Arte

Sabato 16 dicembre 2006 a Rende (Cs) inaugurazione della personale "mattoni di carta" del fotografo cosentino Nanni Spina

domenica 10 dicembre 2006.
 

Sabato 16 dicembre 2006, presso la struttura dell’ass. cult. 360° Arte Contemporanea sita in via G. de Chirico 30, in contrada Saporito di Rende, sarà inaugurata la personale "mattoni di carta" del fotografo cosentino Nanni Spina. I “mattoni di carta” sono il risultato di una trasposizione dell’immagine fotografica su di un supporto alternativo e pesante, che costituisce, da molto tempo, la sostanza della ricerca dell’artista. In vero ciò che Nanni, con una certa perseveranza, cerca inseguire, è la possibilità di trovare nuovi supporti per la fruizione della fotografia, la quale, a suo giudizio, deve superare e tendere ad una rappresentatività “altra” rispetto alla comunicazione tradizionale. Lo spostamento e l’erranza dei supporti adoperati, oltre a produrre un’accelerazione del senso dell’immagine, forniscono il superamento della soglia comune della percezione del fruitore verso nuove rappresentazioni del reale. In tal modo il risultato non è tanto la fotografia, quanto l’oggetto, che incorpora la fotografia con l’aggiunta di ulteriori spazi grafici. Le immagini, così strutturate, non corrispondono più ai canoni della fotografia classica, ma si approssimano ad oggetti pensati come autonome manifestazioni d’arte. Per questo valgono sia come oggetti di interior design, che possono essere facilmente collocati in un ambiente domestico, a mo’ di soprammobile sia come opere a parete, recuperando in questo caso la fruizione classica della fotografia. In tal modo la fotografia di Nanni funziona anche come istallazione, perché invade e occupa uno spazio diverso. Insomma, la fotografia, ridefinita in relazione alla disposizione e alla tensione dell’oggetto, per così dire sparisce o s’inserisce in una struttura con caratteristiche diverse di comunicazione. Beninteso, Nanni è e rimane un artista dell’immagine fotografica, anche perlustrando spazi e confini non ancora sufficientemente indagati, per elaborare manufatti che, pur conservando la fisionomia ed il carattere tradizionale, si avventurano in relazioni extra fotografiche e concettuali che tendono, in buona sostanza, ad aprire varchi di nuova significazione. La scelta del supporto, infine, funziona come veicolo di memorizzazione per una “dialettica del risveglio” di natura antropologica, che costituisce l’aspetto concettuale delle opere. Un supporto, quello del mattone, che “buca” i secoli e si pone in contrasto dialettico con le tecnologie imperanti del nostro tempo. Un tempo che trascorre rapido e veloce, sembra dire l’artista, e che può essere fermato solo da chi è capace di fissarlo con uno scatto, un lampo bruciante di eternità.

Rende 30/11/06

Gianfranco Labrosciano


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