LA SOCIETA’ AMERICANA E’ DIVENTATA PAZZA?
DI BRUCE E.LEVINE
Carolyn Baker *
I problemi psicologici dell’America potrebbero essere qualcosa di più di qualche individuo “disadattato”. L’intera cultura potrebbe aver bisogno di essere corretta.
Per molti “americani” che basano la loro informazione solo sulla tv, tutti quelli che criticano la psichiatria fanno parte di Scientology, come dimostra l’esempio di Tom Cruise che urla a Matt Lauer “Tu non conosci la storia della psichiatria... Matt, tu sei così superficiale”. I mass media sono riusciti con successo a convincere gli “americani” ad associare le critiche alla psichiatria ai fanatici anti-farmaco appartenenti alla chiesa di Scientology, la lucrosa invenzione dello scrittore fantascientifico L. Ron Hubbard.
In ogni caso, gli “americani” che si informano al di fuori della televisione e oltre i mass media forse conoscono la tradizione, secolare e progressista, che critica il modo in cui la psichiatria ha distolto la nostra attenzione dalle cause sociali che stanno alla base del nostro malessere psicologico. Questa preoccupazione storica, umanistica fu sviluppata, forse nel modo più conosciuto, dallo psicoanalista Erich Fromm (1900-1980).
Nel libro La Società Sana (1955) Fromm ha scritto:“La maggior parte degli psichiatri e degli psicologi rifiuta di abbracciare l’idea che la società nel suo complesso sia carente di sanità mentale. Essi sostengono che il problema della salute mentale della società sia soltanto quello del numero di individui ‘disadattati’ e non quello di un possibile disadattamento della cultura stessa”.
E’ quella “americana” una società sana di mente e sono coloro i quali hanno difficoltà ad adattarsi ad essa ad essere mentalmente disturbati? O è la società “americana” ad essere malata e i molti “americani” che soffrono di disturbi affettivi sono semplicemente alienati piuttosto che malati? Secondo Fromm, “Una società malsana è quella che crea delle ostilità mutuali (e) sfiducia, che trasforma un uomo in uno strumento d’uso e sfruttamento per gli altri, che lo priva del senso di appartenenza a sé, tranne nel caso in cui si sottometta agli altri o diventi un automa”. Fromm vedeva la società “americana” come una società sempre più squilibrata, nella quale la gente provava costantemente una dolorosa alienazione che fomentava difficoltà emozionali e comportamentali.
Diversamente da Tom Cruise, Fromm non sarebbe stato terribilmente dispiaciuto del fatto che l’attrice Brooke Shields abbia trovato la sua felicità negli antidepressivi. Nessun critico della psichiatria davvero umanista è convinto che gli adulti che si fanno ordinare medicine psicotrope dovrebbero essere presi in giro o messi in imbarazzo, o ancora essere impediti dall’usarle. Piuttosto, i critici umanisti dell’establishment psichiatrico sono a favore di una scelta informata su tutti i tipi di trattamento.
Il conflitto essenziale per Fromm non riguarda gli psicofarmaci di per sé (nonostante sarebbe stato dispiaciuto del fatto che al giorno d’oggi a molti “americani”, soprattutto bambini, vengano prescritte medicine psicotrope al fine di sentirsi a proprio agio in un ambiente non ospitale). La sua critica fondamentale era diretta a tutti i professionisti della salute mentale - compresi quelli non autorizzati alla prescrizione di psicofarmaci, quali psicologi, assistenti sociali e consulenti -, i quali si limitano ad assistere i loro pazienti non curandosi di riconoscere la loro alienazione dalla società.
Quelli che si trovano a loro agio in cima alle gerarchie sociali hanno difficoltà a riconoscere che molte istituzioni “americane” promuovono incapacità a difendersi, passività, noia, paura, isolamento, alienazione e disumanizzazione per coloro i quali non si collocano ai vertici. Scuole omologate per tutti, corporativismo sul posto di lavoro, burocrazie di governo e altri giganti, istituzioni impersonali che promuovono costantemente relazioni manipolative piuttosto che rispettose, efficienza della macchina piuttosto che orgoglio umano, gerarchie autoritarie piuttosto che democrazia partecipativa, isolamento piuttosto che comunità, incapacità di difendersi piuttosto che responsabilizzazione.
Nel libro Una Società Sana, Fromm ha avvisato:“Oggi la funzione della psichiatria, della psicologia e della psicanalisi minaccia di diventare lo strumento del processo di manipolazione dell’uomo. Gli specialisti in questi campi ti dicono che cos’è una persona ‘normale’ e, di conseguenza, cosa c’è in te che non va; essi inventano metodi per aiutarti a sentirti a posto, essere felice, normale”.
L’idea “adattati e sii felice” accomuna i professionisti del sistema della salute mentale e gli appartenenti a Scientology. Né il Dr. Phil né Tom Cruise sono esattamente dei ribelli dello status quo economico; i loro competitivi programmi di auto-aiuto, sebbene differenti, si assomigliano nella misura in cui entrambi istruiscono le persone su come correggersi, essere felici e sentirsi normali all’interno del nostro sistema economico.
La fonte della mutuale ostilità fra la psichiatria e la Chiesa di Scientology, come descritta dai mass media, ruota attorno all’uso di droghe psicotrope; ma la mia sensazione è che la causa prima della loro lotta sia un’aspra competizione tra di loro. Sia la psichiatria consolidata che Scientology competono per le stesse persone - quelle più a loro agio con l’autorità, i dogmi e linguaggi da adepti che con il pensiero critico.
Sia gli insegnamenti di L. Ron Hubbard che quelli della psichiatria contenuti nel DSM (il manuale diagnostico ufficiale in cui i disordini mentali sono tolti e aggiunti da psichiatri d’elite) hanno più a che vedere col dogma che con la scienza. Sia Scientology che la psichiatria usano una terminologia da science fiction che si atteggia a fatto scientifico. Scientology è convinta che, nel corso delle sessioni di auditing, l’elettropsicometro (E-Meter) di Hubbard possa misurare la mente reattiva del “prechiaro” facendo scorrere una piccola quantità di energia attraverso due canali ricoperti di stagno che sembrano lattine di zuppa vuote, collegate all’E-Meter e tenute in mano dal “prechiaro”. Ma le basi scientifiche della psichiatria non sono più solide, visto che le sue teorie alla moda sulla disuguaglianza chimica della patologia mentale sono in voga da circa un decennio, anche se l’establishment psichiatrico ha recentemente preso le distanze dalle sue teorie sulla depressione basata sulla deficienza di serotonina e sulla schizofrenia come eccesso di dopamina.
Nonostante Scientology possa vantare adepti dell’auditing e gli psicologi abbiano dalla loro un numero ancor più grande di sostenitori degli antidepressivi, nessuna delle due cure ha mostrato di essere consistentemente superiore ad un placebo.
E invece di supportare i loro trattamenti con scienza legittimata, elaborata da scienziati indipendenti e neutrali dal punto di vista finanziario, sia Scientology che la psichiatria fanno affidamento su ciò che può essere considerato un saldo apparato di pubbliche relazioni.
Ma Scientology e la psichiatria hanno qualcos’altro in comune. Sono entrambe dei credo che hanno a che fare in modo consistente con ex sostenitori che hanno iniziato a rigettarle. Attualmente, la psichiatria è la fede prevalente e, come ha spiegato George Orwell, la stampa primaria non si schiera contro un credo dominante. Orwell ha scritto: ”In ogni momento c’è un’ortodossia, un corpo d’idee che si presume che tutte le persone che pensano nel modo giusto accettino senza metterlo in dubbio... Chiunque sfida il credo prevalente si ritrova zittito con un’efficacia sorprendente. Un’opinione genuinamente fuori moda normalmente non è mai presa seriamente in considerazione, né dalla stampa primaria né dai periodici intellettuali”.
E’ nella mia personale esperienza che la psichiatria, Scientology e le religioni fondamentaliste tendano a zittire i pensatori apertamente critici. I pensatori critici non sono così avviliti da adattarsi ed essere felici che non vengano presi in considerazione gli effetti negativi - siano essi fisici, psicologici, spirituali o sociali. I pensatori critici ascoltano quello che gli altri hanno da dire valutando le loro motivazioni, specialmente quelle economiche, e capiscono come la spiegazione di uno possa deformare le ipotesi formulate da un altro.
Un pensatore critico di certo non accetterebbe il pensiero di Fromm senza analizzarlo e la mia conclusione è che la società “americana” è malata in termini di salutare sviluppo umano. Forse una società non dovrebbe essere bollata come malata solo perché è piena di scuole che scoraggiano i bambini alla lettura, di prigioni for-profit che hanno un crescente bisogno di inquilini per favorire la crescita economica, di un sistema mediatico disonesto nei confronti delle minacce alla sicurezza nazionale, di guerre inventate che hanno indebitato così fortemente la società da non permetterle di far fronte alle cure mediche di base, di un sistema sanitario for-profit che sfrutta le malattie invece di promuovere la salute, eccetera eccetera.
Un pensatore critico sottolineerebbe certamente che ci sono state società di gran lunga meno sane degli Stati Uniti - ed Erich Fromm è stato molto chiaro sul punto. Nella barbarica società tedesca da cui è fuggito Fromm, i bambini con problemi che non si adattavano ad una scuola uguale per tutti non erano obbligati a prendere l’Adderall e altre anfetamine, piuttosto i loro genitori li portavano da uno psichiatra per somministrare loro l’eutanasia. Fromm, comunque, sapeva che solo perché una persona poteva individuare società più malate dell’America questo non rendeva gli Stati Uniti una società sana e umanistica.
Bruce E. Levine, Ph.D., è uno psicologo clinico nonché autore di Surviving America’s Depression Epidemic: How to Find Morale, Energy, and Community in a World Gone Crazy [ Sopravvivere all’Epidemica Depressione Americana: Come Trovare Morale, Energia e Spirito Comunitario in un Mondo Impazzito] (Chelsea Green, 2007).
Bruce E.Levine
Fonte: carolynbaker.net
Link: http://carolynbaker.net/site/content/view/710/1/
11.09.08
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di RACHELE MATERASSI
* Comedonchisciotte, Postato il Martedi 14 Ottobre 2008 (19:00)
Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:
ERICH FROMM (Wikipedia).
FREUD, KANT, E L’IDEOLOGIA DEL SUPERUOMO. ALLA RADICE DEI SOGNI DELLA TEOLOGIA POLITICA EUROPEA ATEA E DEVOTA.
FLS
Castrazione politica
di Matteo Bartocci (il manifesto, 17 febbraio 2009)
Lo stupro non ha nazione né conosce limiti di censo. Stuprano i ricchi e stuprano i poveri di ogni etnia e latitudine. Nella proporzione che in ogni dove le condizioni materiali assegnano a ciascuno.
Sempre però stuprano gli uomini. In Italia, dicono le statistiche, ogni due ore una donna subisce violenza: tredici al giorno. Domandarsi perché accade è un compito della politica. Oltre al conflitto economico che divide le nostre società c’è quello, profondo e nascosto, che attraversa la nostra cultura e il nostro modo di essere maschi e femmine. Di incontrarci e amarci in famiglia e al di fuori di essa. Ogni violenza ha radici sociali e radici culturali. Uno stupro ogni due ore svela soprattutto le seconde.
Nasconderle dietro a un malinteso bisogno di «sicurezza» ha portato ieri all’esercito in piazza, oggi alle ronde e domani, chissà, a una qualche forma di castrazione. Al peggio non c’è fine. Gli stupri non sono più reati contro la morale e nemmeno contro la persona. Sono stupri «etnici». Non secondo chi li compie (italiani, rumeni...) ma secondo chi li subisce: noi, i «bianchi», gli «indigeni», contro i «forestieri» che violentano le «nostre» donne. Ma globale e locale, come sempre, si fondono. Perché se uomini rumeni stuprano ragazze italiane, giovani italiani a loro volta stuprano, non c’è altro modo di dirlo, bambine tailandesi o brasiliane che si prostituiscono ai quattro angoli del globo.
Dunque la violenza non conosce confini se non quelli dei nostri corpi, di maschi e di femmine, privi ormai di una qualunque minima grammatica affettiva comune. Incapaci di parlare d’amore e dunque di farlo.
Ne è un sintomo il fatto che questo paese è ormai capace di mostrare affetto solo a cose fatte. Quando l’oggetto del desiderio non c’è più, come nei tanti funerali pubblici che uniscono e commuovono a reti unificate. Da Alberto Sordi fino a Eluana. Che da viva non interessava nessuno e solo alla fine, prossima alla morte naturale, ha svelato gli istinti inconfessabili di un presidente del consiglio che confonde le mestruazioni con la capacità di avere figli. È o non è, questa, una fantasia di stupro, di appropriazione violenta di un corpo di donna?
Finché questo è il tono, la domanda di «sicurezza» che ossessiona la destra è destinata a cadere nel vuoto. Castrare tutti non si può. E se bastasse un «decreto contro la violenza» il problema passerebbe rapidamente a carceri e tribunali senza risolvere nulla. La destra perde sul suo stesso terreno, incapace di riconoscere un mostro che ne oltrepassa i confini ma che essa ha allevato in culla. Legittimando la cultura di massa più maschilista d’Europa dai tempi di «Colpo grosso», «Drive in» e «Non è la Rai» - fino all’attuale «mignottocrazia» - Berlusconi ha fatto della sessualità l’appeal principale della sua offerta politica.
Ma è sulle donne e le adolescenti, sulla loro sessualità, che si concentra una violenza sottile e diffusa. Il modo in cui vengono guardate per strada o in casa, approcciate sull’autobus, apostrofate a scuola, raccontate sui mass media, «messaggiate» da fidanzati e spasimanti: è un’invasione di corpi normale e quotidiana.
Contro questa spaventosa distruzione dell’alfabeto sentimentale la sinistra non ha da tempo nessuna risposta. E se si preoccupa della benzina nelle volanti vuol dire che non lo indica nemmeno più come un problema. Come il problema.
Non può essere un caso che la prima violenza sessuale di quest’anno terribile si sia consumata a Roma, tra due ragazzi che si incontrano a una festa in mezzo a trentamila persone. Una festa chiamata «Amore».
Ufficio stampa del Comitato GiùleManidaiBambini
Comunuicato stampa del 08/10/2008 119
FDA USA, diffidate 5 case farmaceutiche, sotto accusa per gli psicofarmaci per bambini: “hanno promosso pubblicità false, ingannevoli ed incomplete, che minimizzano rischi rilevanti ed esagerano l’efficacia dei medicinali”. Poma (Giù le Mani dai Bambini): “questi psicofarmaci sono pericolosi e mettono a rischio la salute dei bambini, anche l’AIFA in Italia lo sa, ma tace”. Alla Camera, prosegue l’esame del Progetto di Legge nazionale sugli psicofarmaci dell’On. Bocciardo.
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COMUNICATO STAMPA DEL 24/09/08 118
Associazioni pro-psicofarmaci nelle scuole italiane: investito del problema il Senato. Sen. Valerio Carrara: “ben un sesto dell’intera aula ha interpellato oggi su questo tema i Ministri di Giustizia, Istruzione e Sanità. Fuori da scuola sedicenti psicologi, finti medici e genitori ‘promoter’ dello psicofarmaco. A scuola si deve studiare, non medicalizzare il disagio”.
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cliccare sul rosso, per andare direttamente sul sito del Comitato GiùleManidaiBambini.
Al Forum è stato inviato un intervento con questo inzio:
Dall’articolo è chiaro che l’autore non ha mai letto alcun libro di Scientology come "I fondamenti del pensiero" o "Una nuova ottica sulla vita".
Senza firma!!! Anonimo - scientology-ca-mente?!
Per il momento, la redazione ha deciso di tenerlo in sospeso... in attesa del padre o della madre - o di entrambi.
Per la redazione,
Maria Paola Falqui
Emozioni, aspettative, norme sociali: così diventiamo logicamente irrazionali
Una ricerca sull’incoerenza nell’ultimo libro dell’economista comportamentale
Dan Ariely: «Scegliamo, compriamo, consumiamo in base a un imprinting»
di Roberta Scorranese *
Economista comportamentale, docente al prestigioso Massachusetts Institute of Technology di Boston e alla Duke University, autore di «Prevedibilmente irrazionale» (da oggi in libreria per Rizzoli) Dan Ariely illustra la sua complessa ricerca sulle incoerenze del comportamento umano. «Ma prima - dice -, se permette, vorrei venderle un televisore ».
Irrazionalità accademica? No, solo un esempio. «Davanti a tre televisori - continua -, uno super accessoriato e costoso, un altro accessoriato ma meno costoso e un terzo intermedio, la scelta ricadrà su quest’ultimo ». Irrazionale: non scegliamo il meno costoso, ma quello che ci sembra «più simile» al meglio. E il fatto è che non sappiamo quale sia il meglio: scegliere è più difficile di quanto sembri, così ci affidiamo a impulsi che poco hanno a che fare con la ragione. «Pura "economia comportamentale" - spiega Ariely, che interverrà il 24 ottobre al Festival della Scienza -. Ossia scelte prive di razionalità, ma prevedibili. Che facciamo tutti i giorni». Così, al supermercato acquistiamo un «tre per due», solo perché un prodotto è gratis (anche se quel sugo di noci non ci serve). In profumeria ci lasciamo sedurre da una crema solo perché costa di più e associamo arbitrariamente prezzo e valore. Ci convinciamo che un amore difficile è quello giusto solo perché ci spaventa cambiare. Per non parlare del panico (irrazionale) che attanaglia i mercati finanziari nei momenti di crisi. «Quello che sta succedendo alle Borse - dice Ariely - non è che l’emotività, umanissima, che riaffiora e che prende il sopravvento sulla razionalità ».
Per Ariely è la conferma che, a guidare le nostre azioni, sono tre forze invisibili: le emozioni, le aspettative e le norme sociali. «Difficilmente consideriamo una cosa in sé - prosegue il professore - ma la inseriamo in un contesto che faccia da termine di paragone, da confronto ». Ecco il cuore di questa ricerca: siamo incapaci di valutare le cose. Chiediamo aiuto ad altro. Alle convenzioni sociali, per esempio. Se un uomo invita una donna al cinema e le regala un profumo da cento euro, lei sorride. Ma se le regala direttamente cento euro, lei si infuria. «Non è irrazionale ciò?», ride Ariely.
Dalle piccole alle grandi scelte: nel romanzo «I duellanti» di Joseph Conrad, due ufficiali dedicano la vita a sfinirsi in un corpo a corpo, iniziato per un banale diverbio. Illogico, ma prevedibile, per il professore: «In un dato contesto, anche il minimo particolare diventa importante e determina una scelta». In fondo, in quanti si accorgono che le «guerre umanitarie» sono un ossimoro? Siamo influenzabili: ci sono avvocati che rifiutano di difendere una comunità per pochi soldi, ma lo fanno gratis se si tratta di battersi per una causa etica. E ce lo insegna anche Mark Twain, quando Tom Sawyer convince gli amici a riverniciare lo steccato semplicemente dicendo: «Che fortuna, pensate: possiamo dipingere una staccionata! ».
Siamo come le oche di Lorenz? Il famoso etologo scoprì che le oche, appena nate, si accodano al primo essere in movimento che vedono. «Così anche noi - spiega l’economista - restiamo ancorati alle prime decisioni che prendiamo». Paghiamo un paio di jeans cento euro e difficilmente, poi, ci discosteremo da questa cifra. Imprinting. Un po’ come César Birotteau, indimenticabile personaggio balzachiano: da umile commesso divenne ricchissimo eppure continuò a ragionare da bottegaio. E lo ridivenne. La lezione è, quindi, che tutta la nostra esistenza è dominata da una urgenza di irrazionale? «No - conclude il professore - l’irrazionalità è una parte della nostra vita che dobbiamo imparare a riconoscere e a domare. Davanti a due prodotti di prezzo diverso abituiamoci a leggere le etichette. Mettiamo un tetto alla nostra carta di credito. E guardiamoci intorno».
* Corriere della Sera, 16.10.2008
Seminare la paura per raccogliere nuovi guadagni dalle persone sane?
di Roberto Gava - 29/09/2008 *
In questi ultimi anni stiamo assistendo sempre di più alla diffusione da parte dei mass media di messaggi di paura che, quando vengono adeguatamente analizzati, dimostrano di essere non solo ingiustificati, ma addirittura appositamente creati e gonfiati secondo un piano prestabilito.
Dopo l’AIDS, la mucca pazza, la SARS, l’influenza aviaria, ... l’influenza di ogni inverno ... non possiamo più credere a tutto quello che i media dicono, ma è ovvio che non possiamo neppure avere competenze specifiche per ogni particolare materia ... cerchiamo almeno di usare un po’ di saggezza, che in questo caso corrisponde ad un semplice buon senso. Come ogni anno, anche in questo autunno assistiamo silenziosi ad una massiccia propaganda a favore della vaccinazione antinfluenzale, anche pediatrica, basata non certo sui dati scientifici, ma sulla nostra emotività ... e sulla nostra ignoranza specifica. Ci viene appositamente inculcata la paura di sempre nuove e drammatiche epidemie virali di sempre nuovi e fantasiosi virus (il più delle volte sono virus sempre esistiti, come quello dell’aviaria). Nell’autunno 2006-2007 c’è stata meno pressione, ma quest’anno già a metà settembre 2008 è ricominciato il tam-tam della paura con in testa il Corriere della Sera (15 settembre 2008) che nella sezione “Salute” della versione informatica (corriere.it) ha iniziato a bombardarci con messaggi terrificanti ripresi e amplificati addirittura 5 giorni dopo con questi toni: “Strage stagionale. Killer una serie di virus che «muta» ogni anno per eludere gli sforzi degli investigatori ... Si parla tanto della temuta pandemia ricordando i 40 milioni di morti dovuti al virus della Spagnola nel 1918 ... 250-500 mila i morti nel mondo ogni anno (più delle vittime della strada) e un numero di persone infettate compreso fra 300 milioni e un miliardo (5-15% della popolazione globale). Morti che potrebbero essere evitate (quasi tutte) con la vaccinazione. Purtroppo nel 2006-2007 le dosi utilizzate in Italia sono state solo 16 milioni. ... Non certo in linea con la prevenzione «totale» o quasi auspicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). ... si vaccina solo un italiano su 4 e il 66% degli italiani non ha mai fatto la puntura anti-influenza ... A rischio anche i piccoli tra i 6 mesi (prima è inutile fare vaccini perché il sistema immunitario è immaturo) e i 24 mesi di vita. La novità è la vaccinazione in gravidanza: un mese o anche più prima della nascita del bambino. ... Quest’anno l’influenza parlerà australiano e sarà più «cattiva». Colpa di una nuova variante particolarmente aggressiva del virus influenzale ...” (20 settembre 2008).
È facile criticare scientificamente messaggi come questo:
Ci spaventano ricordandoci la grave pandemia della Spagnola del 1919, ma la Scienza sa che cento anni fa quelle pandemie erano possibili non perché non esisteva il vaccino, ma solo a causa delle scarse condizioni igieniche e sociali della popolazione. Oggi quelle condizioni non esistono più nel nostro Paese e quindi non esiste neppure il pericolo di una epidemia di grandi dimensioni (in realtà, forse, un giorno sarà possibile quando si creeranno due condizioni concomitanti: che la popolazione italiana diventi immunologicamente estremamente debole grazie alle numerose vaccinazioni pediatriche e antinfluenzali annuali e alle sempre più frequenti assunzioni di farmaci come cortisonici e antibiotici e che in qualche laboratorio venga “creato” per scopi sperimentali qualche virus anomalo particolarmente virulento che poi sfugge al controllo dei ricercatori e si diffonde nella popolazione).
Ci spaventano parlandoci di 250-500.000 morti da influenza all’anno, ma dimenticano di ricordare che questa cifra è formata per il 95% dalle morti che avvengono nei Paesi poveri del Terzo Mondo che, come abbiamo detto, sono ad elevato rischio per le complicanze dell’influenza solo perché vivono in condizioni igienico-alimentari molto scadenti. A titolo di esempio ricordo un documento inerente il vaccino antipoliomielitico diffuso nel 2003 dal Dr. Datti Ahmad, presidente del Supremo Consiglio Nigeriano per la Sharia: “In Nigeria abbiamo molte malattie importanti che stanno uccidendo e menomando i bambini molto più della poliomielite, ma chi ci offre gli aiuti non è disposto a pagare nulla per darci qualcosa che combatta queste altre malattie o contro la fame, mentre è preoccupato solo della poliomielite. Queste persone sono pronte a spendere cifre altissime per combattere la polio, ma nemmeno un soldo per il resto. Questo atteggiamento ha creato sospetto nella gente della comunità nigeriana”.
Ci dicono che le migliaia di morti potrebbero essere quasi tutte evitate con la vaccinazione, mentre non è assolutamente vero che il vaccino antinfluenzale riduce in modo significativo la mortalità rispetto quanto accade nei non vaccinati ed è ancora meno vero che potrebbe farci evitare quasi tutte le morti. Una grossa e importante metanalisi che ha analizzato 20 trial clinici e che è stata pubblicata nel 2003 ha dimostrato che la vaccinazione antinfluenzale ha una scarsissima efficacia clinica perché: è necessario vaccinare circa 45 persone per avere un solo caso di influenza in meno, riduce il tempo di malattia per ogni episodio influenzale di circa 0,3 giorni, non riduce in modo significativo né le complicanze né i ricoveri ospedalieri da influenza. Questi dati sono scontati se si pensa solamente che il vaccino antinfluenzale, in quei casi in cui riesce ad essere efficace, evita ovviamente solo la malattia influenzale causata da questo virus e non le sindromi influenzali causate da altri virus. Infatti, dobbiamo sapere che i virus dell’influenza (ortomixovirus a RNA) sono classificati nei tipi A, B e C dei quali il tipo A è la causa più frequente della malattia influenzale vera e propria. La sindrome influenzale, invece, è una patologia del tutto sovrapponibile alla malattia influenzale, ma causata da virus diversi da quello dell’influenza e in particolare da: paramixovirus, adenovirus, pneumovirus, rhinovirus, coronavirus, echovirus e anche vari batteri. Ebbene, studi epidemiologici molto ben documentati ci insegnano che solo il 9% di quelle che noi chiamiamo “influenze” sono causate dal virus influenzale vero e proprio e quindi solo queste (anzi, solo una loro parte) potrà essere prevenuta dalla vaccinazione antinfluenzale. Infatti, la pubblicità che in questi giorni alcune Ditte produttrici di vaccini antinfluenzali mandano ai Medici di Base parla dei grandi danni dell’influenza, ma di pochi effetti dei loro vaccini e non accennano minimamente alla possibilità che il vaccino riduca la mortalità, semplicemente perché non è vero e non lo potrebbero dimostrare.
Ci dicono di vaccinare anche le gravide, però va ricordato che le stesse Ditte Farmaceutiche produttrici di vaccini antinfluenzali scrivono nella scheda tecnica dei loro vaccini questa frase che si commenta da sola: “Nell’uomo, fino ad oggi, i dati sono inadeguati per valutare il rischio teratogeno e fetotossico durante la gravidanza. In gravidanza, nelle pazienti ad alto rischio, i possibili rischi dell’infezione devono essere valutati rispetto ai possibili rischi della vaccinazione”.
Ci dicono che quest’anno l’influenza sarà più “cattiva” e io sono molto scettico su tale affermazione, ma sono invece convinto che continuando a spingere in ogni modo la gente a vaccinarsi qualche problema prima o poi emergerà perché il virus influenzale è un virus a RNA e quindi soggetto a molte e facili mutazioni (è per questo che ogni anno ci sono sempre nuovi ceppi virali). Una delle principali cause inducenti le mutazioni è la circolazione del virus in un ambiente ‘ostile’ che in questo caso è rappresentato dagli individui che sono già stati vaccinati contro alcuni genotipi del virus influenzale costringendo così il virus alla mutazione per semplici meccanismi darwiniani di adattamento (per la presenza di anticorpi).
Più si vaccina più si creano ceppi virali mutati e quindi maggiore è la probabilità di selezionare prima o poi dei ceppi virali particolarmente patogeni e pertanto sempre più pericolosi. La pericolosità dell’influenza allora crescerà e l’Industria Farmaceutica coglierà questa occasione per spaventarci sempre di più e indurci a vaccinarci più ancora e questo indurrà un circolo vizioso sempre più pericoloso e patogeno per noi e sempre più redditizio per la stessa Industria Farmaceutica.
Cosa possiamo allora fare?
La mia proposta personale consta di 4 punti:
1 - Non dobbiamo credere a tutto quello che ci viene detto, specie se è un messaggio di paura che vuole toccare la nostra emotività e se si coglie che è promosso dall’Industria Farmaceutica (che oggi supera per potenza politico-economica l’Industria bellica e si è comodamente posta al primo posto in questo tipo di graduatoria).
2 - Dobbiamo perdere (in realtà lo considero un investimento molto utile) un po’ di tempo per leggere libri e articoli indipendenti, specie nel campo sanitario, perché non si può demandare ad altri il compito di salvaguardare la nostra salute, altrimenti un giorno perderemo molto più tempo a rimpiangere la salute che avevamo in passato.
3 - Non dobbiamo vaccinarci e in particolare non dobbiamo vaccinare i nostri figli, perché sono particolarmente sensibili ai danni dei vaccini avendo un sistema immunitario non completamente sviluppato.
4 - Dobbiamo aprirci al mondo delle Medicine Naturali e in particolare all’Omeopatia, perché in questo modo non insegniamo all’organismo a difendersi specificatamente e per pochi mesi verso un virus (come fa il vaccino antinfluenzale), ma stimoliamo e rinforziamo le nostre difese immunitarie aspecifiche che sono in grado di combattere contro tutti i virus, i batteri e i germi in genere e che fanno questo per molto tempo. Anche qui basta ragionare e usare un po’ di buon senso: se l’Industria Farmaceutica che ha in mano tutto il potere sanitario mondiale si scomoda e si affanna in tutti i modi per attaccare l’Omeopatia, significa che è disturbata da questa scienza che le porta via potere e soldi. Infatti, è esperienza comune di tutti coloro che usano l’Omeopatia utilizzare molto raramente i farmaci chimici e godere di una qualità di vita migliore di prima.
Chi desidera approfondire questo argomento sulle caratteristiche della sindrome influenzale, sui rischi della vaccinazione e su qualche nozione di trattamento antinfluenzale secondo i canoni della Medicina Naturale e in particolare secondo l’approccio omeopatico, può trovare tutto questo in un libretto intitolato “La Sindrome Influenzale in bambini e adulti” edito dalle Edizioni Salus Infirmorum. È uno strumento piccolo e semplice che però offre al Lettore la possibilità di iniziare un trattamento domiciliare nel caso non riesca a consultare immediatamente un medico omeopata e non sono mancati i ringraziamenti di coloro che hanno utilizzato quei consigli e hanno rapidamente e dolcemente risolto i loro disturbi virali.
Dr. Roberto Gava
[Il Dr. Roberto Gava è un medico specializzato in Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica che ha poi studiato Agopuntura Cinese, Omeopatia Classica e numerosi approcci naturali.]
Fonte: Edizioni Salus Infirmorum