[...] La soddisfazione della maggioranza è stata espressa dal presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: "Finalmente una svolta storica per la tutela e la sicurezza dei cittadini dopo l’impotenza della sinistra. Abbiamo approvato un decreto che inasprisce le norme contro i clandestini, contro la mafia, contro chi guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di droghe e che rende più rapidi i processi per i reati di più grave allarme sociale, mentre include per gli immigrati l’aggravante di clandestinità" [...]
Il decreto sicurezza è legge
Pd vota contro, Udc si astiene
ROMA - Il Senato ha approvato con 161 voti a favore, 120 contrari e otto astenuti la conversione definitiva in legge del decreto sulla sicurezza, accogliendo le modifiche apportare dalla Camera il 16 luglio sulla contestata norma blocca processi, che scompare. La terza lettura del provvedimento ha ottenuto il voto favorevole della maggioranza, il voto contrario del Pd e dell’Idv e l’astensione dell’Udc.
La soddisfazione della maggioranza è stata espressa dal presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri: "Finalmente una svolta storica per la tutela e la sicurezza dei cittadini dopo l’impotenza della sinistra. Abbiamo approvato un decreto che inasprisce le norme contro i clandestini, contro la mafia, contro chi guida in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto di droghe e che rende più rapidi i processi per i reati di più grave allarme sociale, mentre include per gli immigrati l’aggravante di clandestinità".
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd a Palazzo Madama, parla di norme contrarie al principio di uguaglianza. "Cito per esempio una questione fondamentale, quella che riguarda l’aggravante per il cosiddetto reato di immigrazione clandestina. Questa questione è secondo noi incostituzionale perché non si capisce quale sarebbe questa particolare pericolosità che nasce esclusivamente dal fatto che non hai il permesso di soggiorno".
* la Repubblica, 23 luglio 2008.
Polizia arrivano le divise nuove
Ma la scritta ha una ’z’ di troppo...
ROMA - Le ultime vittime della delocalizzazione sono i poliziotti italiani. Nel 2007 si sono visti recapitare le nuove divise con la scritta "polizzia". Proprio polizia con due "z". Risultato: inutilizzabile tutto l’immenso stock, prodotto in Polonia.
Tutta colpa della stretta sulle spese. La pubblica amministrazione aveva stabilito che per le forniture gli apparati dello Stato dovevano scegliere i contratti al massimo del ribasso. Il che aveva costretto chi si occupa della fornitura del vestiario per i poliziotti ad abbandonare la ditta italiana fornitrice e a firmare il contratto con una società polacca.
* la Repubblica, 23 luglio 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Clandestini in carcere e militari
Il decreto sicurezza diventa legge
Via la blocca processi, c’è già il lodo *
Con 161 voti a favore, 120 contrari e otto astenuti, il decreto sicurezza diventa legge. Il senato mercoledì ha infatti votato l’approvazione definitiva, accogliendo le modifiche apportare dalla Camera il 16 luglio scorso. L’aggravante di clandestinità e l’utilizzo dei militari in città sono le due misure più importanti del provvedimento e anche quelle più contestate dall’opposizione.
«La norma sull’aggravante per chi risiede illegalmente sul territorio è sicuramente incostituzionale e il nostro voto sarà coerente con quello della prima lettura e con quello della Camera», ha detto la capogruppo del Pd Anna Finocchiaro prima di esprimere il suo voto contrario. L’unica conquista strappata alla maggioranza è la modifica della blocca-processi. Ma è una magra consolazione, visto che grazie al Lodo Alfano non serviva più. «Il decreto ha visto una riforma sulla sospensione dei processi che ha accolto le nostre obiezioni - ricorda la Finocchiaro - e quindi, per questo verso, il testo è sicuramente migliorato. Voglio però aggiungere che sono tornati indietro soltanto perché la norma non gli serviva più in quanto il lodo Alfano stava per essere approvato».
Berlusconi infatti aveva spinto l’emendamento cosiddetto blocca processi per far saltare il processo Mills che lo vede imputato a Milano per corruzione in atti giudiziari: si sospendevano infatti i processi per reati commessi fino al giugno 2002, giusto in tempo per far rientrare il suo. Le proteste dell’opposizione sono state accolte, ma abilmente aggirate con il Lodo Alfano che rinvia tutti i procedimenti pendenti delle alte cariche dello Stato, processo Mills ovviamente compreso.
Il decreto diventato legge, però, sembra più un insieme di misure di facciata: «Abbiamo avanzato proposte concrete - spiega il senatore Pd Felice Casson - per la lotta alla grande criminalità internazionale, ai traffici di esseri umani, di casi di grave sfruttamento sul lavoro, di violenza su donne e minori, di sfruttamento della prostituzione anche minorile, di sicurezza stradale. Niente da fare: la risposta del governo e della maggioranza è stata sempre “no, ci penseremo dopo”. Ma c’è di peggio - prosegue Casson - l’assoluta scarsità di risorse per intervenire: sia il Dpef che l’anticipo di legge finanziaria contengono un taglio secco per i prossimi tre anni per il comparto sicurezza e per il settore giudiziario e la recente protesta, più che motivata, delle forze di polizia dimostra che stiamo parlando di fatti reali e concreti».
* l’Unità, Pubblicato il: 23.07.08, Modificato il: 23.07.08 alle ore 14.35
Il sovrano e l’ideologo
di Ida Dominijanni (il manifesto, 23.07.2008)
La forma della Repubblica cambia nell’aula del senato alle 20 in punto, 171 sì 128 no e 6 astensioni al lodo Alfano che rende Silvio Berlusconi immune dal virus della giustizia. Lo spettro del Sovrano Assoluto si materializza, rigurgito di premodernità che scava la democrazia postmoderna. Ma è di prima mattina, ore 10.30, seduta appena iniziata, che entra in scena l’intendenza, addetta alla divisione ideologia. La guida Gaetano Quagliariello, professione storico, senatore da due legislature, vocazione intellettuale organico. Non nega, non sdrammatizza, non derubrica: rivendica, «a testa alta». Altro che interessi personali del premier, dice: il lodo rende uno storico servigio al paese.
Il paese, argomenta, soffre da sempre di una malattia, che si chiama «illegittimità del potere politico» e si manifesta nel fatto che l’esercizio del potere viene vissuto come un’usurpazione, fino a che il potente di turno non dà segni di cedimento e diviene oggetto di spietata crudeltà popolare. Con scientificità, diciamo, opinabile lo storico cita vittime illustri, da De Gasperi a Fanfani, da Moro a Craxi; con furbizia da guitto si annette l’idea dell’autonomia della politica di Togliatti, perché risalti di più l’ignavia dei suoi eredi che a un certo punto presero a considerare la magistratura «una casamatta gramsciana da conquistare per derivarne il potere sullo stato». Poi arriva al punto: dopo l’89, la storia d’Italia è storia del doppio conflitto fra potere politico e potere giudiziario, e fra giudici militanti e giudici «servitori (o servi?) dello stato». Sì che tre vittorie elettorali non sono bastate a togliere ai giudici il vizio di provare a delegittimare Berlusconi. È tempo di voltare pagina: si sappia d’ora in poi «che un risultato elettorale è definitivo fino alla successiva elezione», perché chi è legittimato dal popolo deve poter fare quello che vuole senza sottostare a legge alcuna. E l’opposizione ringrazi, perché il lodo le dà la storica occasione di liberarsi da quella «sindrome di superiorità morale» che un altro storico, com’è noto, le rimprovera un giorno sì e l’altro pure dalle colonne di un grande quotidiano.
Applausi. L’intellettuale organico ha svolto bene il suo compito. Ha preso i fatti e li ha messi a testa in giù e piedi in aria, come si conviene a una buona ideologia. Ha preso le carte e le ha mischiate col trucco, come si conviene a un mediocre illusionista. Ha scambiato lo storico deficit di legalità che affligge in Italia potere politico, potere economico e società civile e l’ha ribaltato in un deficit di legittimità. Ha preso l’equilibrio fra i poteri, che in Costituzione vincola il principio della legittimità politica al principio della legalità, e l’ha trasformato in «due legittimità concorrenti, quella dell’autorità giudiziaria e quella che deriva dalla sovranità popolare», rivoltando la tragedia in farsa. La tragedia, per dirla con le parole di Gustavo Zagrebelsky, è il rischio assai prossimo che lo scarto che si sta spalancando tra legalità e legittimità si trasformi nel conflitto insanabile «tra una legittimità illegale e una legalità illegittima». La farsa è il banale quadretto sempreverde di Silvio Berlusconi rincorso da frotte di toghe rosse.
Da ieri però c’è anche una farsa che può rivoltarsi in tragedia. Finora troppo pop, troppo cheap, troppo naïf, Silvio Berlusconi ha capito che gli serve un apparato ideologico, un pennacchio intellettuale, una rilettura della storia nazionale adatta allo scopo. E’ l’ultima casamatta da espugnare all’egemonia che fu della sinistra. Lo spettro della sinistra ci rifletta e riemerga anch’esso da dov’è nascosto. È ora di ritrovare quantomeno una propria versione dei fatti e dei misfatti.
Ansa» 2008-07-23 18:42
LODO ALFANO, NAPOLITANO HA PROMULGATO LA LEGGE
ROMA - Al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si legge in un comunicato dell’ufficio stampa del Quirinale, è stata sottoposta oggi, per la promulgazione, la legge in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato. Già il 2 luglio, in riferimento alla autorizzazione alla presentazione alle Camere del disegno di legge (ora approvato dal Parlamento), si era reso noto che "punto di riferimento per la decisione del Capo dello Stato è stata la sentenza n. 24 del 2004 con cui la Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 della legge n. 140 del 20 giugno 2003 che prevedeva la sospensione dei processi che investissero le alte cariche dello Stato.
A un primo esame, quale compete al Capo dello Stato in questa fase -, prosegue la nota - il disegno di legge approvato il 27 giugno dal Consiglio dei ministri è risultato corrispondere ai rilievi formulati in quella sentenza. La Corte, infatti, non sancì che la norma di sospensione di quei processi dovesse essere adottata con legge costituzionale. Giudicò inoltre un interesse apprezzabilé la tutela del bene costituito dalla "assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche", rilevando che tale interesse ’puo’ essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale", e stabilendo a tal fine alcune essenziali condizioni". Non essendo intervenute, in sede parlamentare, modifiche all’impianto del provvedimento, salvo una integrazione al comma 5 dell’articolo unico diretta a meglio delimitarne l’ambito di applicazione - conclude la nota -, il presidente della Repubblica ha ritenuto, sulla base del medesimo riferimento alla sentenza della Corte costituzionale, di procedere alla promulgazione della legge.
MANCINI, SERVE LEGGE COSTITUZIONALE - "Non sarebbe fuor d’opera rafforzare con una legge costituzionale" il ’lodo Alfano’. All’indomani dell’approvazione definitiva del provvedimento il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, ribadisce il suo punto di vista per il quale ha ricevuto anche critiche. Il vice presidente del Csm ricorda di aver sempre sostenuto che un intervento per garantire l’immunità alle alte cariche dello stato per un periodo temporaneo richiedesse una legge costituzionale. "Da senatore ho sostenuto - dice - che la legge Schifani sarebbe stata travolta dalla Corte Costituzionale. Qualcuno ha insinuato il sospetto che avessi collegamenti con la Consulta. Non era vero allora e non è vero neanche adesso". Mancino si dice quindi amareggiato per le critiche ricevute all’epoca e anche di recente: "ora mi sono imposto un periodo di tregua; alla ripresa, a settembre, non penso che ci sarà la guerra. Ma mi chiedo: è legittimo esprimere una opinione in un paese democratico?".
ALFANO, PER ME LODO E’ LEGGE DELLO STATO - "Per me il Lodo è legge dello stato. Siamo già proiettati sulla riforma". Lo ha detto il ministro della giustizia, Angelino Alfano, a margine di un convegno sulla giustizia, rispondendo a una domanda relativa alle dichiarazioni del vice presidente del Csm, Nicola Mancino, il quale ha sostenuto la necessità di abbinare il Lodo Alfano ad una riforma costituzionale.
"Questa è una legislatura che ha una maggioranza solida, un’idea e un piano chiari sulla giustizia. E’ l’occasione giusta per procedere. Non ce la faremo scappare". Il guardasigilli, Angelino Alfano, ha accolto l’occasione di un convegno sulla giustizia per ribadire il senso della riforma del sistema giudiziario che il governo intende mettere in atto a settembre. "L’idea che la giustizia sia un tema prioritario dell’agenda - ha detto - è un risultato positivo a tre mesi dall’insediamento del nuovo governo. La riforma alla quale intendiamo mettere mano in autunno non deve spaventare né illudere. Presenteremo un piano che costituirà la piattaforma di lavoro per il Parlamento". Il ministro ha quindi ribadito: "non intendiamo procedere contro qualcuno, ma per il cittadino. Il punto centrale della riforma sarà il cittadino". Riferendosi alle difficoltà derivanti dai tagli di spesa destinati alla giustizia, Alfano ha detto che ieri è stato approvato un decreto del presidente del Consiglio con cui sarà costituito un fondo al quale confluiranno i beni confiscati al di sopra del miliardo di euro che potrà essere utilizzato in materia di giustizia e sicurezza.
Berlusconi: "Grazie al Lodo non mi sento più perseguitato" *
ROMA - E ora non si sente più "perseguitato". Prima conseguenza: il sabato potrà lavorare per il paese e non "perdere tempo" con i suoi avvocati. Il premier sembra radioso, così lo raccontano i suoi senatori, a poche ore dall’approvazione dello scudo penale per le quattro più alte cariche dello stato e dalla firma del Presidente della Repubblica che ha messo l’ok finale alla legge. Berlusconi è a un incontro con i suoi senatori a Palazzo Madama che in queste ore gli ha "regalato" due traguardi importanti: il Lodo e il pacchetto sicurezza. Il premier parla di tutto, rassicura su Alitalia ("stiamo lavorando"), dice la sua sul caso Englaro ("è giusto intervenire", cioè sollevare il conflitto di attribuzioni previsto la prossima settimana), sul federalismo ("bisogna tener conto delle esigenze delle regioni del sud") e sul dialogo col Pd.
"Ora il sabato potrò lavorare tranquillamente e non stare con i miei avvocati..." dice Berlusconi ai senatori che ha voluto ringraziare personalmente per il lavoro di questi giorni. "Non vorrei parlare dei magistrati - ha sottolineato il premier - ma mi avete liberato... Ora non verrò più perseguitato, da quando sono sceso in politica ho dovuto far fronte a 2.502 udienze".
Il Presidente del Consiglio ha anche scherzato sul provvedimento approvato dal Senato ieri: "Così facendo - ha detto Berlusconi -, avete licenziato Ghedini e i suoi collaboratori". Berlusconi ha ribadito che il Lodo Alfano "è un provvedimento assolutamente giusto".
* la Repubblica, 23 luglio 2008.