Memoria della libertà e Storia della liberazione...

ENZO BIAGI: UN CITTADINO SOVRANO DELLA REPUBBLICA D’ITALIA NON UN SUDDITO DELLO STATO DI "FORZA ITALIA"!!! GIUSTIZIA E LIBERTA’ - E VERITA’! L’editto bulgaro di Silvio Berlusconi? Enzo Biagi lo considerò «un attentato alla libertà» - a cura di pfls

giovedì 8 novembre 2007.
 
[...] Quante cose succedono intorno a noi. Cercheremo di raccontare che cosa manca agli italiani e di che cosa ha bisogno la gente. Fra poco sarà il 25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. C’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi. Il revisionismo a volte mi offende: in quei giorni ci sono state anche pagine poco onorevoli; e molti di noi, delle Brigate partigiane, erano raccogliticci. Ma nella Resistenza c’ è il riconoscimento di una grande dignità. Cosa sarebbe stata l’ Italia agli occhi del mondo? Sono un vecchio cronista, testimone di tanti fatti. Alcuni anche terribili. E il mio pensiero va ai colleghi inviati speciali che non sono ritornati dal servizio, e a quelli che speciali non erano, ma rischiavano la vita per raccontare agli altri le pagine tristi della storia. [...]

IL COORDINATORE DI FORZA ITALIA CONTRO IL PREMIER: CONTROVERSIA «IMMOTIVATA»

Biagi, polemiche sull’«editto bulgaro»

Prodi: Enzo considerò l’attacco di Berlusconi come «un attentato alla libertà». Bondi: «Polemica artefatta» *

VIDEO - Berlusconi a Sofia: «Uso criminoso della tv»

ROMA - L’editto bulgaro di Silvio Berlusconi? Enzo Biagi lo considerò «un attentato alla libertà». Nel giorno della scomparsa del grande giornalista il premier Romano Prodi, ospite di «28 minuti» su Radiodue, ricorda la telefonata che ebbe con Biagi dopo che l’allora premier Berlusconi attaccò da Sofia il giornalista scomparso assieme a Michele Santoro ed Daniele Luttazzi, determinando l’allontanamento dei tre dalla Rai. Il presidente del Consiglio, all’epoca al vertice della Commissione europea, ricorda quei momenti: «Non ci incontrammo, ci sentimmo per telefono. Dominava lo sdegno. La arrabbiatura, che lui non nascondeva, era molto forte, e il senso di tutta la vicenda era la considerazione che era venuta meno una delle libertà fondamentali del Paese. Questo fu il contenuto di quella telefonata. Lo considerava un attentato alla libertà - prosegue Prodi - e si chiedeva quante altre voci potranno essere messe a tacere, se un cronista viene eliminato con questa facilità».

«LIBERTA’ ASSOLUTA» - Biagi, ha proseguito Prodi, era una persona di «una libertà assoluta. Non te le mandava certo a dire - sottolinea il premier - era un persona di una tale comunicatività che non teneva niente dentro di sè: te lo buttava addosso in un modo straordinario». Il premier ha anche ricordato la «curiosità impressionante» infinita del giornalista su tutti i temi, dalla politica a quello che succedeva ogni giorno e il senso dell’ironia che lo portava a scherzare e a prendere in giro il suo interlocutore. Ma alla fine, ha raccontato Prodi ha «sentito molto il senso della morte. Era quasi come se attendesse questo momento». Eppure era un uomo sereno, convinto di essere stato «privilegiato» e attivissimo: dopo uno dei numerosi interventi per i problemi cardiaci, fece lunghi viaggi: «andò e tornò dall’Argentina in due giorni, e io gli dissi, tu sei matto».

«POLEMICA ARTEFATTA» - Dura la replica del coordinatore nazionale di Forza Italia, Sandro Bondi, alle parole del premier. «Mai avrei pensato che il presidente del Consiglio potesse suscitare una polemica artefatta e immotivata il giorno stesso della morte di Enzo Biagi» ha detto il coordinatore di Forza Italia, polemico con il presidente del Consiglio che ha rievocato come Enzo Biagi reagì al cosiddetto «editto bulgaro» di Silvio Berlusconi.

* Corriere della Sera, 06 novembre 2007


«Sempre schierato in difesa dei valori della Costituzione repubblicana»

Napolitano: «Grande voce di libertà»

-  Cordoglio del capo dello Stato per la scomparsa di
-  Enzo Biagi: gli rendo omaggio a nome dell’Italia
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ROMA - Con Enzo Biagi scompare «una grande voce di libertà»: lo scrive il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato ai familiari del giornalista deceduto questa mattina.

«DIFENSORE DELLA COSTITUZIONE» - «Egli ha rappresentato uno straordinario punto di riferimento ideale e morale nel complesso mondo del giornalismo e della televisione - si legge nel messaggio del Capo dello Stato -, presidiandone e garantendone l’autonomia e il pluralismo. Il suo profondo attaccamento, sempre orgogliosamente rivendicato, alla tradizione dell’antifascismo e della Resistenza lo aveva condotto a schierarsi in ogni momento in difesa dei principi e dei valori della Costituzione repubblicana. L’amore per l’Italia e la conoscenza della storia nazionale avevano ispirato la sua opera di scrittore e le sue indagini nel vivo della realtà italiana».

«COMMOSSO RICORDO» - «A Enzo Biagi - scrive ancora Napolitano - uomo di genuina ispirazione socialista e cristiana rendo riconoscente omaggio a nome del Paese, esprimendo con commosso ricordo personale la più affettuosa vicinanza e solidarietà ai suoi familiari in questo momento di dolore e di rimpianto».

PRODI: «GRANDE MAESTRO» - Anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha voluto testimoniare la vicinanza delle istituzioni alla famiglia Biagi, a cui con un telegramma ha espresso «sincera e commossa partecipazione al dolore». «Scompare con Enzo Biagi - ha scritto il premier - un grande maestro dell’informazione, che ha portato nelle case degli italiani con puntuale attenzione e sensibilità giornalistica le notizie e i commenti di tanti eventi della nostra storia di questi decenni, attraverso la carta stampata, gli schermi televisivi, e i numerosi libri di successo. Figura storica del giornalismo, si è battuto sempre per la salvaguardia della libertà dell’informazione e del Paese. Lascia in tutti noi un grande vuoto».

«PROTAGONISTA VITA CULTURALE» - Per il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, Biagi è stato «un protagonista del giornalismo italiano e della vita civile e culturale della nostra storia recente, uno dei più importanti giornalisti dell’Italia del dopoguerra, che ha espresso nella sua lunga professione un modo di intendere il giornalismo stesso. Con lui scompare una personalità di grande rigore intellettuale, che ha costantemente interpretato al servizio del pluralismo e della libertà dell’informazione i valori della democrazia testimoniati attraverso l’esperienza personale durante la Resistenza ed una convinta adesione ai valori della Costituzione repubblicana». Il presidente del Senato, Franco Marini, lo ha invece definito «testimone prezioso e insieme protagonista di molti decenni di storia italiana» che «ha saputo osservare, raccontare e spiegare come forse nessun altro la realtà di un paese in continuo cambiamento. Tutti noi sentiremo la mancanza della sua grande personalità e della sua voce familiare, ma siamo certi che la sua eredità è già parte della nostra storia».

GLI ALTRI RICORDI - Sono molte le altre voci di ricordo e commemorazione che si sono levate dal mondo della politica. Cordoglio e stima sono stati espressi da esponenti di entrambi i poli. Tra i leader di partito, tra i primi è giunto il commento di Walter Veltroni: «Chi ha avuto la fortuna di conoscere personalmente Enzo Biagi - ha detto il segretario del Pd - da oggi lo ricorderà, per sempre, come un uomo libero e curioso, di grande equilibrio, esempio positivo di un modo di intendere la professione giornalistica al servizio della conoscenza e del Paese». «Tutti gli italiani -ha aggiunto- ricorderanno la sua voglia di libertà, la sua passione e il suo rigore nel raccontare la storia e i personaggi del nostro tempo recente». Anche il capo della Cdl, Silvio Berlusconi, ha ricordato la figura di Biagi. «Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso - ha detto il leader di Forza Italia - , rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima».

* Corriere della Sera, 06 novembre 2007



L’ARTICOLO PUBBLICATO SUL CORRIERE DEL 22 APRILE 2007 PER IL SUO RITORNO IN TV

La mia Italia che non si arrende

di ENZO BIAGI *

Torno in tv dopo un intervallo durato cinque anni: insormontabili ragioni che chiamerò tecniche mi hanno impedito di continuare il mio programma. Sono contento, perché alla mia rispettabile età c’ è ancora chi mi dà una testimonianza di fiducia e mi offre lavoro. Ma non voglio portar via il posto a nessuno: non debbo far carriera, e non ho lezioni da dare. Voglio solo concludere un discorso interrotto con i telespettatori, ripartire da dove c’ eravamo lasciati e guardare avanti.

Quante cose succedono intorno a noi. Cercheremo di raccontare che cosa manca agli italiani e di che cosa ha bisogno la gente. Fra poco sarà il 25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. C’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi. Il revisionismo a volte mi offende: in quei giorni ci sono state anche pagine poco onorevoli; e molti di noi, delle Brigate partigiane, erano raccogliticci. Ma nella Resistenza c’ è il riconoscimento di una grande dignità. Cosa sarebbe stata l’ Italia agli occhi del mondo? Sono un vecchio cronista, testimone di tanti fatti. Alcuni anche terribili. E il mio pensiero va ai colleghi inviati speciali che non sono ritornati dal servizio, e a quelli che speciali non erano, ma rischiavano la vita per raccontare agli altri le pagine tristi della storia.

I protagonisti per me sono ancora i fatti, quelli che hanno segnato una generazione: partiremo da uno di questi, e faremo un passo indietro per farne un altro, piccolo, avanti. Senza intenzione di commemorarci.

* Corriere della Sera, 02 novembre 2007(modificato il: 06 novembre 2007)


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