Urgente

Ndrangheta. Salviamo la vita al testimone di giustizia Pino Masciari. L’appello di "la Voce di Fiore"

lunedì 6 aprile 2009.
 

Pino Masciari ha annunciato lo sciopero della fame e della sete. Inizierà il prossimo 7 aprile, davanti al Quirinale, prima sede di tutela della Costituzione.

Internet sa chi è, lo conosce, lo segue, lo sostiene.

Masciari è un imprenditore calabrese che ha denunciato ’ndranghetisti, collusi e potenti occulti, poi condannati. Per questo, vive da 12 anni sotto programma di protezione: è fuggito dalla Calabria, costretto a vivere da esiliato. Ha girato l’Italia in lungo e largo, raccontando la sua storia e testimoniando uno straordinario senso della cosa pubblica, delle istituzioni, dei princìpi fondamentali del nostro ordinamento. Non ha mai avuto paura di esporsi. E’ anche tornato in Calabria, dove ha sfidato chi lo vorrebbe morto. Ha parlato ai giovani e, come Roberto Saviano, ha creato aggregazione e reazioni meravigliose contro la criminalità.

Tuttavia, i vertici dello Stato lo hanno abbandonato, a quanto pare, ed esposto a frequenti pericoli. Tanto da indurlo a difendersi davanti al Tar, che, dopo quattro anni, ha riconosciuto la sua importanza come testimone di giustizia, obbligando gli apparati di sicurezza a vigilare su di lui e sulla propria famiglia. Ma questo, non si capisce perché, non avviene.

Pino è stanco, abbattuto, umiliato, sfinito. Io lo conosco, come tanti giovani impegnati nell’antimafia. So che cosa sta vivendo e capisco il suo dolore.

Un cittadino onesto, imprenditore virtuoso, denuncia le perverse logiche di controllo economico e psicologico della società calabrese. Fa nomi e cognomi. Così, assicura boss, associati e affiliati alla giustizia. Questo gli costa caro, e deve scappare, perdendo la sua azienda, la sua terra, i suoi affetti, la sua vita. Per anni, rimane segregato altrove, mantenendo coi suoi la propria identità reale. Poi, succede qualcosa. Iniziano delle ritorsioni: gli danno la scorta con strane modalità, ordinanze che si contraddicono e che lo provano ulteriormente. Nel frattempo, Masciari va nelle piazze italiane. Divulgando la sua storia, si esprime, senza partigianeria, sul degrado morale e politico italiano. Diventa un riferimento per tante persone, "gli amici di Pino Masciari".

Diversi comuni gli danno la cittadinanza onoraria, ma, specie quando va in Calabria, capitano episodi particolari. Ne sono testimone diretto: a San Giovanni in Fiore (Cosenza), parlò il 18 agosto 2008, ma i carabinieri seppero all’ultimo della sua presenza, nonostante una mia comunicazione con largo anticipo alla Questura di Cosenza.

Masciari è un uomo ad alto rischio. Fosse da solo, forse sarebbe meno preoccupato. Ha moglie e due splendidi bambini, che tutti noi dobbiamo preservare da eventuali attacchi criminali. La ’ndrangheta non guarda in faccia a nessuno, non ha etica, non ha valori. Agisce per vendetta e non perdona mai.

Dunque, riassumo. L’imprenditore, che è Stato in quanto cittadino, compie il suo dovere per lo Stato, per tutti noi. Lo Stato, sembra, gli fa pesare la vigilanza: subordinerebbe, emerge dalla carte, la protezione d’uno dei suoi testimoni più preziosi a volontà che non si intendono. Masciari deve ricorrere alla giustizia amministrativa, che è Stato, la quale si pronuncia in suo favore, intimando alla polizia, che è Stato, di garantire la sua incolumità. Rimanendo inapplicato il provvedimento, una sentenza del Tar del Lazio, Masciari ricorre alla mortificazione di sé: decide di non alimentarsi e di non idratarsi più.

Per inciso, rammento che il "povero" Pino ha potuto vedere sua madre solo in punto di morte, per questioni burocratiche prive di senso e umanità.

A questo punto, dobbiamo intervenire tutti. In primo luogo perché, con le sue denunce, Masciari ci ha aiutato: di fatto, ha dato la sua vita per i nostri diritti e per una democrazia pulita e autentica, per quella libertà che ci porta a scelte coraggiose quanto impopolari.

Il prossimo 7 aprile, tutti dobbiamo essere a Roma accanto a Pino, a chiedere che il verdetto della giustizia trovi seguito. Ci appelliamo al ministro degli Interni, Roberto Maroni, che sta sottolineando più volte, come alla presentazione a Roma di "Fratelli di sangue" (di Antonio Nicaso e Nicola Gratteri, Edizioni Mondadori), la pervasività e potenza della ’ndrangheta. Voglia occuparsi direttamente del caso, perché si risolva in via definitiva.

Pino Masciari e la sua famiglia sono esseri umani, persone con una storia difficile, amara e ingiusta. Non si uccidano col silenzio e con l’irresponsabilità. Ci auguriamo che istituzioni, politica e società civile convergano. Questa vicenda ha molto a che fare con la Costituzione, la dignità della Repubblica e dell’Italia. Dimostriamo che la lotta alle mafie non è uno slogan né un ritornello di comodo.

testo di Emiliano Morrone

l’appello è firmato, per "la Voce di Fiore", da Emiliano Morrone, responsabile, da Gianni Vattimo, direttore editoriale, da Francesco Saverio Alessio, vicedirettore, da Biagio Simonetta, giornalista

Appello sottoscritto dalla redazione di Antimafia 2000


Rispondere all'articolo

Forum