Settimane molto calde per la scuola. Cominciano i ragazzi delle superiori che protestano contro Fioroni mentre i colleghi dell’Università attaccano Mussi
Domani in piazza gli studenti italiani contro esami di riparazione e caro libri
Martedì 16 toccherà a insegnanti, personale non docente e dirigenti
di SALVO INTRAVAIA *
La scuola scende in piazza. I primi a manifestare il loro dissenso contro il ripristino degli esami di riparazione e il numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie saranno gli studenti delle scuole superiori e i colleghi dell’università. Qualche giorno dopo, alle proteste studentesche, si affiancheranno anche quelle degli insegnanti, del personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) e dei dirigenti scolastici. Un vero e proprio autunno caldo che, seppure per ragioni diverse, vede accanto alunni e insegnanti. Le lamentele del personale scolastico sono soprattutto incentrate sulla Finanziaria e sugli aspetti retributivi. E a nulla sembra essere servito il rinnovo firmato tre giorni fa.
Domani (12 ottobre), gli studenti di quasi tutte le organizzazioni di sinistra scenderanno in piazza "in oltre 130 città - dice Valentina Giorda, leader dell’Unione degli studenti - per ricordare ai ministri Fioroni e Mussi gli impegni presi per il prossimo autunno e ribadire le proprie posizioni sulle riforme della scuola e dell’università". Il pacchetto di rivendicazioni degli studenti è piuttosto nutrito e non si limita a bollare gli ultimi provvedimenti messi in cantiere da viale Trastevere. "Chiediamo al ministro - spiega Giulia Tosoni, della Rete degli studenti - una risposta sul provvedimento relativo ai debiti formativi, che vede la nostra contrarietà: non vogliamo sistemi rigidi del recupero e della didattica e siamo certi dell’inapplicabilità della norma senza un forte investimento di risorse per l’attivazione delle attività di recupero nelle scuole. Chiediamo che venga delimitato il ruolo dei privati, per non tornare al caro vecchio ’riparificio’ delle lezioni private, discriminatorie e ingiuste".
I ragazzi, rivolgendosi al ministro della Pubblica istruzione, chiedono "l’immediata cancellazione di ciò che rimane della riforma Moratti e la costruzione sin da subito di un biennio unitario forte" e la "personalizzazione dei tempi e dei modi di recupero della didattica". Le istanze avanzate al ministro dell’Università, Fabio Mussi, prendono le mosse dai recenti scandali per i test di ammissione a Medicina, ma non solo. Gli studenti universitari chiedono a Mussi di occuparsi "dell’eliminazione del numero chiuso all’università e di un nuovo patto per l’accesso e la legalità negli atenei da proporre subito in Parlamento".
Ma non solo. I futuri dottori rivendicano "l’aumento dei finanziamenti per didattica, ricerca e diritto allo studio, una legge quadro nazionale per il diritto allo studio, l’istituzione di un reddito per i soggetti in formazione". Tutti, infine, chiedono una Finanziaria che investa di più su scuola università e ricerca.
Sabato 13 ottobre sarà la volta degli studenti di Azione studentesca, che per fare sentire la propria voce hanno optato per una manifestazione nazionale a Roma. I ragazzi di As chiedono ’’abolizione dei libri di testo obbligatori e degli esami di riparazione", reintrodotti da Fioroni pochi giorni fa, e locali scolastici adeguati alle loro esigenze. "Il prezzo dei libri rappresenta una vera e propria discriminazione, che impedisce la reale applicazione del diritto all’istruzione, in teoria garantito a tutti quanti a prescindere dal censo. Troppe famiglie sono costrette a scegliere il tipo di scuola in base al prezzo dei libri", dichiara Michele Gigliucci, che considera gli esami di riparazione un "provvedimento per riportare indietro la scuola in quanto generano il circolo vizioso delle lezioni private, in nero, visto che i corsi recupero delle scuole sono assolutamente inadeguati".
Il 16 ottobre saranno gli insegnanti a scendere in piazza. Gli iscritti allo Snals-Confsal aderiranno alla manifestazione nazionale "Per cambiare la Finanziaria 2008". Secondo Marco Paolo Nigi, segretario generale della Confsal, "la manifestazione costituisce la prima forte azione di protesta sindacale sulla vertenza Finanziaria 2008 che si presenta deludente e penalizzante per i lavoratori dipendenti e per i pensionati". Lo sciopero generale della scuola, indetto da Flc Cgil, Cisl e Uil, si svolgerà il 27 ottobre. Il recente rinnovo del contratto, per il biennio economico 2006/2007, è praticamente scaduto. E i sindacati chiedono al governo le risorse per il biennio 2008/2009. Tre le doglianze dei rappresentanti dei lavoratori "la mancata copertura, nella Finanziaria 2008 approvata dal Consiglio dei ministri, delle risorse necessarie per il rinnovo contrattuale 2008/2009; l’assenza di interventi fiscali a favore del personale dipendente e l’insufficiente copertura finanziaria per assicurare ai lavoratori della scuola il pagamento, sin dal mese di dicembre 2007, dei benefici contrattuali, e dei relativi arretrati, già previsti per il 2008 e relativi al biennio 2006-2007". Giornata di mobilitazione alla quale partecipa anche la Gilda degli insegnanti che lamenta anche "il taglio di posti e risorse nella scuola".
L’autunno caldo della scuola verrà concluso dai Cobas con una giornata di sciopero organizzata per il 9 novembre. I Comitati di base della scuola dicono "No agli Accordi del 23 luglio tra governo e sindacati amici, che massacrano le pensioni e rendono permanente la precarietà". Ma anche "No ai tagli della Finanziaria" e "al preside-padrone, ai provvedimenti disciplinari contro docenti ed Ata che non vogliono la scuola-azienda". E, ancora, "assunzione dei precari su tutti i posti disponibili, parità di trattamento salariale e normativo tra precari e ’stabili" e "un vero Tempo pieno per tutti i richiedenti".
* la Repubblica, 11 ottobre 2007.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
ESAMI DI "RIPARAZIONE" CORSI DI RECUPERO DEBITI SCOLASTICI...
IL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, L’ACQUA.... UN APPELLO
Secondo le stime delle organizzazioni in tutta Italia hanno protestato in 300.000
A Milano lanciate uova contro il Comune, a Potenza la scuola pubblica in una bara nera
Migliaia di studenti in piazza in 130 città
"No a esami di riparazione e numero chiuso"
A Roma invasa pacificamente la piazza centrale della Sapienza *
LE IMMAGINI DELLE MANIFESTAZIONI
ROMA - Trecentomila studenti, secondo un primo bilancio effettuato dalle associazioni, (più probabilmente circa centomila, se si tiene conto delle stime effettuate città per città dalle forze dell’ordine) sono scesi oggi in piazza in 130 città italiane per protestare contro il ripristino degli esami di riparazione e chiedere l’abrogazione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà universitarie. A Milano gli studenti hanno lanciato uova contro i muri di Palazzo Marino, sede del Comune. A Potenza è stata portata in corteo una bara nera "simbolo della morte della scuola pubblica". A Roma ci sono stati momenti di tensione a causa dell’infiltrazione nel corteo di una ventina giovani di destra di Blocco studentesco, che avevano caschi e bastoni. Le manifestazioni si sono tutte concluse in tarda mattinata.
Roma. Secondo le stime della portavoce dell’Unione degli studenti, Valentina Giorda, a Roma hanno partecipato alla manifestazione circa 30.000 studenti. Durante il corteo sono stati scanditi slogan contro il ministro Fioroni e "la scuola dei potenti", e sono stati intonati anche alcuni canti partigiani. Il corteo è partito da Piazza della Repubblica e si è concluso in un luogo simbolo per gli studenti romani, Piazzale Aldo Moro, di fronte all’ingresso dell’Università la Sapienza, la più antica università della capitale. Migliaia sono entrati poi nei viali dell’università dando vita a una sorta di assedio simbolico al Rettorato.
Milano. A Milano gli studenti, oltre a lanciare slogan contro il ministro Fioroni, hanno tirato alcune uova contro i muri di Palazzo Marino, sede del Comune. Un uovo è finito contro un agente. Alcuni portavoce hanno spiegato che la manifestazione è contro la riforma del ministro Fioroni ma anche contro la politica scolastica della giunta regionale, che "privilegia la scuola privata".
Torino. Erano un migliaio (la stima è delle forze dell’ordine) gli studenti che questa mattina, a Torino, si sono radunati in piazza Arbarello per prendere parte alla manifestazione contro la riforma della scuola superiore ideata dal ministro Fioroni, che si è conclusa a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche dell’ateneo torinese. A causa della manifestazione è saltato l’incontro che il segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, avrebbe dovuto avere questa mattina, in città, con gli studenti dell’istituto alberghiero Beccaria. L’esponente politico era atteso per le 11, ma ha poi deciso di annullare l’appuntamento al quale, a causa della manifestazione, avrebbero partecipato pochissimi studenti.
Genova. A Genova c’erano in piazza circa 2.500 studenti delle scuole cittadine e della provincia. Gli studenti accusano il ministero di avere agito "senza pensare che il nostro Stato e le scuole stesse non saranno economicamente in grado di attivare corsi di recupero estivi che possano davvero guidarci verso il recupero del debito". La manifestazione è iniziata alle 9 in via Caviglia, vicino alla stazione ferroviaria di Brignole ed è proseguita con un corteo che ha raggiunto piazza De Ferrari e poi il Provveditorato agli studi in via Assarotti, davanti al quale si svolge un sit-in.
Potenza. A Potenza oltre agli striscioni è stata portata in corteo una bara nera "simbolo della morte della scuola pubblica". Tra canzoni popolari e suoni di tamburo, i giovani, alcune centinaia, hanno spiegato le ragioni della manifestazione: "Chiediamo una legge nazionale per il diritto allo studio - ha detto il coordinatore provinciale di Potenza dell’Unione degli studenti, Davide Romaniello - che ci è stata promessa dal ministro Fioroni un anno fa". Ma l’argomento principale è stato "l’accesso ai saperi - ha sottolineato Romaniello - che va dal miglioramento delle infrastrutture scolastiche ad una carta studenti che ci permetta di avere prezzi più bassi per il cinema, le mostre d’arte. In altre parole per la cultura".
Napoli. In piazza Municipio a Napoli si sono radunati stamane circa 4.000 studenti, secondo le stime delle forze dell’ordine. Tra loro anche gli universitari, contro il numero chiuso. "Non si può continuare ad applicare la legge 264 per giustificare la carenza delle strutture - ha detto Roberta Russo, che studia all’Università Federico II, coordinatrice dell’Udu di Napoli - Il numero chiuso continua ad ostacolare il nostro diritto allo studio".
Palermo. Migliaia di studenti in piazza anche a Palermo. Un corteo ha percorso via Libertà, uno dei principali assi del centro cittadino, dove la circolazione ha subito pesanti rallentamenti. Cinquemila circa i partecipanti secondo la polizia, il doppio per la sigla studentesca Reds che ha organizzato la manifestazione, a Palermo caratterizzata anche dalla richiesta di interventi di edilizia scolastica per sopperire alla mancanza di aule.
* la Repubblica, 12 ottobre 2007.
Esclusivo
Nuovo trucco di Fioroni per finanziare le private
Una bozza di un regolamento allo studio
di Simone Verde (il manifesto, 13.10.2007)
Generalizzare e consolidare i finanziamenti alle scuole private. È l’obiettivo di un regolamento allo studio del ministero della pubblica istruzione, di cui il manifesto è riuscito a intercettare una bozza. Una bozza che, qualora invariata, permetterebbe di distribuire indiscriminatamente fondi pubblici a tutte le scuole elementari paritarie. Il tentativo è sempre lo stesso, ma il processo per aggirare il divieto di finanziamenti dello stato questa volta è più macchinoso del solito e per essere compreso richiede qualche passo a ritroso. Tutto cominciò nel 2000, con una legge dell’allora ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer che, dando seguito alla Costituzione, stabilì i criteri per parificare l’istruzione pubblica e privata. Nel 2003, poi, arrivò Letizia Moratti, che si servì del provvedimento per giustificare aiuti alle famiglie con figli iscritti nelle scuole private. Il provvedimento fece molto discutere, ma funzionò. E permise di affermare il principio che lo stato, per promuovere la parità scolastica e per garantire a tutti un’ampia offerta formativa, dovesse investire denaro.
Cambiata maggioranza, fu compiuto un ulteriore passo, questa volta ad opera dell’attuale ministro Giuseppe Fioroni. Il quale grazie a un decreto dello scorso giugno è riuscito nella quadratura del cerchio, affermando apertamente la necessità di «sostenere la funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie nell’ambito del sistema nazionale di istruzione» attraverso «contributi destinati alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado in possesso del riconoscimento di parità». Un passo fin qui impensabile con cui si aggira definitivamente il dettato costituzionale e si riesce a stabilire che lo stato deve assumersi l’onere di finanziamenti diretti alle scuole private. Il provvedimento è tanto più scaltro che non avviene attraverso nuove leggi, ma a colpi di decreti ministeriali e di interpretazioni estensive di norme già esistenti per evitare polemiche e scomodi dibattiti parlamentari. Ne scaturisce una vera e propria rivoluzione di velluto, con conseguenze estremamente negative sull’amministrazione scolastica che vede moltiplicare regolamenti, bizantinismi e cavilli, in un caos burocratico in cui tutto diventa possibile.
In un decreto ministeriale dello scorso maggio, così, sono stati stanziati «alle scuole primarie paritarie (...)19.367 euro per ciascuna delle classi»; «a ciascuna scuola paritaria secondaria di I grado (...) 2.500 euro» e «1000 euro per ciascuna classe»; «a ciascuna scuola paritaria secondaria di II grado (...) 4000 euro a scuola e 2000 euro a classe». Prossimo passo, il regolamento delle convenzioni con le scuole elementari, la cui uscita è prevista per la prossima settimana e di cui è riprodotta a lato la bozza. Una bozza in cui viene ribadita la volontà di finanziare direttamente il privato, con il pretesto di garantire la pluralità dell’offerta formativa e di promuovere la parità stabilita nel 2000 dal ministro Berlinguer. Nel caso della bozza, i finanziamenti alla scuola elementare parificata fino ad oggi destinati soltanto agli istituti gratuiti, ora sono estesi a tutti: omettendo il vincolo della gratuità, infatti, anche se avrà rette costosissime, la scuola privata riceverà comunque i soldi dello stato. «L’ufficio scolastico regionale - si legge così all’art. 5 - si impegna a corrispondere al gestore, nei limiti dello stanziamento di bilancio sull’apposito capitolo di spesa, il contributo annuo fissato dal decreto del Ministro». In assenza di limiti, dunque, gli stanziamenti sono estesi a qualsiasi istituto che abbia ottenuto la parificazione.
Ma i vantaggi non si fermano qui. Oltre al denaro, infatti, agevolazioni sono garantite da ulteriori omissioni. Prima tra tutte quella che riguarda la percentuale massima di precari che possono essere assunti da ogni istituto. Un aspetto che richiede da anni un chiarimento definitivo e su cui il documento tace, permettendo così che continui lo sfruttamento indiscriminato di docenti con contratti atipici, salari bassissimi, contributi inferiori ai colleghi di ruolo e stipendi che non coprono i periodi di ferie. Un ulteriore vantaggio che rafforzerà l’integrazione tra pubblico e privato teorizzata da Fioroni nell’ambito di «un sistema misto» in cui la scuola pubblica continua a subire restrizioni finanziarie mentre vengono moltiplicati i fondi per le scuole confessionali.