Aperta inchiesta a Reggio Calabria. Il senatore di Forza Italia: "Ne ho letto sui giornali"
Poi spiega di aver solo parlato una persona che voleva occuparsi del voto degli italiani all’estero
La ’ndrangheta traffica in voti
Dell’Utri: ’Nessun avviso di garanzia’
Amato: "Si tratta di materia coperta da segreto -istruttorio. Il Viminale è una casa di vetro"
di GIUSEPPE BALDESSARRO *
REGGIO CALABRIA - E’ Marcello Dell’Utri il parlamentare coinvolto nelle vicenda dell’intervento della ’ndrangheta sul voto degli italiani all’estero: "Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia" ha detto all’Ansa. Dell’inchiesta "ho letto sui giornali".
Poi ha spiegato: "Non conosco personalmente Aldo Micchichè ma l’ho sentito per telefono" e l’ho messo in contatto con Barbara Contini perchè "lui si è offerto di occuparsi dei voti degli italiani all’estero". Barbara Contini è l’ex governatore di Nassiriya, candidata per il Pdl al Senato in Campania.
La sconcertante ipotesi dell’intervento sulle elezioni delle cosche calabresi sulla quale sta lavorando la Dda di Reggio Calabria, nasce da un’intercettazione nella quale si fa esplicito riferimento alla possibilità di "controllare" cinquantamila voti, in cambio di una contropartita in denaro di 200 mila euro.
L’inchiesta di Reggio. I magistrati reggini avrebbero ascoltato una conversazione tra esponenti della cosca Piromalli ed un noto parlamentare siciliano candidato al Parlamento Italiano. Nell’inchiesta, oltre il politico di cui non si conosce nè il nome nè lo schieramento di appartenenza, è coinvolto un uomo d’affari, Aldo Micciché, da tempo residente in America Latina.
Il tentativo d’inquinamento del voto avrebbe mirato a condizionare l’esito della consultazione elettorale facendo risultare come votate circa 50mila schede bianche. Un meccanismo piuttosto semplice. Corrompendo le persone giuste al posto giusto, infatti, i clan avevano intenzione di apporre sulla scheda un segno di preferenza proprio a vantaggio del partito dell’esponente politico siciliano. Un lavoro "pulito" quindi, che non avrebbe lasciato tracce grazie a "manine amiche" che avrebbero barrato le schede di ritorno.
Un piano che evidentemente avrebbe potuto falsare l’esito elettorale. Pochi i dettagli sull’inchiesta. E’ certo che gli investigatori stavano controllando alcuni telefoni sulle tracce dei soldi dei Piromalli, per cercare di capire come la cosca riuscisse a riciclare i milioni di euro del traffico di stupefacenti. Da qui la scoperta.
Micciché, da tempo residente in Venezuela, parla con il politico nuovamente candidato alla Camera per il suo partito, "un pezzo grosso". Oggetto del colloquio è la mobilitazione dei consoli onorari, che avrebbero avuto un ruolo determinante nel controllo del voto.
La notizia è stata confermata dal procuratore della Repubblica facente funzioni, Francesco Scuderi, che non ha inteso però fornire ulteriori particolari. "Il momento, visto che siamo ad appena due giorni dal voto - ha detto Scuderi - è delicatissimo, anche perché negli articoli riportati sui giornali ci sono molti dettagli che avrebbero dovuto rimanere riservati, e sarebbe irresponsabile da parte nostra in questo momento rivelare ulteriori particolari".
"Dopo il voto - ha aggiunto Scuderi - potremo fornire qualche notizia in più. Al momento non è il caso di dire alcunché".
Nei giorni scorsi lo stesso Scuderi ed il pm della Dda Roberto Di Palma, titolare dell’inchiesta, avevano incontrato il ministro dell’Interno Giuliano Amato per informarlo sulle risultanze dell’inchiesta. Come si ricorderà, già alle scorse elezioni furono segnalati alcuni casi di brogli legati proprio alle schede del voto estero.
Amato: "Il Viminale sarà una casa di vetro". Sulla vicenda è intervenuto il ministro dell’Interno Giuliano Amato. "Nei giorni scorsi ho ricevuto una comunicazione da parte della Procura di Reggio Calabria su tentativo di broglio per il voto all’estero". "Si tratta di materia coperta dal segreto istruttorio. Dopo aver ricevuto la notizia ho subito attivato il ministero degli Esteri che ha provveduto con particolare attenzione a garantire che quelle schede non vengano mai perse di vista". Sapere, ha aggiunto, "che ci sono persone che scambiano denaro per il voto non è mai una soddisfazione, ma le misure adottate dal ministero degli Esteri possono aver prevenuto il danno". Il ministero ha allertato i consolati.
Amato ne ha approfittato per dire che durante le operazioni di voto "il Viminale sarà una casa di vetro". "A questo proposito ho invitato gli ex ministri come Maroni, Scajola, Pisanu ed Enzo Bianco.
* la Repubblica, 11 aprile 2008.
di Enrico Fierro *
«Ho ricevuto la segnalazione di possibili tentativi di brogli per il voto all’estero. Il Viminale sta approfondendo e provvedendo». Così Giuliano Amato nella conferenza stampa di sabato scorso. Una dichiarazione la cui gravità è sfuggita sia ai giornalisti che ai politici, ma che il ministro dell’Interno ha fatto dopo essere venuto a conoscenza di una inchiesta della procura antimafia di Reggio Calabria. Il materiale raccolto dai magistrati reggini è ovviamente top-secret, il contenuto esplosivo.
La sintesi è brutale: la ‘ndrangheta ha ricevuto da un partito la richiesta di «mettere mano» al voto degli italiani all’estero. Quei voti, per capirci, che alle scorse elezioni politiche fecero pendere la bilancia del risultato a favore dell’Unione di Prodi. Si parla anche di soldi investiti, una cifra ragguardevole, 200mila euro. L’inchiesta della Dda reggina era partita per approfondire gli affari a livello internazionale della cosca Piromalli, egemone nella Piana di Gioia Tauro ed una delle più potenti dell’intera Calabria. Il Gotha della mafia calabrese.
I Piromalli hanno consistenti interessi all’estero, soprattutto in America Latina nel redditizio settore del traffico della droga. Nel corso di una lunga attività di intercettazione telefonica, che aveva lo scopo di individuare i canali del riciclaggio delle «famiglie» mafiose, investigatori e magistrati si sono imbattuti in alcune conversazioni nelle quali si parla di elezioni. Un uomo d’affari siciliano da tempo stabilitosi in Venezuela parla con un parlamentare anch’egli siciliano nuovamente candidato alla Camera per il suo partito. Si tratta di un «pezzo da novanta», un uomo importante del suo schieramento politico. Oggetto del colloquio la mobilitazione dei consoli onorari. Il loro compito quello di aiutare il partito a controllare il voto.
Da alcune conversazioni si delinea anche il meccanismo del broglio messo in piedi dall’affarista e dall’uomo politico. Pagare una serie di persone - probabilmente addetti ai lavori - per chiudere un occhio e non vedere che «abili manine» sbarravano con una croce le schede non votate. Il simbolo, ovviamente, era quello dell carissimo amico, l’uomo politico siciliano. Si tratta di quelle schede che in gergo si chiamano le schede di ritorno, non recapitate all’elettore e da rimandare (bianche e intonse, ovviamente) al mittente. Il lettore addentro ai complicati meccanismi elettorali ricorderà che alle scorse elezioni le polemiche si incentrarono proprio su questo tipo di schede. Tantissime nelle varie circoscrizioni estere, oltre 10mila - segnalò un servizio del Tg della Tv svizzera italiana - erano in circolazione e destinate al «miglior offerente». Costo dell’operazione, secondo le indiscrezioni trapelate, 200mila euro: 400 milioni delle vecchie lire per truccare il voto degli italiani all’estero.
Notizie allarmanti, al punto da indurre il procuratore reggente della Procura di Reggio Calabria, Francesco Scuderi e il sostituto Roberto Di Palma, a volare a Roma pochi giorni fa per informare il governo. La procura antimafia della Città dello Stretto non sottovaluta questi fatti appresi quasi per caso. «La caratura dei personaggi in campo - commentano ambienti investigativi - è tale da destare serie preoccupazioni sulla limpidezza del voto». I Piromalli rappresentano uno dei più antichi «casati» di ‘ndrangheta, una cosca ancora potente in Calabria nonostante gli arresti di alcuni capi. E sarebbero proprio le condizioni di detenzione di alcuni affiliati, e soprattutto i processi ancora in corso, uno degli argomenti messi sul piatto per convincere i Piromalli a trasformarsi in galoppini elettorali. Un film già visto quando alla mafia si prometteva di «ammorbidire» il 41 bis (il regime di carcere duro per i boss) e di «aggiustare» i processi.
Le notizie trapelate parlano di una massa di voti che la ‘ndrnangheta è in grado di mettere a disposizione: almeno 50mila, all’estero e nelle zone d’Italia che controlla. Un vero e proprio attacco alla libertà dei cittadini, un condizionamento del voto tanto forte da far tremare la democrazia. Chi è l’uomo politico che ha trattato con quell’affarista ritenuto punto di riferimento dei clan calabresi e non solo? A quale schieramento appartiene? A che punto è la trattativa? Sono domande alle quali è vitale dare una risposta prima del voto. Quello che è certo è che, ancora una volta, il voto degli italiani all’estero è segnato dal caos più totale. «Ci sono schede per votare al Senato inviate ai giovani al di sotto dei 25 anni, schede con annessi fac-simile per votare questo o quello schieramento, ci sono veri raccoglitori di schede e quindi votanti per conto terzi», denuncia Angelo Sollazzo, Presidente della Confederazione degli italiani nel mondo.
* l’Unità, Pubblicato il: 11.04.08, Modificato il: 11.04.08 alle ore 12.24
Italiani all’estero: la Procura di Roma indaga sul voto *
La procura di Roma indaga sul voto degli italiani all’estero. Il procuratore Giovanni Ferrara ha aperto un fascicolo processuale per verificare eventuali irregolarità, sulla base di un esposto arrivato da un cittadino residente in un paese europeo. Gli accertamenti puntano a stabilire se alcune schede elettorali non siano state consegnate o siano state distribuite a persone diverse dai destinatari. Il fascicolo è stato aperto con l’intestazione «atti relativi a» ed è quindi privo di ipotesi di reato e di indagati.
Sospetti arrivano però anche dal Partito Democratico. In ballo c’è la vicenda delle schede del Sud America, nella quale è stato coinvolto anche il nome di Marcello Dell’Utri, e sulla quale indaga la Procura di Reggio Calabria. Maurizio Chiocchetti, responsabile per gli italiani all’estero, non pronuncia mai la parola "brogli", mai il suo ragionamento è chiaro: le preferenze nella circoscrizione estero rispetto a due anni fa si sono spostate al massimo di 5-6 mila voti, questo è «il dato analogo che emerge un pò ovunque. Poche migliaia di voti che il pd ha perso o guadagnato a seconda delle zone». Quello che è «strano» è il risultato ottenuto dal Popolo della Libertà in Sudamerica, una «vera impennata in Venezuela e in Argentina, dove il centrodestra ha raddoppiato i voti rispetto al 2006, parliamo di 40-50 mila preferenze in più».
Nel giro di una settimana, massimo dieci giorni, secondo quanto si è appreso, si dovrebbe comunque arrivare alla proclamazione dei deputati eletti. E di fatto, in attesa dell’ufficialità, i seggi sono già assegnati. Al Senato tre al Pdl, due al Pd e uno al Movimento Associativo Italiani all’Estero. Claudio Micheloni (Pd) e Nicola Paolo Di Girolamo (Pdl) per la ripartizione Europa. Esteban Juan Caselli (Pdl) e Mirella Giai (Movimento Associativo Italiani all’Estero) per l’America Meridionale. Per l’America Settentrionale e Centrale il più votato del Pdl è Basilio Giordano. Per l’Africa, Asia, Oceania e Antartide, eletto Antonino Randazzo (Pd). Alla Camera situazione opposta, con sei seggi al Pd, quattro al Pdl, uno all’Italia dei Valori e uno al Movimento Associativo italiani all’estero.
Tutto questo in attesa che rientrino le contestazioni. Alcune migliaia di schede di Camera e Senato dal colore leggermente diverso (grigio più scuro e azzurro più intenso) rispetto alle altre provenienti dai seggi svizzeri della ripartizione estero sarebbero state segnalate in sede di scrutinio presso lo speciale seggio di Castelnuovo di Porto dai rappresentanti di diverse liste. Le schede anomale non sarebbero state quindi conteggiate con le altre e sarebbero state inviate con un plico separato alla Corte d’Appello di Roma per un’ulteriore verifica.
* * l’Unità, Pubblicato il: 16.04.08, Modificato il: 16.04.08 alle ore 18.30
Ansa » 2008-04-11 13:32
BROGLI ESTERO, DDA INDAGA
AMATO, VIMINALE CASA DI VETRO
REGGIO CALABRIA La Dda di Reggio Calabria sta conducendo un’inchiesta su presunti brogli nel voto degli italiani in America latina che sarebbero stati messi in atto dalla cosca Piromalli di Gioia Tauro. Nell’inchiesta sono coinvolti un uomo d’affari siciliano, Aldo Micciché, ed un parlamentare in carica siciliano, candidato nelle prossime elezioni di cui non si conosce l’identità, né la coalizione politica d’appartenenza. Il tentativo d’inquinamento del voto avrebbe mirato a condizionare l’esito della consultazione facendo risultare come votate circa 50 mila schede bianche. La notizia, pubblicata da alcuni giornali, è stata confermata dal procuratore della Repubblica facente funzioni, Francesco Scuderi, che non ha inteso, però fornire ulteriori particolari. "Il momento, visto che siamo ad appena due giorni dal voto - ha detto Scuderi - è delicatissimo, anche perché negli articoli riportati sui giornali ci sono molti dettagli che avrebbero dovuto rimanere riservati, e sarebbe irresponsabile da parte nostra in questo momento rivelare ulteriori particolari. Dopo il voto - ha aggiunto Scuderi - potremo fornire qualche notizia in più. Al momento non è il caso di dire alcunché". Nei giorni scorsi lo stesso Scuderi ed il pm della Dda Roberto Di Palma, titolare dell’inchiesta, avevano incontrato il ministro dell’Interno Giuliano Amato per informarlo sulle risultanze dell’inchiesta.
Il ministro Amato, dopo essere stato informato dell’inchiesta, aveva fatto una dichiarazione in cui aveva detto: "Mi sono arrivate segnalazioni di tentativi di brogli del voto all’estero per cui da parte nostra l’attenzione è massima". L’inchiesta da cui sarebbero emersi i brogli è partita dalle intercettazioni di colloqui tra alcuni esponenti della cosca Piromalli detenuti in cui si faceva riferimento al voto all’estero. Nei dialoghi, in particolare, si parlava di una richiesta d’interessamento da parte della cosca all’andamento e all’esito del voto. Per mettere in atto i brogli sarebbero stati mobilitati alcuni consoli onorari incaricati di verificare che si realizzasse il meccanismo di manipolazione del voto facendo risultare come votate migliaia di schede bianche. Per mettere in atto i brogli il partito del parlamentare siciliano coinvolto nell’inchiesta avrebbe stanziato duecentomila euro destinati a chi avrebbe dovuto controllare la regolarità delle operazioni elettorali. La cosca Piromalli, alla quale sarebbe collegato l’imprenditore Aldo Micciché, ha importanti collegamenti in America Latina, dove gestisce i propri affari illeciti attraverso suoi emissari che risiedono da tempo nel continente sudamericano.
AMATO: VIMINALE CASA DI VETRO
ROMA - "Ci tengo per me, per i miei precedessori e per i miei successori che non venga messa in dubbio la qualità del Viminale come casa di vetro dove si lavora secondo il principio di legalità". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, parlando delle operazioni elettorali. "Nella notte elettorale - ha spiegato Amato - il Viminale è osservatore, non ha maneggio di nulla. Ho pensato così di invitare a vivere insieme a me questa notte i miei precedessori come ministri dell’Interno, Roberto Maroni, Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu, Enzo Bianco. Ciò - ha aggiunto - può contribuire a rassicurare gli animi".
Spesso si pensa, ha osservato il ministro, "che nella notte elettorale avvenga chissà cosa, che ci siano leve manovrando le quali si alterano i risultati elettorali. Per questo ho invitato i miei predecessori a vivere insieme a me questi momenti, mangiando un boccone insieme. Non so se tutti potranno venire, ma ciò può contribuire a rasserenare gli animi in situazioni in cui, ad esempio, come è avvenuto in passato, il ministro può essere chiamato dal presidente del Consiglio, si assenta per un’ora e si immagina chissà cosa abbia fatto"
DA REGGIO COMUNICAZIONE SU TENTATIVO BROGLI - Nei giorni scorsi "ho ricevuto una comunicazione da parte della Procura di Reggio Calabria su tentativo di broglio per il voto all’estero". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, nel corso di una conferenza stampa al Viminale. Si tratta, ha spiegato Amato, "di materia coperta dal segreto istruttorio. Dopo aver ricevuto la notizia ho subito attivato il ministero degli Esteri che ha provveduto con particolare attenzione a garantire che quelle schede non vengano mai perse di vista". Sapere, ha aggiunto, "che ci sono persone che scambiano denaro per il voto non è mai una soddisfazione, ma le misure adottate dal ministero degli Esteri possono aver prevenuto il danno".
SUBITO TIMBRO SU SCHEDE BIANCHE - "Ho emanato una circolare in cui si raccomanda ai presidenti di seggio di timbrare subito, come previsto dal procedimento di spoglio, le schede bianche man mano che vengono estratte dall’urna". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. "E’ - ha spiegato Amato - una cosa importante, è una delle preoccupazioni segnalate da alcune forze politiche ed è giusto eliminare ogni elemento di preoccupazione".
PIU’ RIGORE MA RISCHIO LENTEZZA RISULTATI - A causa del maggiore rigore con cui verranno eseguire le operazioni di scrutinio è possibile un ritardo nella comunicazione dei risultati elettorali. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Quest’anno, ha ricordato Amato, "c’é stata, anche a seguito di richieste della forze politiche, particolare attenzione nell’istruire i seggi sulle regole da seguire nello scrutinio. E’ stato ribadito che le schede si trattano una ad una, evitando mucchietti. L’osservanza scrupolosa di queste regole - ha aggiunto - è possibile che comporti che i risultati arrivino con maggiore lentezza, mentre per converso la trattazione delle schede una ad una faciliterà le proiezioni". Dunque, ha sottolineato il ministro, "il rispetto più rigoroso delle regole per la trattazione delle schede quest’anno faciliterà le proiezioni, ma potrebbe aumentare il divario di tempo tra l’ultima proiezione e i risultati reali".