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Come una foglia d’autunno. Enzo Biagi, testimone critico del nostro tempo come pochi altri, è morto: "Si è addormentato sereno". ll Presidente della Repubblica: «Scompare una grande voce di libertà» - a cura di pfls

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martedì 6 novembre 2007.
 
[...] Biagi è stato lucido fino alla fine, come hanno testimoniato i colleghi e gli amici che, in quest’ultima settima, sono andati a trovarlo. Ha lottato "come un leone", non ha subito passivamente l’aggressione della malattia anche se forse era il primo a rendersi conto che la fine era imminente. "Il solito Biagi che tutti conosciamo" è stato il commento di chi era andato a visitarlo. Ma che la battaglia fosse persa lo avevano sostanzialmente ammesso le stesse figlie, Bice e Carla, che in questi giorni non hanno mai rifiutato il contatto con la stampa [...]

ADDIO ENZO BIAGI, TESTIMONE CRITICO DEL NOSTRO TEMPO *

MILANO - Enzo Biagi è morto poco dopo le otto alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore c’erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi.

Enzo Biagi, testimone del secolo come pochi altri, se ne e’ andato. Come una foglia d’autunno - per usare una delle ultime immagini che il popolare giornalista e scrittore era ancora riuscito a dare di se stesso - si è staccato dall’albero della vita, spazzato dal vento forte di una malattia inesorabile. Biagi è morto alla clinica Capitanio, a 87 anni, attorniato dai suoi familiari, che lo hanno assistito in questi ultimi, drammatici dieci giorni. Era nato Pianaccio, piccolo borgo di Lizzano in Belvedere, un paese dell’Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, il 9 agosto del 1920. Qui giovedi’ si terranno i funerali. La camera ardente è prevista alla clinica Capitanio di Milano, oggi e domani.

Biagi è stato lucido fino alla fine, come hanno testimoniato i colleghi e gli amici che, in quest’ultima settima, sono andati a trovarlo. Ha lottato "come un leone", non ha subito passivamente l’aggressione della malattia anche se forse era il primo a rendersi conto che la fine era imminente. "Il solito Biagi che tutti conosciamo" è stato il commento di chi era andato a visitarlo. Ma che la battaglia fosse persa lo avevano sostanzialmente ammesso le stesse figlie, Bice e Carla, che in questi giorni non hanno mai rifiutato il contatto con la stampa, un mondo nel quale la famiglia Biagi ha una tradizione ben radicata.

"La situazione è precipitata" era stato il primo annuncio e poi, con il passare delle ore e dei giorni "é sempre lucido, determinato, sereno", "c’é stato un lieve miglioramento ma la prognosi resta riservata", "é molto affaticato": frasi, pronunciate in tempi diversi, più eloquenti di qualsiasi bollettino medico sugli alti e bassi. Non restava che attendere, anche perché il pessimismo dei medici non lasciava spazio alla possibilità di una ripresa.

Eppure Biagi già altre volte era riuscito a superare serie crisi. In una intervista del 2004, all’epoca del suo allontanamento dalla Rai, parlando dei suoi problemi, ricordava di aver fatto "due pneumotoraci" e di aver impiantati "sei by-pass" anche se su di lui avevano pesato, più di quelli, la morte della moglie Lucia, nel febbraio 2002, e della figlia Anna, a soli 47 anni, nel maggio dell’anno successivo. Ma la sua forte fibra aveva resistito a tutto. Proprio per questo, quando si era diffusa la voce del ricovero in clinica di Biagi, dieci giorni fa, sembrava potesse trattarsi di uno dei tanti controlli ai quali periodicamente veniva sottoposto. In realtà era qualcosa di più: la situazione stava degenerando. Era inevitabilmente questione di giorni e, stamani, è sopravvenuto il decesso. "Si è addormentato sereno" è stata l’immagine di quel momento data dalla figlia Bice.

Ansa» 2007-11-06 12:15


-  È morto Enzo Biagi a Milano
-  Raccontò l’Italia per 60 anni
-  Napolitano: «Scompare voce di libertà»

Enzo Biagi è morto poco dopo le otto alla clinica Capitanio di Milano, dove era ricoverato da una decina di giorni. Al momento del decesso del popolare giornalista e scrittore c’erano al capezzale le due figlie Bice e Carla, e i generi di Biagi. Contrariamente a quanto accaduto nelle sere passate, le due figlie avevano trascorso la notte nella propria abitazione.

I funerali del giornalista saranno celebrati giovedì a Pianazzo in provincia di Bologna: «Lo portiamo nel posto da dove lui diceva sempre di non essere mai partito», ha detto la figlia Bice.

Testimone del secolo che come pochi altri ha saputo declinare la sua vocazione al giornalismo in tutti i media - dalla carta stampata, ai libri, alla tv, Enzo Biagi nasce a Lizzano in Belvedere, un paese dell’Appennino tosco-emiliano in provincia di Bologna, il 9 agosto del 1920. Figlio di una famiglia non abbiente, inizia la carriera giornalistica appena diciottenne al Resto del Carlino, senza per questo interrompere gli studi. A 21 anni diventa professionista, poi viene richiamato alle armi e l’8 settembre 1943, per non aderire alla Repubblica di Salò, si unisce ai gruppi partigiani. Il 21 aprile del ’45 entra a Bologna con le truppe alleate e annuncia dai microfoni della Pwb la fine della guerra.

Nel 1952 viene chiamato al settimanale «Epoca», di cui diventa direttore e in questi anni inizia la sua collaborazione con la Rai. Nel 1961 va a dirigere il Tg e l’anno seguente fonda il primo rotocalco televisivo. Lasciata la direzione del Tg passa a La Stampa come inviato dove rimarrà una decina di anni, poi in seguito la sua firma comparirà tra l’altro su La Repubblica, Il Corriere della sera e Panorama. Ma non abbandona la Rai a cui collabora dando vita a numerose trasmissioni - Dicono di lei, Proibito, Film dossier, Linea diretta, Spot, Il caso, per citarne solo alcune - in cui è soprattutto stato a colloquio con grandi personaggi del secolo.

Dal 1991 dà vita ad un programma ogni anno: il suo lavoro per la radiotelevisione pubblica si conclude il 31 maggio del 2002 con l’ultima puntata del programma ’Il Fattò, appuntamento quotidiano di grande ascolto in onda per oltre 700 puntate dal 1995. La trasmissione chiude dopo le polemiche legate alle accuse di faziosità che gli vengono rivolte dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi per l’intervista a Roberto Benigni.

Sino a quest’anno le sue apparizioni televisive sono state soltanto due su Raitre, come ospite a "Che tempo che fa" da Fabio Fazio e a "Primo piano". Quindi torna per l’ultima volta a avere una trasmissione in Rai nel 2007, che emblematicamente ha il titolo della sua prima: "Rt-Rotocalco televisivo".

È autore di un’enorme mole di studi a carattere storico e documentaristico, ma anche tra memoria e narrazione, che comprende oltre 80 titoli.

* l’Unità, Pubblicato il: 06.11.07, Modificato il: 06.11.07 alle ore 13.52


Napolitano: «Scompare una grande voce di libertà» *

«Scompare con Enzo Biagi una grande voce di libertà». Comincia così il messaggio che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato ai familiari di Enzo Biagi, il grande giornalista morto martedì mattina a Milano.

«Egli - prosegue il capo dello Stato - ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della tv, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento, sempre orgogliosamente rivendicato, alla tradizione dell’antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della costituzione repubblicana. L’amore per la Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana».

«A Enzo Biagi - chiude Napolitano - uomo di genuina ispirazione socialista e cristiana rendo riconoscente omaggio a nome del paese, esprimendo con commosso ricordo personale la più affettuosa vicinanza e solidarietà ai suoi familiari in questo momento di dolore e di rimpianto».

Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha inviato ai familiari di Enzo Biagi un telegramma per esprimere «sincera e commossa partecipazione al loro dolore». «Scompare con Enzo Biagi - scrive Prodi - un grande maestro della informazione, che ha portato nelle case degli italiani con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi, e i numerosi libri di successo. Figura storica del giornalismo, si è battuto sempre per la salvaguardia della libertà dell’informazione e del paese». Biagi «lascia in tutti noi un grande vuoto», conclude il presidente del Consiglio.

«Con Enzo Biagi scompare un testimone attento di oltre 60 anni di storia italiana che, da grande giornalista, ha raccontato nei suoi articoli e nelle sue trasmissioni televisive con uno stile inconfondibile fatto di apparente semplicità ma pieno di contenuti e di richiami civili e sociali». È la Rai a ricordare così il giornalista, «le cui trasmissioni e il cui nome rimangono incisi a grandi lettere nella storia del servizio pubblico, anche quale insegnamento ed esempio per chi opera nel mondo della informazione, per la sua coerenza e per la sua lealtà intellettuale».

«Alle tante realtà italiane e al loro cambiamento - continua la nota di Viale Mazzini - Biagi ha dedicato pagine memorabili di televisione riuscendo a trasferire nel pubblico la verità dei fatti ma anche le tante contraddizioni dei nostri tempi.

«La sua firma su un programma della Rai è sempre stata garanzia di alta professionalità e di sicuro successo anche per la capacità di dare, in pochi minuti il senso di una notizia, spiegarla e commentarla senza fronzoli e senza concessioni alla facile spettacolarizzazione.

«Il ricordo della professionalità di Enzo Biagi - conclude la nota - continuerà ad essere, per la Rai, un riferimento sicuro per la prosecuzione con rigore e passione, della propria missione culturale e informativa».

Mieli: Non ricordiamolo per l’editto bulgaro. «A lui non sarebbe piaciuto ma, come tutti i numeri uno...» E poi, «a lui dava fastidio mostrarsi malato... Era un giornalista che aveva un vezzo nei confronti del suo direttore, voleva mostrarsi pronto a scattare e a partire.

«Ci salutavamo sempre con una frase - racconta il direttore del "Corriere della sera" - sempre la stessa: "Guarda... se c’è qualche servizio che uno dei tuoi non vuol fare, se ci hai qualche giornalista pigro che non vuol partire, tu chiama me, che io partò».

A proposito della polemica legata al cosiddetto editto bulgaro, Mieli aggiunge: «Per Biagi questo fu un brutto momento, però non credo che avrebbe voluto essere ricordato oggi per quell’episodio. Biagi è stato un grande, veramente uno dei numeri uno del giornalismo italiano e, come capita ai numeri uno del giornalismo, incappano anche in polemiche con i poteri costituiti».

«Si è spenta una voce della coscienza democratica della Italia, un grande giornalista che ha vissuto la sua professione come testimonianza di spirito civico, etica pubblica, senso del bene comune». Con queste parole Piero Fassino ha espresso il cordoglio suo e dei Democratici di Sinistra per la scomparsa di Enzo Biagi.

«Chi ha avuto la fortuna di conoscere personalmente Enzo Biagi da oggi lo ricorderà, per sempre, come un uomo libero e curioso, di grande equilibrio, esempio positivo di un modo di intendere la professione giornalistica al servizio della conoscenza e del paese». Così il sindaco di Roma commenta la scomparsa del giornalista Enzo Biagi.

«Tutti gli italiani ricorderanno la sua voglia di libertà, la sua passione e il suo rigore nel raccontare la storia e i personaggi del nostro tempo recente - prosegue Veltroni - Enzo Biagi mancherà a tutti noi, anche perchè insieme a lui siamo cresciuti, abbiamo capito fatti e storie, ci siamo emozionati e appassionati al nostro tempo».

«La Italia perde un maestro, ma di un giornalista come Enzo Biagi restano i libri e le tante trasmissioni televisive che fanno parte della storia condivisa del paese - conclude Veltroni - alla famiglia Biagi giunga un grande abbraccio da parte mia e di tutta la città di Roma».

«Affetto e dolore» vengono espressi anche da Eugenio Scalfari di fronte alla notizia della morte di Enzo Biagi. «Una frase non basta per ricordare un giornalista della grandezza di Biagi», dice il fondatore di Repubblica. «Mercoledì - aggiunge - affiderò alle colonne del giornale un lungo ricordo dell’amico scomparso».

* l’Unità, Pubblicato il: 06.11.07, Modificato il: 06.11.07 alle ore 11.30


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