Editorialissimo

San Giovanni in Fiore, Barile legato al silenzio?

Sanità-Abbazia, formazione Giubbe rosse, commercio, ospedale e palazzo dello sport i nodi irrisolti
martedì 20 agosto 2013.
 

Il silenzio del sindaco Antonio Barile innanzi ai nostri richiami ha solo due spiegazioni.

La prima: può essere che stia preparando un piano di rilancio complessivo della città.

La seconda: magari gli importa un fico secco dei nostri ragionamenti, sicché proseguirà indifferente nel risanamento del bilancio; fino al resto, che nessuno ha mai definito con esattezza.

Che cosa è questo «resto», che cosa rimane dopo la priorità del bilancio, che sta occupando tanti, troppi mesi?

Il discorso sulla sanità è fermo. Nel frattempo i cittadini hanno manifestato per strada su impulso del Pd, mandando al commissario Scopelliti un chiaro segnale di protesta.

La città era rimasta titubante, non aveva compreso gli effetti dei tagli alle strutture locali e aspettava fiduciosa che la politica difendesse l’ospedale.

Ingenua l’attesa, in Calabria nessuno risponde di niente; si veda l’andazzo al Pronto soccorso di Cosenza, denunciato dal presidente dei Medici Eugenio Corcioni e da chi scrive; si veda il caos al Dea di Catanzaro, presidio “Pugliese”, rappresentato per lettera pubblica al governatore regionale, muto da un anno.

Per ultimo, potremmo aggiungere il caso dell’ospedale della Piana di Gioia Tauro che - malgrado l’ignoranza di politici nostrani - interessa il riordino del sistema regionale, quindi San Giovanni in Fiore.

Lì c’è una storia di mafia, pronta a beneficiare della costruzione dell’edificio, come dimostrerebbero dei terreni acquistati tramite una società estera.

La morale, che spiegammo in Consiglio comunale tra sbadigli e messaggi Facebook, è che lo Stato spenderebbe 130 milioni di euro per l’utile dei clan. Se sappia o no, lo dirà la Dda di Reggio Calabria, nella speranza che non ci siano intoppi o pressioni.

La politica ha abbassato le mutande al governatore regionale, che ha usato la scure più che la forbice, cercando di licenziare il Piano di rientro.

Purtroppo Scopelliti si è rivelato inadeguato, mostrando incapacità di coordinamento e di progettualità: tanta propaganda e nessun risultato, sia al «tavolo Massicci» che fuori.

Di suo, parte dell’opposizione si è limitata alla retorica e al rumore, a una denuncia politica scarsamente credibile, visti i guai lasciati dall’ex presidente regionale Agazio Loiero.

Allora il Pd Carlo Guccione non proferì parola; oggi gira per gli ospedali calabresi come fosse il giornalista Alberto Nerazzini, di Report .

Il fatto più grave è che il sindaco Barile non ha mai detto al governatore Scopelliti che chiudere l’ospedale significherebbe seppellire San Giovanni in Fiore (Cosenza), già penalizzata dall’altitudine, dalla disoccupazione e dall’emigrazione.

Barile avrebbe dovuto imporsi, ma avrebbe bruciato la sua base elettorale. La realtà è che il sindaco si è fatto mettere sotto scopa, al punto da subire un patto, un baratto: la propria accondiscendenza sull’ospedale per il sussidio alle «Giubbe rosse».

Il lavoro è la base della Repubblica, ma negli anni nulla è stato fatto per le «Giubbe», al di fuori di un assistenzialismo che ne ha svilito dignità e intelligenza.

Evitandone l’impiego come vigili urbani - il che è non è possibile, come chiarito da diversi prefetti -, il sindaco ci dica se l’assessore regionale al ramo, Nazareno Salerno, vuol spendere qualcosa per queste persone e se, in tutti gli anni di precarietà, ha presentato un programma di formazione. Uno e ci contentiamo, ma riferisca con dovizia.

Senza formazione queste persone saranno fuori del mercato e nessuna misura speciale potrà concepirsi.

Infatti, l’Europa delle lobby ha blindato le politiche economiche con il Fiscal compact e il pareggio di bilancio in Costituzione, violando i fondamenti del diritto e della democrazia.

Spero che, lontano da populismi, Barile lo abbia chiarito bene ai suoi sostenitori. Mi auguro che riprenda il rapporto con la città; intanto con i commercianti, schiacciati dalla crisi e ignorati.

Un giovane mi ha raccontato che Barile e i suoi non entrano ormai manco in un bar, sicché non sanno come butta, i problemi, le necessità.

Intanto, i tifosi Facebook del primo cittadino reggono la parte: sostengono che i suoi critici non intendono le complesse difficoltà di San Giovanni in Fiore, che hanno malcelati interessi e che il sindaco agisce sempre per il bene della città, sacrificandosi sino a immolarsi. Come per la candidatura al Senato, accettata dopo una smentita plateale in municipio.

Questa atmosfera, questa chiusura, questo nascondere l’evidenza a ogni costo non aiuta Barile, non giova alla città.

L’idea - di una parte della maggioranza - di collegare la sanità locale con Crotone non è risolutiva. Oggi ci si deve misurare con il quadro prodotto dalle leggi di aziendalizzazione e regionalizzazione della sanità. In sostanza, per farla breve, o produci o chiudi.

In questo senso alla politica locale è mancata l’unità e l’audacia per costruire e sostenere una proposta di autonomia sanitaria; per esempio un centro pubblico di riabilitazione cardiologica che avrebbe mantenuto i livelli essenziali di assistenza ospedaliera.

Ma i poteri forti spingono per la riabilitazione privata. Così si spiegano la sufficienza della maggioranza e il teatro di certa opposizione sul rilancio dell’ospedale civile.

D’altra parte, tutti i blocchi per la completa fruizione dell’Abbazia florense, le anomalie, i ritardi e le giustificazioni della politica raccontano di un sistema generale di complicità, che non guarda all’interesse pubblico e, nella migliore delle ipotesi, non coglie il bivio in cui si trova la sanità locale in rapporto a quella regionale.

La fase attuale determinerà processi irreversibili.

Per questo serviranno politici con la schiena dritta e il coraggio di fermare la distruzione del sistema sanitario pubblico. Aspettiamo, anche in proposito, delle risposte di Barile.

Per ultimo, gradiremmo sapere da chi, come e quando Barile vuol far gestire il Palazzo dello Sport. Ricordiamo, consci delle lungaggini burocratiche, che il sindaco promise una gestione pubblica, senza altro precisare.

Emiliano Morrone (Su FACEBOOK)

APPROFONDIMENTO: LE DIFFERENZE CON GLI ALTRI

1) 12 ottobre 2010, contro la liquidazione della politica e il rampantismo dei profittatori del sistema;

2) 10 dicembre 2010, la politica si è impoverita - limiti storici del barilismo;

3) 27 aprile 2011, dibattito: Emiliano Morrone per la terza via;

4) agosto 2013, critiche articolate alla gestione Barile.


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