La joint venture italiana si è aggiudicata i giacimenti di Arcticgaz e Urengoil. Entra così nel ricco mercato russo, oltre ad aumentare le riserve
Gas, Eni ed Enel vincono l’asta per Yukos
Un’operazione da più di 4 miliardi di euro
Il ministro Bersani: "Le aziende italiane mostrano coraggio"
ROMA - Enineftegaz, il consorzio formato da Eni ed Enel, ha vinto l’asta per aggiudicarsi alcuni asset di Yukos l’ex gigante energetico privato russo. La joint venture che comprende le due società italiane (Eni 60% ed Enel 40%) ha comprato il 20% delle azioni di Gazpromneft, che comprendono i giacimenti di Arcticgaz e Urengoil. Secondo l’agenzia Interfax il prezzo è stato di 151,536 miliardi di rubli, circa 4,34 miliardi di euro. La cordata italiana ha battuto Unitex, che rappresenta gli interessi di Novatek, vicina a Gazprom e Rosnef (quest’ultima, in particolare, si era già aggiudicata la precedente asta relativa alla prima tranche di asset Yukos messi in vendita dal Cremlino). L’intesa permette all’Eni di raggiungere due obiettivi di importanza fondamentale: l’aumento di circa un terzo delle riserve di gas e petrolio e l’entrata sul mercato russo, uno dei mercati strategici del settore.
Contrastante, però, la reazione di piazza Affari. Dopo un avvio in lieve rialzo, i titoli del cane a sei zampe hanno accusato una perdita dello 0,2% a 24,17 euro, mentre Enel rimane in robusto guadagno (+0,91% a 8,22 euro).
Un tempo il primo produttore russo di petrolio, il gruppo Yukos è fallito sotto le accuse di evasione fiscale per miliardi di dollari, mentre il suo fondatore e amministratore delegato, Mikhail Khodorkovsky, è stato arrestato nel 2003 e condannato nel 2005 a otto anni di prigione in un processo criticato da più parti della comunità internazionale.
Il successo italiano, che voci danno legato anche ad una sorta di "benedizione" del Cremlino, si inserisce in un quadro di relazione economiche più ampio. Che comprende anche l’accordo tra Eni e Gazprom che prevede che l’Eni possa investire in Russia e il colosso russo distribuire gas in Italia.
Soddisfatto il primo commento del governo. "Questo è uno degli sviluppi possibili dell’accordo, che va nella direzione ipotizzata, cioè più radicamento anche di nostre imprese in Russia e nell’upstream russo" dice il ministro per lo Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani che sottolinea come "con un po’ di coraggio ci sono aziende italiane che possono svolgere il ruolo loro in ambito internazionale".
* la Repubblica, 4 aprile 2007