Politica

Calabria: il consigliere regionale dei Ds Antonio Acri al bisettimanale il Crotonese: "La Regione non fa un tubo", "responsabilità di Loiero, i favori"

mercoledì 22 novembre 2006.
 

Antonio Acri torna a parlare. Lo fa, come sempre, “troppo spesso”. Oggi è un giovane nonno, ma è rimasto combattente e autonomista, coraggioso e libero. È l’emblema del rappresentante che in politica respinge forzature, gorghi, mascheramenti e inerzie, per etica pubblica, necessità pratiche e riforme inderogabili. Non è uno scioperato, lavora e non si perde in ciance o retoriche. Già presidente della Provincia di Cosenza, ora consigliere regionale dei Ds, ci concede un’intervista aperta sulla situazione politica in Calabria e va sereno quando gli domandiamo dell’avviso di garanzia recentemente ricevuto. “È toccato a me e all’ex vicepresidente della Provincia per vicende legate alla Tesi, società pubblica e privata. Per il nostro ruolo istituzionale, eravamo nel cda, ma senza responsabilità direttive. Sto tranquillissimo”. Dice, poi, dei problemi da affrontare, in un momento inquietante, in cui dal Corsera a Santoro i riflettori sono fissi su Locri, la macchina amministrativa calabrese e le sue ruggini. Riferisce, anzitutto, che “occorre la stabilizzazione immediata dell’esecutivo di Loiero”. “Sembra che esista la volontà precisa di presentare un’immagine morente della regione”, scandisce, “ma è anche vero che c’è in atto una crisi politica che va affrontata in tempi rapidissimi”. “Da molto tempo - prosegue - parlavo in senso preoccupato di ‘loierizzazione’ della Regione; s’avvertono certe prepotenze della gestione Loiero, al punto che s’è rivelata infelicissima perfino l’assemblea per la seconda giunta regionale, su cui ci si può esprimere così: una rancida insalata di pomodori con maionese fresca”. Ma il tono di Acri si fa via via monitorio: non offre salse radicali da ripassare per l’audience. “Questo consiglio regionale non ha mai discusso di programmazione e gestione delle risorse europee; da diciotto mesi non si combina un tubo; non mi ritengo soddisfatto rispetto alle soluzioni davanti alle emergenze: i risultati del dopo Fortugno sono oggi gli stessi che agli inizi”. Può non sembrare, l’ex governatore della provincia bruzia non fa l’Uticense: le sue invettive non sono gratuite né semplicistiche; di contro, sono sempre ragionate e bilanciate. Gli resta spazio per le priorità, e qui diventa quasi un radiocronista di Rio, tale è la passione politica. “Andiamo a confrontarci sui fondi comunitari per il periodo 2007-2013, cerchiamo di fornire delle risposte alle imprese”. Quindi, Acri spiega: “In Calabria i finanziamenti sono spesso concessi, guarda tu, a determinate persone, a prenditori, non imprenditori. Serve concertazione e concentrazione razionale delle risorse. È chiaro che ora la mafia e la burocrazia aggrediscono il sistema in modo più efficace: c’è una grave fragilità della politica e delle altre istituzioni. Ci sono responsabilità di Loiero, i favori. Ma anche noi, come partito dei Ds, dobbiamo chiederci che cosa abbiamo fatto per impedire che per tutto questo tempo si combinasse nulla”. E, a seguire: “Gli elettori ci hanno fin troppo premiato con quel 62%. Loiero ha puntato a potenziare il suo partito, il Pdm, cercando di opporsi alla Margherita. Vorrei sapere quando si potranno fare discorsi seri sui fondi ai comuni. Le province minacciano di rifiutare deleghe e trasferimenti dalle regioni. Si tratta di eliminare inutili passaggi, in senso autonomistico. In Calabria, per avere una misura delle assurdità, i comuni ricevono il 3,3% di spese correnti per spese d’investimento, contro il 45-48%, per esempio, che i comuni toscani pigliano dal bilancio regionale. Da noi c’è la maggiore incidenza fiscale coi peggiori servizi”. E, a chiudere, una lettura della crisi affettiva nella giunta comunale florense. “Quella è una sintomatologia localistica. Non mi pare che rispecchi su altra scala contrasti che non esistono a livello regionale, dove si parla, invece, di riunirsi nel centrosinistra. Lì, c’è la testimonianza che si è incapaci di superare le beghe davanti al nome d’un futuro assessore. Però, pure loro, non si possono permettere questi indugi di tre mesi, per nominare un membro di giunta, in un comune con le difficoltà e i problemi di San Giovanni in Fiore. Io ho sempre dichiarato larga disponibilità a mettere la mia esperienza amministrativa al servizio della città. Ma non vogliono coinvolgermi”. C’entrerà la fissa del sindaco Antonio Nicoletti o di altri sui bonaccioni silenziosi?

Emiliano Morrone

già pubblicato su il Crotonese del 21 novembre 2006, a pag. 34


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