ADOTTIAMO I BASTONCINI SURGELATI
di Michele Serra (L’Espresso, 02.10.2006) *
FECONDAZIONE ASSISTITA? PER PERA E BUTTIGLIONE È QUELLA IN CUI UN PRETE ASSISTE ALLA COPULA. IN PROVETTA? PER RUTELLI È LEGITTIMA, PURCHÉ LA PROVETTA SIA ABBASTANZA GRANDE DA CONTENERE MARITO E MOGLIE .
La questione eutanasia rischia di rendere ancora più ostico il dialogo tra cattolici e laici, in Italia molto faticoso anche a causa dei problemi di udito di molti protagonisti, già presenti sulla scena politica ai tempi di Porta Pia. La libertà di lasciarsi morire senza essere incarcerati dopo il funerale (come propongono con insistenza i predicatori di Radio Maria) è un tema che si aggiunge a una lunghissima lista di questioni scottanti. Vediamo le principali.
La breccia di Porta Pia - Chi doveva chiuderla? Una disputa legale interminabile divide Stato e Chiesa. Le spese di muratura furono saldate, ai tempi, da casa Savoia. Ma recentemente Vittorio Emanuele, per pagare le parcelle dei suoi avvocati, ha chiesto il rimborso, più gli interessi passivi maturati. Inconciliabili le due perizie di parte: quella del Vaticano sostiene che la scritta ’Aldo ama Rosina’ venne incisa sul monumento dalla baionetta di un bersagliere, quella laica fa risalire la scritta ’Carlo ama Giuseppe’ alle milizie papali.
Eutanasia - I cattolici più possibilisti sostengono che è lecito interrompere l’accanimento terapeutico, a patto che le sofferenze degli anni precedenti la morte siano state sufficientemente atroci e prolungate da poter soddisfare il famoso ’protocollo di San Sebastiano’, che stabilisce minuziosamente il numero di piaghe e dolori lancinanti bastante a raggiungere la Grazia.
I più intransigenti chiedono, invece, che non solo il moribondo, ma anche i parenti e il personale ospedaliero dicano il rosario e aspettino la volontà di Dio senza rompere troppo i coglioni. Sul fronte laico, non aiuta il dialogo la posizione degli oltranzisti, che chiedono di inserire anche l’emicrania e la sinusite tra le patologie che consentono l’eutanasia. Lite furibonda nella sinistra tra i sostenitori della cicuta e i fautori dell’iniezione di benzopirene. A rischio la compattezza del governo.
Pacs - Dare riconoscimento legale alle coppie di fatto? Febbrili contatti, tra gli uomini di buona volontà dei due schieramenti, per trovare soluzioni di compromesso. Lo scopo è di aprire alle nuove forme di convivenza, ma al tempo stesso difendere l’assetto tradizionale della famiglia. Per esempio, l’unione tra due omosessuali potrebbe essere consentita solo a patto che arrivino entrambi vergini al matrimonio, uno dei due dimostri di saper stirare e l’altro legga la ’Gazzetta dello sport’ fumando la pipa. Fa discutere, nel frattempo, uno studio del Censis sulle unioni incivili, tipo marito buzzurro che picchia la moglie, o moglie nevrastenica che vorrebbe abitare a Manhattan invece che a Schio e lo fa notare al marito ogni cinque minuti. Anche telefonandogli in ufficio. La questione non dovrebbe entrare a far parte dell’agenda politica perché le unioni incivili sono già legalizzate.
Fecondazione assistita - È già noto l’emendamento Pera-Buttiglione: la sola fecondazione assistita consentita dalla legge è quella in cui un prete assiste alla copula. Francesco Rutelli, che cerca di fare da ponte tra cattolici e laici, propone la legittimità della fecondazione in provetta purché la provetta sia abbastanza grande da contenere marito e moglie che si congiungono nella posizione del missionario. Fa discutere la proposta, di impronta teo-con, di adottare non solo gli embrioni congelati, ma anche i bastoncini di pesce. Febbrili preparativi, sul fronte laico, per dare vita agli Atei Rinati, in opposizione ai cristiani rinati, e presentare in Parlamento un decreto-legge che non solo tolga il crocifisso dagli edifici pubblici, ma costringa il parroco più vicino a stuccare accuratamente il buco lasciato dal chiodo.
Darwin. Darwinismo e creazionismo? - Anche su questo fronte si distingue l’attivismo di Rutelli, che propone una terza via: l’uomo discende dalla scimmia, ma la scimmia era cattolica praticante. Desta vivo interesse anche la posizione di papa Ratzinger, che non nega l’evoluzionismo, ma sostiene che è stato progettato da un Grande Designer. Negli archivi vaticani sarebbero custoditi i lucidi nei quali Dio tracciò i principali lineamenti dell’universo. Perché, allora, denunciano i laici, vengono tenuti segreti? Forse perché i disegni divini raffigurano la periferia di Caserta e i costumi di scena del balletto di ’Domenica in’?
___ *
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Adottiamo%20i%20bastoncini%20surgelati/1398069/1
L’APPLAUSO DEI ’CATTOLICI’ AL PROPRIETARIO DEL "TEMPIO"-CLUB
"Che un gruppo di attivisti cattolici, molto attivisti e molto cattolici, fischi Romano Prodi, rientra nel novero delle possibilità. Ma che lo stesso gruppo di attivisti cattolici applauda Berlusconi è, invece, puro surreali¬smo politico. Non esiste niente, sotto il sole, più anticristiano di Berlusconi. L’edonismo, le poppe in vendita., il fracas¬so mondano, il consumismo bulimico sono state la mission (riuscitissima) delle sue televisioni. Se c’è qualcosa che ha definitivamente azzerato la dimensione spirituale di que¬sto paese, o quel poco che ne restava, questo qualcosa è la te¬levisione commerciale. Ora la crapula, i quattrini e le tette come unico orizzonte della vita possono anche andare be¬ne a noi altri miscredenti. Si sa che siamo sazi e disperati (come disse il Biffi) e dunque dediti, per ingannare il tem¬po, alle più sozze pratiche. Ma un cattolico? Un cattolico, Gesù santo, come accidenti fa ad applaudire Berlusconi? Sulla base di quale abbaglio demoniaco può tra sformare in idolo un tipetto al quale interessa solo ciò che si compera e si vende? Berlusconi è il classico mercante che il fondatore del cristianesimo avrebbe buttato fuori dal Tempio. Si vede che il Tempio, nel frattempo, lui se l’è comperato."
Michele Serra, L’Amaca: La Repubblica, 21.10.2006
Il «pride» in Israele non è un lusso
di Gianni Rossi Barilli (il manifesto, 11.11.2006)
Caro Serra, che delusione. Leggendo su Repubblica la tua «amaca» del 10 novembre abbiamo scoperto che la questione delle identità sessuali è un lusso superfluo laddove, come in Israele, ci sono problemi molto più gravi. Ma come? Non siamo perfino stati capaci di organizzare una sanguinosa quanto inutile guerra per andare a liberare le donne afghane dal peso del burqa? Forse intendevi solo dire che la questione delle identità (omo)sessuali, che si manifesta con l’esibizione di lustrini e paillettes, è un lusso superfluo.
E allora faresti meglio ad andare a raccontarlo alla quantità incalcolabile di persone omo e transessuali che sono state perseguitate in nome di ragioni religiose, etniche, politiche e belliche nel corso dei secoli. E che lo sono tuttora nella gran parte dei paesi del mondo, incluse ampie zone del Medio Oriente. Le nostre paillettes, caro Serra, mettono per l’appunto in questione le dittature religiose e politiche che giustificano le guerre. E la liberazione delle identità sessuali oppresse mette in questione quel dominio maschile che da che mondo è mondo agisce le guerre, con il loro contorno di macerie e di vittime innocenti.
Quindi poter tenere pacificamente il «pride» a Gerusalemme, anziché uno sfizio partorito da menti frivole e «vagamente sadiche», sarebbe fare bingo. E affermare una buona volta che il valore della pace passa necessariamente attraverso il riconoscimento e il rispetto dell’altro. Il lusso e la frivolezza della democrazia, casomai, consiste nel consentire a opinionisti dalla mente torpida di reiterare pregiudizi vecchi come il cucco, spacciandoli per punti di vista liberali, dalla comoda postazione delle loro amache. Continuando serenamente a sentirsi progressisti.
Vaticano e ultraortodossi contro il corteo di Gerusalemme
Gay pride, perché le religioni odiano i «pervertiti»?
di Saverio Aversa (Liberazione, 12.11.2006)
Ancora una volta la Libertà è stata sconfitta a Gerusalemme. Venerdì 10 novembre i diritti umani e civili hanno subito una grave battuta d’arresto da parte dei fondamentalisti delle tre religioni monoteiste che non si sono fatti alcuno scrupolo nello strumentalizzare lo stato di guerra continua presente in quella città, in Israele e in Palestina, per cercare di impedire una manifestazione pacifica organizzata dalle associazioni gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Già dall’anno scorso a Gerusalemme si sarebbe dovuto tenere il World Pride, il secondo dopo quello di Roma del 2000, ma la tensione e i disordini collegati allo sgombero dei coloni israeliani dalla striscia di Gaza aveva imposto uno spostamento all’anno successivo. Il WP era stato quindi rimandato all’agosto 2006 ma, sfortunatamente, la concomitanza con la guerra con il Libano ha fatto cancellare il nuovo appuntamento ed è stata fissata un’altra data: il 10 novembre.
Ma già il 18 ottobre scorso, esponenti politici conservatori e rabbini ultraortodossi sono scesi in piazza chiedendo la definitiva cancellazione del Pride. Una serie di manifestazioni intolleranti e violente, avallate dai partiti di destra che fanno parte del governo, si è protratta anche nei giorni successivi trasformandosi in una vera e propria rivolta contro “il corteo dei pervertiti” con lanci di pietre e altri oggetti verso i poliziotti, con fuochi appiccati ovunque. Una bomba rudimentale è stata ritrovata in una stazione di polizia sotto la scritta “Via i sodomiti”.
Un gruppo di attivisti capitanati da Saar Netanel del partito Meretz, gay dichiarato, ha fatto ricorso alla Corte Suprema che si espressa con una sentenza a favore della manifestazione ma contraria alla partecipazione di esponenti glbt provenienti dall’estero cancellando quindi il carattere internazionale del Pride. Le forze dell’ordine hanno dichiarato di non avere i mezzi per garantire la sicurezza della parata che doveva percorrere le vie della città nuova senza quindi toccare i quartieri del centro. A questa complessa situazione si è aggiunto il timore di rappresaglie, conseguenti ai bombardamenti israeliani dell’8 novembre a Gaza con l’uccisione di 18 civili, che tiene in stato di allerta sia polizia che esercito.
Intanto è arrivata anche una dichiarazione dal Vaticano nella quale Ratzinger esprimeva viva disapprovazione nei confronti della parata omosessuale considerata un grave affronto ai sentimenti di milioni di credenti ebrei, musulmani e cristiani che pretendono venga rispettato il carattere sacro della città di Gerusalemme. Tsipi Livni, ministro degli esteri di Israele, ha ricevuto, attraverso il nunzio apostolico, la richiesta di impegnarsi per impedire l’evento mentre il Rabbino Capo ha organizzato riunioni di preghiera contro “l’abominevole marcia”.
Il corteo non è stato quindi autorizzato e i gruppi glbt hanno dovuto accettare il duro compromesso di una manifestazione stanziale che si è tenuta nello stadio dell’Università Ebraica situato in una zona vicina al Parlamento ma lontana da “Mea Sharim”, quartiere degli ultraortodossi, con la presenza ridotta di soltanto 3000-4000 persone che hanno dato vita ad una protesta contenuta, senza l’allegria e la stravaganza tipiche delle marce per l’Orgoglio omosessuale ma con la partecipazione significativa di molte famiglie eterosessuali con bambini al seguito. C’erano cartelli e striscioni portati soprattutto dagli appartenenti ad “Open House”, la più importante associazione glbt di Gerusalemme, affiancati dagli esponenti di “Queeruption”, anarchici radicali di Tel Aviv che hanno protestato energicamente contro la guerra che Israele sta continuando contro gli hezbollah insediati nel Libano del sud. Fra i due gruppi si è accesa una forte discussione: “Open House” ha accusato “Queeruption” di voler trasformare la protesta contro l’omofobia in una contestazione politica contro la guerra, argomento che divide anche la comunità glbt israeliana. Il raduno è stato protetto da qualche migliaio di poliziotti, dal cielo sorvegliavano numerosi elicotteri mentre, nei pressi del Giardino della Campana della Libertà, qualche decina di attivisti glbt tentavano comunque di dar vita una marcia non autorizzata con l’intenzione di raggiungere lo stadio. Ma la polizia è intervenuta immediatamente e ha fermato alcuni dimostranti, così come ha fermato un gruppo di ebrei ultraortodossi che avevano la stessa meta ma intenzioni diverse.
Come ha scritto Ralf Dahrendorf, in un articolo ripreso da Repubblica oggi, tutto questo è l’ennesima dimostrazione di quanto la religione condizioni fortemente la politica in tutto il mondo, con ingerenze evidenti a tutti e con la conseguenza di una sofferenza arrecata a molti. Daherndorf ricorda come Israele ha atteso molti anni prima di stilare la propria Costituzione poiché i laici temevano fortemente l’influenza degli ebrei ortodossi e conclude esortando chi ha a cuore la libertà di difenderla ora, prima che sia troppo tardi, prima che sia necessario battersi per riconquistarla. A Gerusalemme la libertà sembra definitivamente perduta e ci vorrà molto tempo e un serio impegno civile diffuso prima di ritrovarla.