Sial

La Sial, la Sisal, la Sila: commento impertinente dell’eretico florense Emiliano Morrone sopra una vicenda tragicomica, grottesca e ormai svuotata d’ogni interesse mediatico

martedì 14 marzo 2006.
 

Antonio Nicoletti e Antonio Barile, sindaco e capo dell’opposizione di San Giovanni in Fiore, si rincorrono, si beccano, si marcano, si cercano, si odiano e si amano. Sono, ormai, due facce d’una sola medaglia. Sono, come dire, il buono e il cattivo della soap e viceversa. La discussione politica a Fiore mancando, così come la proposta, il progetto e la volontà reale di ricuperare quel terreno perduto per colpa dell’affarismo sinistro della sinistra zonale, i due riescono a risolvere a colpi di fioretto, a inforcate e incursioni, poi, presso la stampa. In questa scontatissima e prevedibilissima commedia dalle stancanti repliche, i ruoli sono bene assegnati e i rapporti scenici consolidati da un’esperienza formidabile. Sullo sfondo, una città in pezzi, San Giovanni in Fiore, rasa dal silenzio dell’idiozia, priva di servizi, diritti, prospettive e, forse, speranze. Il problema centrale, da quando si giocò con l’assegnazione del Reddito minimo d’inserimento, il solo problema di cui la politica s’è occupata, senza, peraltro, alcuna soluzione, è sempre quello di elargire a tempo determinato disoccupati che tutti cercano di reclutare, annoverare, abbagliare. Come accadde nella passata stagione elettorale, dove i big e i boss della politica florense facevano a gara a girare con le loro auto nere, assieme ai rappresentanti del pueblo richiedente. Epperò, siamo in Calabria, dove tutto si può poiché la complessità ontologica del sistema è tale da autorizzare ogni genere di irregolarità. Spiego. Oggi è pazzesco che si dica alla Sial di verificare, di pubblicare un’altra graduatoria, quando il controllo, a regola, conoscendo l’ambiente fognario, doveva essere fatto a monte. Cose di Calabria. Si illudono i poveri, quelli che non c’hanno gli strumenti culturali per intendere certe squallide manovre e si fa credere loro che la giustizia c’è sempre in seconda, terza, quarta, quinta ed ennesima istanza. Sbagliano tutti: non si può consentire che questo balletto capriccioso prosegua e che, in fine, tutto si faccia meno che creare opportunità reali d’occupazione. Io, se la musica è questa, mi cambio residenza e a San Giovanni in Fiore non ci torno mai più. Nicoletti e Barile debbono tornare al senno, alla logica. Non è più il caso che la vicenda di questi disoccupati occupi le prime pagine mentali della loro stessa vita. Non si possono gestire come unità cosali. Nicoletti e Barile s’accordino, vadano a braccetto, si presentino da ministri, assessori, dirigenti e portaborse, facciano ciò che devono e ci lascino in pace, poi. Comincino a dare risposte ai giovani sul posto, comprendano che la politica è molto, moltissimo. Che la città non può perdere menti e braccia. Che devono trovare investitori e pubblicizzare e sfruttare al massimo le risorse della Sila. Serve, da qui, una grande responsabilità e l’abolizione delle dialettiche partitiche, causa, a San Giovanni in Fiore, d’una povertà culturale ed economica generale. Messaggio inviato.

Emiliano Morrone


Rispondere all'articolo

Forum