San Giovanni in Fiore

Politica: cosa si può fare?

venerdì 20 aprile 2007.
 

di Vincenzo Tiano

Leggendo tra i forum dei siti che riguardano il nostro paese, San Giovanni in Fiore, si trovano molte voci critiche, dissensi, seccature nei confronti del sistema politico locale. Spesso si trovano analisi e proposte. Ovunque si legge la parola “mafia”, che ora va di moda, scimmiottando esperienze passate e presenti di lotta. Sicuramente non giova addebitare il male ad una o poche persone. La responsabilità, già detto in passato, è, come nella “Cronaca di una morte annunciata”, collettiva, di tutti noi. Nicoletti, adattando una delle immagini pittoresche di Vittorio Sgarbi, potrebbe essere il sindaco nato da un rapporto sodomitico tra Emiliano Morrone e la politica locale. Tutto qui. Essendo nato da un rapporto anche violento, risulta debilitato in partenza. E capiamo anche come le affermazioni “lasciateci lavorare, è ancora presto per parlare”, risultano prive di fondamento. Un noto proverbio dice che il buon giorno si vede dal mattino. Traducendo: Nicoletti avrebbe dato prova di volontà di cambiare, se per esempio avesse sostituito i dirigenti comunali, come il spoils system (giustamente) consente di fare, in modo che tra volontà politica e apparato amministrativo ci sia maggiore coerenza, o se si fosse circondato di assessori completamente svincolati dai precedenti. Le analisi politiche, da Morrone ad Alessio, abbondano. È opportuno aggiungere che diffusa e capillare è l’opposizione che sta maturando verso il sistema. Ad un potere ingiusto o servizio inefficiente due sono le possibili risposte, come insegna l’economista Albert O. Hirshman: l’exit, cioè la defezione, nel nostro caso l’emigrazione, e la voice, cioè la protesta. Per le nostre esigenze occorre fare in modo che a prevalere sia la seconda. "Officina Brigate Rotte" è già soggetto politico attivo in questa direzione. Molti sono i cittadini oramai “stufi” ma, come ha acutamente notato Pierluigi Talarico, ciò che manca è una sorta di coordinamento. Ruolo che, come giornale, siamo disposti a ricoprire. Vogliamo essere, oltre che cassa di risonanza, il circolo della protesta. Chiunque può appoggiarci e appoggiarsi a noi, di destra e di sinistra, studenti e lavoratori, persone che vivono in loco ed emigranti. Il punto che ci accomuna, al di là delle parole “teologia della liberazione” od “etica pubblica” che possono non piacere, è il rispetto delle regole di buon andamento ed imparzialità di governo. Questo è il minimo comun denominatore.


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