ETICA DEL VIANDANTE. “Sotto gli alberi di ciliegio / non vi sono / stranieri” (Issa, 1763-1827).

ABITARE LA TERRA: "L’ETICA DEL SOGGIORNO. L’altro, lo straniero e il problema dell’ identità". Un breve saggio di Franco Toscani - a c. di Federico La Sala

“Tu sei lo straniero. Ed io? Io sono, per te, lo straniero? E tu? La stella, sempre, sarà separata dalla stella; questo solo le avvicina: la volontà di brillare insieme” (E. Jabès)
giovedì 10 febbraio 2011.
 


-  L’etica del soggiorno.
-  L’altro, lo straniero e il problema dell’ identità

-  di Franco Toscani *

1. L’etica del soggiorno e l’identità dell’uomo

Riferirci a un’etica del soggiorno nell’immenso Tutto (come lo chiamava Marco Aurelio) non comporta stabilire una priorità dell’etica così come è stata intesa ad esempio da Lévinas, che finisce col riprodurre le vecchie credenze umanistico-metafisiche e la convinzione nell’eternità dell’uomo. Né comporta una pura e semplice riproposizione della priorità dell’ontologia, intesa come “pensiero dell’essere” heideggeriano , che proprio sulla questione etica o sul rapporto con l’etica mostra le sue impasses maggiori.

Va piuttosto pensato un nuovo rapporto fra etica e ontologia, in cui i temi etici del soggiorno e della convivenza democratica siano intimamente legati a un pensiero radicalmente post-metafisico. L’etica del soggiorno è infatti l’etica del viandante che non si concepisce più come il padrone dell’ente, ma come colui che abita o può abitare il pianeta senza alcuna volontà di dominio, in un modo più fruttuoso, conscio della fondamentale contingenza dell’esistenza.

Il Soggetto metafisico consiste nell’idea dell’uomo inteso come soggetto che si regge e poggia interamente su sé stesso. Il Soggetto, in realtà, letteralmente non esiste, è un’invenzione della metafisica, che oggi si presenta sotto le vesti della volontà di potenza scientifico-tecnologica. Esiste invece l’uomo cosciente dell’interrelazione fra tutte le cose, del fatto che - come ha scritto Friedrich Hölderlin in uno schizzo frammentario intitolato Gestalt und Geist (Forma e spirito ) - “Alles ist innig” (“Tutto è intimo”); l’uomo fragile e bisognoso, il figlio di povertà e ricchezza, libero e ardimentoso sperimentatore all’interno dell’immenso Tutto.

Chi sono allora i mortali, viventi fra terra e cielo? Sono coloro che - come passanti, ospiti, via via soggiornanti - possono meglio godere lo spettacolo della bellezza, che non è mai soltanto la loro bellezza. Essi abitano poeticamente il pianeta in quanto la loro esistenza è completamente gratuita, priva di necessità, un dono, una contingenza che poi viene assunta e trasformata in necessità. Sempre di nuovo si pone per i mortali il problema dell’identità personale, di una definizione di sé che non costringa l’ego nella sua incomunicabilità, in una fissità stanca e soddisfatta di sé, in una chiusura al mondo, alla relazione e alla verità. [...]

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