[...] in queste ore nessuno ha voglia dei tatticismi politici di fronte alle immagini e alle storie drammatiche che arrivano dall’Abruzzo. Quello che si chiede allo Stato è una risposta concreta. Quei 460 milioni possono essere un primo, importante, passo.
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Il tam tam sta crescendo sempre di più. La domanda è semplice e le risposte date finora dalla politica appaiono, in queste ore, sempre più insensate. Perché devono andare sprecati quei 460 milioni di euro per organizzare il voto dei referendum, quando potrebbero essere accorpati con le elezioni europee. Quella cifra potrebbe essere impiegata immediatamente per ricostruire le case degli abruzzesi, le decine di scuole indispensabili per far riprendere l’anno scolastico ai bambini de L’Aquila, rimettere a posto le strade, ristrutturare e rimettere in funzione l’ospedale danneggiato dal terremoto.
Per il sisma abruzzese il governo ieri ha stanziato 30 milioni di euro. Altri fondi si attendono dall’Unione europea, ma chissà quando arriveranno e chissà quanti saranno. Appaiono misure insufficienti paragonate ai 460 milioni preventivati per il referendum che, inoltre, invece sarebbero immediatamente disponibili.
L’Unità rilancia con forza questo appello e in queste ore non siamo gli unici. «Accorpare elezioni e referendum e destinare le somme risparmiate agli italiani colpiti dal terremoto in Abruzzo» dice anche Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, al governo.
All’iniziativa aderisce anche il comitato promotore del referendum (www.referendumelettorale.org) di Giovanni Guzzetta e Mario Segni.
Margherita Mastromauro, esponente de Pd barese e imprenditrice, ha già scritto una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo che «i 400 milioni già stanziati per il referendum sulla legge elettorale abbiano un uso utile e alternativo, e siano destinati all’emergenza terremoto». Ricordano la richiesta dei promotori del referendum di abbinare la consultazione alle europee del 6 e 7 giugno, la parlamentare chiede a Napolitano «che attraverso di lei questo paese dimostri la responsabilità di cui molte volte ha dimostrato di essere capace. Che operi uno scatto di lealtà, di solidarietà, di correttezza».
«Quei 400 milioni di euro che, così come destinati, rappresenterebbero un colpevole spreco, indirizzati all’Abruzzo, invece, ci farebbero sentire tutti più vicini e in qualche modo utili ai nostri connazionali colpiti dal terremoto», afferma la parlamentare, per la quale «non sarebbe una vittoria politica, ma un gesto in nome dell’unità nazionale. È un appello al buon senso quello che faccio, signor presidente. Non abbiamo molto tempo. Confido nella sua attenzione e nella sua sensibilità».
Insomma, in queste ore nessuno ha voglia dei tatticismi politici di fronte alle immagini e alle storie drammatiche che arrivano dall’Abruzzo. Quello che si chiede allo Stato è una risposta concreta. Quei 460 milioni possono essere un primo, importante, passo.
* l’Unità, 07 aprile 2009
Il video-appello che sta commuovendo l’Italia
Il dolore, le lacrime e la sofferenza della tragedia abruzzese montate insieme ad immagini che parlano di speranza. La speranza che per una volta la politica andasse davvero incontro alla gente e ai suoi bisogni. La speranza, che sembra essere stata definitivamente tradita, che il governo decidesse di accorpare referendum ed elezioni amministrative per destinare quei 460 milioni alle popolazioni terremotate. Tutto questo in un video che "gira" su Facebook e che sta commuovendo l’Italia. - cliccare sul rosso, per vederlo.
La presidente di Confindustria contesta le scelte del governo in materia di voto
E sull’’una tantum’ dice: "Prima di pensare ad altre tasse, ridurre la spesa pubblica"
Marcegaglia: "Assolutamente inaccettabile
non accorpare referendum con altre elezioni"
ROMA - Anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia contesta la decisione del governo di tenere il referendum in una data diversa da quella fissata per le elezioni europee. "Decidere di non accorpare la data del referendum con quella delle altre elezioni, spendendo 400 milioni dei cittadini, è assolutamente inaccettabile", ha detto Marcegaglia, intervenendo alla 10/a Lezione Angelo Costa alla Luiss.
"Prima di parlare di un aumento delle tasse - ha sottolineato riferendosi all’ipotesi di un ’una tantum’ fiscale da destinare ai terremotati - vorrei vedere uno sforzo vero di riduzione della spesa pubblica improduttiva su cui invece non è stato fatto niente".
* la Repubblica, 16 aprile 2009
Ma Palazzo Chigi studia l’abbinamento coi ballottaggi del 21 giugno
Franceschini: non unificare le date equivale a imporre una "Bossi tax" di 400 milioni
Election day, il premier apre sul referendum
Il Pd: aspettiamo i fatti. Gelo della Lega
di CARMELO LOPAPA *
ROMA - Si apre un varco per l’accorpamento del referendum elettorale - quello che spianerebbe la strada al bipartitismo - con le elezioni di giugno. Il premier Berlusconi, a sorpresa, dopo la riunione di governo e il vertice "riparatore" con la Lega, si dice disposto a una "riflessione" nel prossimo consiglio dei ministri sulla richiesta insistente che proviene dal Partito democratico ("Si risparmierebbero 400 milioni di euro") e dal comitato referendario di Segni e Guzzetta.
La Lega è pronta ad alzare le barricate di fronte allo spettro della consultazione che d’un colpo rischia di cancellarla dal sistema politico, assieme agli altri partiti che non siano i due principali. Ma se dopo l’annuncio del capo del governo in conferenza stampa non è partito il fuoco di fila del Carroccio è perché sembra che, neanche tanto sotto traccia, Berlusconi abbia garantito a Bossi, Maroni e Calderoli che se accorpamento ci sarà, ebbene, non sarà con le Europee e il primo turno delle amministrative del 7 giugno, ma con la tornata del 21, col ballottaggio per sindaci e Province. Ipotesi ammessa pubblicamente un mese fa anche dal ministro Maroni. Non a caso. Perché in questa seconda opzione le probabilità di raggiungere il fatidico quorum sarebbero molto, ma molto ridotte.
Ad ogni modo, l’apertura del premier ha sparigliato. "Il referendum è una cosa di cui parleremo al prossimo Consiglio dei ministri - risponde a chi in conferenza stampa gli chiede se non sia il caso di risparmiare quei soldi per destinarli all’emergenza Abruzzo - Penso che valga la pena fare un’ulteriore riflessione perché le argomentazioni che sono state esposte sono degne di approfondimento". Il segretario Pd, Dario Franceschini, resta cauto. "Sono settimane che chiediamo l’election day, che spieghiamo come sia assurdo buttare dalla finestra più di 400 milioni, ancora più assurdo - insiste - in piena emergenza terremoto. Ma vorremmo capire se si tratta solo di parole o fatti concreti". Il no del governo per il Pd equivarrebbe a una "Bossi tax imposta agli italiani". Ed è proprio questo tormentone che Berlusconi intende disinnescare con un accoglimento parziale della richiesta. I referendari invece sono soddisfatti. "Parole sagge dal premier, i nostri appelli non sono stati vani" commenta Giovanni Guzzetta, estensore dei quesiti.
Ma è chiaro che i problemi il referendum li crea in seno alla maggioranza. L’area An del Pdl, che ha raccolto le firme per la consultazione, plaude al premier. Per il ministro La Russa "Berlusconi ha fatto bene, perché quando si parla di possibili vantaggi per chi è in difficoltà non bisogna scartare nulla". I leghisti restano sul chi vive. Bossi fiducioso, con il Cavaliere "una soluzione si trova sempre". E poi, butta acqua sul fuoco il vicecapogruppo Luciano Dussin, "la legge elettorale non importa, contano i voti e noi ce li abbiamo". Quel che è certo è che il premier ha voluto tenere il punto. Quasi un avvertimento alla Lega, il secondo dopo quello sul ddl sicurezza. Anche perché, avverte il berlusconiano Osvaldo Napoli, "la Lega non può pensare di dettare le condizioni su tutte le questioni. È un alleato importante, ma le carte le distribuisce il premier. I nodi vanno sciolti insieme altrimenti tutti insieme si aggrovigliano".
* la Repubblica, 10 aprile 2009
I soldi dei referendum ai terremotati, Berlusconi: «Ci stiamo pensando»
FIRMA L’APPELLO: I SOLDI DEI REFERENDUM VADANO AI TERREMOTATI DELL’ABRUZZO
Non ci sono soltanto le firme dei cittadini - oltre 15mila, dopo appena due giorni - a sostenere la proposta de l’Unità di tenere i referendum nello stesso giorno delle elezioni europee e destinare la cifra che se ne risparmierebbe alla ricostruzione dell’Abruzzo. Una idea ripresa e rilanciata sul web, sui social network come Facebook, sui giornali e sulle radio. Anche diversi esponenti del mondo politico nelle ultime ore si sono fatti avanti per sostenere questa proposta di buon senso, perché si trovino rapidamente i fondi necessari a ricostruire quel che è stato distrutto dal sisma, perché si renda più agevole il compito del governo di reperire queste ingenti risorse in una fase di forte contrazione dell’economia.
E, nel pomeriggio, arriva anche una significativa apertura dal Presidente del Consiglio. Berlusconi, rispondendo ad una domanda della collega de l’Unità Natalia Lombardo dice: «Il referendum è una cosa di cui parleremo al prossimo consiglio dei ministri. Io penso - ha aggiunto Berlusconi - che valga la pena fare un ulteriore riflessione perché le argomentazioni che sono state esposte sono degne di approfondimento».
Ieri era stato Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, a dire di auspicare che «la gravità della situazione in Abruzzo e la necessità di fondi per la ricostruzione facciano riconsiderare al Governo la possibilità dell’accorpamento delle elezioni con il referendum sulla legge elettorale». Stessa opinione era stata espressa da Beppe Pisanu - «Dopo il terremoto, l’Abruzzo è una priorità assoluta» - e Giovanna Melandri, che era stata tra le prime a chiedere al governo un gesto di buon senso. Alla lista dei favorevoli si sono aggiunti anche il capogruppo alla Camera del Pd Antonello Soro - «Qualunque uso delle risorse utilizzate per l’inutile diversificazione delle date del referendum sarebbe sicuramente più utile, compresa ovviamente l’emergenza terremoto» - e i sindaci di Piacenza, Cosenza e Potenza: «La gravità della situazione - hanno dichiarato i sindaci Reggi, Perugini e Santarsiero - ci porta a chiedere al Governo misure più significative quali, ad esempio, l’accorpamento del referendum elettorale con le elezioni: una scelta che consentirebbe di risparmiare circa 460 milioni di euro che potrebbero essere immediatamente dirottati sull’emergenza terremoto».
La proposta ha già incontrato il sostegno di parte degli amministratori locali abruzzesi. La presidente della provincia dell’Aquila Stefania Pezzopane è stata infatti tra le prime a inviare la sua adesione: «L’Abruzzo è in ginocchio e ha bisogno d’aiuto. Ha bisogno di finanziamenti per ricominciare e per ritrovare il suo futuro. Per questo aderisco all’appello de l’Unità affinché il governo proceda all’accorpamento delle elezioni europee e del referendum e utilizzi i 460 milioni che in questo modo si risparmierebbero per la ricostruzione delle città e dei paesi distrutti dal terremoto».
Ora, dunque, è il momento di fare sentire sempre più forte la voce di chiede questo gesto di buon senso. Si attende la decisione del governo che deve vincere la contrarietà soprattutto della Lega, terrorizzata dalla possibilità di una vittoria dei quesiti referendari, che spinge perché le consultazioni referendarie si tengano in una data diversa da quella delle elezioni europee.
L’insofferenza dei leghisti è arrivata al punto da spingere il ministro degli interni Maroni a sorpassare i suoi colleghi più competenti in materia - come il ministro delle Finanze o quello per le Infrastrutture - e precisare che «non c’è un problema di risorse legate al terremoto, non saranno infatti lesinati fondi».
Ma qualcosa non va, però, se il governo pensa addirittura alla possibilità di istituire una nuova tassa per raccogliere i fondi necessari - oltre un miliardo di euro, sembra - per ricostruire le aree devastate dal terremoto. Delle due l’una: o i soldi per l’Abruzzo ci sono, e allora è bene che siano messi subito sul piatto, senza indugiare e senza parlare di tasse ’una tantum’; oppure i soldi per l’Abruzzo sono tutti da trovare, e allora sarebbe bene che si individuassero modalità trasparenti per risparmiare del denaro utile ai terremotati. Migliaia di persone di ogni colore politico pensano che accorpare la data dei referendum con quella delle elezioni europee sia una buona idea. Una buona idea che vale centinaia di milioni di euro. Chissà se questa volta il buon senso l’avrà vinta sul calcolo politico.
FIRMA L’APPELLO: I SOLDI DEI REFERENDUM VADANO AI TERREMOTATI DELL’ABRUZZO
* l’Unità, 09 aprile 2009
L’adesione della presidente della Provincia de L’Aquila
Cari amici de l’Unità,
l’Abruzzo è in ginocchio e ha bisogno d’aiuto. Ha bisogno di finanziamenti per ricominciare e per ritrovare il suo futuro. Per questo aderisco al vostro appello affinché il governo proceda all’accorpamento delle elezioni europee e del referendum e utilizzi i 460 milioni che in questo modo si risparmierebbero per la ricostruzione delle città e dei paesi distrutti dal terremoto.
Colgo l’occasione per aggiungere: il ponte sullo Stretto di Messina può aspettare, anche i soldi stanziati per quell’opera possono essere destinati alla nostra drammatica emergenza. Non c’è tempo da perdere. Abbiamo bisogno di coraggio e di certezze. Grazie a voi giornalisti de l’Unità per quello che state facendo, per il sostegno che ci state dando, per la libertà della vostra voce così importante anche in questa occasione.
Il Presidente della Provincia de L’Aquila
Stefania Pezzopane
* l’Unità, 07 aprile 2009
CARO SIG. CATALDO
.... MA IL PROBLEMA QUAL è?! [...] in queste ore nessuno ha voglia dei tatticismi politici di fronte alle immagini e alle storie drammatiche che arrivano dall’Abruzzo. Quello che si chiede allo Stato è una risposta concreta. Quei 460 milioni possono essere un primo, importante, passo. FIRMA L’APPELLO [...]
M. saluti
Per la Red.
Federico La Sala
ALTRe forti scosse nella notte e in mattinata: la gente ha ancora paura
Terremoto in Abruzzo: 211 morti
e 11 dispersi. Il dramma degli sfollati
Almeno 17 vittime non ancora identificate. Si scava sotto le macerie per tentare di salvare i superstiti *
L’AQUILA - Il bilancio si aggrava. Sono 211 i morti accertati nel terremoto che ha devastato l’Abruzzo la notte tra domenica e lunedì. Almeno 17 delle vittime non sono state ancora identificate. I dispersi sono undici e circa mille i feriti, di cui 100 gravi. Gli sfollati sono complessivamente 17 mila, di cui 10 mila a L’Aquila e 7.120 nella provincia. Lo ha dichiarato il premier Silvio Berlusconi.
NUOVE SCOSSE - E la terra non sembra dare requie a vittime e soccorritori: una nuova forte scossa di terremoto di magnitudo 4.4 della scala di Richter è stata registrata intorno alle 11.28 a L’Aquila. Dagli edifici già lesionati si sono staccati calcinacci provocando ulteriore panico nella popolazione. Molti si sono allontanati dalle vicinanze dei palazzi velocemente temendo crolli che potessero investirli. La scossa è stata sentita anche a Roma. E proprio quest’ultima scossa avrebbe provocato il crollo di due edifici a Pettino, nei pressi della scuola della Guardia di finanza che è la sede del centro di coordinamento soccorsi per l’emergenza terremoto. Da quanto riferiscono fonti dei vigili del fuoco non risulta che vi fossero persone nelle due palazzine crollate.
CORSA CONTRO IL TEMPO - Per gli uomini dei soccorsi, è ancora una volta una corsa contro il tempo: con il passare delle ore si affievolisce infatti la speranza di trovare qualcuno ancora in vita sotto le macerie. Fino ad ora oltre 150 persone sono state estratte vive dalle macerie. Così si è scavato per tutta la notte sia all’Aquila che nei comuni limitrofi; operazioni mai interrotte nonostante le decine di scosse che si sono succedute nel corso della notte, la più violenta della quali alle 1,15 con una magnitudo di 4,8 della scala Richter. All’Aquila, alle 2, dopo 23 ore dal sisma è stata tirata fuori viva dalle macerie Marta, una studentessa di 24 anni della provincia di Teramo. La giovane, estratta dagli speleologi del soccorso alpino deve la propria vita a un colpo di fortuna: era a letto quando il palazzo di quattro piani dove viveva si è sbriciolato e le travi di cemento armato che sono cadute le si sono fermate a pochi centimetri dal corpo.
Sono stati purtroppo trovati morti i quattro giovani italiani sepolti sotto le rovine della Casa dello studente. Il cadavere dello studente greco Basilio Koufolias è stato estratto da un’altra palazzina in mattinata: altri tre studenti greci (tra cui la sorella della vittima) sono rimasti feriti leggermente.
ONNA - Si è scavato anche a Onna, il «paese che non c’è più». Due corpi sono stati estratti dai vigili del fuoco, nelle prime ore della mattina, dalle macerie di Onna, paesino alle porte dell’Aquila, uno dei più colpiti dal terremoto. Salgono così a 39 le vittime nel paese che conta circa 250 abitanti. Il bilancio dovrebbe fermarsi qua. Altre due persone che ieri sera risultavano disperse, avevano infatti lasciato il paese senza che gli altri abitanti lo sapessero. In mattinata i vigili del fuoco faranno una nuova ricerca, seguendo anche i consigli della gente del luogo, per cercare di capire se ci sono altre persone sotto le macerie, ma l’ipotesi pare poco probabile. Una volta terminata questa fase ci sarà da capire l’entità dei danni alle strutture. Secondo le prime stime sommarie praticamente la totalità delle case è inagibile: il 60-70% sono completamente crollate. Le altre hanno comunque profonde lesioni.
LA NOTTE DEGLI SFOLLATI - Nella tendopoli, intanto, la notte è trascorsa al freddo e in molti hanno preferito dormire in auto, mentre sono proseguiti i trasferimenti verso gli alberghi della costa. Molte delle persone che hanno perso la casa hanno trovato ricovero chi in auto, chi sotto l’unica tensostruttura montata, creandosi un giaciglio con guanciali e coperte fra le panche e i tavolini. Sono stati 250, invece, i posti in tenda messi a disposizione nel campo sportivo di Paganica. Non sufficienti tuttavia per ospitare tutti gli sfollati di un paese dove metà degli abitanti hanno perso la casa. Per la prima notte è stata data la preferenza ai bambini e agli anziani, mentre gli altri sono rimasti a dormire in macchina o sui pullman dell’Azienda regionale dei trasporti. Nella notte sono poi arrivati altri tir con tende fornite dalla Protezione civile che andranno ad aumentare la disponibilità di questo e altri campi. Con la collaborazione dell’Associazione nazionale Alpini, ieri fra le 20 e mezzanotte, sono stati serviti anche 1.400 pasti.
Per oggi «sono in arrivo altre 3.000 tende» per gli sfollati di L’Aquila e «c’è sempre la possibilità di trasferirsi lungo la costa, dove sono stati requisiti 5.000 posti letto» in alcuni hotel del luogo ha confermato il sindaco del capoluogo abruzzese, manifestando la speranza che si possa «assicurare ai cittadini una notte migliore di quella appena trascorsa. Molti cittadini hanno dormito in automobile e solo in parte nelle tende già allestite», ha infatti precisato Cialente che anche lui ha dormito questa notte in macchina.
IN 5.100 AL LAVORO - Attualmente, fanno sapere invece dal quartier generale della Protezione civile, sono 5.100 le persone impegnate nell’ambito del sistema nazionale di soccorso e assistenza alla popolazione nazionale (oltre al personale del dipartimento e ai volontari arrivati da numerose regioni, vigili del fuoco, croce rossa, soccorso alpino e forze dell’ordine). Si aggiungono oltre 1.300 militari (300 dei quali di supporto non sul campo, come a esempio quelli addetti alle rilevazioni meteo).
E, purtroppo, proprio tra i soccorrittori va segnalata una vittima. Si tratta di un vigile del fuoco che è morto nella notte a L’Aquila durante le operazioni di soccorso per un infarto o un aneurisma cerebrale: è in corso l’autopsia.