Questo ritrovato e rinnovato cristianesimo cattolico di Emiliano Morrone, di cui al suo articolo sulla Voce di ieri, mi suona quantomai strano. Primo perché Morrone ha sempre avuto, finora, posizioni molto anarchiche. Secondo, di conseguenza, perché si è spesso servito d’un linguaggio e di un’impostazione laici. Terzo perché mi risulta difficile credere che lui senta convintamente una necessità cristiana di «rinuncia e povertà» quale quella esplicitata nel suo pezzo. Oggi c’è, in effetti, una tendenza al misticismo. Certe volte è un misticismo di visione, altre è un ripiego, altre ancora è disonesto. Mi viene da chiedere al direttore della Voce quale è il suo caso e se, per caso, non si possa dare, per lui, un’altra forma di misticismo. Francamente, non ho compreso tutto il suo sviluppo sul gioachimismo. Che cosa si può derivare dalla teologia della storia di Gioacchino da Fiore? Non certo, ritengo, il programma politico e spirituale di Emiliano Morrone, che, in quanto molto conosciuto nell’ambito dei movimenti attivi della sinistra pacifista, tenta di farsi strada verso una candidatura importante abbracciando perfino il pensiero della Chiesa. E, lo dico perché lo conosco bene, lo fa in modo sottile, come se fosse in sacrestia, terminata una funzione. Aveva ragione Aldo Varano quando, in un articolo sull’Unità, definiva il giovane una sorta di «deus ex machina». Morrone è incredibilmente intelligente. Ma, ogni tanto, qualcuno ne intercetta i propositi. Sta diventando, il Nostro, un clone di Bertinotti. E scommetto che lo frequenta pure. Da integro di sinistra, dico che non vale e che non è con questi sistemi che cresce una vera idea socialista in Italia. Lo stesso D’Alema aveva un’anima vicina a quella originaria di Morrone. Che cosa si vuole fare, forse una produzione in serie di leader sbagliati? Lettori della Voce di Fiore, state attenti. Scommetto che questa mia nota non verrà pubblicata.
Giovanni Martini
Caro Martini,
la sua lettera mi stupisce. Come vede, però, l’ho interamente pubblicata e, se vuole, aggiungo la sua mail in fondo. Questo a dimostrazione che il giornale è libero, che non ha nulla da temere e che il suo direttore non fa calcoli e previsioni meteo. Sinceramente, m’aspettavo un certo obiettivo riconoscimento, da parte sua, del lavoro svolto fin qui dai miei collaboratori e da me. L’ultima volta che ci siamo visti, ricorderà, è stato a Pistoia, nel 2002. Da allora, non ho modificato le mie idee sulla società e sul globo. Abbia pazienza, il fatto che io desideri un’emancipazione delle terre del cd. Tricontinental non significa che non possa avere una fede religiosa e cercare il dialogo con la Chiesa cattolica. Lo faccio proprio in forza di quel pensiero debole che ha alimentato la mia tensione politica, al punto da farmi tentare in solitudine una via di riscatto, me lo passi, per la mia San Giovanni in Fiore. Non continuo a tediarla, per carità. Per ultimo, sono sempre più vicino alla Teologia della Liberazione. E, se non ho perduto la direzione, come sembrerebbe aver fatto, per l’ambito religioso, il mio maestro Luigi Lombardi Vallauri, questo è dovuto proprio all’opera di Gioacchino da Fiore. L’aspetto, comunque, per discuterne meglio. Se vuole anche in queste pagine.
Con profonda stima e cordialità.
Emiliano Morrone