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A sei giorni dagli scontri di San Giovanni, la Fiom riempie pacificamente piazza del Popolo Camusso: «Marchionne bugiardo, governo complice». Landini: «Noi parte migliore del Paese»
Roma torna aperta
Operai in corteo per lavoro e diritti
Diecimila operai di Fiat e Fincantieri manifestano con un «corteo» a Villa Borghese. Gli operai sfilano con le forze dell’ordine “inutilizzate”. Polemiche per le parole del prefetto Pecoraro
di Massimo Franchi (l’Unità, 22.10.11)
Il «primo corteo ambientalmente sostenibile» (Landini dixit) riporta una manifestazione a Roma a sei giorni dallo scempio di piazza San Giovanni. Nonostante le ordinanze e i divieti, l’orgoglio operaio attraversa pacificamente Villa Borghese. Da Porta Pinciana, dove parcheggiano un centinaio di pullman da tutta la penisola, ci si incammina verso piazza del Popolo scortati da poca Polizia. Il grosso delle forze dell’ordine sono a piazzale Flaminio con i blindati presenti in forza ma inutilizzati. Diecimila operai riempiono piazza del Popolo. Nessun incidente (se non la contestazione di un esagitato a Nichi Vendola in un bar vicino alla piazza), solo tanta rabbia e tanta dignità.
Sul palco di piazza del Popolo per tre ore sono stati progatonisti i lavoratori. Per ogni stabilimento dei gruppi Fiat (più componentistica e settore bus) e Fincantieri un operaio ha spiegato la situazione e la sua storia. Da Monfalcone a Termini Imerese, dall’Iveco di Brescia alla Fma di Pratola Serra, dalla Bredamenarinibus di Bologna alla Fincantieri di Castellamare di Stabia, l’Italia è ancora un paese pieno di fabbriche. Nonostante Marchionne e Bono abbiano aumentato la cassa integrazione ovunque e messo a rischio migliaia di posti di lavoro.
La prima a prendere la parola è Silvia, lavoratrice Irisbus di Valle Ufita, azienda chiusa dalla Fiat ad ottobre, che da 107 giorni è in sciopero e in presidio permanente. «Noi donne siamo solo il 10 % dei 00 lavoratori perché siamo entrate solo come categoria protetta, ma in questa lotta siamo diventate protagoniste e vogliamo continuare a lavorare. Marchionne non ci può lasciare in mezzo a una strada».
Sotto il palco tanti esponenti politici, dal leader di Sel Nichi Vendola a Paolo Ferrero di Rifondazione, dal responsabile Economia del Pd Stefano Fassina al capogruppo in commissione Lavoro Cesare Damiano. Rimangono ad ascoltare interessati, scambiano abbracci con Landini e Camusso. A parlare invece viene invitato un ospite inatteso. L’intervento del professore Stefano Rodotà viene molto applaudito dalla piazza: «Dovrebbe esserci un sentimento di gratitudine per la Fiom. Oggi non sta difendendo solo i diritti dei lavoratori, ma i diritti di tutti. Il diritto al lavoro, fondamento di una Costituzione ormai messa oggi giorno in discussione, un diritto al lavoro messo in pericolo dall’articolo 8 della manovra. E ancora di più il diritto a manifestare. Perché in questo è compreso quello a tenere i cortei e oggi è stato negato».
Poi è toccato a Maurizio Landini. Il segretario generale dei metallurgici Cgil ha criticato duramente le parole del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro: «Dire che noi non dovevamo manifestare perché eravamo in piazza anche sabato è offensivo. Noi, che non abbiamo bisogno di patenti, continueremo a manifestare per cacciare questo gorveno e per riportare la democrazia nelle fabbriche. I miei predecessori mi hanno insegnato che bisogna resistere un minuto in più del tuo padrone e noi lo faremo sapendo che abbiamo un consenso sempre più largo. Siamo la parte migliore di questo paese e per questa ragione continueremo a lottare», conclude Landini.
CAMUSSO RICONQUISTA LA PIAZZA
A chiudere la manifestazione è stata Susanna Camusso, salita sul palco con la felpa rossa della Fiom. Quando il segretario della Cgil ha preso la parola una sparuta minoranza della piazza l’ha fischiata (il gruppo “Operai contro” della Ferrari di Maranello). Ma durante il discorso e alla fine ci sono stati solo applausi. Per Camusso il piano "Fabbrica Italia" ha portato «solo alla chiusura di tre stabilimenti e a nessuna soluzione per gli altri. Marchionne farebbe bene a tacere o a non dire bugie, come quando ha detto che in nessun paese al mondo lui spiega quali modelli produrrà. È falso perché lo ha fatto in Serbia, in Brasile e con Obama. E il governo è stato suo complice. Noi continueremo a manifestare, venerdì prossimo lo faremo qui con i pensionati e il 3 dicembre ci riprenderemo piazza San Giovanni per mettere al centro la questione del lavoro».
PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA E TEOLOGICA ATEA E DEVOTA:
LA COSTITUZIONE,IL MESSAGGIO EVANGELICO, E LA TEOLOGIA ECONOMICO-POLITICA DELLA "SOVRANITA’ PRIVATA" DELL’IMPRENDITORE ATEO E DEVOTO...
L’ITALIA E LA LOBBY DI DIO (DEL "DEUS CARITAS"): MIRAFIORI E IL VANGELO DI MARCHIONNE (E DI BENEDETTO XVI E BERLUSCONI). Un appello a sostegno della FIOM di un gruppo di intellettuali torinesi e una nota di Marco Politi
Gloria Mundi
di Massimo Gramellini (La Stampa, 21/10/2011)
Non c’è mai nulla di glorioso nell’esecuzione di un tiranno. La vendetta resta una pulsione orribile anche quando si gonfia di ragioni. Ci vogliono Sofocle e Shakespeare, non gli scatti sfocati di un telefonino, per sublimarla in catarsi. Gli sputi, i calci e gli oltraggi a una vittima inerme - sia essa Gesù o Gheddafi - degradano chi li compie a un rango subumano.
Dal governo del baciamano ci si sarebbe aspettati qualche parola di pietà nei confronti del vecchio sodale tramutato in un cencio sporco di sangue. Invece è toccato leggere le parole del ministro degli Esteri Frattini, che appena tre anni fa chiamava Gheddafi «un grande alleato dell’Italia» e adesso definisce la sua barbara fine «una grande vittoria del popolo libico». Davvero «grande» anche lui, il signor ministro con delega alla coerenza e alla sensibilità. La Russa non poteva essergli da meno e infatti non lo è stato. Ha detto: «Dobbiamo gioire». Per la nuova Libia, immagino. Ma con che razza di cuore si può abbinare un verbo di festa alle immagini di un corpo trascinato sull’asfalto? Ho vanamente cercato parole simili nelle dichiarazioni dei ministri francesi, tedeschi, americani. Forse i nostri sono solo più ruspanti: parlano prima di pensare, o anche senza pensare, né prima né dopo. Al confronto giganteggia persino il filosofo di Palazzo Chigi ed ex amicone del rais. Il suo «Sic transit gloria mundi» sulla volubilità della condizione umana (Gloria Mundi non è il nome di una ragazza) sembra voler dar voce, se non a un presentimento, a un tormento interiore.
"L’Irisbus è nostra e non si tocca!"
MARXVENTUNO ORGANIZZA UNA TAVOLA ROTONDA CON LE AVANGUARDIE DI LOTTA DELL’IRISBUS-IVECO, L’UNICA FABBRICA DI AUTOBUS IN ITALIA, DA OLTRE CENTO GIORNI IN LOTTA CONTRO LA CHIUSURA IMPOSTA DALLA FIAT
MarxVentuno avvia un’inchiesta sulla condizione della classe operaia dell’industria, sulle forme organizzative, sul ruolo del sindacato sulle resistenze e le lotte in corso contro chiusure e licenziamenti, sui loro sbocchi possibili e le prospettive strategiche. Lo fa dando la parola ai lavoratori e alle avanguardie delle lotte, ai protagonisti degli scioperi, dei presidi davanti ai cancelli delle fabbriche, delle assemblee permanenti, delle occupazioni degli stabilimenti. Il quadro che emerge dalla tavola rotonda organizzata con i lavoratori dell’Irisbus è di un’indomita combattività e volontà di resistenza dei lavoratori, ma pure di contraddizioni con le organizzazioni sindacali, anche con quelle, come la Fiom, che si è contrapposta a Marchionne e costituisce un presidio importantissimo, fondamentale, per la resistenza anticapitalistica, ma che non è stata esente in passato da errori di valutazione, cedimenti, pratiche consociative con le direzioni aziendali in un Mezzogiorno in cui la disoccupazione di massa è un fattore potente di corruzione e clientelismi. Solo riconoscendo i propri errori e apprendendo dall’esperienza, il movimento operaio e le organizzazioni sindacali di classe possono ricostruirsi su basi più avanzate, tanto più necessarie oggi, in un presente attraversato e sconvolto dalla grande crisi capitalistica.
L’otto luglio 2011 la Fiat comunica agli operai dello stabilimento Irisbus-Iveco in Valle Ufita, provincia di Avellino, la procedura di cessione dello stabilimento. L’unico candidato all’acquisto sarebbe il gruppo molisano Di Risio, il quale dovrebbe contrattare con gli operai un “rilancio” a partire da una drastica riduzione delle maestranze. Sull’affidabilità di Di Risio, acquirente in pectore anche della Fiat di Termini Imerese, basti dire che risulta già mul tato di 60.000 euro per falsa pubblicità: spacciava per auto italiana la produzione del Suv Dr5 completamente costruito in Cina. Gli operai non ci stanno, comincia una grande stagione di lotta. Non sono solo in gioco poco meno di 700 posti di lavoro, la vita di 700 famiglie - e molti altri con l’indotto - in un Mezzogiorno già pesantemente provato dalla crisi, ma si tratta della prospettiva industriale del nostro Paese. L’Irisbus è l’unica fabbrica di autobus in Italia.
Per istallarla e mantenerla la Fiat ha ricevuto miliardi di contributi statali, anche se non ha mai onorato l’impegno, annunciato nel settembre 1974, di occupare 3000 lavoratori a pieno regime, e ha impiegato 17 anni per adeguarsi, nel 2007, alla prescrizione degli ispettori del lavoro - mandati dalla Procura di Ariano su esposto degli operai - di sostituire il lavoro operaio con i robot nel cancerogeno e altamente nocivo reparto verniciatura. I lavoratori dell’Irisbus hanno subito coinvolto la popolazione della valle dell’Ufita e cercato il collegamento con l’intera regione Campania, dove sono a rischio 36.000 posti di lavoro. Alla manifestazione del 15 luglio a Grottaminarda partecipano quasi 10.000 persone provenienti da tutta la Regione. I lavoratori informano i cittadini, ogni occasione è buona, dalla sagra del paese più piccolo e remoto dell’Irpinia, fino al concerto di Roberto Vecchioni a Lioni.
Grande è stata la partecipazione allo sciopero generale indetto dalla CGIL il 6 settembre. Alle iniziative di lotta e alla determinazione dimostrata dagli operai, la Fiat risponde cercando di spaccare il fronte dei lavoratori: a trenta di essi offre pochi mesi di lavoro nello stabilimento di Suzzara in provincia di Mantova, dove gli operai sono in cassa integrazione! Ma il gioco non riesce, i “trasferisti di Suzzara” ritornano in Irpinia, è una cocente sconfitta per la direzione Fiat. La questione Irisbus non è una mera vertenza locale, rivela ben presto, in tutta la sua drammaticità, il suo carattere di questione nazionale e generale, perché interroga il modello di sviluppo, l’intervento pubblico in economia, la pianificazione di un settore fondamentale quale quello del trasporto pubblico.
La rivista MarxVentuno ha organizzato sabato 10 settembre nell’assolatissimo piazzale antistante la fabbrica, che gli operai presidiano giorno e notte, una tavola rotonda. A introdurre e moderare è Luca Servodio (PdCI Valle Caudina), insieme col direttore della rivista Andrea Catone e Giovanni Sarubbi, segretario provinciale del PCdI di Avellino. Sono intervenuti i lavoratori dell’Irisbus Dario Meninno (RSU-Fiom), Silvia Curcio, Nicola Ferragamo, Antonio Di Donato (Failms), nonché Rossella Iacobucci, portavoce della FdS Irpinia e Arcangelo Valentino, venuto da Bari per portare la solidarietà dei lavoratori della Bosch. [...]
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*L’articolo è tratto in anteprima dal numero in uscita di MarxVentuno (20 Ottobre 2011)
Irisbus
Per un nuovo sole e un sereno destino.
di I lavoratori della Irisbus - Resistenza Operaia
Vicenda Irisbus Iveco ha vissuto negli ultimi mesi un periodo di stallo. Sembra che tutto sia stato dimenticato: la lotta dei 117 giorni già è storia che appartiene ad un passato remoto, il destino dei 700 lavoratori, delle famiglie e dell’intera Valle Ufita è in balìa di assordanti silenzi e colpevoli assenze.
I lavoratori tutti hanno vissuto drammaticamente l’abbandono a se stessi, ma hanno deciso di recuperare terreno e di riaprire la lotta per far sentire altisonante e decisa la voce della giustizia sociale e della riappropriazione del diritto al lavoro. Se altri hanno deciso di dimenticare noi invece abbiamo giurato di non dismettere, di continuare a sperare e soprattutto di continuare a resistere.
È per questi motivi che mercoledì 28 marzo alle ore 9.00 in Valle Ufita verrà montata la nuova “Tenda della Resistenza” intesa come luogo di informazione e di direzione, una tenda di proposte, di iniziative, di lotta, ed idee che guardano al futuro cercando di riaccendere le luci sulla vicenda Irisbus per trovare la via d’uscita da questo nero tunnel nella certezza di scoprire un nuovo sole e un sereno destino.
... e la Lotta Continua!
Mirabella Eclano, lì 24 Marzo 2012
I lavoratori della Irisbus - Resistenza Operaia
* Il Dialogo, Domenica 25 Marzo 2012