Diaz, le responsabilità vanno molto in alto

Fin dove deve arrivare la "Pulizia di Stato"
martedì 1 maggio 2012.
 

In merito all’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 24 aprile dal titolo "Pulizia di Stato", devo dire che mi aspettavo un pezzo molto più forte. Invece la prima cosa che balza agli occhi è che nell’elenco dei responsabili della mattanza di Genova che hanno fatto carriera invece di essere rimossi, mancano i "nomi grossi", per esempio quello di Franco Gratteri, allora direttore dello SCO, oggi capo della DCA, di Gilberto Caldarozzi, allora vicedirettore dello SCO, oggi direttore, di Gianni Luperi, allora vicecapo dell’Ucigos (vice di La Barbera), oggi capo del dipartimento analisi dell’AISI. Tutti presenti alla Diaz. Tutti condannati in appello. Tutti ripresi nel famoso filmato delle molotov dal quale si capisce bene perché non è stato destituito quel dirigente che portò materialmente le molotov nella scuola. Tutti beneficiari di luminose carriere. A proposito dell’episodio delle molotov, nel filmato si vede anche Luperi con in mano la busta contenente le molotov, ricevute da Caldarozzi, come ammise lui stesso messo alle strette dai pm. Caldarozzi lo ritroveremo da direttore dello SCO impegnato nel 2006 nella cattura - o consegna? - di Provenzano, uno dei punti nodali della nostra storia recente, uno dei segreti di Stato più inviolabili. Ma questa è un’altra storia, o forse no, è proprio la stessa. Dunque i fedelissimi di Gianni De Gennaro. Già, Lui. Anche De Gennaro, allora capo della polizia, oggi capo dei servizi segreti, non viene nominato da Travaglio, eppure, al di là dell’esito giudiziario in termini di imputazioni e di condanne, il suo ruolo è ben chiaro, basta ricordare tra i fatti più noti la testimonianza dell’ex vicecapo vicario della polizia Andreassi, costatagli la carriera (parlare con i magistrati... non si fa... a De Gennaro non è proprio piaciuto...) o l’invio a Genova del fedele Arnaldo La Barbera o ancora la vicenda della testimonianza del questore Colucci, costata a De Gennaro e Mortola un processo per induzione alla falsa testimonianza, finito in Cassazione come sappiamo, ma senza che ciò possa cancellare delle verità ormai acquisite.

Che dire di Manganelli? Anche lui, un altro dei De Gennaro-boys, non era all’epoca l’ultimo degli agenti di polizia, essendone vicecapo, il vice di De Gennaro. Ha assunto un atteggiamento ostile al lavoro della magistratura e all’acceratamento della verità, come rileva il pm Zucca in vari documenti giudiziari. Certo, non fu presente a Genova, ma la verità è una sola: dopo la macelleria messicana della Diaz e le torture di Bolzaneto, dopo il disastro della gestione delle manifestazioni, la morte di Carlo Giuliani, i vertici della polizia si sarebbero dovuti azzerare, indipendentemente dalle responsabilità penali individuali. Ciò avrebbe anche consentito alla magistratura di poter svolgere il suo compito e oggi avremmo altre verità giudiziarie molto più compiute. Perché non è dovuto solo al fatto che vergognosamente l’Italia non ha recepito il reato di tortura se le pene sono state così basse, ma anche e soprattutto all’intralcio alle indagini causato dal dover indagare su vertici della polizia ancora in carica e sempre più potenti.

Il capo della polizia si sarebbe dimesso in qualsiasi paese normale, ma siamo in Italia, il capo della polizia non era uno qualsiasi ma il potentissimo ieri come oggi Gianni De Gennaro e quello che accadde a Genova in quei giorni non fu frutto di eccessi o incapacità, ma di un preciso disegno. Tra le tante "medaglie" di De Gennaro va anche quella di aver stroncato un grande movimento mondiale che faceva paura ai "grandi della Terra".

All’indomani dei fatti di Genova tra le voci che si ersero a difesa del capo della polizia troviamo quella di Giorgio Napolitano, ex ministro dell’Interno. Ecco lo stralcio di un’intervista al Corriere della Sera del 28 luglio 2001, importante per comprendere il clima di sostegno bipartisan di cui godette (e tuttora gode) De Gennaro, come bipartisan era stata la sua nomina:

Berlusconi ha reagito alle critiche provenienti dall’Italia e dall’estero rinfacciandovi che sono stati i governi di centrosinistra a nominare "il capo della polizia, il vice capo, il questore di Genova, i capi dei servizi". Non è così? «Esatto: il nuovo governo non ha effettuato cambiamenti nei posti di responsabilità. Peraltro, alla nomina più importante, quella del capo della polizia, si era proceduto in un passato non lontano con il consenso dell’ allora opposizione di centrodestra». Fosse per lei, Giovanni De Gennaro lo rinominerebbe? «A nominarlo è stato il governo Amato. Io lo avevo avuto due anni e mezzo come collaboratore e ne ho apprezzato le qualità e la dedizione. Non credo che la domanda abbia senso. Non è in questione l’affidabilità del capo della polizia, il quale tra l’altro ha annunciato un’ inchiesta interna, specificamente sulla scuola Diaz e la caserma di Bolzaneto». [abbiamo visto...]

In carica c’era il governo Berlusconi, Fini vice premier presente a Genova, Scajola ministro dell’Interno, ma le responsabilità politiche sono bipartisan. Non dimentichiamo le prove generali di Genova che furono fatte appena quattro mesi prima a Napoli, il 17 marzo, con le violente cariche alla manifestazione contro il Global Forum e le torture alla caserma Raniero, sotto il governo Amato di centro-sinistra.

Una piccola notazione per renderci conto di quale sia il livello della libertà di parola e di espressione in questo Paese e di quanto siano potenti i responsabili della mattanza di Genova. Non solo Manganelli "avrà senz’altro visto" il film come ipotizza Travaglio, ha fatto di più: ha visionato la sceneggiatura prima che lo stesso fosse girato. Già solo questa notizia avrebbe dovuto fare scandalo, ma siamo assuefatti a tutto e tutto ci sembra normale.

Credo che Manganelli per rispondere all’appello di Travaglio dopo aver messo alla porta buona parte dei vertici della polizia, dovrebbe dimettersi lui. E poi andare a raccontare alla magistratura tutto quello che veramente sa. Ma questa è fantascienza. La verità è che il potere in Italia è costruito sul sangue, sul sangue di Falcone e Borsellino, delle stragi del ’92-’93, ma anche quello dei ragazzi barbaramente picchiati e torturati nel 2001. Un unico filo di potere unisce tutto. Spesso gli stessi uomini... se uscirà la verità, illuminerà la storia d’Italia tutta, ma la verità ce la dobbiamo conquistare, senza pregiudizi, essendo pronti al fatto che deve per forza essere cruda, molto più cruda e indicibile di quanto possiamo immaginare.

Adriana Stazio


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