L’astronauta Usa è partita dal Kazakhstan alla volta della Iss, di cui assumerà la guida
Con lei il primo astronauta malaysiano, musulmano, nello spazio durante il Ramadan
Con la frusta sulla Stazione spaziale
E’ Peggy Whitson la prima comandante *
BAIKONUR (KAZAKHSTAN)- In orbita con la frusta, per tenere a bada l’equipaggio. Così, dotata dell’eloquente accessorio regalatole per scansare ogni equivoco su chi sia il capo, l’astronauta americana Peggy Whitson è partita oggi alle 15.22 ora italiana per la Stazione spaziale internazionale (Iss), di cui sarà il prossimo comandante: la prima volta di una donna alla guida della Iss.
La frusta, una "kamcha" kazaka, le è stata donata da un funzionario russo, Sergei Semchencko, al cosmodromo di Baikonur, in Kazakhstan - da cui è partita la missione - che le ha augurato di riuscire a controllare, con quella, i suoi sottoposti spaziali.
Per Whitson, 47 anni, biochimica, è il secondo viaggio alla Stazione spaziale internazionale. Con lei oggi partono anche il russo Yuri Malecencko e il primo cosmonauta malaysiano: Sheikh Muszaphar Shukor, che sarà il primo musulmano ad andare nello spazio durante il mese sacro del digiuno, il Ramadan.
Shukor resterà nello spazio una decina di giorni - mentre i suoi compagni di viaggio ci staranno per un anno e mezzo - e ha detto di voler essere di ispirazione per i suoi connazionali come lo fu Yuri Gagarin per i sovietici nel 1961. "Essere un musulmano che va nello spazio è una grande responsabilità per me, non soltanto verso il popolo malaysiano, ma anche verso i musulmani di tutto il mondo", ha detto il trentacinquenne chirurgo ortopedico, docente all’università di Kuala Lumpur.
La sua avventura spaziale sta infiammando il paese, e da giorni è sulle prime pagine dei giornali locali. Lo spazio ristretto comporterà qualche adattamento alle regole di vita musulmane, ma lui si è detto ottimista. "Non so ancora come, ma sono sicuro che troverò il modo di pregare e osservare il digiuno", ha spiegato il neo-astronauta, che dovrebbe arrivare sulla Iss venerdì, proprio verso la fine del Ramadan.
Le autorità malaysiane hanno preparato un opuscolo di 20 pagine con le regole da osservare per un musulmano nello spazio, in particolare su come pregare e come effettuare le abluzioni in assenza di gravità e con la tuta spaziale: teoricamente, un musulmano dovrebbe pregare 80 volte al giorno a bordo della stazione, che ogni 24 ore orbita 16 volte intorno alla Terra. Per l’astronauta, l’obbligo è ridotto a cinque volte nelle 24 ore, come sulla Terra, e l’ora delle preghiere coincide con quella di Baikonur.
A bordo della stazione spaziale, Shukor si occuperà di esperimenti scientifici, ma fra una ricerca e l’altra ha anche in programma una festa in grande stile per la fine del Ramadan, Eid, che in Malaysia cade sabato prossimo.
* la Repubblica, 10 ottobre 2007.
ANSA» 2007-10-12 17:15
Spazio: attracco della Soyuz a Iss
La manovra e’ perfettamente riuscita
(ANSA) - MOSCA, 12 OTT - la navicella spaziale Soyuz si e’ agganciata alla stazione orbitante internazionale Iss. La manovra e’ perfettamente riuscita.Lo affermano i responsabili della missione citati dalle agenzie russe. La Soyuz era partita due giorni fa dal cosmodromo di Baikonur. Il suo arrivo comportera’ un cambio di equipaggio sulla Iss, che ora vedra’ al comando per la prima volta una donna, Peggy Whitson (Usa). C’e’ anche un cosmonauta malaysiano: e’ il primo musulmano a partecipare a una missine.
Neil Armstrong, l’uomo normale che ci regalò il mito della Luna
Neil Armstrong, che aveva rischiato molte volte la vita nel corso di numerosi incidenti su aerei o altri trabiccoli volanti, ieri è stato abbattuto dai postumi di un quadruplo bypass. Aveva da poco compiuto 82 anni, e da decenni aveva scelto di vivere lontano dai riflettori. Non rilasciava interviste e non partecipava alle attività promozionali degli altri astronauti.
Nel film "On the Shadow of the Moon", dove tutti gli astronauti delle missioni Apollo raccontano la loro visione dell’avventura lunare, Armstrong è il grande assente. Aveva fatto un’eccezione solo in occasione dell’invito del Presidente Obama per il festeggiamento del quarantesimo anniversario dello sbarco sulla Luna. Alla Casa Bianca si era ritrovato con i compagni di allora Buzz Aldrin e Michael Collins.
Pur nel suo isolamento aveva autorizzato James Hansen, lo storico della Nasa, a scrivere "FIRST MAN", una dettagliatissima biografia dalla quale emerge la figura di un uomo dalla disarmante normalità. Altri astronauti erano noti per le loro eccentricità o per i loro eccessi. Neil era quanto di meno eccentrico si possa immaginare. Non che avesse fatto una vita noiosa: pilota della Marina sulle portaerei nella guerra di Corea viene colpito e torna rocambolescamente in territorio amico.
Finita la guerra torna all’Università. Diventa ingegnere aeronautico. È collega di Chuck Yeager, l’uomo che per primo supera la barriera del suono. Sono numerosi gli incidenti che lo vedono coinvolto con carrelli che non funzionano, bombe che non si staccano, motori che esplodono. Anche come astronauta ebbe le sue disavventure: la sua prima missione Gemini 8 doveva provare la manovra di aggancio in orbita con un veicolo Agena senza equipaggio. Si tratta di una manovra molto delicata che Neil portò a termine con successo. Peccato che, a un certo punto, tutto cominciò a ruotare e la missione venne drasticamente accorciata.
Scelto per la missione Apollo 11, Armstrong si trovò a imparare a gestire il modulo lunare. Fu in occasione di una sessione di prova di discesa con il LEM che Armstrong corse un rischio incredibile. Qualcosa andò storto, il modulo divenne ingovernabile. Armstrong si lanciò una frazione di secondo prima che fosse troppo tardi. I colleghi, accorsi alla notizia dell’incidente, furono sorpresi dal trovarlo seduto alla sua scrivania, come se nulla fosse accaduto.
Forse è per questa sua straordinaria affidabilità che la Nasa lo scelse come comandante della prima missione a toccare il suolo lunare. C’era curiosità al centro di controllo circa le parole che avrebbe detto Neil nel toccare il suolo lunare. Nessuno era informato sulle precise parole «that’s one small step for(a) man, one giant leap for mankind».
La scelta di fare uscire Armstrong per primo dal modulo lunare non venne apprezzata da Buzz Aldrin. La storia non dice se ci furono screzi tra i due, quello che è certo è che Aldrin evitò accuratamente di fare foto di Armstrong. L’unica immagine di Neil sulla Luna è la sua riflessione nella visiera di Aldrin. Piantano la bandiera americana, raccolgono sassi, depongono il retro riflettore che, da allora, riflette i fasci laser che gli inviamo per misurare accuratamente la distanza terra-Luna, ma, al momento di partire, si accorgono che la levetta che deve accendere il motore è rotta. Aldrin usa la sua penna per fare contatto e tutto va come previsto.
Armstrong e Aldrin si ricongiungono con Collins che li aveva pazientemente attesi in orbita lunare e tornano a casa con splashdown nel Pacifico e ripescaggio sulla portaerei USS Hornet dove li aspetta il presidente Nixon.
Vale la pena di ricordare che il successo della missione era tutt’altro che scontato e lo stesso Nixon aveva registrato un "coccodrillo" nel caso di un fallimento. Invece tutto andò nel migliore dei modi e, dopo il periodo di quarantena, gli astronauti divennero il simbolo dell’America democratica che ha vinto la corsa alla Luna battendo il colosso sovietico.
* Il Sole-24 Ore, 26 agosto 2012