Un cieco ha completato un percorso a ostacoli senza aiuti
Così alcuni scienziati hanno provato che l’intuito è innato
Il sesto senso esiste e non è paranormale
L’esperimento internazionale dimostra che nel cervello dell’uomo restano capacità primitive che non sono andate perse e si riattivano in caso di necessità
di Marina Cavallieri(la Repubblica 24.12.2008)
ROMA. Un cieco attraversa un corridoio riuscendo a schivare tutti gli ostacoli, evitando ogni cosa che si frappone all’uscita. Si muove senza bastone, con prudente sicurezza, guidato da un radar invisibile, da una misteriosa convinzione interiore, da un sesto senso. Questo è l’ultimo esperimento fatto dagli scienziati per indagare su quella sfera delle nostre percezioni che orienta le azioni ma al di fuori di ogni consapevolezza. Percezioni che si possono chiamare di volta in volta intuito, ispirazione, premonizione. Sensazioni che trascendono la logica e sono spiegabili semplicemente con una frase: «Me lo sentivo». E tutti, anche i più razionali e scettici, devono ammettere che lo hanno detto almeno una volta.
«Abbiamo studiato un paziente molto raro, completamente cieco per due lesioni successive che hanno distrutto la corteccia visiva primaria di entrambi gli emisferi, gli abbiamo chiesto di attraversare un corridoio con degli ostacoli, lo abbiamo messo davanti a una traiettoria complessa che ha superato, senza che neanche lui dopo sapesse spiegare il perché», racconta Marco Tamietto, neuropsicologo, ricercatore dell’Università di Torino. Tamietto ha collaborato a una ricerca internazionale guidata dalla scienziata olandese Beatrice de Galder, pubblicata su Current Biology.
La scienza da sempre s’ingegna per scoprire l’origine del sesto senso, per dargli una base biologica e sottrarlo definitivamente all’ambito dell’irrazionale, del mistico, del soprannaturale, per riportare una capacità misteriosa e sfuggente dentro uno schema comprensibile, dentro dei confini fisici. Il sesto senso è quell’istinto che aggiusta la rotta dei nostri comportamenti, che ci fa evitare gli ostacoli, bloccarci quando vorremo partire, voltarci all’improvviso mentre attraversiamo la strada, ma è anche ciò che ci fa sentire conosciute persone mai viste, prendere decisioni contro ogni logica. È l’intuizione rapida che collega in una frazione di secondo elementi distanti e fa dire ad Archimede "Eureka" e a Sherlock Holmes "Elementare, Watson".
«Già negli anni 70 - dice Tamietto - era stato fatto un esperimento simile con delle scimmie, anche loro prive di vista, anche loro erano riuscite a fare un percorso evitando gli ostacoli. Si pensava che potessero fare questo perché avevano mantenuto delle capacità che l’uomo con l’evoluzione aveva perso. Invece con questo esperimento si dimostra che l’uomo ha ancora queste competenze, capacità primitive ereditate dai suoi antenati che non sono andate perdute. Queste competenze sono mediate da strutture sottocorticali, dal collicolo superiore, e si riattivano in alcune situazioni».
Forse le scoperte scientifiche tolgono fascino a capacità misteriose ma almeno ammettono che non sono solo frutto di una fervida fantasia. «Esistono delle capacità che sono al di fuori della consapevolezza cosciente che influenzano la quotidianità - aggiunge il ricercatore - il nostro cervello è in grado di elaborare informazioni al di fuori della coscienza mandandoci messaggi che determinano scelte apparentemente incomprensibili». In quei momenti si ha la sensazione di mettersi in contatto con un potere profondo e per un istante di ritrovare la metà perduta.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
FLS
PEDAGOGIA
Ragazzi, imparate a sbagliare
Festival dell’errore a Parigi
"Insegniamo l’importanza dei passi falsi". Se ne fa il bambino diventa un genio. Per gli esperti occorre spezzare il nesso logico tra risposte sbagliate e brutti voti
di ELENA DUSI *
ROMA - Dei 180 articoli scientifici pubblicati da Einstein, una quarantina contengono errori significativi. Se abbiamo penicillina e vaccini, lo dobbiamo agli sbagli commessi dai loro scopritori, che andavano in cerca di altro. La stessa evoluzione degli esseri viventi procede grazie ai piccoli difetti.
E se perfino il più grande scienziato della storia sbagliava spesso e volentieri, perché mai uno scolaro oggi dovrebbe trattenersi dall’alzare la mano e azzardare la risposta che ha in testa in quel momento, si chiedono gli organizzatori di "Détrompez-vous", il Festival dell’errore di Parigi. La manifestazione iniziata ieri nella sede dell’École normale supérieure per avvicinare i giovani alla scienza vuole incitare i più piccoli a osare, innovare, uscire dal seminato, proporre idee nuove. Perché errare, si spiega ai bambini, è una parola che nella radice significa deviare dalla solita strada. E non esiste grande scienziato che sia arrivato al successo senza salire su una gigante catasta di conclusioni sbagliate.
I passi falsi della storia della scienza sono il piatto forte del festival parigino, insieme alle false percezioni che il cervello ci suggerisce, insegnandoci ad accogliere con un sano scetticismo anche le osservazioni più evidenti. Che a una giusta conclusione si possa arrivare seguendo più strade, i visitatori del festival lo imparano cercando di combinare i vari ingredienti di una ricetta di cucina. "E per la maggior parte degli oggetti che ci circondano, non esiste un unico uso corretto. La fantasia e la capacità di innovare sono virtù importanti da coltivare" spiega Girolamo Ramunni, uno degli ideatori del festival e professore del Conservatoire national des arts et métiers.
La manifestazione francese, completamente gratuita, ha lo scopo di avvicinare i giovani alla scienza e frenare l’emorragia di studenti universitari di cui queste discipline soffrono. Per questo, nell’edizione di quest’anno, il suo obiettivo è spezzare il nesso logico fra errori e brutti voti e mostrare l’altro lato della medaglia di una risposta sbagliata: "Il potenziale fecondo che essa ha per il progresso della scienza", come recita la locandina della kermesse. La manifestazione è stata ideata proprio dopo un rapporto dell’Ocse che metteva in evidenza la paura degli scolari francesi di alzare la mano e rispondere a una domanda rischiando di essere presi in giro.
"Per scienza - precisa Ramunni - non intendiamo solo matematica e fisica, ma anche le discipline umanistiche. Pensiamo a quanta importanza abbia saper riconoscere i propri errori, riuscire ad ammetterlo con se stessi e con gli altri, il dire "mi sono sbagliato, devo cambiare strada". Il dialogo, la discussione e il confronto sono i mattoni basilari della scienza, ma anche uno degli ingredienti imprescindibili del vivere in comune".
Correggere un ragazzo che capovolge un cestino della carta per usarlo come sedia vuol dire, prosegue Ramunni, "sterilizzare la sua fantasia, costringerlo entro regole che si sono consolidate per pura e semplice pigrizia mentale. Troppo spesso l’insegnamento a scuola si limita alla ripetizione della "nozione esatta"". E i quiz a risposta chiusa sempre più utilizzati nella scuola in Francia ma anche in Italia sono quanto di peggio possa esistere per stimolare il pensiero creativo e fuori dalle righe. Per questo al festival degli errori e dei paradossi della logica nulla sarà impossibile, nemmeno realizzare un nastro senza il lato rovescio o riempire un bicchiere d’acqua senza versarvi nulla dentro.
* la Repubblica, 22 luglio 2010
INCONTRI
Laura Day ha fatto della capacità di previsione un mestiere. Soprattutto nelle questioni di affari. E se qualche celebrity diventa sua cliente, come Jennifer Aniston o Demi Moore, lei, dice, "la tratto come un’azienda"
La sensitiva di Wall Street
di Miriam Tola
Laura Day preferisce scarpe e tailleur di Prada a tarocchi e sfere di cristallo. Nessuno direbbe che, dietro quel look impeccabile, si nasconda una sensitiva. Eppure, senza di lei certi businessman di New York non comprerebbero uno spillo e Demi Moore forse avrebbe rifiutato quei due o tre ruoli che l’hanno resa una stella. Day vende il suo intuito per diecimila dollari al mese, tariffa fissa. In cambio offre disponibilità 24 ore su 24, assoluta discrezione e previsioni sul successo di un film o di un libro. Quello che le riesce meglio è anticipare i movimenti di borse e mercati. Secondo il New York Times, da quando a Wall Street è scoppiato il caos, il telefono di sensitive e cartomanti squilla in continuazione. Però, anche grazie al best seller Practical Intuition, Laura Day è la più rispettata, richiesta dalla Harvard Business School e da aziende che le affidano manager da iniziare al potere dell’intuito. "Sbaglio raramente, del resto se fossi Dio la mia tariffa sarebbe più alta", ama ripetere. Laura, 49 anni, ci accoglie nel suo appartamento di Tribeca, che divide con Sam, il figlio di 16 anni. Sul tavolo c’è una copia del suo ultimo libro, The Circle, consigliato da Nicole Kidman.
Che cosa fa esattamente un’intuizionista?
"Raccoglie e fornisce informazioni accurate senza sapere nulla della situazione. Tutti abbiamo intuito, ma pochi lo sanno usare. Nell’era contemporanea, dominata dal pensiero razionale, ha una cattiva reputazione: è considerato qualcosa di mistico, inaffidabile, un affare da donnette. Nei miei libri lo descrivo come strumento per orientarsi, non come una fede. Non serve assumere la posizione del loto e concentrarsi per esercitarlo. Un monaco zen non ha bisogno di seguire un’intuizione. Un soldato in battaglia sì. Funziona meglio quando si è sotto pressione e si deve decidere senza troppi elementi. Tutte le persone di successo la usano. George Soros, tra i massimi esperti di finanza, ha detto che le sue scelte sono guidate da "un istinto animale"".
Quando ha scoperto di poter predire il futuro?
"Quando avevo 11 anni, mia madre tentò il suicidio. Era all’ospedale, in coma. Feci un sacco di domande a un prete, che rimase stupefatto: sapevo cose che nessuno mi aveva detto. A volte l’intuizione nasce dal trauma. Vengo da una famiglia di medici, e ho esplorato l’intuizione attraverso la scienza. Ho collaborato a ricerche sul potere della mente e consigliato dottori alle prese con diagnosi impossibili".
Poi è diventato un lavoro...
"Consigliavo gli amici senza chiedere nulla. Poi ho divorziato. Avevo bisogno di soldi e ho chiesto a un amico dirigente di un hedge-fund di pagarmi per i miei suggerimenti".
Questo dono ha anche aspetti negativi?
"Non avere ego: noi intuizionisti sappiamo perfettamente che cosa gli altri si aspettano e agiamo di conseguenza. Siamo in grado di manipolare persone e situazioni, ma essere noi stessi è difficilissimo. A me sono serviti oltre vent’anni e l’aiuto di un grande psicoanalista".
È vero che lavora contando sul passaparola?
"Ho fatto i biglietti da visita un anno fa, ma ho un sito da molto prima. Lavoro soprattutto per aziende. Accetto se sento di poter essere utile, se il cliente mi piace e posso imparare qualcosa. Mi fanno domande precise, e io seguo le mie impressioni: può essere un’immagine o una sensazione tattile, un particolare nella stanza che mi colpisce, un ricordo. Di solito faccio centro".
Diecimila dollari al mese non le sembrano troppi?
"Le mie tariffe sono le stesse da anni. Diecimila non sono molti per un’azienda, e abbastanza per farmi rispettare. Non vado mai oltre cinque clienti alla volta, anche meno quando scrivo un nuovo libro".
Qual è la sua specialità?
"Sono una sensitiva paranoica, bravissima a vedere i problemi con sei mesi d’anticipo. Offro ai clienti l’opzione di cambiare strada, ma certo non posso salvarli da se stessi. Uno si è intestardito con un progetto che nessuno finanzierà. Lo sa, ma persevera".
Lei fa anche corsi per aziende. Come reagiscono i manager di fronte a un’intuizionista?
"All’inizio leggo la diffidenza nei loro occhi. Così, li spavento a morte dicendo che l’azienda sta per essere venduta, un terzo di loro lo sa e sta cercando un altro lavoro. Oppure chiedo che ognuno scriva una domanda e la metta in una busta chiusa. Mischio e chiamo uno di loro a rispondere a un quesito estratto a sorte. Spesso il risultato li sbalordisce".
Tra i suoi clienti ci sono Demi Moore e Jennifer Aniston. Che cosa fa per loro?
"Tratto le star come aziende: le consiglio su film, proposte e contratti. Non metto bocca nei loro affari di cuore o nelle scelte intime: metto in chiaro che non sono una terapista, e neppure ho la pazienza di ascoltare. Solo con gli amici carissimi mi spingo più in là".
Le previsioni su se stessa le riescono bene?
"Dipende. Cose come la mia salute o quella della mia famiglia stimolano la mia nevrosi: allora usare l’intuizione è difficile. Va meglio con gli affari. Una mattina del 2000 ho venduto tutte le azioni tecnologiche; due settimane dopo la new economy è crollata. Qualche tempo prima dell’11 settembre ho cominciato a prelevare contante e comprare acqua e filtri per l’aria. Non sapevo perché, ma preparavo la mia casa. Quando il momento è arrivato, ho potuto reagire e aiutare gli altri".
Secondo il New York Times, con la crisi economica i sensitivi fanno affari d’oro. È vero?
"Non mi lamento. Però le aziende sono più inclini a sperimentare quando gli affari vanno bene. Nelle difficoltà non vogliono essere viste come irresponsabili, è controproducente dire: "Mi faccio consigliare da una sensitiva"".
Dopo aver scritto tre libri, ha ancora paura dei pregiudizi?
"In Usa c’è una fiducia cieca nella scienza. Non è facile far accettare che l’intuito migliora la vita. Apprezzo lo scetticismo: è meglio che le persone facciano da sé piuttosto che affidarsi a chi promette di cambiare loro la vita. So che il mio è un lavoro stravagante. A Roma, dove ho una casa in un quartiere popolare, alcuni mi chiamano "streghetta". Sono una persona introversa. Quando, alle feste, la gente mi chiede cosa faccio per vivere, dico di essere una scrittrice".