[...] Ieri sera il ministro Gelmini si è incontrata con il Presidente Napolitano. Gli ha illustrato le linee guida del decreto che presenterà oggi in Consiglio dei ministri, precisando che gli altri provvedimenti saranno contenuti in un disegno di legge e discussi in Parlamento. Giorgio Napolitano ha auspicato che il confronto tra maggioranza e opposizione parta in un clima pacato. E l’accordo sembra alle porte: conferma dei concorsi già banditi e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, mantenimento dei due idonei per ogni prova, ma l’introduzione del sorteggio dei quattro docenti della stessa materia a livello nazionale. Tutto questo per evitare una raffica di ricorsi da parte degli aspiranti alla cattedra [...]
Il ministro Gelmini da Napolitano per illustrare il decreto: riforma con il dialogo
Il presidente ha auspicato un confronto pacato tra maggioranza e opposizione
Scuola, slitta il taglio delle classi
arriva il decreto sui concorsi
Rinviata al 2010 la chiusura delle scuole con meno di 50 alunni
e l’obbligo per le Regioni di presentare il piano entro il 30 novembre 2008
di CARLO BRAMBILLA e MARIO REGGIO *
ROMA - Le sviste del governo su scuola e università producono i primi effetti. Salta, per il 2009, la chiusura delle scuole con meno di 50 alunni, l’obbligo per le Regioni di presentare il piano entro il 30 novembre 2008 ed il conseguente commissariamento per quelle inadempienti. Tutto rinviato al 2010, ma solo con l’accordo degli enti locali. L’emendamento è stato presentato ieri dal relatore della maggioranza al Senato.
Oggi, in Consiglio dei ministri, il decreto Gelmini sui concorsi universitari: blocco delle assunzioni nei prossimi dodici mesi per gli atenei con i bilanci in rosso, deroga per le università che hanno i conti in regola. Blocco dei concorsi già banditi e nuove regole per la nomina delle commissioni per le cattedre. Si passerà dall’elezione diretta dei quattro commissari al sorteggio.
Ieri sera il ministro Gelmini si è incontrata con il Presidente Napolitano. Gli ha illustrato le linee guida del decreto che presenterà oggi in Consiglio dei ministri, precisando che gli altri provvedimenti saranno contenuti in un disegno di legge e discussi in Parlamento. Giorgio Napolitano ha auspicato che il confronto tra maggioranza e opposizione parta in un clima pacato. E l’accordo sembra alle porte: conferma dei concorsi già banditi e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, mantenimento dei due idonei per ogni prova, ma l’introduzione del sorteggio dei quattro docenti della stessa materia a livello nazionale. Tutto questo per evitare una raffica di ricorsi da parte degli aspiranti alla cattedra.
E ieri mattina Napolitano in visita al suo liceo di Padova: "Ai ricercatori farò tutto quello che mi è lecito fare. Ce la metterò tutta. Comprendo le contestazioni, ma dicono essere costruttive, nel rispetto della democrazia". Seguito dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: "Il decreto Gelmini non modifica nulla delle cose per cui gli studenti manifestano. Sull’università non ci saranno tagli eccessivi, il nostro obiettivo è spendere meglio".
Vediamo ora cosa accadrà nel mondo della scuola. Dopo l’opposizione compatta di Regioni, Province e Comuni al ridimensionamento delle scuole, il governo ha fatto chiaro passo indietro. Ora è necessario aprire un confronto con il governo per discutere la riorganizzazione dei servizi scolastici - commenta il presidente della Conferenza dei governatori Vasco Errani - fermo restando il carattere irrinunciabile del diritto allo studio". Bocce ferme dunque, ma è stato rinviato il piano di riduzione degli istituti scolastici, resta in piedi il progetto del maestro unico alle elementari: 10 mila posti in meno nel 2009. Ma cosa succederà l’anno dopo quando verranno concordati gli accorpamenti? Il rischio è che molti maestri unici si trasformeranno in esuberi.
Passiamo all’università. Il decreto allo studio del ministero prevede, oltre al blocco delle assunzioni per gli atenei con i bilanci in rosso, anche alcune deroghe: apertura al reclutamento per i giovani ricercatori con contratti a termine o a tempo indeterminato.
* la Repubblica, 6 novembre 2008
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
IL CASO
Università, Napolitano: sì a riforma ma riscontra "criticità" nel testo
Dubbi tecnici su alcuni articoli della legge varata dal Senato il 23 dicembre tra le proteste di studenti e docenti. Gelmini: "Osservazioni non su elementi portanti". Gli studenti: "Chiediamo a rettori di disobbedire" *
ROMA - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi promulgato la legge di riforma (testo) 1dell’università approvata dal Parlamento il 23 dicembre 2, rilevando la presenza di "criticità" nel testo. In una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri il capo dello Stato auspica infatti che "con successiva legislazione ministeriale" si risolvano le "talune criticità" riscontrate nel testo. Già in occasione dell’approvazione della legge in Senato, il Quirinale aveva espresso dubbi 3su alcune incongruenze tecniche del testo, poi specificate nella lettera.
In particolare, i rilievi del presidente riguardano l’articolo che riguarda la concessione di borse di studio anche su base della "appartenenza territoriale". Punto voluto dalla Lega nord nella riforma e considerato dal Quirinale a rischio incostituzionalità. Il presidente della Repubblica fa poi un preciso riferimento agli odg sul "sottofinanziamento del sistema universitario italiano" rispetto alla media europea.
Nella lettera al presidente del Consiglio, Napolitano sollecita quindi il governo a un confronto con tutte le parti per superare le criticità che permangono nel testo. E ricordando in modo inusuale il faticoso percorso della riforma, auspica che "il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate". Lo scontro si consegna dunque alla prossima fase, quella dei decreti attuativi.
Gelmini: "Osservazioni non su punti portanti". Ma il rettore... Per il ministro Gelmini le osservazioni del presidente della Repubblica non costituiscono una critica di sostanza alla sua riforma. ’’Esprimo la mia piena soddisfazione per la promulgazione della legge da parte del Presidente della Repubblica. Terremo, insieme al presidente Berlusconi, in massima considerazione le sue osservazioni. Appare evidente dall’analisi dei punti rilevati che nessuno di essi tocca elementi portanti e qualificanti della legge. Aver approvato la legge sull’università è un segnale positivo per il Paese perché dimostra che, seppur tra mille difficoltà, è possibile realizzare le riforme’’ ha detto il ministro dell’Istruzione.
Commenta il rettore di Sassari Attilio Mastini: "Non credo proprio che i rilievi del presidente della Repubblica siano secondari o irrilevanti. Si veda il richiamo ai finanziamenti, al dialogo con le altre componenti. E poi, per quanto riguarda l’articolo 6, il presidente riconosce la fondamentale funzione docente svolta dai ricercatori e afferma la necessità che il titolo aggregato non venga assegnato a intermittenza mese per mese, cancellandolo alla fine di ciascun anno accademico".
Il testo integrale della nota di Napolitano. "Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi promulgato la legge recante "Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonchè delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario". Il Capo dello Stato - si legge in una nota diffusa dal Quirinale- ha contestualmente indirizzato la seguente lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri:
Promulgo la legge, ai sensi dell’art. 87 della Costituzione, non avendo ravvisato nel testo motivi evidenti e gravi per chiedere una nuova deliberazione alle Camere, correttiva della legge approvata a conclusione di un lungo e faticoso iter parlamentare. L’attuazione della legge è del resto demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali; quel che sta per avviarsi è dunque un processo di riforma, nel corso del quale saranno concretamente definiti gli indirizzi indicati nel testo legislativo e potranno essere anche affrontate talune criticità, riscontrabili in particolare negli articoli 4, 23 e 26.
Per quel che riguarda l’articolo 6, concernente il titolo di professore aggregato - pur non lasciando la norma, da un punto di vista sostanziale, spazio a dubbi interpretativi della reale volontà del legislatore - si attende che ai fini di un auspicabile migliore coordinamento formale, il governo adempia senza indugio all’impegno assunto dal Ministro Gelmini nella seduta del 21 dicembre in Senato, eventualmente attraverso la soppressione del comma 5 dell’articolo. Per quanto concerne l’art. 4 relativo alla concessione di borse di studio agli studenti, appare non pienamente coerente con il criterio del merito nella parte in cui prevede una riserva basata anche sul criterio dell’appartenenza territoriale. Inoltre l’art. 23, nel disciplinare i contratti per attività di insegnamento, appare di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale. Infine è opportuno che l’art. 26, nel prevedere l’interpretazione autentica dell’art. 1, comma 1, del decreto legge n. 2 del 2004 sia formulato in termini non equivoci e corrispondenti al consolidato indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale.
Al di là del possibile superamento - nel corso del processo di attuazione della legge - delle criticità relative agli articoli menzionati, resta importante l’iniziativa che spetta al governo in esecuzione degli ordini del giorno Valditara e altri G 28.100, Rusconi ed altri G24.301, accolti nella seduta del 21 dicembre in Senato, contenenti precise indicazioni anche integrative - sul piano dei contenuti e delle risorse - delle scelte compiute con la legge successivamente approvata dall’Assemblea. Auspico infine che su tutti gli impegni assunti con l’accoglimento degli ordini del giorno e sugli sviluppi della complessa fase attuativa del provvedimento, il governo ricerchi un costruttivo confronto con tutte le parti interessate".
Gli sudenti: "Bloccheremo riforma negli atenei". Non hanno alcuna intenzione di arrendersi, neanche dopo la firma del Ddl, gli studenti universitari che promettono ancora battaglia: ’’Non siamo sorpresi. - commentano gli studenti di Link-Coordinamento Universitario - Il presidente Napolitano ci ha ricevuto e ascoltato con rispetto, ma non ci aspettavamo che fosse lui a dare battaglia al posto nostro. A bloccare la riforma Gelmini dovranno essere gli studenti, i dottorandi, i precari, i ricercatori, i tecnici-amministrativi, tutti coloro che vivono sulla propria pelle la schiavitù della precarietà e il furto di futuro operato da questa riforma’’. Il piano della mobilitazione, fanno sapere gli studenti, si sposta dal parlamento verso il governo, con l’attesa dei decreti attuativi, e verso gli atenei, con l’adeguamento degli statuti universitari alla nuova legge. ’’Chiediamo fin da subito a tutti i rettori di disobbedire, e su questo daremo battaglia. - annunciano - Costruiremo proposte di statuti universitari in grado di bloccare la riforma e cambiare l’università dal basso’’. Link fa poi notare che una delle ’’criticita’’’ individuate dal presidente Napolitano riguarda l’emendamento della Lega Nord che riserva ai residenti in una regione una quota delle borse di studio: ’’Il presidente ha sottolineato come quella norma razzista sia completamente incoerente con una legge che dice di favorire il merito - spiegano -. Ora tocca al governo rispettare la Costituzione e cancellare la norma razzista nel decreti attuativi’’. Di ’conquista’ degli studenti in merito alle osservazioni di Napolitano parla Luca Cafagna, 25 anni, studente di Scienze Politiche della Sapienza di Roma: ’’Le osservazioni del presidente della Repubblica alla legge Gelmini sono una piccola conquista del nostro movimento’’.
L’Udu - Unione degli studenti universitari, commenta così la firma di Napolitano. ’’La Gelmini non ha mai deliberatamente ascoltato le ragioni della protesta studentesca, non ha mai ricevuto documenti di organi accademici favorevoli alla riforma se non dei Rettori. Questo Governo si e’ chiuso in se’ stesso ed appeso a tre voti ha scelto di proseguire nell’approvazione di una legge quadro stravolgente per il sistema universitario e destrutturante’’. "Ha avuto piu’ di un anno di tempo per ascoltare le nostre ragioni, l’apertura al confronto dopo l’approvazione di una legge quadro e’ propria di una turista della democrazia. Continueremo la nostra mobilitazione per raccogliere, come abbiamo fatto in questi mesi, lo sdegno verso un Governo autoreferenziale e autoritario’’.
Di Pietro: "Legge iniqua", Pd: "Governo apra confronto". ’’Il rispetto istituzionale che abbiamo verso la Presidenza della Repubblica ci impone di prendere atto della decisione di Napolitano. Resta il fatto che riteniamo questo provvedimento ingiusto, iniquo ed incostituzionale’’. Lo afferma in una nota il Presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che aggiunge: ’’Ci auguriamo, ad ogni modo, che i dibattiti e le riflessioni successive possano frenare la portata devastante che caratterizza la riforma". Della necessità che il Governo apra un confronto con le parti interessate parla la capogruppo del Pd nella commissione Cultura della Camera Manuela Ghizzoni: ’’La lettera del Presidente della Repubblica conferma la grande attenzione e sensibilità riposta dal Quirinale. Altresì impegna il governo a un confronto con le parti interessate in tutta la complessa fase attuativa della legge Gelmini’’.
* la Repubblica, 30 dicembre 2010
In tutta Italia continua la mobilitazione contro la riforma Gelmini
A Roma si parte da piazza della Repubblica per arrivare a piazza del Popolo
Scuola, migliaia di studenti ai cortei
"L’Onda avanza e non ha paura"
ROMA - In tutta Italia non si arresta la mobilitazione contro la riforma della scuola. Nonostante le timide aperture del ministro Gelmini, gli studenti vanno avanti. A Roma il corteo degli universitari è confluito in quello degli studenti medi che aspettavano proprio nei pressi della Stazione Termini. Tutti insieme, percorrendo via Cavour, stanno andando verso piazza Venezia. Proprio in piazza Esedra sono arrivati - più o meno consapevoli che la manifestazione era di sinistra - quattro giovanissimi ragazzi (tre maschi e una femmina) con svastiche e croci celtiche. Immediata la reazione dei manifestanti che li hanno fatti uscire dalla manifestazione. Gli slogan sono quelli di sempre: no alla legge 133, alla privatizzazione dell’Università, ai tagli della finanziaria, alla riforma promossa dal Governo. Uno striscione apre il corteo degli universitari: "Noi la crisi non la paghiamo".
Milano. "Io non ho paura. Le denunce non fermano l’onda". È dedicato ai quattro studenti dell’Agnesi denunciati a inizio settimana per aver tentato di occupare il liceo, lo striscione di testa del corteo degli studenti delle superiori contro il decreto Gelmini. Alla manifestazione partita qualche minuto fa da largo Cairoli sono circa 200 gli studenti presenti. Intanto, gli universitari e gli altri manifestanti promettono blocchi didattici e lezioni all’aperto in stazione Garibaldi e in piazza Duomo. Una cinquantina di studenti della facoltà di scienze politiche e lettere e filosofia, si stanno muovendo in corteo verso piazza Duomo, dopo aver effettuato un volantinaggio sulle ragioni della loro protesta.
Napoli. Corteo di studenti delle scuole medie superiori e degli universitari a Napoli contro la riforma Gelmini. Gli studenti, partiti da piazza Mancini, stanno sfilando per le vie della città. Il corteo terminerà a piazza del Plebiscito per stazionare fuori alla Prefettura.
Pisa. Alcuni binari della stazione di Pisa sono stati occupati da partecipanti alla manifestazione in corso stamani nella città contro la legge 133, a cui stanno prendendo parte sia studenti universitari che medi. Sono stati accesi anche fumogeni. Alla stazione sono presenti le forze dell’ordine.La manifestazione era partita intorno alle 9 da piazza XX Settembre, sotto il Comune. Tra i 200 e i 300 i partecipanti.
Cagliari. Un corteo di 5000 studenti universitari e delle Medie superiori sta attraversando le vie di Cagliari per protestare contro la legge 133 sulla riforma della scuola e dell’università. La manifestazione, che si concluderà in piazza San Cosimo, è aperta da studenti che, ispirandosi alla canzone The wall, indossano maschere bianche e recano uno striscione con la scritta ironica "non ci serve l’istruzione".
Torino. Una bara di cartone nera con la fascia tricolore e la scritta ’Studenti e dipendenti affranti’ con davanti due lumini con i santini del premier Silvio Berlusconi e del ministro Giulio Tremonti e l’annuncio mortuario che recita ’Si e’ spenta in data 6 agosto 2008 l’università causa legge 133. Ne danno il triste annuncio gli studenti tutti e i dipendentì. E’ l’immagine che caratterizza la contro inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Torino che si sta svolgendo nel piazzale davanti all’ateneo dove è in corso la cerimonia ufficiale che apre il nuovo anno della facoltà. A Chivasso, al termine di un corteo studentesco di protesta: una cinquantina di ragazzi ha cercato di entrare in un liceo dove si stava facendo regolarmente lezione, solo dopo l’intervento dei carabinieri la situazione è tornata calma.
* la Repubblica, 7 novembre 2008
Fini bacchetta la maggioranza
"Finanziaria, anomala la fiducia"
ROMA - Una "anomalia". Gianfranco Fini, alla Camera, non ignora la protesta dell’opposzione per come la Finanziaria è approdata in aula. E avverte che se il governo metterà la fducia "ci troveremo in presenza di una situazione non soltanto anomala ma anche politicamente deprecabile. Una situazione che toglie alla Camera il diritto dovere di emendare e di assumersi le proprie responsabilità, attraverso il formarsi di maggioranze su questo o quell’emendamento".
Le parole di Fini fanno seguito alle dure proteste dell’opposizione per quanto accaduto stanotte in commissione bilancio quando la maggioranza ha blindato il testo, evitando ogni tipo di voto. Un comportamento che l’opposizione critica duramente: "Siamo ormai al governo che espropria, il Parlamento, compresa la sua maggioranza. Così non si può andare avanti" dice il vice presidente del gruppo Pd, Gianclaudio Bressa.
Oggi il provedimento approda in aula per l’avvio della discussione generale. Sono rimaste aperte le questioni relative agli emendamenti del relatore che riguardano l’aumento delle risorse per gli ammortizzatori sociali (da 450 a 600 milioni di euro) una rimodulazione del patto di stabilita’ interno per gli enti locali, il riconoscimento della specificita’ delle forze armate e forze di polizia (90 milioni di euro per il triennio 2009-2011). Una verifica riguardera’ anche le risorse per la scuola privata paritaria.
* la Repubblica, 6 novembre 2008
La Campania convoca gli stati generali della scuola del sud
Tutte le regioni meridionali a raccolta a Castelvolturno: pronti a stanziare 2 milioni
di Luigi Colombo (il manifesto, 05.11.2008)
NAPOLI.Un fronte unico per rilanciare l’idea di «una scuola pubblica di qualità in tutto il paese». Dal 7 al 9 novembre a Castelvolturno (Caserta), sono convocati gli «Stati Generali della Scuola del Sud». E per rispondere all’idea delle "classi ponte" si è scelta come location la cittadina casertana teatro della strage dei ghanesi, per ribadire la necessità di una scuola che si muovi un’ottica multietnica, disegnando le nuove prospettive del sistema-mezzogiorno basato sul modello di accoglienza e di accettazione delle diversità. A suggellare il messaggio di pace e integrazione, il concerto di Miriam Makeba e Maria Nazionale che chiuderà la tre giorni dedicata a Roberto Saviano.
A raccolta sono chiamate tutte le regioni del sud, «fortemente penalizzate», si legge nel documento di apertura, «sia in termini di distribuzione degli organici, sia più in generale in termini di distribuzione dei finanziamenti occorrenti al normale svolgimento dell’attività didattica». Con l’atroce dubbio che si voglia trasformare la scuola pubblica in una nuova zona di conquista per i mercati. «La centralità sociale e politica del sistema scolastico - spiega l’assessore all’Istruzione e al Lavoro della Regione Campania Corrado Gabriele - viene ad essere sacrificata in nome della razionalizzazione delle spese». Solo in Campania i tagli previsti fanno rabbrividire. Alla voce «obblighi formativi» si passa dai 30 milioni di euro di trasferimenti ad appena 9 milioni, mentre i rimborsi per i buoni libro passano da 17 milioni a 13.
E, sempre qui, dal prossimo anno, saranno 3200 le cattedre in meno, mentre in Lombardia si registrerà un più 800. «Questo - spiega ancora l’assessore campano - grazie al nuovo sistema calcolato sul "successo formativo", che non tiene conto della forte dispersione scolastica del Sud. Nella sola nostra regione la percentuale di ragazzi che abbandono la scuola è del 22% contro una media nazionale del 17». E in una terra martoriata dalla criminalità spesso lasciare l’ambiente scolastico equivale ad entrare in contatto con il malaffare.
La Regione supplisce da qualche anno con il programma «Scuole Aperte», consentendo a 500 plessi di aprire le porte nel pomeriggio, offrendo ai ragazzi una complessa e variegata offerta formativa. Un programma che rimedia anche all’atavica carenza di istituti che adottano il tempo pieno, fermi ad appena il 5% (la media settentrionale è del 45%). L’assessore all’Istruzione della giunta Bassolino ha già stanziato 300 milioni di euro per l’edilizia scolastica, 30 per "Scuole Aperte" e 20 per gli aggiornamenti agli insegnanti. «Le Regioni del sud sono pronte a mettere a disposizione circa 2 milioni di euro - annuncia Gabriele - e gli istituti sono pronti a richiedere il tempo pieno. Tutto inutile, però, se non abbiamo insegnanti a causa delle scellerate scelte del governo».
Università, il governo approva le linee guida *
Dopo giorni di polemiche e manifestazioni nelle piazze e nelle scuole di tutta Italia, il Consiglio dei ministri è passato alla fase 2: dopo la scuola, ora tocca all’Università. Quella su cui il governo ha promesso di aprire il dialogo. Nel dubbio, intanto, ha approvato le linee guida presentate dalla Gelmini, relative all’autonomia degli atenei, alla responsabilità e al merito. Il ministro promette che sarà «un documento programmatico» aperto «al dibattito del mondo accademico, e che sarà oggetto di discussione nelle commissioni parlamentari competenti».
Il testo, in sostanza, anticipa i punti principali della riforma universitaria, che sarà poi oggetto di un disegno di legge, e prevede la deroga parziale del turnover disposto dalla 133 dello scorso 6 agosto per l’assunzione dei giovani ricercatori, e modifica i meccanismi per la selezione di professori associali e ordinari.
Intanto, l’Onda degli studenti non si ferma, a Palermo come a Roma, dove gli universitari della Sapienza hanno rilanciato la manifestazione nazionale del 14 novembre «per chiedere il ritiro totale dei tagli contenuti nella legge 133 e del decreto 137». L’Onda, che attraversa gli atenei di tutta Italia, è secondo gli studenti «la stessa che vede mobilitarsi le maestre elementari contro la distruzione del tempo pieno e del modello pedagogico della scuola primaria, la stessa che parla alle centinaia di migliaia di insegnanti precari delle scuole superiori che perderanno ogni speranza di lavoro e stabilizzazione a causa dei tagli di Tremonti e Gelmini, la stessa che sta mobilitando i ricercatori precari dell’università e degli enti di ricerca per rivendicare la stabilizzazione e il rilancio della ricerca pubblica». A Roma fa eco Palermo, dove un cartello di università del Sud ha chiesto pari condizioni economiche per competere con quelle del Centro-Nord. I rettori degli atenei di Palermo, Messina, Reggio Calabria e Napoli II si sono riuniti per far sentire la loro voce, affinché il governo crei un quadro di parametri di valutazione certi per evitare disparità di trattamento. Nel capoluogo siciliano, la protesta anti-riforma è arrivata anche all’interno della Sala Gialla di Palazzo dei Normanni, con un’irruzione di un gruppo di studenti che hanno issato uno striscione con la scritta «Fuori le aziende dalle Università».
A Palazzo Chigi è stato approvato anche il decreto legge che autorizza il ministero dell’Istruzione ad assumere personale docente di prima e seconda fascia presso le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica. Il decreto, ha sottolineato il ministro Mariastella Gelmini, è un provvedimento «piccolo», di 3 articoli più un quarto di copertura, ed interviene anche «in via transitoria sui concorsi dei docenti accademici: 1.800 per 3.700 idoneità da professore e 320 posti da ricercatore». Il meccanismo che regola la formazione delle commissioni per le selezioni sarà modificato, e questo comporterà uno slittamento delle prove. Ma, secondo Gelmini, «i concorsi non saranno posticipati sine die ed entro la fine di gennaio saranno pronte le commissioni con le nuove modalità».
* l’Unità, Pubblicato il: 06.11.08, Modificato il: 06.11.08 alle ore 19.12