Editoriale

Dalle alture assolate delle Ande al silenzio del Tibet, dalle polveri dell’Afghanistan agli sfruttamenti in Burundi, dalla strage degli innocenti in Palestina alla mafia a San Giovanni in Fiore: la svolta con l’utopia di Gioacchino da Fiore e il cristianesimo di Vattimo

mercoledì 14 marzo 2007.
 

L’invito, l’ennesimo, è a scrutare.

Nei giorni scorsi, durante la consueta telefonata quotidiana, Federico La Sala mi ha chiesto: «Scendi in piazza?».

Non ho partecipato all’ultima manifestazione romana d’una parte della sinistra progressista. Non mi interessa il discorso che ci sta dietro. Cioè nessuno. Salvo, mi si passi, un certo fanatismo nostalgico di altri tempi. O la subordinazione al dalemismo fassiniano o al clericalismo rutelliano.

In questo periodo, è vivo un dibattito con alcuni amici, a partire dall’opera di selezione e provocazione dello stesso La Sala sulla Voce, centrato sull’idea che è possibile un mondo altro.

Alcune divergenze con Francesco Basile, con cui ho maggiori occasioni di scambio, riguardano i metodi per giungere a una società dell’uguaglianza e della giustizia quale quella rappresentata nell’utopia socialista. Per conto mio, sostengo alcune idee, che esporrò molto sinteticamente nell’editoriale di oggi.

1) Mi sembra fondamentale allargare la discussione sui mezzi di cui disponiamo, estendendo il confronto proprio grazie alla loro capacità connettiva. Non dobbiamo lasciarci traportare dall’eco del pensiero di Horkheimer e Adorno sulla pedagogia culturale e contro i media.

2) Non possiamo attaccarci a una sola matrice culturale o ideologica, data la complessità del mondo, se ciò che vogliamo è la società giusta - pur convergendo sulla necessità, ancora oggi, della consapevolezza della lotta di classe.

3) Occorrerebbe riprendere tutto il lavoro di Vattimo sull’universalità cristiana «non religiosa» e sui vantaggi (politici) della società in rete. Esso potrebbe costituire la base teorica di una nuova azione politica. Convergerebbero certamente varie estrazioni, in nome del superamento definitivo dell’egoismo capitalistico.

4) Tutta la profezia di Gioacchino da Fiore, cui per esempio Vattimo si ricollega nella sua elaborazione filosofica, è assolutamente viva in America latina, nell’animo del popolo e nelle sue espressioni artistiche. L’età dello Spirito è in pieno fermento e occorre che se ne riconoscano i segni. Il Sud del pianeta può incontrarsi proprio sull’idea centrale dell’opera dell’abate: l’arrivo del tempo della giustizia. E non grida e cerca giustizia l’Africa devastata dalla peste dell’Aids e delle multinazionali o quel mondo islamico perseguitato dalle potenze militari dell’Impero, il Sud americano colonizzato dal nuovo Cesare, quell’Asia soggiogata dai predatori rossi e le pendici dell’Europa, martoriate dalla povertà e dalle mafie?

Questo scritto, breve, vuole essere, intanto, un’occasione di dibattito. Ragionato. Partecipato.

Emiliano Morrone


"Rin del angelito", Mercedes Sosa
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