Cronaca

Cogne: la Franzoni vicina alla sentenza

martedì 27 marzo 2007.
 

Torino, 27 mar. - (Adnkronos/Ign) - "Chiedo la conferma della sentenza di primo grado". Così il pg Vittorio Corsi ha concluso la sua requisitoria al processo d’appello a carico di Anna Maria Franzoni, condannata a 30 anni per l’uccisione del figlio Samuele.

Dopo le parole dell’accusa la donna non è riuscita a trattenere le lacrime, un pianto sommesso ma irrefrenabile: "Volevo dirvi che io non ho ucciso mio figlio" ha detto alzandosi in piedi.

Il procuratore generale poco prima ha lanciato un estremo appello alla Franzoni: "La invito per l’ultima volta -ha detto rivolto alla donna- a dire con quale oggetto ha colpito Samuele e dove è finito, le chiedo di darmi un segnale per chiudere questa vicenda in modo per tutti soddisfacente. Senza queste risposte non posso chiedere uno sconto di pena".

"Non dobbiamo avere il pudore di dire che questo delitto è stato compiuto da una madre normale, anche se questo non ci piace" ha detto Corsi. "Non chiediamo aiuto alla psichiatria o alla psicanalisi per risolvere il caso, rischiando così di perdere di vista la realtà che è più semplice di quanto possa sembrare -ha aggiunto ancora il magistrato- non è con una dissociazione rilevante ma con un tremendo scatto d’ira, con un motivo passionale quello che con cui dobbiamo fare i conti".

Nell’udienza di oggi il Procuratore generale ha analizzato il pigiama, ritenuto una delle principali prove di primo grado, e le perizie. In apertura di udienza, Vittorio Corsi è potuto tornare sull’arma del delitto, argomento che aveva trattato già ieri nella lunga requisitoria durata 7 ore.

"L’arma del delitto - aveva spiegato l’accusa- puo’ essere un pentolino o un mestolo, non ho la presunzione nè la scienza per dire che è stato utilizzato un mestolo o un pentolino ma riflettendo ancora un attimo su una scarpa o un sabot voglio ricordare alla Corte che durante l’autopsia non vennero trovate tracce di terra nelle ferite, quindi se l’assassino ha usato queste scarpe particolari che vengono usate in adiacenza della casa e non per fare lunghi percorsi è poco verosimile che sia stata utilizzata una scarpa in senso lato".

Il procuratore Corsi ha poi proseguito: "Proviamo a salire in ginocchio su un letto di casa, e ad avere in mano un sabot o un pentolino e proviamo a vedere, utilizzando della gelatina, cosa capita se diamo colpi sul cuscino. Mi pare che utilizzando un oggetto di questo tipo, piuttosto che con uno scarpone sia piu’ facile provocare schizzi".

"La Franzoni sarà sì una buona madre, ma una buona madre che, ahime’, per 20 minuti ha perso la testa e non volendo uccidere Samuele lo ha ucciso", ha detto Corsi che, dopo aver affrontato la questione dei calzini, del pigiama e degli zoccoli, ha trattato il ’capitolo’ della capacità di intendere e di volere della donna.

Il procuratore ha poi spiegato di aver "chiesto un ulteriore approndimento psichiatrico perché mi era parso che i primi periti avessero preso una piccola cantonata". Corsi parla di una "perizia autoreferenziale a vocazione assolutoria e quindi graditissima alla difesa che non ha voluto approfondimenti mentre la nuova indagine, che ho voluto prendesse in esame anche le sue interviste, ha consentito di approfondire la possibile esistenza di qualche disturbo di tipo borderline e oggi tutti sembrano concordare sull’esistenza di un disturbo di personalità". Ricordando dunque le conclusioni della recente perizia Corsi ha osservato che Anna Maria Franzoni "drammatizza per ottenere accudimento e si fa accudire anche dai telespettatori".



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