Fedel-tà

L’arcivescovo di Cosenza, Nunnari, torna implicitamente sulla vicenda di padre Fedele Bisceglia - selezione a cura del prof. Federico La Sala

mercoledì 15 febbraio 2006.
 

L’APPELLO DEL PASTORE

«Non permettete che la sofferenza di quest’ora soffochi la speranza di cui siamo testimoni»

«COSENZA, OLTRE LO SCANDALO CON LA SANTITA’»

Nella comunità segnata dalla vicenda di padre Bisceglia l’arcivescovo Nunnari, nel giorno della festa della patrona, ha espresso «il dolore della Chiesa e la richiesta di perdono a chi si è sentito offeso»

Di Giorgio Bernardelli (www.avvenire.it. 14.02.2006)

«Cosentini, vi presento il dolore della mia Chiesa e la richiesta di umile, sincero perdono. Ve lo chiedo in ginocchio da padre, amico e fratello». Sono parole forti quelle pronunciate domenica dall’arcivescovo di Cosenza-Bisignano Salvatore Nunnari nella festa della Madonna del Pilerio, patrona dell’arcidiocesi. Parole di una Chiesa - ha detto ancora il presule - «provata da fatti sconcertanti». Chiaro il riferimento alla vicenda di padre Fedele Bisceglia, il frate cosentino dell’Oasi Francescana agli arresti domiciliari perché accusato di violenza sessuale. Una ferita che ovviamente brucia, ma che non deve impedire di guardare oltre. «Ho sentito il bisogno di rivolgermi con queste parole alla mia gente, che sta vivendo un momento di grande smarrimento - spiega l’arcivescovo Nunnari -. Ho visto l’incredulità iniziale. Poi la grande confusione, il dividersi tra innocentisti e colpevolisti. Così, domenica, sono tornato a indicare l’orizzonte della misericordia, che è anche quello della purificazione. Questo non è il momento delle condanne o delle assoluzioni. È il tempo di guardare al male per espellerlo, prima che vada in metastasi». Nel suo discorso lei ha avuto parole dure sul modo in cui i media hanno affrontato la vicenda di padre Fedele. «La nostra società è violentata da questa pseudo-cultura dei media. Siamo bombardati da messaggi che non aiutano a vivere in maniera serena la propria sessualità. Li si trasforma addirittura in programmi che fanno grande audience. Poi, però, si usano quegli stessi mezzi di comunicazione per puntare il dito contro chi sbaglia. Non si può far finta di non vedere questa ipocrisia». Come uscire da questo circolo vizioso? «Richiamando, appunto, il messaggio della misericordia. La mia richiesta di perdono è un modo per dire che anche questa nostra Chiesa ferita ha un messaggio d’amore da portare a tutti. A chi si è sentito offeso dico: accoglieteci ancora. Non permettete che la sofferenza di quest’ ora uccida la speranza di cui, come figli della Chiesa, siamo testimoni. Cosenza, oggi, ha quanto mai bisogno di questa speranza». Nella festa della Madonna del Pilerio lei ha indicato nella santità il vero «programma». Perché proprio questa sottolineatura? «Siamo anche noi figli di questo mondo. E dunque noi per primi dobbiamo aprirci a un orizzonte nuovo. È solo la via della santità a permetterci di espellere il male. Ed è intorno a questa via che dobbiamo delineare una pastorale nuova. Il Vangelo non ci chiama a essere semplici galantuomini, ma santi. E proprio gli avvenimenti che ci hanno così segnato ci devono provocare a una risposta seria. Come Chiesa di Cosenza siamo chiamati a indicare mete alte che nello stesso tempo siano strade percorribili per tutti». In che modo? «Le nostre comunità devono riscoprire la pedagogia della santità. Che non vuol dire chiudersi in uno spiritualismo asettico, ma formare laici che siano uomini della Chiesa nel cuore del mondo». A Cosenza il Comune è commissariato. E lei domenica ha rivolto anche un forte invito alla riscoperta dell’impegno politico. «È un’altra difficoltà che proprio in queste settimane qui interpella le coscienze. Cosenza è una città dalle grandi ricchezze culturali e con una buona presenza di cristiani impegnati a tutti i livelli. Ma si avverte anche un trasversalismo pericoloso tra partiti e forze occulte. È un problema che bisogna combattere, mettendo a frutto le scelte che la dottrina sociale della Chiesa indica. Il cristiano in politica, ma anche ogni uomo di buona volontà, deve avere forte questo senso del servizio al bene comune». Con quali priorità? «Abbiamo assistito a lotte non sui programmi, ma attorno a persone e interessi. E tutto questo ritarda la soluzione dei gravi problemi della nostra terra. Penso alla disoccupazione giovanile che obbliga le nuove generazioni a partire ancora. Non più con le valigie di cartone, ma magari con una laurea e u n personal computer. Penso al problema degli ultimi, dei più poveri. Quanti ne incontriamo nel nostro ministero pastorale». In queste settimane così difficili, che cosa ha chiesto ai suoi preti? «Ho detto: oggi più che mai state in mezzo alla nostra gente. Ma stateci da ministri del Dio della misericordia. E soprattutto accogliete l’invito del profeta Isaia: "Nel tempo del peccato corroboriamo la nostra vita di preghiera". Io stesso in questi giorni penso spesso alle parole del salmo: "Getta il tuo affanno nel Signore". Perché noi preti dobbiamo essere prima di tutto dei "permanenti in preghiera". È solo ascoltando la Parola che viene dall’alto che diventiamo capaci di cogliere le ansie e le attese del cuore dell’uomo».


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