Editorialazzu

"Tuttapposstu", ammentre n’amu "sbampatu" puru l’Urban center

venerdì 30 settembre 2016.
 

Niente, alla fine a palazzo non hanno più combinato nulla, come da copione. L’Urban center di San Giovanni in Fiore (Cs) necessita, per il riconoscimento giuridico, degli atti di giunta e consiglio comunale, che però latitano tra rinvii, partite di pallone e tressette al bar “coi tentacoli”. «Tuttappostu», ma nel frattempo l’ufficio è chiuso dallo scorso giugno, nel silenzio tipico dei nostri luoghi.

Il “Doppia palla” aveva celebrato urbi et orbi una proposta di stop al cemento partorita nell’Urban center, previsto da norme di settore per ottenere coinvolgimento e condivisione su progetti finanziabili con fondi europei, volti alla riqualificazione urbanistica, al rilancio economico, alla ripresa generale.

Gaudio, giubilo, entusiasmo, pagine piene sui giornali. Poi gli accoliti al governo municipale hanno lasciato morire la struttura, per la quale era stato creato un gruppo di lavoro di tutto rispetto, di professionisti locali preparati e creativi, guidati dal professor Giuseppe De Luca, dell’Università di Firenze.

L’Urban center può essere definito, per capirci, come un laboratorio di tecnici con cui collaborano all’occorrenza le diverse espressioni della società civile, in modo da raggiungere una sintesi democratica su idee di sviluppo o ricupero urbanistico. Dal 2012 l’Urban center di San Giovanni in Fiore, tra i primi in Calabria, è stato gratuitamente operativo sino alla primavera scorsa. Poi «serrande abbassate e pioggia sulle insegne delle notti andate». I tecnici locali Pino Secreti, Massimiliano Secreti e Giuseppe Romano l’hanno mantenuto in funzione nel ristrutturato Palazzo Romei in piazza Abate Gioacchino, con pervicacia, fatica e illuminato volontarismo.

Tutto il lavoro progettuale condotto - con la contestuale partecipazione degli addetti a convegni e altri momenti formativi - è rimasto soltanto teorico, visibile sulla pagina Facebook dedicata (qui il link). Si va dal rifacimento della rete idrica al piano colore per il rione “Cuschinu”, dalla strada della salute all’eco-via, dalla modulazione della luce pubblica alla fruibilità del «cunicolo florense», dal centro commerciale naturale in zona storica sino alla rinascita simbolica del ponte della Cona.

Questi progetti potevano e potrebbero essere finanziati con fondi Ue o d’altra specie. Ve ne sono già di pronti per il cantiere. In breve, la politica ha girato lo sguardo, magari perché non ci crede o perché le bastano sagre, parate, esibizioni e «tuttappostu».

Davanti allo spopolamento in corso di San Giovanni in Fiore, all’abusivismo e al brutto in edilizia, ripartire dal confronto costruttivo e consentire all’Urban center di raggiungere risultati concreti è un impegno doveroso e urgente per la politica. Avvertita anche stavolta.

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com


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