Non ve ne frega. Nonostante i richiami continui. Allora, bene, fate come vi pare. Le esercitazioni sono utili, anzi, utilissime. A meno che non vi riteniate dei Bocca, Fallaci, Biagi, dei Montanelli redivivi. Siete troppo occupati con le vostre indagini esistenziali: i compiti possono attendere. Pensate di recuperare all’ultimo, di togliere dal cilindro qualche carta vincente che vi permetterà di vincere? Il mio voto conta più di tutti. Sono stato io a volere fermamente questo maledetto laboratorio, a trovare le risorse per svolgerlo, a occuparmene inseguendo i collaboratori e i redattori del giornale. Non me ne importa un fico secco delle figuracce: state facendo schifo. Vi sto dando buone possibilità, anche se la testata che indegnamente dirigo non è il Corriere o Le Monde. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Fa eccezione Mauro Diana, che, oltre ad aver prodotto più di tutti messi assieme, ha presto consegnato il suo lavoro sulle ultime politiche. Il suo testo appare più scorrevole del solito, risulta elegante ed è scritto molto correttamente. Tuttavia, è troppo lungo: supera i cinquemila caratteri. Lo prendo per buono, informando Mauro che tutti gli elaboratori di testi dispongono, nella bara in alto, di una funzione per contare le parole. A 2.500 caratteri, spazi inclusi, occorre fermarsi. Mi complimento con Mauro, che sta facendo interessanti progressi e si caratterizza positivamente per impegno e volontà. Ancora non siamo nel vivo del laboratorio. A maggio, ci saranno esercitazioni continue. Tenete conto che devo andare in Calabria per un convegno filosofico. Non vi abbandonerò, tuttavia. In ogni caso, se proseguirete su questa strada, rimarrete dove siete. Sta a voi decidere. Antonello, per favore, non servirti di Vincenzo per mandare i tuoi articoli. Vincenzo ha voce in capitolo su questa testata: è il mio vice ma non il mio factotum. Invia i tuoi pezzi direttamente, per piacere. E, dato che sei molto talentuoso, evita le pippe e agisci.
Saluti a tutti.
Emiliano Morrone
Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, Piacciavi, generosa Morronea prole, ornamento e splendor del secol nostro, Emiliano, aggradir questo che vuole e darvi sol può l’umil servo vostro. Quel ch’io vi debbo, posso di parole pagare in parte e d’opera d’inchiostro; né che poco io vi dia da imputar sono, che quanto io posso dar, tutto vi dono.
Gent.mo direttore, chi vi scrive è quel segaiolo mentale di Antonello Orlando, che non ha nulla da obiettare alle sue acute osservazioni. Forse il problema nasce da un fraintendimento di fondo. Reputo questo laboratorio di giornalismo un’iniziativa di notevole spessore culturale così come tutti i pezzi che ho letto uscire dalla penna dei partecipanti. Purtroppo però il tema da lei proposto è per me assai di difficile trattazione(elezioni 2006), richiede tempo e documentazione, come tutto del resto. Colgo anche l’occasione per ringraziarla degli apprezzamenti che aveva profuso sul mio pezzo e che riconduco senza difficoltà al fatto che lì il tema lo sentivo mio e questo mi facilitava parecchio anche in termini di tempo. Non ho mai chiesto a nessuno di adeguarsi ai miei tempi.Ahimè non si vive solo di penna e inchiostro( per quanto volentieri mi voterei a un simile modusvivendi) ma anche di materie universitarie, di ragazze e di amici e le assicuro che trovo , al pari dell’albatro di baudeleriana memoria, notevole difficoltà a gestire tutto insieme. Ad esempio un mio lampante caso di negligenza è stato quello di inoltrare l’articolo attraverso il nostro comune amico, Vincenzo Tiano, che conoscendo i miei tempi esasperanti mi aveva semplificato la via spronandomi quotidianamente e consegnandio direttamente per me l’articolo. Lui è senza colpa, io reo di pigrizia più mentale che fisica. Al pari di Ariosto , chiedo umilmente venia, prometto più celerità e le ringrazio per l’interessamento, cogliendo l’occasione anche per chiedere scusa a Vincenzo della brutta luce che gli ho fatto guadagnare. Si meriterebbe veramente di meglio . Suo Antonello Orlando
Caro Antonello,
lo spessore culturale di questo inFausto spazio, Bertinotti non c’entra, è uguale a quello etico-policico della componente istituzionale nazionale, moltiplicato per cinque e diviso per mille. Io di Ariosto ne conosco due ma certamente è oggi più popolare quello di sesso femminile. Ricevo ma non comprendo la tua articolazione alla Eraclito sulla vita prima del "mezzo del cammin". Per quanto mi riguarda, il laboratorio non è così impegnativo come lasci intendere. In ultimo, Vincenzo - per te è lo stesso - non è colpevole di qualcosa. Io ti ho semplicemente raccomandato di provvedere per conto tuo all’eventuale inoltro di pezzi . Rispetto le tue scelte, ci mancherebbe. Per il resto, conoscendoti appena ma comunque apprezzando la tua forza intellettuale, chioso con questo saluto, di cui sarei destinatario. "Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere".
Assai cordialmente,
em