ADDIO ENZO BIAGI, TESTIMONE CRITICO DEL NOSTRO TEMPO *
MILANO - Enzo Biagi è morto poco dopo le otto alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore c’erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi.
Enzo Biagi, testimone del secolo come pochi altri, se ne e’ andato. Come una foglia d’autunno - per usare una delle ultime immagini che il popolare giornalista e scrittore era ancora riuscito a dare di se stesso - si è staccato dall’albero della vita, spazzato dal vento forte di una malattia inesorabile. Biagi è morto alla clinica Capitanio, a 87 anni, attorniato dai suoi familiari, che lo hanno assistito in questi ultimi, drammatici dieci giorni. Era nato Pianaccio, piccolo borgo di Lizzano in Belvedere, un paese dell’Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, il 9 agosto del 1920. Qui giovedi’ si terranno i funerali. La camera ardente è prevista alla clinica Capitanio di Milano, oggi e domani.
Biagi è stato lucido fino alla fine, come hanno testimoniato i colleghi e gli amici che, in quest’ultima settima, sono andati a trovarlo. Ha lottato "come un leone", non ha subito passivamente l’aggressione della malattia anche se forse era il primo a rendersi conto che la fine era imminente. "Il solito Biagi che tutti conosciamo" è stato il commento di chi era andato a visitarlo. Ma che la battaglia fosse persa lo avevano sostanzialmente ammesso le stesse figlie, Bice e Carla, che in questi giorni non hanno mai rifiutato il contatto con la stampa, un mondo nel quale la famiglia Biagi ha una tradizione ben radicata.
"La situazione è precipitata" era stato il primo annuncio e poi, con il passare delle ore e dei giorni "é sempre lucido, determinato, sereno", "c’é stato un lieve miglioramento ma la prognosi resta riservata", "é molto affaticato": frasi, pronunciate in tempi diversi, più eloquenti di qualsiasi bollettino medico sugli alti e bassi. Non restava che attendere, anche perché il pessimismo dei medici non lasciava spazio alla possibilità di una ripresa.
Eppure Biagi già altre volte era riuscito a superare serie crisi. In una intervista del 2004, all’epoca del suo allontanamento dalla Rai, parlando dei suoi problemi, ricordava di aver fatto "due pneumotoraci" e di aver impiantati "sei by-pass" anche se su di lui avevano pesato, più di quelli, la morte della moglie Lucia, nel febbraio 2002, e della figlia Anna, a soli 47 anni, nel maggio dell’anno successivo. Ma la sua forte fibra aveva resistito a tutto. Proprio per questo, quando si era diffusa la voce del ricovero in clinica di Biagi, dieci giorni fa, sembrava potesse trattarsi di uno dei tanti controlli ai quali periodicamente veniva sottoposto. In realtà era qualcosa di più: la situazione stava degenerando. Era inevitabilmente questione di giorni e, stamani, è sopravvenuto il decesso. "Si è addormentato sereno" è stata l’immagine di quel momento data dalla figlia Bice.
È morto Enzo Biagi a Milano
Raccontò l’Italia per 60 anni
Napolitano: «Scompare voce di libertà»
Enzo Biagi è morto poco dopo le otto alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore c’erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi di Biagi. Contrariamente a quanto accaduto nelle sere passate, le due figlie avevano trascorso la notte nella propria abitazione.
I funerali del giornalista saranno celebrati giovedì a Pianazzo in provincia di Bologna: «Lo portiamo nel posto da dove lui diceva sempre di non essere mai partito», ha detto la figlia Bice.
Testimone del secolo che come pochi altri ha saputo declinare la sua vocazione al giornalismo in tutti i media - dalla carta stampata, ai libri, alla tv, Enzo Biagi nasce a Lizzano in Belvedere, un paese dell’Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, il 9 agosto del 1920. Figlio di una famiglia non abbiente, inizia la carriera giornalistica appena diciottenne al Resto del Carlino, senza per questo interrompere gli studi. A 21 anni diventa professionista, poi viene richiamato alle armi e l’8 settembre 1943, per non aderire alla Repubblica di Salò, si unisce ai gruppi partigiani. Il 21 aprile del ’45 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Pwb la fine della guerra.
Nel 1952 viene chiamato al settimanale «Epoca», di cui diventa direttore e in questi anni inizia la sua collaborazione con la Rai. Nel 1961 va a dirigere il Tg e l’anno seguente fonda il primo rotocalco televisivo. Lasciata la direzione del Tg passa a La Stampa come inviato dove rimarrà una decina di anni, poi in seguito la sua firma comparirà tra l’altro su La Repubblica, Il Corriere della sera e Panorama. Ma non abbandona la Rai a cui collabora dando vita a numerose trasmissioni - Dicono di lei, Proibito, Film dossier, Linea diretta, Spot, Il caso, per citarne solo alcune - in cui è soprattutto stato a colloquio con grandi personaggi del secolo.
Dal 1991 dà vita ad un programma ogni anno: il suo lavoro per la radiotelevisione pubblica si conclude il 31 maggio del 2002 con l’ultima puntata del programma ’Il Fattò, appuntamento quotidiano di grande ascolto in onda per oltre 700 puntate dal 1995. La trasmissione chiude dopo le polemiche legate alle accuse di faziosità che gli vengono rivolte dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi per l’intervista a Roberto Benigni.
Sino a quest’anno le sue apparizioni televisive sono state soltanto due su Raitre, come ospite a "Che tempo che fa" da Fabio Fazio e a "Primo piano". Quindi torna per l’ultima volta a avere una trasmissione in Rai nel 2007, che emblematicamente ha il titolo della sua prima: "Rt-Rotocalco televisivo".
È autore di un’enorme mole di studi a carattere storico e documentaristico, ma anche tra memoria e narrazione, che comprende oltre 80 titoli.
* l’Unità, Pubblicato il: 06.11.07, Modificato il: 06.11.07 alle ore 13.52
Napolitano: «Scompare una grande voce di libertà» *
«Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà». Comincia così il messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato ai familiari di Enzo Biagi, il grande giornalista morto martedì mattina a Milano.
«Egli - prosegue il capo dello Stato - ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della tv, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento, sempre orgogliosamente rivendicato, alla tradizione dell’antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della costituzione repubblicana. L’amore per la Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana».
«A Enzo Biagi - chiude Napolitano - uomo di genuina ispirazione socialista e cristiana rendo riconoscente omaggio a nome del paese, esprimendo con commosso ricordo personale la più affettuosa vicinanza e solidarietà ai suoi familiari in questo momento di dolore e di rimpianto».
Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha inviato ai familiari di Enzo Biagi un telegramma per esprimere «sincera e commossa partecipazione al loro dolore». «Scompare con Enzo Biagi - scrive Prodi - un grande maestro della informazione, che ha portato nelle case degli italiani con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi, e i numerosi libri di successo. Figura storica del giornalismo, si è battuto sempre per la salvaguardia della libertà dell’informazione e del paese». Biagi «lascia in tutti noi un grande vuoto», conclude il presidente del Consiglio.
«Con Enzo Biagi scompare un testimone attento di oltre 60 anni di storia italiana che, da grande giornalista, ha raccontato nei suoi articoli e nelle sue trasmissioni televisive con uno stile inconfondibile fatto di apparente semplicità ma pieno di contenuti e di richiami civili e sociali». È la Rai a ricordare così il giornalista, «le cui trasmissioni e il cui nome rimangono incisi a grandi lettere nella storia del servizio pubblico, anche quale insegnamento ed esempio per chi opera nel mondo della informazione, per la sua coerenza e per la sua lealtà intellettuale».
«Alle tante realtà italiane e al loro cambiamento - continua la nota di Viale Mazzini - Biagi ha dedicato pagine memorabili di televisione riuscendo a trasferire nel pubblico la verità dei fatti ma anche le tante contraddizioni dei nostri tempi.
«La sua firma su un programma della Rai è sempre stata garanzia di alta professionalità e di sicuro successo anche per la capacità di dare, in pochi minuti il senso di una notizia, spiegarla e commentarla senza fronzoli e senza concessioni alla facile spettacolarizzazione.
«Il ricordo della professionalità di Enzo Biagi - conclude la nota - continuerà ad essere, per la Rai, un riferimento sicuro per la prosecuzione con rigore e passione, della propria missione culturale e informativa».
Mieli: Non ricordiamolo per l’editto bulgaro. «A lui non sarebbe piaciuto ma, come tutti i numeri uno...» E poi, «a lui dava fastidio mostrarsi malato... Era un giornalista che aveva un vezzo nei confronti del suo direttore, voleva mostrarsi pronto a scattare e a partire.
«Ci salutavamo sempre con una frase - racconta il direttore del "Corriere della sera" - sempre la stessa: "Guarda... se c’è qualche servizio che uno dei tuoi non vuol fare, se ci hai qualche giornalista pigro che non vuol partire, tu chiama me, che io partò».
A proposito della polemica legata al cosiddetto editto bulgaro, Mieli aggiunge: «Per Biagi questo fu un brutto momento, però non credo che avrebbe voluto essere ricordato oggi per quell’episodio. Biagi è stato un grande, veramente uno dei numeri uno del giornalismo italiano e, come capita ai numeri uno del giornalismo, incappano anche in polemiche con i poteri costituiti».
«Si è spenta una voce della coscienza democratica della Italia, un grande giornalista che ha vissuto la sua professione come testimonianza di spirito civico, etica pubblica, senso del bene comune». Con queste parole Piero Fassino ha espresso il cordoglio suo e dei Democratici di Sinistra per la scomparsa di Enzo Biagi.
«Chi ha avuto la fortuna di conoscere personalmente Enzo Biagi da oggi lo ricorderà, per sempre, come un uomo libero e curioso, di grande equilibrio, esempio positivo di un modo di intendere la professione giornalistica al servizio della conoscenza e del paese». Così il sindaco di Roma commenta la scomparsa del giornalista Enzo Biagi.
«Tutti gli italiani ricorderanno la sua voglia di libertà, la sua passione e il suo rigore nel raccontare la storia e i personaggi del nostro tempo recente - prosegue Veltroni - Enzo Biagi mancherà a tutti noi, anche perchè insieme a lui siamo cresciuti, abbiamo capito fatti e storie, ci siamo emozionati e appassionati al nostro tempo».
«La Italia perde un maestro, ma di un giornalista come Enzo Biagi restano i libri e le tante trasmissioni televisive che fanno parte della storia condivisa del paese - conclude Veltroni - alla famiglia Biagi giunga un grande abbraccio da parte mia e di tutta la città di Roma».
«Affetto e dolore» vengono espressi anche da Eugenio Scalfari di fronte alla notizia della morte di Enzo Biagi. «Una frase non basta per ricordare un giornalista della grandezza di Biagi», dice il fondatore di Repubblica. «Mercoledì - aggiunge - affiderò alle colonne del giornale un lungo ricordo dell’amico scomparso».
* l’Unità, Pubblicato il: 06.11.07, Modificato il: 06.11.07 alle ore 11.30
Sul sito, si cfr. anche
ENZO BIAGI: UN CITTADINO SOVRANO DELLA REPUBBLICA D’ITALIA ... E L’EDITTO BULGARO.
PIANACCIO, I FUNERALI DI ENZO BIAGI (LA REPUBBLICA - FOTO)
Le esequie nella chiesa dei Santi Giacomo e Anna, nel paese dov’è nato il giornalista
Celebrate da Ersilio Tonini. Molte le autorità presenti. E il coro di montagna canta Bella Ciao
L’ultimo saluto ad Enzo Biagi
A Pianaccio celebrati i funerali
La figlia Bice: "L’editto bulgaro? Certo che c’è stato. Qualcuno ha delle amnesie"
Prodi: "Gli italiani sanno benissimo quali sono gli atti di giustizia e quali gli atti di ingiustizia"
BOLOGNA - Moltissime persone hanno dato oggi l’ultimo saluto ad Enzo Biagi nella piccola chiesa dei Santi Giacomo e Anna a Pianaccio, il paesino dell’appennino bolognese di 30 persone dove il giornalista è nato e cresciuto. Poco dopo mezzogiorno la bara ricoperta di rose rosse ha lasciato la chiesa, portata a spalla e accompagnata da un lungo applauso sulle note di Bella Ciao. Il feretro era giunto questa mattina da Milano, con le figlie Bice e Carla ed i nipoti.
Diverse le autorità presenti alla cerimonia: il presidente del Consiglio Romano Prodi, applaudito al suo arrivo, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, il presidente della Rai Claudio Petruccioli, il sindaco di Bologna Sergio Cofferati e il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani. C’erano anche Ferruccio de Bortoli, direttore del Sole 24 ore, e Paolo Mieli direttore del Corriere della Sera.
La figlia Bice, polemica con Berlusconi, ha ricordato il padre e i suoi ultimi anni, e riferendosi all’allontanamento dalla Rai con l’"editto bulgaro" ha detto: "Certo che c’è stato. C’è qualcuno che, a volte, ha delle botte di amnesia. Lui non ha mai perso la memoria, né lui né noi". "Mi fa piacere pensare ad una pacificazione sua, e negli ultimi mesi il ritorno con tanto affetto. E’ stato l’ultimo regalo che la vita, e qualcun altro che forse si è mosso, gli ha fatto", ha detto ancora la figlia del giornalista.
E Prodi, uscendo dalla chiesa, sull’editto bulgaro ha ribadito le parole pronunciate nei giorni scorsi, rinnovando la polemica contro Berlusconi e la sua scelta di allontanare il giornalista dalla televisone nel 2002: "Gli italiani sanno benissimo quali sono gli atti di giustizia e quali gli atti di ingiustizia". Senza una legge sul conflitto di interessi, il rischio che possa ripetersi "c’è sempre nella democrazia: in Italia forse un po’ di più di quello che ci dovrebbe essere".
Anche il sindaco di Roma e segretario del Pd Walter Veltroni ha voluto partecipare ai funerali. E così ha ricordato il cronista scomparso due giorni fa a Milano: "Un’idea di giornalismo e anche di vita. Nasce da questi luoghi, nasce dalla storia di una famiglia operaia, nasce dalla battaglia della resistenza, nasce dalle cose migliori della società italiana".
Per lo scrittore Roberto Saviano, Biagi "è stato un maestro che mi ha insegnato che verità e potere non coincidono mai e che è necessario guardare le sfumature più che i valori unici".
Le esequie sono state celebrate dal cardinale Ersilio Tonini, insieme ad altri due parroci amici del giornalista. In dubbio fino all’ultimo per motivi di salute, il prelato aveva dato ieri sera la sua disponibilità, vista la profonda amicizia che lo legava a Enzo Biagi. "Eravamo amici, anzi fratelli. Il nostro è stato un rapporto profondissimo e di fraternità" ha detto Tonini. "Biagi aveva una profondità interiore intatta e riportava i sentimenti respirati qui, nella sua Pianaccio. E Pianaccio ha trasmesso i valori profondi della sua umanità. Da stasera avrete un testimone che rappresenta la vostra storia, da consegnare di generazione in generazione".
Sulla piazza del paese sono arrivate molte corone di fiori: da Giorgio Napolitano, dalla Ferrari, dalla Fiat, da Luca Cordero di Montezemolo, dal Corriere della Sera, dal sindaco di Roma e dalla Fnsi. Fra le corone anche una dedicata a Enzo Biagi da ’la sua Rai’.
Il giornalista sarà sepolto nel piccolo cimitero di Pianaccio. Non sarà tumulato accanto alla moglie e alla figlia: sarà infatti rispettata l’antica tradizione che vede nel cimitero gli uomini e le donne separati. Vista la dimensione del camposanto, le tombe saranno comunque a pochi metri.
* la Repubblica, 8 novembre 2007
IL COORDINATORE DI FORZA ITALIA CONTRO IL PREMIER: CONTROVERSIA «IMMOTIVATA»
Biagi, polemiche sull’«editto bulgaro»
Prodi: Enzo considerò l’attacco di Berlusconi come «un attentato alla libertà».
Bondi: «Polemica artefatta»
VIDEO - Berlusconi a Sofia: «Uso criminoso della tv»
ROMA - L’editto bulgaro di Silvio Berlusconi? Enzo Biagi lo considerò «un attentato alla libertà». Nel giorno della scomparsa del grande giornalista il premier Romano Prodi, ospite di «28 minuti» su Radiodue, ricorda la telefonata che ebbe con Biagi dopo che l’allora premier Berlusconi attaccò da Sofia il giornalista scomparso assieme a Michele Santoro ed Daniele Luttazzi, determinando l’allontanamento dei tre dalla Rai. Il presidente del Consiglio, all’epoca al vertice della Commissione europea, ricorda quei momenti: «Non ci incontrammo, ci sentimmo per telefono. Dominava lo sdegno. La arrabbiatura, che lui non nascondeva, era molto forte, e il senso di tutta la vicenda era la considerazione che era venuta meno una delle libertà fondamentali del Paese. Questo fu il contenuto di quella telefonata. Lo considerava un attentato alla libertà - prosegue Prodi - e si chiedeva quante altre voci potranno essere messe a tacere, se un cronista viene eliminato con questa facilità».
«LIBERTA’ ASSOLUTA» - Biagi, ha proseguito Prodi, era una persona di «una libertà assoluta. Non te le mandava certo a dire - sottolinea il premier - era un persona di una tale comunicatività che non teneva niente dentro di sè: te lo buttava addosso in un modo straordinario». Il premier ha anche ricordato la «curiosità impressionante» infinita del giornalista su tutti i temi, dalla politica a quello che succedeva ogni giorno e il senso dell’ironia che lo portava a scherzare e a prendere in giro il suo interlocutore. Ma alla fine, ha raccontato Prodi ha «sentito molto il senso della morte. Era quasi come se attendesse questo momento». Eppure era un uomo sereno, convinto di essere stato «privilegiato» e attivissimo: dopo uno dei numerosi interventi per i problemi cardiaci, fece lunghi viaggi: «andò e tornò dall’Argentina in due giorni, e io gli dissi, tu sei matto».
«POLEMICA ARTEFATTA» - Dura la replica del coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, alle parole del premier. «Mai avrei pensato che il presidente del Consiglio potesse suscitare una polemica artefatta e immotivata il giorno stesso della morte di Enzo Biagi» ha detto il coordinatore di Forza Italia, polemico con il presidente del Consiglio che ha rievocato come Enzo Biagi reagì al cosiddetto «editto bulgaro» di Silvio Berlusconi.
* Corriere della Sera, 06 novembre 2007