Atti-vità

Finanziaria, Prodi: ’’Siamo un Paese impazzito che non pensa al domani’’

’’Quando si vedranno le conseguenze sullo sviluppo dell’economia credo che la gente sarà contenta’’
sabato 11 novembre 2006.
 

11 nov. (Adnkronos/Ign) - ’’E’ inutile fare politica vivendo sull’oggi. Qui ormai siamo in un Paese impazzito che non pensa al domani’’. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervenendo a Crevalcore all’inaugurazione del raddoppio della tratta ferroviaria Crevalcore-Bologna, ribadisce come la sua Finanziaria ’’pensa allo sviluppo, domani e dopodomani, e nei prossimi anni, a ricostruire il Paese’’.

Il premier, sottolineando che ’’si continua a lavorare commentando fatti inesistenti’’, assicura di essere ’’estremamente tranquillo’’. ’’Quando avremo la Finanziaria definitiva - spiega - la gente farà i conti e, soprattutto, quando si vedranno le conseguenze finanziarie sullo sviluppo dell’economia, allora credo che la gente sarà contenta’’.

Prodi fuga poi ogni ipotesi di crisi di governo con una battuta: ’’Con una Finanziaria del genere si fanno molti scontenti, ma questo non mi fa paura perché non ci sono elezioni imminenti’’. E chiarisce: ’’E’ ora che i politici governino anche scontentando, ma per il bene di tutti’’. ’’Scontentare a volte significa - chiosa il Professore - fare il bene di tutti’’.

E a tal proposito stigmatizza quella che definisce ’ferocia’ contro i tagli alle spese contenuti nella Manovra: ’’C’è una ferocia contro i tagli che abbiamo fatto che sono stati meditati, giusti, seri. Una ferocia impressionante. Tutti dicono: pochi tagli di spese. E poi c’è una ferocia contro i tagli. Nessuno vuole che si taglino le spese che lo interessano’’. E sulla pressione fiscale, che secondo l’opposizione e alcune voci della maggioranza tenderà a salire con questa Finanziaria, il Professore ribatte: ’’La quantità di imposte è minima. Siamo intorno ai 3 miliardi di euro su una Manovra di 40-41 miliardi. Vedremo il definitivo’’.

Un commento anche sulle dichiarazioni della senatrice Rita Levi Montalcini: ’’Mi sembrano un giusto ammonimento - afferma Prodi - ma sono anche intempestive, perché si sta scavando ogni piccola fonte per poter avere soldi per la ricerca. Non ritengo giustificato un grido di allarme definitivo. Prendo’’ quello di Montalcini ’’come un grido di allarme e ammonimento’’.

Infine una battuta al presidente di An Gianfranco Fini, che lamenta che sulle riforme non c’è dialogo tra maggioranza e opposizione, Prodi risponde: ’’E allora non si fanno’’. ’’Non è questo il modo - dice - con cui si manda avanti un Paese’’.

La Finanziaria, dunque, ’’non la cambio perché c’è chi urla e chi fischia. Va tenuta ferma’’, assicura ancora il presidente del Consiglio durante la cerimonia di inaugurazione del raddoppio ferroviario della tratta Bologna-Crevalcore, circostanza che l’opposizione ha tra l’altro sfruttato per una breve contestazione di piazza. Al suo arrivo, infatti, il premier è stato accolto da una cinquantina di contestatori. Esponenti di Alleanza nazionale, Forza Italia, Lega nord, Fiamma tricolore, Forza nuova e Alternativa sociale, che hanno gridato ’’torna a casa, buffone’’.

I fischi, tuttavia, sono stati coperti dagli applausi di quanti attendevano il premier. ’’E’ un fatto abbastanza straordinario’’ ha commentato Prodi nel suo intervento dal palco, sottolineando che ’’non si usa fischiare una manifestazione’’. E aggiungendo ironicamente: ’’Dà allegria’’.

Quanto al no del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, alla riforma del Tfr, ’’non apre un caso politico’’, afferma il premier, precisando che lo stesso Ferrero ’’ha chiaramente limitato il dissenso a questo’’. Il Professore sottolinea anche come, d’altra parte, ’’in tutti i Paesi seri si vota anche a maggioranza’’ e domanda ’’chi ha detto che si deve votare all’unanimità?’’.

Prodi precisa ancora: ’’Sul Tfr non c’era l’accordo da parte di Ferrero, che ha semplicemente votato contro senza che questo costituisca nulla’’. Non è dunque, per Prodi, un precedente che possa aprire una qualche crisi di governo. Il premier ricorda che ’’se si aspetta che negli organi collegiali si voti sempre all’unanimità, la democrazia viene penalizzata’’.

E, dopo lo strappo di Rifondazione comunista sul Tfr, anche Fausto Bertinotti getta acqua su fuoco delle polemiche all’interno dell’Unione, assicurando che il voto contrario del ministro Ferrero non costituisce motivo di crisi nel governo: ’’Non c’è nessun fattore di crisi di governo. E, ovviamente, non esiste nessun problema per la maggioranza’’.

’’Francamente - spiega il presidente della Camera a margine di un convegno dal titolo ’’Società ed economia’’ nella sede della Bnl in via Veneto - è del tutto infondata’’ l’ipotesi di crisi, perché ’’il governo ha una responsabilità collegiale’’. ’’Nel Consiglio dei ministri si può far valere il dissenso o il consenso del singolo ministro, ma poi è il governo tutto intero, sono tutti i ministri nel loro insieme, che rispondono in solido alle decisioni prese’’ in maniera collegiale.

’’Quindi - conclude Bertinotti respingendo al mittente le critiche della Cdl - non c’è nessun fattore di crisi’’ né esiste un problema nel centrosinistra.

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