NORBERTO BOBBIO (18 OTTOBRE 1909-12 GENNAIO 2004). Manifestazioni per il centenario della nascita...

NORBERTO BOBBIO: I PRINCIPI DELLA DEMOCRAZIA. Una ’raccomandazione’ del 1958, commentata da Gustavo Zagrebelsky. Con una nota di Massimo Novelli

Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio
martedì 30 dicembre 2008.
 

-  I CENTO ANNI DI NORBERTO BOBBIO E UN’ITALIA CON "DUE PRESIDENTI" DELLA REPUBBLICA (IN "COABITAZIONE"?) CHE GUIDANO L’ITALIA?!


Se vengono meno i principi della democrazia

-  In un articolo scritto nel 1958, l’apprensione per la sorte dei principi conquistati dopo il fascismo e la sottolineatura di ciò a cui non si dovrà mai rinunciare, le libertà civili, politiche e sociali
-  Oggi non crediamo, come credevano i liberali e i socialisti del primo Novecento, che il cammino democratico sia inesorabile
-  Bisogna essere sempre vigilanti, non rassegnarsi, ma neppure abbandonarsi alle sorti fatalmente progressive dell’umanità

-  Questo testo comparve nel 1958 su "Risorgimento" che, in occasione del primo decennale della Costituzione, aveva promosso un’inchiesta. Venne poi pubblicato, nello stesso anno, sul bollettino dell’Ateneo di Torino.

di Norberto Bobbio (la Repubblica, 8.1.2009)

Quando parliamo di democrazia, non ci riferiamo soltanto a un insieme di istituzioni, ma indichiamo anche una generale concezione della vita. Nella democrazia siamo impegnati non soltanto come cittadini aventi certi diritti e certi doveri, ma anche come uomini che debbono ispirarsi a un certo modo di vivere e di comportarsi con se stessi e con gli altri.

Come regime politico la democrazia moderna è fondata sul riconoscimento e la garanzia della libertà sotto tre aspetti fondamentali: la libertà civile, la libertà politica e la libertà sociale. Per libertà civile s’intende la facoltà, attribuita ad ogni cittadino, di fare scelte personali senza ingerenza da parte dei pubblici poteri, in quei campi della vita spirituale ed economica, entro i quali si spiega, si esprime, si rafforza la personalità di ciascuno. Attraverso la libertà politica, che è il diritto di partecipare direttamente o indirettamente alla formazione delle leggi, viene riconosciuto al cittadino il potere di contribuire alle scelte politiche che determinano l’orientamento del governo, e di discutere e magari di modificare le scelte politiche fatte da altri, in modo che il potere politico perda il carattere odioso di oppressione dall’alto. Inoltre, oggi siamo convinti che libertà civile e libertà politica siano nomi vani qualora non vengano integrate dalla libertà sociale, che sola può dare al cittadino un potere effettivo e non solo astratto o formale, e gli consente di soddisfare i propri bisogni fondamentali e di sviluppare le proprie capacità naturali.

Queste tre libertà sono l’espressione di una compiuta concezione della vita e della storia, della più alta e umanamente più ricca concezione della vita e della storia che gli uomini abbiano creato nel corso dei secoli. Dietro la libertà civile c’è il riconoscimento dell’uomo come persona, e quindi il principio che società giusta è soltanto quella in cui il potere dello stato ha dei limiti ben stabiliti e invalicabili, e ogni abuso di potere può essere legittimamente, cioè con mezzi giuridici, respinto, e vi domina lo spirito del dialogo, il metodo della persuasione contro ogni forma di dogmatismo delle idee, di fanatismo, di oppressione spirituale, di violenza fisica e morale. Dietro la libertà politica c’è l’idea della fondamentale eguaglianza degli uomini di fronte al potere politico, il principio che dinanzi al compito di governare, essenziale per la sopravvivenza stessa e per lo sviluppo della società umana, non vi sono eletti e reprobi, governanti e governati per destinazione, potenti incontrollati e servi rassegnati, classi inferiori e classi superiori, ma tutti possono essere, a volta a volta, governanti o governati, e gli uni e gli altri si avvicendano secondo gli eventi, gli interessi, le ideologie. Infine, dietro la libertà sociale c’è il principio, tardi e faticosamente apparso, ma non più rifiutabile, che gli uomini contano, devono contare, non per quello che hanno, ma per quello che fanno, e il lavoro, non la proprietà, il contributo effettivo che ciascuno può dare secondo le proprie capacità allo sviluppo sociale, e non il possesso che ciascuno detiene senza merito o in misura non proporzionata al merito, costituisce la dignità civile dell’uomo in società.

Una democrazia ha bisogno, certo, di istituzioni adatte, ma non vive se queste istituzioni non sono alimentate da saldi principi. Là dove i principi che hanno ispirato le istituzioni perdono vigore negli animi, anche le istituzioni decadono, diventano, prima, vuoti scheletri, e rischiano poi al primo urto di finire in polvere. Se oggi c’è un problema della democrazia in Italia, è più un problema di principi che di istituzioni. A dieci anni dalla promulgazione della costituzione possiamo dire che le principali istituzioni per il funzionamento di uno stato democratico esistono. Ma possiamo dire con altrettanta sicurezza che i principi delle democrazia siano diventati parte viva del nostro costume? Non posso non esprime su questo punto qualche apprensione.

Il cammino della democrazia non è un cammino facile. Per questo bisogna essere continuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle sorti fatalmente progressive dell’umanità. Oggi non crediamo, come credevano i liberali, i democratici, i socialisti al principio del secolo, che la democrazia sia un cammino fatale. Io appartengo alla generazione che ha appreso dalla Resistenza europea qual somma di sofferenze sia stata necessaria per restituire l’Europa alla vita civile. La differenza tra la mia generazione e quella dei nostri padri è che loro erano democratici ottimisti. Noi siamo, dobbiamo essere, democratici sempre in allarme.


Intervista a Gustavo Zagrebelsky

Le libertà oggi a rischio

di Simonetta Fiori (la Repubblica, 8.1.2009)

Professor Gustavo Zagrebelsky, qual è l’insegnamento essenziale che viene dalla lezione pubblicata in questa pagina?

«Si può notare quanto questo testo sia lontano dal cliché che fa del professor Bobbio un teorico della democrazia esclusivamente formale, cioè della democrazia come insieme di regole procedurali. Senza queste regole, non c’è democrazia. Ma non è vero che la democrazia si esaurisca qui. Non bastano le istituzioni; occorre che le istituzioni siano "alimentate da saldi principi" e questi saldi principi sono l’humus della democrazia. Occorre dunque che le forme della democrazia operino in una sostanza democratica. Bobbio, in questo campo, era tutt’altro che un formalista. Avendo appreso la lezione dalla teoria e dalla storia, sapeva bene che, senza sostanza, la democrazia si trasforma in un guscio vuoto che può contenere, cercando magari di nasconderla o di imbellettarla, qualsiasi sozzura e che ciò, alla fine, si rivolgerà contro le sue regole formali, rendendole odiose ai più. Se le procedure democratiche si riducono a una scorciatoia per gli interessi dei potenti di turno, è facile che la frustrazione dei molti possa essere indirizzata contro la democrazia, invece che contro chi ne abusa. L’origine del populismo è questa».

Sta parlando di noi?

«Sto parlando, mi pare, di un rischio che la democrazia corre in quanto tale. Se poi oggi viviamo in condizioni particolari di pericolo, ciascuno giudichi da sé. Per dare un giudizio, questo testo suggerisce di non limitarci alle forme e di portare l’attenzione sulla sostanza. Bene o male, le forme ci sono o, se non ci sono, è perché, prima, si è persa di vista la sostanza».

Tre sono i punti essenziali indicati da Bobbio: libertà civili, libertà politiche, libertà sociali. Quali libertà sono oggi più "a rischio"?

«Questo testo parla una sola volta di uguaglianza, a proposito della libertà in politica: in democrazia non vi sono "governanti e governati per destinazione, potenti incontrollati e servi rassegnati". Ma l’uguaglianza è una condizione onnipervasiva della democrazia. Senza uguaglianza di mezzi materiali e intellettuali, la libertà cambia natura e la democrazia si trasforma in maschera dell’oligarchia, cioè del regime del privilegio di pochi, non necessariamente i migliori, a danno dei molti, non necessariamente i peggiori, ma certamente i più deboli. Cioè: la democrazia, che dovrebbe essere il regime che bandisce tra gli esseri umani l’uso della forza, si rovescia nel suo contrario, cioè nel regime basato sullo squilibrio della forza. Da qui può venire una risposta alla sua domanda. Mai come in questo momento della vita della nostra società constatiamo tanta iniquità nella distribuzione dei beni materiali, delle conoscenze e delle risorse intellettuali. La critica antidemocratica ha sempre sottolineato il rischio della massificazione, dell’appiattimento verso il basso. Ma qui, ora, si prefigura un incubo diverso: il gregge esposto e ignaro, guidato da pochi pastori, cioè da gente che - come diceva Trasimaco - solo l’ingenuo Socrate poteva credere avesse a cuore il bene delle sue pecore, piuttosto che il proprio interesse. Una politica per l’uguaglianza: ecco ciò di cui ci sarebbe bisogno e non si vede in giro, nemmeno a sinistra».

Di fronte all’involuzione in atto, suonano profetiche le parole di Bobbio che, all’ottimismo dei padri, oppone la necessità di essere "democratici in allarme". Non siamo stati abbastanza "in allarme"?

«Bisogna prendere sul serio quanto Bobbio stesso dice della democrazia. Dice che non è un dato di fatto, un "cammino fatale" che si possa percorrere con facile fiducia. No. La democrazia è una meta, anzi "la meta più alta", che richiede molto impegno e molte rinunce e non può vivere senza un ethos adeguato».

È ciò che manca oggi in Italia?

«Sì, abbiamo pensato che la democrazia sia un regime naturale, al quale tutti, purché non coartati da qualche dittatore, si sarebbero orientati spontaneamente. Ricorda il discorso di Montesquieu sulla "molla della politica"? La molla che fa funzionare il dispotismo, per esempio, è la paura; il potere dei privilegiati, l’invidia (finché dura e non si trasforma in rabbia). Per la democrazia, che è il regime di tutti, occorre una "virtù" particolare, fatta di serietà e sobrietà negli stili di vita, di stima reciproca, di spirito d’uguaglianza, di rifiuto del privilegio e rispetto del diritto, di cura per le cose pubbliche che, essendo di tutti, non possono essere preda di nessuno in particolare. Potrei continuare e sarebbe un elenco che ci farebbe venire i brividi, per quanto lontani siamo dall’avere consolidato quella molla ideale. L’atteggiamento etico che è stato diffuso dappertutto e con tutti i mezzi, in questi decenni, è l’esatto contrario di tutto ciò. E ci stupiamo se avvertiamo la democrazia scricchiolare?».

È questo l’effetto che le ha fatto leggere le parole di Bobbio?

«Sì. I nemici della democrazia sanno che la prima battaglia per combatterla si svolge nei convincimenti e negli stili di vita che essi promuovono. Gli amici della democrazia dovrebbero fare altrettanto, sul versante opposto».


Bobbio. L’edizione di tutte le opere convegni e mostre

di Massimo Novelli (la Repubblica, 8.1.2009)

Quando Norberto Bobbio venne sepolto nella tomba di famiglia di Rivalta Bormida, il 12 gennaio del 2004, uno dei figli volle leggere uno suo scritto. Il filosofo rinsaldava lì il suo legame con il borgo contadino, adagiato tra basse colline, vigneti e foschie, in cui era nata la madre Rosa Caviglia, e ricordava: «È bene mantenere le proprie radici» che «si hanno solo nel paese d’origine, nella terra, non nel cemento delle città». Così da quelle radici di Rivalta, un piccolo comune in provincia di Alessandria, domani pomeriggio, in coincidenza con il quinto anniversario della morte, cominciano con una cerimonia a Palazzo Bruni le celebrazioni per il centenario della nascita (avvenuta a Torino il 18 ottobre 1909) di uno dei testimoni e dei protagonisti più significativi della cultura del Novecento.

Sabato, nell’aula magna del rettorato dell’Università di Torino, dove Bobbio insegnò a lungo, insieme alla presentazione delle manifestazioni verrà rievocata la sua figura. Sono previsti interventi di Gastone Cottino, Enzo Pelizzetti, Paolo Garbarino, Marcello Gallo e Pietro Rossi. Il calendario delle iniziative promosse dal Comitato nazionale per il centenario, presieduto da Gastone Cottino e sorto per l’impegno del Centro studi Piero Gobetti, entrerà nel vivo tra aprile e ottobre, con punte nel 2010, attraverso seminari, lezioni, un convegno internazionale (al quale dovrebbe prendere parte il capo dello Stato Giorgio Napolitano), uno spettacolo teatrale, una mostra all’Archivio di Stato di Torino e il completamento dell’edizione critica integrale delle sue opere.

Altri appuntamenti sono in programma in Brasile, in Messico e in Spagna. Spiega Marco Revelli, vicepresidente del Centro Gobetti: «Saranno celebrazioni sobrie, nello spirito di Bobbio. L’intento è di lasciare qualcosa di concreto, non di creare degli "eventi" effimeri». Quelle cose concrete di cui si occupava Bobbio, ultimo grande rappresentante dell’"Italia civile". Ne incarnò i principi tanto da diventare per tanti l’estremo maestro, malgrado la sua ritrosia. Bobbio era nato nel 1909, lo stesso anno di Alessandro Galante Garrone e di Leone Ginzburg, che con lui - chi fino in fondo come il "mite giacobino", chi fino alla precoce morte come Ginzburg - percorsero gli impervi e drammatici cammini del secolo scorso. Il centenario sarà l’occasione per riflettere sulla generazione di intellettuali che animò l’antifascismo e la breve eppure fondamentale e sempre viva stagione dell’azionismo. Non a caso il convegno di ottobre porta un titolo eloquente: "Dal Novecento al Duemila. Il futuro di Bobbio".


Sul tema, si cfr.:

(Per leggere, cliccare sul rosso)

-  NORBERTO BOBBIO (Wikipedia)

-  COSTITUZIONE, LINGUA E PAROLA.....
-  C’E REGIME O NON C’E’ REGIME IN ITALIA?!
-  CARO ZAGREBELSKY, SVEGLIA: IL GOLPE E’ GIA’ STATO FATTO!!! ’L’ITALIA SONO IO’: ’FORZA ITALIA’!!!
-  E IL ... POPOLO DELLA LIBERTA’ E’ GIA’ NATO!!!

-  1994-2008: LA LUNGA E BRILLANTE CAMPAGNA DI GUERRA DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA.
-  Alcuni documenti per gli storici e i filosofi del presente e del futuro

-  BUON NATALE, BUON ANNO, AUGURI, PRESIDENTE NAPOLITANO. NEL RICORDO DI SANDRO PERTINI, SI RIPRENDA "LA PAROLA" E RILANCI IL SUO INCITAMENTO: FORZA ITALIA!!! BUON 2009 ALL’ITALIA!!!

-  I CENTO ANNI DI NORBERTO BOBBIO E UN’ITALIA CON "DUE PRESIDENTI" DELLA REPUBBLICA (IN "COABITAZIONE"?) CHE GUIDANO L’ITALIA?!


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