Costituzione e Pubblica Istruzione....

ALLARME SCUOLA: CROLLO DEI FONDI. DOPO TAGLI, TAGLI E TAGLI (di forbici terribili, altro che quelle di una giovane maestra contro cui è andata a "scontrarsi" la lingua di un alunno vivace!!!), NON POTEVAMO NON SAPERE!!! ORA FINALMENTE IL MINISTRO FIORONI PORTA LA QUESTIONE AL TAVOLO DEL GOVERNO!!! Speriamo ... Intanto una lettera aperta di GIUSEPPE ROSARIO ESPOSITO, uno studente napoletano, "lancia" un "Urlo" e un APPELLO PER LA SCUOLA !!! - a cura di pfls

mercoledì 9 gennaio 2008.
 
[...] Per scuole che in questi giorni non sanno come pagare i supplenti e comprare i detersivi e università costrette a stringere la cinghia rappresenterebbero una vera e propria manna dal cielo. Il trend non cambia se si prende in considerazione la quota di Pil (la ricchezza prodotta da tutte le attività del Paese) reinvestita nella scuola e nell’università: un dato che figura fra quelli che l’Ocse utilizza ogni anno per fare la radiografia dei sistemi di formazione dei paesi membri. In termini di Pil (il Prodotto interno lordo) - sempre al netto delle spese per gli interessi - nel 2005 l’Italia era al 4,7 per cento contro il 5,5 di quindici anni prima [...]

Che fosse una "cenerentola" si sapeva, ma la spesa in percentuale del Pil è in costante diminuzione. E Fioroni porta la questione al tavolo del governo

L’Istat: continua il crollo dei fondi per la scuola

di SALVO INTRAVAIA *

Sempre meno quote di investimenti, negli ultimi anni, per scuola e università italiane. Stando ai numeri, il settore dell’Istruzione non sembra proprio uno di quelli privilegiati dalla nostra politica. A confermarlo sono gli ultimi dati dell’Istat sulla spesa delle amministrazioni pubbliche suddivise per funzione. Numeri che questa mattina hanno fatto drizzare le orecchie al ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, che conta di portare i dati al Consiglio dei ministri.

Dal 1990 al 2005, essendo cresciuta la ricchezza del paese, in termini assoluti gli investimenti sono aumentati ma in termini percentuali la scuola e l’università ricevono sempre meno. Negli ultimi 15 anni, i diversi governi che si sono avvicendati hanno destinato un numero crescente di risorse, sempre in percentuale, anche alle ’Attività ricreative, culturali e di culto’ così come alla Sanità, alla Difesa e alla Protezione sociale. Il comparto dell’Istruzione, assieme a quello dell’Ordine pubblico e sicurezza è uno dei pochi che ha visto decrescere gli investimenti.

Cittadini sempre meno sicuri e preparati? A prima vista sembrerebbe di sì. E le statistiche che raffrontano la preparazione dei nostri giovani con quella dei compagni europei sembrerebbero dare ragione a questa tendenza, con livelli di preparazione della popolazione che viaggiano abraccetto con gli investimenti. Non sarà un caso se i paesi in via di sviluppo (Cina e paesi del sud America compresi) hanno dato impulso agli investimenti sull’istruzione per recuperare posizione nello scacchiere economico mondiale.

Basta lasciare spazio ai numeri per comprendere le politiche degli investimenti nazionali degli ultimi anni. In Italia, la quota di spesa complessiva - al netto degli interessi pagati - delle amministrazioni pubbliche nel Belpaese è scesa dal 12,6 del ’90 al 10,6 del 2005. E’ il frutto di una costante politica di tagli, particolarmente spinta negli ultimi 5 anni, su scuola e università. Se la spesa per l’istruzione fosse rimasta inalterata le casse delle scuole e delle università italiane, direttamente o indirettamente, avrebbero ricevuto 12 miliardi di euro in più.

Per scuole che in questi giorni non sanno come pagare i supplenti e comprare i detersivi e università costrette a stringere la cinghia rappresenterebbero una vera e propria manna dal cielo. Il trend non cambia se si prende in considerazione la quota di Pil (la ricchezza prodotta da tutte le attività del Paese) reinvestita nella scuola e nell’università: un dato che figura fra quelli che l’Ocse utilizza ogni anno per fare la radiografia dei sistemi di formazione dei paesi membri. In termini di Pil (il Prodotto interno lordo) - sempre al netto delle spese per gli interessi - nel 2005 l’Italia era al 4,7 per cento contro il 5,5 di quindici anni prima.

Investimenti che si discostano in maniera vistosa dalla media dei 32 paesi Ocse (al 5,2 per cento nel 2003) e da Francia, Danimarca e Finlandia che viaggiano sul 6 per cento.

* la Repubblica, 5 marzo 2007



Lettera di uno studente napoletano: "Sui giornali si scrive solo di bullismo e i ragazzi pensano che quello sia l’unico modo di farsi sentire"

-  Giuseppe lascia il cellulare e scrive
-  "Perché parlate solo di ’non scuola’?"

"Io ho provato a scrivere... Vediamo cosa succede" *

ROMA - Giuseppe ha messo da parte il telefonino e ha scritto ai giornali. E, con la rabbia e il candore dei suoi 18 anni, ha chiesto semplicemente: "Perché parlate solo di questa ’non scuola’ fatta di bullismo e vandalismo che finisce su You Tube? Perché non parlate quasi mai di quella vera, della ’scuola che c’è’, dei ragazzi che si danno da fare che scrivono sui forum, che stanno, per esempio, scrivendo il manifesto degli studenti?".

Ha ragione, Giuseppe. La sua lettera ci ha colpito e ci costringe a rilanciarla per vedere se dalle sue parole può nascere qualcosa, quantomeno un confronto fra giovani sui loro veri problemi. Così, gli abbiamo telefonato.

Giuseppe si chiama anche Rosario e di cognome fa Esposito. Abita a Casavatore e studia a Napoli all’Istituto Tecnico "Carlo Emilio Gadda".

"Frequento il tecnico perché sono appassionato di elettronica. A scuola, poi, ho cominciato a interessarmi anche a problemi sociali e politici. Con altri studenti del mio istituto ho partecipato a un progetto del ministero per la redazione di un manifesto degli studenti. Per me è stato molto interessante".

E la lettera, da cosa nasce?

"Dal fatto che sono stufo di sentir parlare solo di quella che io chiamo ’non scuola’. Certo, quelle cose accadono. Accadono dappertutto, anche qui a Napoli. Ma il fatto è un altro. I ragazzi non hanno strumenti per farsi sentire, così usano i telefonini, riprendono quello che fanno e lo mettono su You Tube pensando, così, che qualcuno ascolti, di essere qualcuno".

E, allora, cosa chiedi?

"Altri strumenti per comunicare, spazi per discutere, per farci sentire. Se ci lasciano solo i nostri telefonini, continueremo a usare solo quelli. Per questo, ho provato un’altra strada e ho scritto ai giornali. Per ora, mi avete risposto solo voi".

Insomma, Giuseppe ha scelto di far vivere i suoi sogni in un altro modo. Giusto prestargli ascolto e dare anche ad altri la possibilità di interloquire con lui sul nostro forum.

(8 marzo 2007) Torna su

* la Repubblica, 8 marzo 2007


-  Lettera aperta di uno studente napoletano sui temi del disagio e del bullismo
-  "Ma quello che ho scritto interesserà a qualcuno anche se non fa spettacolo?"

-  "Non picchio i compagni e amo la scuola
-  ditemi la verità: non sarò mica un folle?"

di GIUSEPPE ROSARIO ESPOSITO *

Mi presento, il mio nome è Giuseppe Rosario Esposito sono un ragazzo napoletano, uno di quelli che ha la fortuna di poter andare a scuola, un ragazzo come tanti, uno di quelli che può sedersi di fronte ad un Pc per scrivere una lettera che probabilmente sarà ignorata poiché non fa abbastanza "Spettacolo". Non siamo forse nella società dello spettacolo ad ogni costo?

Ed allora guardando la televisione leggendo i quotidiani, non sento che parlare della "Non scuola" , non leggo altro che articoli interminabili sull’ennesimo video caricato su YouTube che riprende chissà quale altro atto di vandalismo o di bullismo.

Si parla solo di questa "non scuola" che ormai sembra aver preso il sopravvento su tutto e tutti!

E la scuola? Quella vera, quella dei ragazzi che scrivono per far sentire la loro voce, quelli che in centinaia e centinaia parlano della "scuola che c’é" su di un forum on-line di cui nessuno ha scritto, quelli che si interessano dei reali problemi dei sistemi di istruzione, quelli che hanno deciso di creare un manifesto europeo degli studenti

Che fine ha fatto quella scuola? Indubbiamente è più spettacolare far parlare di sé piuttosto che parlare di sé. Allora forse più che scrivere una lettera, dovrei filmarmi con uno di quei videofonini mentre riempio di botte qualche insegnante. Non lo so! Forse sono un folle se penso che a qualcuno importerà questa lettera, sono un sognatore nel cercare ogni mattina sui titoli dei giornali "la scuola che c’è" restando puntualmente deluso da quei caratteri cubitali

Forse dovrei già sapere che nessuno risponderà a questa lettera. E forse mi dovrei abituare a non sapere cosa sono gli obbiettivi di Lisbona 2010, in fondo cosa importa! So cos’è YouTube. Ma scusate se non posso fare a meno di sognare

* la Repubblica, 8 marzo 2007



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