IL GOLPISMO DEL MENTITORE. PER "SOPRAVVIVENZA", UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO E LO USA PER FONDARE IL PROPRIO PARTITO-STATO... E PROCLAMA "URBI ET ORBI" DI LAVORARE PER IL BENE "COMUNE"!!!

NANDO DELLA CHIESA METTE IL DITO NELLA PIAGA E (QUASI) ARRIVA A DIRLO: MA ABBIAMO LAVORATO E LAVORIAMO ANCORA PER L’ ITALIA O PER "FORZA ITALIA"?! Ai posteri l’ardua sentenza - a cura di Federico La Sala

In fondo ci siamo dimenticati molto in fretta che Totò Cuffaro, prima di governare la Sicilia per il centrodestra, l’aveva governata con il centrosinistra...
giovedì 17 luglio 2008.
 

La questione morale ci riguarda

di Nando Dalla Chiesa *

La sparo grossa? Ebbene sì: resto dell’idea (finora espressa in privato) che il professor Galli della Loggia proprio torto non abbia. Che abbia ragione, care lettrici e cari lettori, a dire che non siamo - noi centrosinistra- «l’altra Italia». Non siamo nemmeno uguali al centrodestra, aggiungo io, su questo ci giurerei, perché facciamo riferimento - mediamente - a valori diversi. Quando ci mobilitiamo, crediamo in genere a quello che diciamo. Costituzione, libertà di stampa, uguaglianza. Ma certo anche tra i paladini della legge uguale per tutti ci sono quelli che nella vita di ogni giorno chiedono favori per questo o quel concorso pubblico. Ma certo anche tra chi evoca a ogni comizio il famoso editto bulgaro (Biagi-Santoro-Luttazzi) c’è chi applica volentieri la censura agli altri se appena gli serve o deve risolvere sbrigativamente le sue private inimicizie. Ma certo, ancora, tra chi denuncia ad alta voce il famigerato conflitto d’interessi c’è chi legifera a favore dei propri interessi personali o di partito al riparo dell’ombra lunga del conflitto più grande e smisurato del premier.

Lo so: il baricentro, i simboli, il codice morale che muove in genere i nostri comportamenti, non coincidono affatto con quelli del centrodestra. Epperò eccoci qua tutti insieme a interrogarci su quale sia la vera cifra morale del nostro personale politico. La questione abruzzese è arrivata infatti come una tramvata addosso agli elettori e ai militanti di quella che fu un giorno l’Unione. Notizie da lasciar di sale. Ottaviano Del Turco agli arresti. Il sindacalista che commuoveva il senato raccontando dei leader sindacali uccisi dalla mafia e che aveva fatto togliere il segreto dagli atti parlamentari su Portella della Ginestra. Il sindacalista che aveva sollevato la questione morale nel Psi di Bettino Craxi e che nobilitava il suo impegno politico con la passione per la pittura. Lui agli arresti per una storia collettiva di corruzione. Fatico tuttora a crederci, avendolo anche frequentato nel corso della mia attività istituzionale. E sospendo ogni giudizio, nulla avendo visto direttamente degli atti dell’inchiesta. Sta di fatto che è coinvolto, e non per complotto dei magistrati, in una brutta storia di tangenti spuntate nell’humus magno della sanità pubblica. Storia sua e di assessori e burocrati a lui d’intorno. Un accidente estemporaneo? Un evento unico, la classica "rara avis", come si dice, nel cielo della politica progressista? No purtroppo. Ne abbiamo dovute ingoiare tante, di queste delusioni. E non sono sempre docce fredde. A volte sono percezioni che ti conquistano lentamente, che iniettano nel tuo sistema di convinzioni quel piccolo dubbio che provi a tenere fuori dalla porta più che puoi ma che cresce fino a diventare maledetta certezza nell’arco di un anno o più anni.

Che dire, ad esempio, della Calabria? Di quella famosa inchiesta televisiva andata in onda una domenica sera su Rai3 sulla politica calabrese? Un’inchiesta al termine della quale ti mettevi le mani nei capelli per aver gioito della vittoria di quei rappresentanti del popolo che teorizzavano, anche dall’estrema sinistra, quanto fosse giusto assumere i propri parenti alla Regione? La Calabria, appunto. La terra in cui un consigliere regionale come Fortugno può essere ucciso per liberare il suo seggio e regalarlo al primo degli esclusi, traghettato fresco fresco nel centrosinistra dal centrodestra per ciucciarsi il suo prezioso (e un po’ sospetto...) pacchetto di voti. Che dire della Campania, dove assistiamo allibiti agli effetti di una gestione dei rifiuti della quale (camorra o meno) una cosa sola capiamo, e cioè che se l’avessero realizzata i nostri avversari, e non personaggi che abbiamo imparato in altri contesti ad apprezzare, ce li sbraneremmo vivi? O che dire del potere politico in Basilicata, la nostra "Umbria del sud", roccaforte dell’ex Ulivo, finito dentro fino al collo nelle inchieste giudiziarie, anticipando di poco, in questi poco onorevoli fasti, il capoluogo di regione dell’Umbria "vera"? Né solo del sud o del centro si tratta. Perché anche Genova, sì, la città della Resistenza, della rivolta contro Tambroni, della classe operaia che non si piega, anche Genova è finita nel tritacarne degli avvisi di garanzia. La sua giunta, il suo consiglio comunale; e la sua istituzione storica, il Porto. Ha scelto di reagire con il suo combattivo sindaco Marta Vincenzi, lancia anzi da oggi la sfida di "Genova città dei diritti", capitale dei diritti umani e civili, dando l’avvio a un fitto ciclo di eventi. Ma è chiamata a vincerla, questa sua sfida in nome del diritto, prima di tutto dentro di sé.

C’è qualcosa che non quadra nel corredo culturale del centrosinistra. Il quale in alcuni luoghi finisce nei guai per mancanza di alternanza -così si dice-, perché a furia di governare sempre gli stessi non c’è più ricambio, si producono le incrostazioni di potere e ci si fa più spregiudicati, ci si sente più impuniti. Ma finisce nei guai, in altri luoghi, per il motivo opposto: ossia per realizzare l’alternanza, per prendere un po’ di voti, quali che siano, pur di vincere e non stare più all’opposizione. Certo, si può agire sulle regole. Si possono pulire e moralizzare i tesseramenti, causa frequente di incetta illegale di fondi, e in tal senso è una buona notizia che Veltroni abbia deciso di portare il Pd sulla strada del rigore e della trasparenza proprio delle tessere. Certo, si possono separare meglio politica e burocrazia. Si possono regolamentare diversamente gli appalti. Ma alla fine, come sappiamo per lunga esperienza, l’inganno per la legge si trova sempre. Perché il problema è culturale. Di testa. Simile a quello del ragazzino dei quartieri degradati che decide di spacciare perché così guadagna di più e più in fretta. La rivoluzione culturale del centrosinistra, a dispetto delle sue illusioni e delle sue tante buone amministrazioni, passa anche per la questione morale. In fondo ci siamo dimenticati molto in fretta che Totò Cuffaro, prima di governare la Sicilia per il centrodestra, l’aveva governata con il centrosinistra...

www.nandodallachiesa.it

l’Unità, Pubblicato il: 16.07.08, Modificato il: 16.07.08 alle ore 8.25


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  Al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - e a tutti i cittadini e a tutte le cittadine della "Nea-Polis" italiana!!!
-  E BASTA CON QUESTA OPPOSIZIONE!!! BERLUSCONI (CON I SUOI COM-PARI) RUBA LE CHIAVI DI CASA DELL’ITALIA INTERA, REALIZZA UN COLPO DI STATO, E IL PARLAMENTO E IL CAPO DELLO STATO PERMETTONO A 14 ANNI DI DISTANZA ANCORA L’ESISTENZA DEL SUO PARTITO!?!
-  ALLORA, VIA, TUTTI IN CORO: VIVA BERLUSCONI, VIVA "FORZA ITALIA"!!! Un appello di Federico La Sala


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