un anno il governo dovrà adottare un decreto legislativo per la sua attuazione. Commenta il ministro dell’Interno, Giuliano Amato: «La modifica della Bossi-Fini si è resa necessaria perché i meccanismi adottati dalla stessa legge per l’immigrazione hanno favorito uno sproporzionato ingresso di immigrazione clandestina rispetto a quella legale».
Per il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, quella approvata dal governo è una legge «più civile rispetto alla Bossi-Fini»: «La logica del provvedimento si basa su due pilastri: non aumentare il numero degli immigrati che devono entrare bensì evitare, come accade oggi, che la maggior parte degli ingressi avvenga clandestinamente; lavorare all’inclusione sociale di quanti vengono nel nostro Paese per stabilizzarsi e hanno diritto a tutta una serie di diritti». Diverse sono le novità previste dall’Amato-Ferrero, a partire dalla programmazione triennale dei «flussi» (elesticità solo per le badanti), agli sponsor-garanti, e all’autosponsor, ovvero una limitata quota di ingressi per inserimento nel mondo del lavoro a cittadini stranieri, iscritti nelle liste, che dimostrino di avere le risorse finanziarie adeguate al periodo di permanenza in Italia. Saranno formate liste di collocamento, consultabili anche su Internet, degli stranieri che vogliono venire in Italia a lavorare. Per i «talenti» nei campi della ricerca e della scienza, della cultura e dell’arte, dell’imprenditoria, dello spettacolo e dello sport è prevista la concessione «veloce» di un permesso di soggiorno aperto della durata massima di cinque anni.
Altre novità: procedure più semplici e veloci per il rilascio dei permessi di soggiorno, e i comuni avranno competenze sostanziali per il loro rinnovo. I permessi di soggiorno legati a lavori a tempo determinato saranno rilasciati per uno o due anni; quelli rilasciati per contratti a tempo indeterminato avranno una durata di tre anni. Si introduce anche l’elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative. L’approccio di Amato alla questione immigrazione clandestina capovolge la filosofia della Bossi-Fini: «L’immigrato non è un mafioso, dunque non ha senso che esista un diritto criminale speciale per lui. La disciplina della Bossi-Fini aveva qualcosa che riflette forse delle ideologie, cioè vedere nell’immigrato un potenziale nemico della legge con caratteristiche specifiche proprie. Se l’immigrato fa un falso documentale, il suo falso vale quanto quello fatto da un cittadino italiano da sette generazioni». Sulla copertura finanziaria della nuova legge, il ministro dell’Interno rassicura: «Nessun problema per il 2007, visto che le spese si collocano nel 2008. Si sta valutando se fare una quantificazione ora per poi rimettere il tutto al post-Finanziaria 2008, oppure rimandarla al post-Finanziaria 2008 senza neppure quantificare la spesa. Deciderà il ministero dell’Economia».
Dunque, chiudono alcuni Cpt ma per gli altri il destino sembra già segnato: «I Cpt - spiega il ministro dell’Interno - restano solo per coloro che si sono sottratti all’identificazione o sono in transito tra l’espulsione già decisa e il governo della sua effettiva attuazione». L’avvio delle procedure di identificazione in carcere (e non più nei Cpt) e l’adesione della Romania alla Ue - «l’anno scorso dei 22.000 clandestini entrati in Italia, 8000 erano romeni», ha precisato Amato - hanno svuotato i Cpt. Sostiene Amato: «Adesso ne occorrono di meno, in particolare nel Sud. Qualche problema rimane al Nord, dove ci sono dei centri che non sono in grado di ospitare nessuno in modo adeguato. Penso in particolare a Torino». Un centro che probabilmente sarà chiuso.
* La Stampa, 25/4/2007 (7:23)
Migranti e lavoratori con i sindacati a Milano: via la Bossi - Fini *
«Immigrati, lavoratori e cittadini» recita lo striscione in apertura del corteo organizzato dai sindacati confederali a Milano per chiedere la cancellazione della Bossi Fini. Secondo il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, bisogna prendere atto che la legge Bossi-Fini «ha fallito e ora si deve ripensare l’intera legislazione sull’immigrazione, lavorare sul permesso di soggiorno, riconsiderare il diritto d’asilo come ci chiede anche l’Onu». Anche per il segretario dei Ds Piero Fassino, presente alla manifestazione, «la Bossi-Fini va cambiata: è una legge che ha dimostrato di non essere in grado di governare il problema dell’ immigrazione, anzi ha aggravato alcune contraddizioni che si erano manifestate negli anni scorsi».
«Oggi in Italia un cittadino su 15 è di origine straniera, un lavoratore su 8 è nato in un altro Paese. Moltissimi di questi nuovi cittadini lavorano e pagano le tasse, ma non sempre godono degli stessi diritti e delle stesse opportunità dei loro colleghi italiani. Molti ancora sono presenti irregolarmente e costretti al lavoro nero anche per una legge ancora in vigore, la Bossi - Fini, che nei fatti alimenta l’economia sommersa e nega i diritti della persona».
È questa la premessa con cui, in occasione della Giornata internazionale dei Migranti (il 18 dicembre del ’90 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione Internazionale per la tutela dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie), i sindacati confederali italiani Cgil, Cisl e Uil, hanno organizzato per il 18 dicembre a Milano una manifestazione nazionale per chiedere al governo un "cambio di passo" nella legislazione in materia di diritti e migranti. Specialmente per quanto riguarda il lavoro.
I cittadini immigrati in Italia, spiegano i sindacati, sono oltre 3 milioni. Di questi, il 50% sono donne, 2 milioni sono coloro che lavorano (il 10% del mercato del lavoro) che diventa il 30% se riferito ai settori dell`edilizia, agricoltura, manifatturiero e servizi; 500 mila sono i ragazzi che frequentano le scuole, circa 700 mila i cittadini presenti irregolarmente e che, inevitabilmente, lavorano in nero. Sempre in base ai dati forniti dai sindacati, sono 240mila i migranti iscritti alla Cisl, 210mila quelli iscritti alla Cgil e 40mila quelli della Uil. «Con il programma elettorale, questo Governo ha assunto l’impegno di una riforma di sistema che superi la Bossi-Fini e l’impianto, peraltro fallito, proibizionista e discriminatorio della legislazione sull’immigrazione» scrivono in una nota unitaria Cgil, Cisl e Uil apprezzando alcuni atti positivi seppur «ancora incerti e condizionati da una logica emergenziale» compiuti dal governo fino a questo momento. Per i sindacati «rivedere la legislazione è una vera emergenza nazionale». Da ciò la richiesta al Governo di «accelerare questo processo di riforma a partire da una vera politica per gli ingressi legali che preveda un visto d`ingresso e un permesso per ricerca attiva e certificata di occupazione, basata anche sulla responsabilità individuale dell`immigrato».
Alla manifestazione nazionale di Milano aderisce anche l’Arci: «Il governo - osserva l’associazione - deve realizzare gli impegni assunti. La mobilitazione sociale deve spingere in questa direzione, contribuendo a costruire le condizioni per un consenso diffuso sui cambiamenti da mettere in atto».
* l’Unità, Pubblicato il: 16.12.06 Modificato il: 16.12.06 alle ore 20.30