Carta costituzionale

Vita e morte di una Costituzione. Una storia Italiana - di Michele Ainis, Laterza

Un capitolo di un saggio lucido, polemico, chiaro sulle ragioni della nostra Costituzione, sulla sua distorta applicazione, sui dibattiti antichi e recenti in merito alla riforma
venerdì 19 maggio 2006.
 


Indice: I ri-costituenti - Una storia - L’alba - Inverno - Primavera - Estate - Autunno - Seconda Repubblica? - La legalità ferita - Indice dei nomi

La legalità ferita

La Costituzione è la legge più alta. Dunque un paese senza Costituzione è un paese senza legge. E infatti dagli anni Novanta in poi - quando la crisi costituzionale diventa una malattia cronica della nostra società - in Italia comincia il far west. Un far west senza sceriffi e con molti fuorilegge. Le prove? Sono conservate in un rapporto di Transparency International diffuso nel 2005, quando l’infezione ha ormai toccato il picco: secondo quel rapporto il grado di legalità in Italia è appena un gradino sopra la Nigeria, e però l’ultimo in Europa. Nel contempo cresce l’evasione fiscale: l’Istat la misura al 7,1% del Pil, che in soldoni significa 200 miliardi di euro scuciti dalle casse dello Stato. Su 390 società estere controllate direttamente dalle banche italiane, 140 e passa hanno il proprio recapito in paradisi fiscali. Nel Mezzogiorno un lavoratore su 4 è in nero, e in generale il lavoro sommerso tocca quota 3,5 milioni di persone. La pirateria informatica copre il 75% del software con cui girano i nostri computer (la media europea è del 35%). Fra il 2001 e il 2005 le truffe aumentano del 69%, e in questa cifra c’è di tutto: dalle cure dimagranti al prefisso 709, dai viaggi «tutto compreso» ai trucchetti delle assicurazioni o delle banche. Nelle spiagge del Lazio si registra un abuso edilizio ogni 1.000 metri. A Catanzaro si conclude con una promozione in massa l’esame di avvocato dove 2.585 candidati avevano copiato pari pari lo stesso compitino. Legambiente denunzia un’impennata della caccia di frodo: viene allegramente praticata in 11 parchi nazionali, dall’Abruzzo al Friuli, tanto solo un bracconiere su 20 ne paga poi le conseguenze. Del resto la giustizia negata costituisce l’altra faccia della legalità negata. È un fenomeno cui gli italiani sono ben avvezzi, e al quale si sono ormai ampiamente rassegnati. [...] Questa diffusa inosservanza delle regole - da parte dei cittadini così come da parte di chi ha la responsabilità di farle rispettare - si verifica proprio mentre le regole sono un fiume in piena, al punto che nessuno sa con precisione a quanto ammonti il numero degli atti legislativi che abbiamo sul groppone (la stima più attendibile li misura in 50.000, ma c’è anche chi raddoppia o triplica questa cifra già di per sé considerevole). Eppure nel diritto edificato dalla patria del diritto trovano ancora posto fossili risalenti all’Ottocento, o altrimenti norme bislacche come quella che regola la costituzione di pegno sui prosciutti (legge 24 luglio 1985, n. 401) o la lunghezza massima delle banane e dei cetrioli (stabilita da due provvedimenti adottati rispettivamente nel 1994 e nel 1988). Eppure in tale giungla si annidano all’incirca 35.000 tipi di reato, con la conseguenza che ciascuno di noi corre il rischio d’essere inquisito per infrazioni delle quali non sospetta neppure l’esistenza. C’è sempre una vittima, anzi una doppia vittima, quando l’illegalità si trasforma da eccezione in regola. In primo luogo l’idea di libertà. Come diceva Montesquieu, non c’è libertà al di fuori della legge. E argomentava con queste parole la sua massima:

«la libertà è il diritto di fare tutto quello che le leggi permettono; difatti se un cittadino potesse fare ciò che esse proibiscono, non vi sarebbe più libertà, perché tutti gli altri avrebbero del pari questo potere».

In secondo luogo ne rimane vittima l’eguaglianza, o per meglio dire la giustizia. Questo perché se il diritto si trasforma in giungla, chi ci rimette sono i deboli. «Le grida son tante!» esclama un personaggio di Manzoni «e il dottore non è un’oca: qualcosa che faccia al caso mio saprà trovare». E infatti le nostre normative sono sempre più spietate con i deboli, e viceversa cieche con i forti. Sempre nel 2005, succede così che a Como un barbone sorpreso a rovistare tra i rifiuti sia denunziato per furto di cosa pubblica. Che un addetto ai bagagli di Linate venga condannato a 7 mesi di galera per aver rubato tre pezzi di formaggio. Che in luglio al tribunale di Macerata una nonnina di 98 anni si sia vista rinviare il processo al 2010. Che a Milano un marocchino venga processato per una truffa da 28 centesimi, impegnando per mesi magistrati, cancellieri, traduttori.

Ma se c’è un episodio, una vicenda eloquente e inquietante, istruttiva e distruttiva, in cui la morte della Costituzione coincide con la morte della legalità tout court, ecco: l’emblema di questo doppio funerale si trova nei referendum sulla fecondazione assistita. Perché in quei referendum c’erano molte cose in ballo, c’erano in discussione temi alti, i temi della vita e della morte, della laicità e della fede, della fertilità, della malattia, dei confini della scienza.

Ma la posta in palio era in primo luogo lo stesso referendum, l’istituto costituzionale del referendum. La posta in palio era la «seconda scheda» che i costituenti hanno consegnato agli italiani, che il Parlamento ha messo in mano agli italiani solo a distanza di un quarto di secolo dalla Costituente (all’epoca del referendum sul divorzio), che la successiva prassi referendaria ha via via svuotato e deformato, e che infine è arrivata alla prova del 12 giugno 2005 come un malato davanti all’ultimo consulto. In palio c’era insomma il futuro del referendum - di quell’istituto che a suo tempo Bobbio definì la «gemma» della nostra Costituzione - e c’era dunque in palio la stessa legalità costituzionale. Ma questa legalità è stata violata, è stata tradita, è stata vilipesa durante tutto l’arco della vicenda referendaria.

Michele Ainis insegna Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Teramo. Oltre all’impegno accademico, svolge un’intensa attività di editorialista. Tra i suoi ultimi volumi, Se 50.000 leggi vi sembran poche (con i disegni di Vincino, Mondadori 1999) e Le libertà negate (Rizzoli 2004)

www.laterza.it


Nel sito, sul tema, si cfr.:

-  ROMA: "DEMOLIZIONE IN CORSO" DEL QUIRINALE. IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SI E’ GIA’ TRASFERITO AD ARCORE E GLI ITALIANI NON SE NE SONO ACCORTI.
-  Un’analisi di Michele Ainis

-  L’ITALIA, IL "BIPOLARISMO PRESIDENZIALE", E I COSTITUZIONALISTI IN COMA PROFONDO (1994-2011). - con allegati

-  FESTA NAZIONALE, IL 17 MARZO. IL CARNEVALE DELLA FOLLIA ISTITUZIONALE (1994-2011). L’UNITA’ D’ITALIA E LA "FOLLIA INCOSTITUZIONALE" DI "DUE PRESIDENTI" DELLA REPUBBLICA. - con allegati

-  L’OCCUPAZIONE DELLA LEGGE E DELLA LINGUA ITALIANA: L’ITALIA E LA VERGOGNA.

-  "APRITE, APRITE": SONO IL VOSTRO "PAPI"!!! LA PAROLA "ITALIA", LA "PASSWORD" CONSEGNATA A UN PARTITO (1994-2011), L’ASTUZIA DEL LUPO E I SETTE CAPRETTI.
-  Un omaggio a Giorgio Napolitano, al Presidente della Repubblica italiana


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