Il magistero del Dio ("charitas") di Giuseppe e Maria e Gesù o ... il magistero di "Mammasantissima" e di Mammona ("caritas")?!

BOSS DELLA MAGLIANA E VATICANO E CASO ORLANDI. Una lettera di Attilio Doni - a cura di pfls

martedì 24 giugno 2008.
 

Lettera

San Renatino

di Attilio Doni

Gentile direttore,

potrebbe anche esserci la possibilità che il Vaticano non sappia nulla, assolutamente nulla, sul rapimento e la morte di Emanuela Orlandi; ma può esserci mai la possibilità che non sappia per quale motivo il cardinale vicario Ugo Poletti autorizzò la sepoltura di Enrico De Pedis, uno dei boss della Magliana, nella Basilica di Sant’Apollinare? Perché non sente il dovere morale di dare una spiegazione? Il segreto sarà che Renatino era un santo e non un bandito?

-  Attilio Doni
-  Genova

* Il Dialogo, Martedì, 24 giugno 2008


-  Enrico De Pedis sepolto a Sant’Apollinare. L’ultimo capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino, venne ucciso il 2 febbraio 1990. Ultimo grande boss della gang romana, trasteverino puro sangue, proprietario di note trattorie, Renatino fu ucciso in pieno giorno in via del Pellegrino, tra la folla del mercato di Campo de’ Fiori. Tumulato inizialmente al Verano, fu poi sepolto in grande riservatezza, il successivo 24 aprile, nella Basilica di Sant’Apollinare, dove si era sposato nel 1988: riguardo particolarissimo, che quando fu risaputo diede molto da parlare ai cronisti.

A Renatino i soldi non mancavano: con l’operazione "Colosseo" la polizia sequestrò ai boss della Magliana ottanta miliardi di beni mobili e immobili, un fiume di denaro sporco, frutto di riciclaggio del traffico di armi e droga, poi reinvestito in affari e appalti resi possibili dagli appoggi politici, di alto livello
-  (Wikipedia: Banda della Magliana.
-  Ripresa parziale, per leggere tutta la "voce" cliccare sul rosso).


Ansa» 2008-06-24 17:35

VATICANO: ACCUSE INFAMANTI VERSO MARCINKUS

CITTA’ DEL VATICANO - Accuse "infamanti senza fondamento nei confronti di mons. Marcinkus, morto da tempo e impossibilitato a difendersi" : così il Vaticano risponde oggi agli articoli di giornali che tirano in ballo la responsabilità dell’ex presidente della Ior nel rapimento di Emanuela Orlandi. Nella nota, diffusa oggi, la Santa Sede afferma che "non si vuole in alcun modo interferire con i compiti della magistratura nella sua doverosa verifica di fatti e responsabilità". "Ma allo stesso tempo - aggiunge - non si può non esprimere un vivo rammarico e biasimo per modi di informazione più debitori del sensazionalismo che alle esigenze della serietà e dell’etica professionale".

EMANUELA ORLANDI UCCISA E GETTATA IN UNA BETONIERA "Emanuela Orlandi è morta". A 25 anni dalla scomparsa della figlia di un dipendente della Città del Vaticano una testimonianza potrebbe finalmente fare luce su quello che rimane uno dei più noti misteri irrisolti della storia italiana. Il condizionale, malgrado si tratti della testimonianza di una persona che afferma di aver assistito ai fatti, e, però, d’obbligo specie quando le indispensabili attività di riscontro sono ostacolate dalla morte dei presunti protagonisti chiamati in causa e dalla ricerca delle tracce.

Secondo la donna, già cocainomane e all’epoca dei fatti amante di Enrico De Pedis, fu il boss della Banda della Magliana a prelevare la ragazza, il quel periodo quindicenne, a tenerla prigioniera in un appartamento e, poi, a farne sparire il cadavere, chiuso in un sacco, a Torvaianica, sul litorale romano, dopo averlo gettato in una betoniera. Non solo, nella stessa occasione, ha raccontato la teste ai pm della Procura di Roma Italo Ormanni, Andrea De Gasperis e Simona Maisto, fu gettato nella betoniera anche il cadavere di Domenico Nicitra, il bimbo di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo alla banda della Magliana, che scomparve nella capitale assieme allo zio Francesco nel giugno del 1993, dieci anni dopo la scomparsa di Orlandi. E qui si registra la prima incongruenza del racconto, anche perché De Pedis, noto come "Renatino", fu ucciso nel 1990, tre anni prima della sparizione di Nicitra. Anche per questo motivo i legali della famiglia Orlandi, Massimo Krogh e Nicoletta Piromallo, hanno giudicato incompatibile tale versione.

"Non riteniamo attendibile - hanno dichiarato - quanto sarebbe stato affermato sulla vicenda Emanuela Orlandi dalla testimone ascoltata dalla Procura di Roma. Aspettiamo comunque che gli inquirenti facciano in libertà le proprie valutazioni e le proprie indagini e attendiamo eventuali sviluppi o novità su questa vicenda". Un racconto ricco di "non ricordo", ma anche di nomi di personaggi noti o già "monitorati" dagli inquirenti durante le indagini. Dunque, secondo la testimone, che sostiene di essere stata presente nel cantiere di Torvaianica insieme con l’autista di De Pedis, i due cadaveri sarebbero finiti nella betoniera perché il boss riteneva che fosse meglio far sparire ogni prova. Sei mesi prima di morire Emanuela Orlandi, ha raccontato la teste, sarebbe stata consegnata, ad un sacerdote. Ad accompagnarla da un bar del Gianicolo fino ad un benzinaio della Città del Vaticano, sarebbe stata la stessa testimone.

"Le chiesi come ti chiami - ha raccontato ai pm romani- Emanuela mi rispose. Era cosciente, ma non lucida. Parlava male, era intontita, trascinava le parole, nominava un certo Paolo e mi chiese se la stessi portando da lui". La donna ha dichiarato di aver intuito che si trattava della Orlandi durante il tragitto. "Quando tornai al Gianicolo - ha aggiunto - chiesi a Renato ’ma quella non era... lui rispose ’tu, se l’hai riconosciuta è meglio che non la riconosci, fatti gli affari tuoi".

Intanto la procura di Roma ha aperto un fascicolo sulla fuga di notizie ed ha disposto una perquisizione nell’agenzia di stampa Agi. Ad eseguirla gli uomini della squadra mobile. Rivelazione del segreto d’ufficio il reato configurato dagli inquirenti. Secondo i magistrati la diffusione dei dettagli del racconto della testimone ha danneggiato l’inchiesta giudiziaria e la posizione della stessa testimone.

SANTA SEDE, NOTIZIE SENZA RISPETTO PER FAMIGLIA ORLANDI La Santa Sede accusa la stampa italiana di aver diffuso, senza verifica, una ’’testimonianza di valore estremamente dubbio’’ e di aver cosi’ ravvivato il dolore per la famiglia Orlandi. ’’La tragica vicenda della scomparsa della giovane Emanuela Orlandi - si legge nel comunicato vaticano - e’ tornata di attualita’ nel mondo dell’informazione italiana’’. ’’Colpisce - si legge - il modo in cui cio’ avviene, con l’amplissima divulgazione giornalistica di informazioni riservate, non sottoposte ad alcuna verifica, provenienti da una testimonianza di valore estremamente dubbio. Si ravviva cosi’ il profondissimo dolore della famiglia Orlandi senza dimostrare rispetto ed umanita’ nei confronti di persone che hanno gia’ tanto sofferto’’.


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