Cosche e "gestione" del Territorio ...

AUTOSTRADA SALERNO-REGGIO CALABRIA. CANTIERI. La ’ndrangheta è una scienza esatta. Il sistema è sempre lo stesso: per ogni lotto dei lavori l’impresa che vince l’appalto paga il pizzo e se non paga viene estromessa - di Roberto Galullo (dal Sole 24 ore) - a cura di pfls

domenica 3 febbraio 2008.
 
[...] Nella relazione fresca di stampa della Direzione nazionale antimafia per il 2007, ancora Macrì invita a guardare oltre i guard rail autostradali. «L’attenzione delle cosche - scrive il magistrato - potrebbe rivolgersi verso la realizzazione del nuovo tratto della statale 106 da Ardore a Marina di Gioiosa Jonica e della trasversale che porta da Bovalino a Bagnara. Altro possibile obbiettivo di infiltrazione delle cosche è l’area compresa tra i comuni di Delianuova, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Oppido Mamertina e Bagnara, che sarà interessata dalla realizzazione della nuova arteria stradale Bovalino Bagnara, con un impegno di spesa di 835 milioni» [...]

Un ingorgo di cosche nei cantieri della Salerno-Reggio

di Roberto Galullo *

Il traffico sulla Salerno-Reggio Calabria non è fatto soltanto di automobili e Tir. Con i lavori di ammodernamento dell’autostrada A3 corrono anche i traffici delle cosche che si dividono scientificamente ogni chilometro in costruzione. Lo dicono le inchieste della magistratura, le indagini degli investigatori antimafia e lo dicono i sequestri di aziende e beni mobili che, proprio in questi giorni, si stanno susseguendo.

Sui 229 chilometri nei quali in questi anni sono stati aperti decine di cantieri, sono almeno dodici le cosche infiltrate e decine le famiglie della ’ndrangheta intervenute per spartirsi i fondi. Il sistema è sempre lo stesso: per ogni lotto dei lavori l’impresa che vince l’appalto paga il pizzo e se non paga viene estromessa.

Alla tangente del 3% sull’importo complessivo dei lavori - centinaia di milioni in questi anni - si somma poi un costo occulto per le aziende: l’affidamento di sub-appalti e forniture di cemento e bitume a ditte di riferimento delle cosche.

Ma non è solo l’autostrada a fare gola. Il magistrato antimafia Vincenzo Macrì lancia l’allarme anche sui lavori miliardari per il nuovo tratto della statale 106.

La ’ndrangheta è una scienza esatta e i cantieri stradali sono il laboratorio in cui sperimentare le formule. Non c’è tratto dell’autostrada Salerno-Reggio che non passi attraverso la spartizione scientifica delle cosche, che sottomettono le imprese chiamate a svolgere i lavori. Chi non ci sta viene escluso, come l’imprenditore Gaetano Saffioti, che ha il miglior misto cementato della Calabria, indispensabile per i lavori del fondo stradale (si veda il «Sole- 24 Ore» di ieri).

Nell’indagine Arca - chiusa il 2 luglio 2007 - la cosca Piromalli arrivò a tracciare, come un archi-tetto, una variante del raccordo autostradale per Gioia Tauro. «Una variante - dichiara il 4 dicembre 2007 il magistrato della Direzione nazionale antimafia Vincenzo Macrì - che poi venne realizzata perché si rivelò migliore di quella progettata dai tecnici dell’Anas.In qualche modo la cosca ha contribuito al miglioramento dei lavori ».

L’operazione Arca - che ha portato all’arresto di imprenditori, sindacalisti e criminali - ha coinvolto pezzi da novanta come le famiglie Mancuso, Pescee Piromalli e imprese del calibro di Condotte, Coop costruttori e Baldassini-Tognozzi, vittime del sistema. Il rituale sempre lo stesso con una variabile: la presenza del sindacalista che azzerava i conflitti. Quell’inchiesta lascerà ancora il segno: dopo la confisca di oltre 50 milioni in beni mobili e immobili ai gruppi Guarnaccia e Tassone, in queste ore giungono a maturazione i sequestri di altre aziende e beni per oltre cinque milioni.

Già nel 2002, con l’operazione Tamburo, la Dia e la magistratura dimostrarono che ogni lotto da Castrovillari a Rogliano era diviso tra le cosche, con una regia sublime, affidata a Vincenzo Dedato che era diventato portavoce unico delle ’ndrine nei confronti delle imprese. Una cosa mai vista e forse irripetibile. In quell’indagine - che portò ad arresti e successive collaborazioni di boss di rango della ’ndrangheta - furono invischiate imprese come la Asfalti sintex, l’Astaldi e l’Ati Vidoni che si erano aggiudicate lavori per 114 milioni. La tangente era pari al 3% dell’importo dei lavori e le imprese erano costrette ad affidare subappalti e forniture a ditte di riferimento delle cosche.

«La quota a carico delle società ora si chiama onere di sicurezza - spiega il colonnello Francesco Falbo, a capo della Dia di Reggio -e non più pizzo».I neologismi non cambiano la sostanza, fatta di accordi. Nella relazione fresca di stampa della Direzione nazionale antimafia per il 2007, ancora Macrì invita a guardare oltre i guard rail autostradali. «L’attenzione delle cosche - scrive il magistrato - potrebbe rivolgersi verso la realizzazione del nuovo tratto della statale 106 da Ardore a Marina di Gioiosa Jonica e della trasversale che porta da Bovalino a Bagnara. Altro possibile obbiettivo di infiltrazione delle cosche è l’area compresa tra i comuni di Delianuova, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Oppido Mamertina e Bagnara, che sarà interessata dalla realizzazione della nuova arteria stradale Bovalino Bagnara, con un impegno di spesa di 835 milioni».

Milioni che piovono sulle cosche e che sono pronti per essere riciclati in mezzo mondo:dai traffici di cocaina a quelli di armi. «Il problema della ’ndrangheta - ha ripetuto spesso Nicola Gratteri della Dda di Reggio Calabria - non è spendere, ma come spendere. Abbiamo intercettazioni telefoniche in cui mafiosi ridono del fatto di aver fatto marcire banconote per milioni di euro perché avevano dimenticato dove le avevano seppellite ». Sulla Salerno-Reggio Calabria, insomma, gli ingorghi non sono solo quelli degli automobi-listi ma anche quelli tra cosche, politica e imprese. «Confindustria nazionale - spiega Roberto Pennisi,della Dda di Reggio - dovrebbe assumere importanti posizioni contro le grandi imprese che partono dal Nord con l’accordo già raggiunto con le cosche e che, nonostante il rischio di annullamento dei contratti, vanno avanti». Nessuno ha la bacchetta magica ma Roberto Di Palma, magistrato della Dda di Reggio, concorda con Pennisi sulle occasione perse. «Il pacchetto sicurezza - spiega Di Palma - nella parte in cui disciplina il comportamento che devono tenere le imprese quando vengono in contatto con le cosche è valido. Per il momento però resta nella lista dei desideri». La caduta del Governo non aiuta certo il cammino del pacchetto- sicurezza. A trarne benefici è la ’ndrangheta che è alla ricerca di nuovi assetti affaristici (o forse li ha già trovati) dopo l’omicidio ieri a Gioia Tauro del boss Rocco Molè, capofamiglia del braccio armato della cosca Piromalli.

* IL SOLE-24 ORE, 2 febbraio 2008


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