Studenti e professori barricati nelle stanze. L’aggiornamento delle notizie arriva loro via internet. Nella scorsa settimana l’università ha ricevuto minacce circa possibili bombe ed esplosioni
Virginia, strage nel campus: 32 morti
"Ha messo in fila tutti e ha sparato"
La polizia ha ucciso il cecchino. Ci sono anche venti feriti. Nell’agosto 2006 nella stessa università si era nascosto un evaso *
VIRGINIA (Stati Uniti) - Due sparatorie all’interno del campus della università Virginia tech a Blacksburg, stato della Virginia. Il bilancio, dopo ore di allarme e di panico - l’università è tuttora isolata ed è impossibile per chiunque lasciare o anche solo muoversi all’interno dello stabile - è di almeno 32 morti e ventuno feriti secondo Fonti Federali riportate da Fox news. Un primo bilancio parziale è stato fatto durante una conferenza stampa da Wendell Flinchett, il capo della polizia locale a cui si sono aggiunti reparti speciali del Fbi. Uno degli uomini armati è stato arrestato. Uno è stato ucciso. La Virginia Tech, situata in un’area agricola della Virginia, ha oltre 26 mila studenti ed è rinomata per i suoi corsi scientifici.
Le sparatorie - La dinamica dei fatti è ancora molto confusa. La prima sparatoria è avvenuta intorno alle sette e trenta. Un uomo ha cominciato a sparare in uno dei dormitori del glorioso e famoso complesso della Viriginia tech university occupato da circa novecento studenti e tutti del primo anno. I primi testimoni parlano di "un uomo armato in modo pesante che ha cominciato a sparare mentre attraversava la Norris Hall", uno dei complessi dell’università.
Allarme via web - Alle sette e mezzo il campus è già in piena attività. Gli studenti stanno per raggiungere le classi e sono in giro per il complesso. Fondamentale è stato, in quel momento, raggiungere il numero più alto di studenti e raccomandrae di non lasciare nè stanze nè le classi. L’università ha così deciso di dare l’allarme via web facendo lampeggiare l’allerta sui numerosi video sparsi nel campus. Tutte le lezioni sono state cancellate e agli studenti è stato chiesto di restare chiusi nei loro edifici e comunque lontani dalle finestre. Questa prima sparatoria, in base alle prime testimonianze, sarebbe avvenuta nella West Ambler Johnston Hall, un dormitorio per circa novecento studenti che è stato subito circondato dalle auto della polizia e da uomini dei reparti speciali. Le operazioni però sono state ostacolate dal cattivo tempo, vento e neve.
La seconda sparatoria - E’ quella con il bilancio più pesante. Secondo le prime ricostruzioni l’uomo armato - non è chiaro ancora se aveva un complice o se il coommando era di due soggetti - ha raggiunto dopo circa tre ore e nonostante il campus fosse blindato il Dipartimento di ingegneria, la Norris hall, distante almeno sette minuti a piedi dalla West Ambler. Qui, dicono fonti della Fox, è entrato nelle classi, cercando la fidanzata. In una classe avrebbe messo in fila gli studenti e avrebbe fatto fuoco. Una sorta di esecuzione.
Le altre stragi - Nell’agosto 2006 la Virginia tech era stata al centro di una caccia all’uomo perchè un detenuto evaso da un vicino penitenziario si era rifugiato nel campus dopo aver ucciso due poliziotti. Negli States non è stata mai dimenticata la strage del Columbine, a Denver. E solo qualche mese fa, nel settembre 2006, un sequestratore uccise una ragazza in un liceo, sempre in Colorado.
Bush: "Orrore e massacro" - "La nostra università è stata colpita da una tragedia di monumentali proporzioni - ha detto il presidente della Virginia Tech, Charles Steger - La nostra università è sotto shock per questo orrore". Il presidente degli Stati Uniti George W.Bush si è detto assalito dall’ "orrore" per la strage di studenti.
* la Repubblica, 16 aprile 2007
ANSA » 2007-04-16 20:56
SPARATORIE IN CAMPUS IN VIRGINIA, 31 MORTI
WASHINGTON - Nella strage della università Virginia Tech sarebbero morte almeno 32 persone, secondo la Fox News. Precedentemente un portavoce della polizia ha confermato che venti persone sono state uccise e 28 ferite. Lo sparatore è morto durante la seconda sparatoria, ha detto la polizia. La prima sparatoria è avvenuta in un dormitorio della università, prima delle otto del mattino, causando la morte di una persona ed il ferimento di un’altra, ha detto la polizia. Una seconda sparatoria è avvenuta poco dopo in un’altra area del campus, la Norris Hall, dove vengono tenute lezioni di chimica e di ingegneria. Qui lo sparatore avrebbe aperto il fuoco nelle classi uccidendo altri 19 studenti prima di essere a sua volta ucciso. La polizia ritiene che vi sia stato un solo sparatore responsabile della strage e che non vi siano altre persone da cercare. La polizia ha riferito che vi sono state due diverse sparatorie nel campus nel corso della mattinata. La prima sparatoria è avvenuta nel dormitorio West Ambler Johnston Hall, dove sono alloggiati gli studenti del primo anno, con il bilancio di un morto e di un ferito. Una seconda sparatoria sarebbe avvenuta in un altro settore del campus, a Noris Hall, un edificio dove si tengono lezioni. L’incidente ha gettato nel caos il campus con decine di auto della polizia nell’area, compresi agenti dell’Fbi. La Virginia Tech aveva già dovuto cancellare il primo giorno di lezioni, in agosto, quando un detenuto era evaso nei pressi del campus dopo avere ucciso due poliziotti.
DUE MINACCE ANONIME LA SCORSA SETTIMANA
Vi erano state la scorsa settimana due minacce di attentati contro la Virginia Tech. La prima minaccia riguardava la Torgersen Hall, un edificio dove si insegna ingegneria. La seconda minaccia, sempre telefonica, riguardava un secondo edificio nel campus dove si insegna chimica. In entrambi i casi gli studenti e gli insegnanti erano stati evacuati dagli edifici. Le minacce si erano rivelate infondate, Le autorità della Virginia Tech avevano offerto una ricompensa di cinquemila dollari per informazioni che potessero far identificare i responsabili delle minacce.
ALLESTITI CENTRI ASSISTENZA PSICOLOGICA
L’università Virginia Tech ha allestito i primi centri di consulenza psicologica nel campus per assistere "la comunità universitaria e le famiglie", per cercare di far fronte alla tragedia odierna. Lo ha reso noto il rettore Charles Steger, in un messaggio inviato via email a tutti gli studenti. Steger ha ribadito che quella avvenuta oggi è "una tragedia di proporzioni monumentali" e ha aggiunto che l’attività del campus sarà sospesa anche nella giornata di domani. Le autorità del Virginia Tech hanno preannunciato un momento comune domani di riflessione, in una grande arena sportiva del campus.
FOX NEWS: KILLER STUDENTE ASIATICO
Secondo testimonianze di studenti della Virginia Tech pubblicate su Fox News,lo sparatore sarebbe stato uno studente di fattezze asiatiche, che indossava un giubbotto e ha cominciato a fare fuoco. " E’ entrato da un’ aula all’altra aprendo il fuoco all’impazzata. Sembrava non finire mai. C’era sangue dappertutto". Fox news sta pubblicando sul suo sito on line drammatiche testimonianze sulla strage di oggi all’Università Virginia Tech. Blake Harrison ha detto " che stava entrando in classe quando è scoppiato intorno a lui il caos. L’insegnante è uscito di corsa dalla Norris Hall, sanguinava da un braccio o da una spalla... Tutti gli studenti si sono precipitati fuori dalla Norris cercando di trovare rifugio nella Randolph Hall. Tutti questi ragazzi erano terrorizzati, si sono barricati nelle classi dopo che una persona, descritta come uno studente dai tratti asiatici con indosso un giubbotto, ha aperto il fuoco". Matt Merone, uno studente degli ultimi anni di corso, ha raccontato che stava recandosi al campus " quando ho visto un ufficiale di polizia afferrare uno studente che sanguinava dall’addome e deporlo su un’auto che l’ha portato via. Il mio compagno di camera ha visto partire i primi colpi della strage". La studentessa Amanda Johnson stava passeggiando tra la Norris e Randolph Hall attorno alle 09:45 ora locale quando ha ha udito partire i primi sei colpi di arma da fuoco " Fin da piccola - ha spiegato- ho imparato a riconoscere i colpi di arma da fuoco e così ho capito subito cosa stava accadendo. Ho visto con i miei occhi uno studente buttarsi dalla finestra della Norris Hall per cercare di salvarsi dalla furia assassina".
SECONDO TESTIMONI TRA 40 E 50 I COLPI
Testimoni al campus della Virginia Tech dichiarano di aver sentito dai 40 ai 50 colpi di arma da fuoco durante la sparatoria. "Abbiamo sentito tra i 40 e i 50 colpi", ha raccontato Josh Wargo, studente di ingegneria, alla Abc. "Eravamo in classe quando abbiamo sentito urla e spari. Si è scatenato il panico e siamo fuggiti saltando dalla finestra della classe al secondo piano. Una volta a terra ho sentito altri spari colpire anche vetri".
VIRGINIA TECH; IL TRIONFO DELL’I-REPORT DELLA CNN
Ancora una volta la Cnn ha dimostrato di essere una spanna davanti ai suoi concorrenti: l’emittente che ha vinto tutte (o quasi) le guerre delle immagini tv, è stata la prima ad inviare in onda, grazie al web, le immagini della sparatoria di Virginia Tech, la più grande strage mai avvenuta in una università americana, con oltre 30 morti. Le immagini, riprese con un telefonino, sono finite sulla sezione I-Report dell’emittente di Atlanta, quella aperta ai contributi in immagini, fisse ed in movimento, da parte dei singoli cittadini. Il filmato di una delle sparatorie, che per il momento sarebbe l’unico disponibile, è di una durata di 41 secondi, ed é stato messo sul web alle 12:06 (le 18:06 in Italia). E’ in assoluto quello più consultato dai frequentatori del sito dela Cnn. E’ stato uno studente dell’ateneo, Jamal Albarghouti, ad inviarlo all’emittente: (dopo l’inevitabile pubblicità) si vedono una serie di agenti sparare sul campus, di fronte ad una dei palazzi neogotici dell’università, e quindi entrare all’interno dello stabile. L’unico cosa che non è stata aggiornata in tempo reale sul sito web della Cnn è il bilancio della sparatoria: si parla sempre di un morto e diversi feriti, come si pensava all’inizio.
Lo ha rivelato la polizia che sta indagando sul massacro
Virginia: killer aveva inviato video e foto a tv
Tra la prima e la seconda sparatoria Cho Seung Hui ha mandato alla Nbc News un plico con materiale relativo al progetto di strage *
WASHINGTON - Dopo aver ucciso due persone in un dormitorio del Virginia Tech ma prima di causare la strage nella Noris Hall, lo studente sudcoreano Cho Seung Hui ha spedito all’emittente Nbc News un plico con fotografie, un video e un delirante manifesto sulle ragioni che lo avevano indotto al tragico gesto. Il materiale, un «lungo manifesto multimediale», come lo ha definito il conduttore delle News Brian Williams che ne ha mandate in onda alcune parti nella fascia di prima serata, è un vero e proprio testamento dello sparatore. Il materiale è «inquietante», ha indicato la rete tv americana. «Potrebbe rappresentare una componente importante delle indagini» ha commentato un portavoce dell’Fbi. Cho l’ha spedito, come dimostra il timbro postale, tra la prima e la seconda sparatoria in cui ha ucciso altre 30 persone prima di togliersi la vita. Tra le foto inviate all’emittente ce n’è una in cui Cho Seng Hui compare vestito con un giubbotto militare, in piedi, con le braccia allargate, e nelle mani due pistole.
SPEDIZIONE - Il timbro postale sul pacco inviato alla Nbc di New York è stato messo alle 9.01 del mattino (ora locale). Due ore prima Cho Seung-Hui aveva aperto il fuoco una prima volta in un dormitorio dell’università. Mezz’ora dopo avrebbe completato la strage nella zona opposta del campus. I giornalisti della Nbc che hanno visto tutto il materiale inviato dallo studente del Virginia Tech lunedì (ma consegnato alla polizia solo mercoledì) ritengono che gli siano stati necessari almeno sei giorni per montare il video, e che ci potrebbe essere stato l’aiuto di un complice. Ma come ha detto il capo della polizia dello stato della Virginia, Steve Flaherty, il video «rappresenta una componente nuova e di importanza critica per questa inchiesta».
RABBIA - Il plico, indirizzato a Steve Capus, il direttore del telegiornale, include un video in cui il killer parla davanti alla videocamera, a un certo punto fa un vago riferimento al massacro e aggiunge: «questo non avrebbe dovuto succedere». «È difficile seguire quel che dice. Quel che è certo è che parla la lingua dell’odio», ha detto Capus indicando che il messaggio registrato è punteggiato di parolacce ed espressioni di rabbia. Il materiale è stato consegnato alla polizia: «Lo stiamo esaminando» ha detto il portavoce, colonnello Steve Flaherty. Nel plico l’assassino ha inserito anche immagini digitali dove lo si vede impugnare delle armi. La parte scritta del messaggio inviato dallo studente poco prima di commettere la seconda strage comprende invece un «manifesto» pieno di accuse nei riguardi «della gente ricca» e di ammonimenti sul fatto che «intendeva vendicarsi».
GLI STUDENTI - Disgustati e attoniti, a piccoli gruppi gli studenti del Virginia Tech hanno guardato video e foto della strage al campus inviate dal killer alla Nbc. «È una pazzia. Ha ucciso due persone e poi è andato a spedire foto e video, quindi si è preparato alla seconda sparatoria. È pauroso» ha detto Nick Jeremiah, uno dei ragazzi del campus, già laureato. «Non ha senso il suo odio per i ricchi» ha aggiunto Devin Cornwall, 19 anni, che ha guardato la tv insieme a due amici negli alloggi degli studenti. «Sarà strano tornare in classe. Non sarà facile ritornare nelle aule» aggiunge un altro studente Phil Padilla, 20 anni.
* Corriere della Sera, 19 aprile 2007
On line due testi teatrali scritti dall’assassino
I racconti del killer: «Voglio uccidere il prof»
Alcuni insegnanti segnalarono i temi del giovane sudcoreano. «Non sapevamo se fossero solo frutto della sua fantasia» *
BLACKSBURG - Non solo un biglietto «inquietante» scritto il giorno della strage. Cho Seung-Hui, lo studente sudcoreano di 23 anni che ha ucciso 32 persone all’interno del Virginia Tech Institute, aveva scritto in passato alcuni racconti violenti per un corso di Inglese. Testi teatrali che avevano destato preoccupazione e sconcerto tra alcuni insegnanti e compagni di corso. E due di questi racconti sono stata recuperati e pubblicati online da «The Smoking Gun» e «Aol News».
SEGNALAZIONE - Lucinda Roy, co-direttrice del programma di scrittura creativa, ha affermato di aver avuto Cho in una classe di poesia nell’autunno del 2005 e di aver cercato di lavorare a stretto contatto con il giovane sudcoreano perché era preoccupata per i suoi comportamenti e per i temi dei suoi testi. «Certe volte, nei racconti, la gente rivela delle cose ed è difficile capire se si tratti di fantasia o di veri e propri progetti» ha affermato Roy. L’insegnante ha aggiunto di aver anche informato le autorità. «Mi hanno risposto che c’erano troppi ostacoli per poter intervenire».
I TESTI - Col senno di poi, forse qualcosa si poteva fare. Alcune scene scritte dal giovane sudcoreano sembrano quasi prefigurare quello che poi sarebbe accaduto. In un racconto, intitolato "Richard McBeef," il protagonista è un ragazzo di 13 anni che accusa il suo patrigno di pedofilia. Il giovane alla fine viene ucciso. In un altro racconto, intitolato "Mr. Brownstone" alcuni studenti affrontano un insegnante. E uno dei due dice: «Mi piacerebbe proprio ucciderlo».
* Corriere della Sera, 18 aprile 2007
La polizia: una delle due pistole usate in entrambe le sparatorie
Virginia, il killer: «Mi avete costretto»
Cho Seung-Hui, sudcoreano di 23 anni, studiava nell’istituto dove ha compiuto il massacro. Trovato un biglietto «inquietante» *
BLACKSBURG - Cho Seung-Hui, 23 anni, sudcoreano. È stato lui, con una pistola calibro 22, a fare strage all’interno del Virginia Tech Institute. La notizia è stata diffusa dal capo del dipartimento della polizia locale. Il giovane omicida era uno studente che frequentava l’università dove è avvenuto il massacro. I test balistici hanno dimostrato che delle due armi trovate una sola ha fatto fuoco in entrambe le sparatorie avvenute a circa due ore di distanza una dall’altra. Il killer viveva nel campus, e frequentava l’ultimo anno della Facoltà d’Inglese della Virginia Tech. Viveva da tempo negli Stati Uniti ed aveva un visto di residente. Nella sua stanza sarebbe stato trovato un biglietto «inquietante».
VITTIME IN QUATTRO DIVERSE CLASSI - La polizia ha detto di avere trovato nella Norris Hall, il luogo della seconda sparatoria, i corpi delle vittime in quattro classi diverse e lungo le scale. Il cadavere del sudcoreano era in una delle classi tra i corpi delle sue vittime. Accanto c’erano le due armi usate nella strage: una 9 mm e una 22 mm. Nello zainetto indossato dal killer è stata rinvenuta anche la ricevuta per l’acquisto - avvenuto il mese scorso - di una pistola Glock 9 mm.
MESSAGGIO - Nella stanza del presunto killer sarebbe stato trovato un biglietto: «Mi avete costretto a fare questo». Secondo quanto riportato dal sito dell’emittente Abc News, dopo aver sparato a due compagni nel dormitorio dove lui stesso risiedeva, Cho è tornato nella sua stanza dove ha ricaricato l’arma e scritto il suo messaggio. Quindi è uscito nuovamente per continuare il massacro all’interno delle classi situate in un altro edificio. Secondo alcuni organi di informazione, nella sua lettera il giovane sudcoreano avrebbe scritto frasi contro i «giovani ricchi», contro la loro «dissolutezza» e contro i «ciarlatani disonesti» all’interno del campus. Il presunto killer era in cura per una depressione e secondo alcuni stava diventando sempre più violento.
NON ANCORA ESCLUSA LA PRESENZA DI UN COMPLICE - Cho Seung Hui dovrebbe avere agito da solo. Il colonnello Steve Flaherty, sovrintendente della polizia dello stato della Virginia, ha riferito che nei due attacchi è stata usata la stessa arma. «Gli esami balistici hanno dimostrato che una delle armi usata alla Norris Hall è stata utilizzata anche nella prima sparatoria», ha spiegato. «È ragionevole presumere che Cho abbia sparato in entrambi i posti», ha aggiunto. Flaherty però non ha voluto ancora escludere del tutto un complice: «In questo momento non abbiamo prove per spingerci fino a quel punto», ha detto.
BANDIERE A MEZZ’ASTA E AULE CHIUSE - Il presidente americano George W. Bush ha ordinato a tutti gli edifici pubblici del Paese di abbassare le bandiere a mezz’asta, in memoria delle 33 vittime del campus. Il rettore del politecnico della Virginia Charles Steger ha annunciato che le classi rimarranno ferme per una settimana in segno di lutto. Inoltre, uno dei due edifici nel quale è avvenuta la sparatoria, il Norris Hall, resterà chiuso per tutto il semestre.
* Corriere della Sera, 17 aprile 2007
La polizia: una delle due pistole usate in entrambe le sparatorie
L’autore della strage è un sudcoreano
Cho Seung-Hui, 23 anni,
studiava nello stesso istituto dove ha compiuto il massacro *
BLACKSBURG - Cho Seung-Hui, 23 anni, sudcoreano. E’ stato lui, con una pistola calibro 22, a fare strage all’interno del Virginia Tech Institute. La notizia è stata diffusa dal capo del dipartimento della polizia locale. Il giovane omicida era uno studente che frequentava l’università dove è avvenuto il massacro. I test balistici hanno dimostrato che delle due armi trovate una sola ha fatto fuoco in entrabe le sparatorie avvenute a circa due ore di distanza una dall’altra. Il killer, viveva nel campus, e frequentava l’ultimo anno della Facoltà d’Inglese della Virginia Tech. Viveva da tempo negli Stati Uniti ed aveva un visto di residente.
VITTIME IN QUATTRO DIVERSE CLASSI - La polizia ha detto di avere trovato nella Norris Hall, il luogo della seconda sparatoria, i corpi delle vittime in quattro classi diverse e lungo le scale. Il cadavere del sudcoreano è stato trovato in una delle classi tra i corpi delle sue vittime. Accanto sono c’erano le due armi usate nella strage: una 9 mm e una 22 mm. Nello zainetto indossato dal killer è stata trovata anche la ricevuta per l’acquisto il mese scorso di una pistola Glock 9 mm.
NON ANCORA ESCLUSA LA PRESENZA DI UN COMPLICE - Cho Seung Hui dovrebbe avere agito da solo. Il colonnello Steve Flaherty, sovrintendente della polizia dello stato della Virginia, ha riferito che nei due attacchi è stata usata la stessa arma. «Gli esami balistici hanno dimostrato che una delle armi usata alla Norris Hall è stata utilizzata anche nella prima sparatoria», ha spiegato. «È ragionevole presumere che Cho abbia sparato in entrambi i posti», ha aggiunto. Flaherty però non ha voluto ancora escludere del tutto un complice: «In questo momento non abbiamo prove per spingerci fino a quel punto», ha detto. BANDIERE A MEZZ’ASTA E AULE CHIUSE - Il presidente americano George W. Bush ha ordinato a tutti gli edifici pubblici del Paese di abbassare le bandiere a mezz’asta, in memoria delle 33 vittime del campus della "Virginia Tech". Il rettore del politecnico della Virginia Charles Steger ha annunciato che le classi rimarranno ferme per una settimana in segno di lutto per il massacro di lunedì, nel quale sono state uccise 31 persone. Inoltre, uno dei due edifici nel quale è avvenuta la sparatoria, il Norris Hall, resterà chiuso per tutto il semestre.
* Corriere della Sera, 17 aprile 2007
IL MASSACRO Campus e sangue, strage in Virginia
Spara all’impazzata sui ragazzi poi si toglie la vita
NEW YORK. L’America si è svegliata con una nuova tragedia che ha per protagonisti studenti, il più grave omicidio di massa mai avvenuto negli Stati Uniti. Uno studente di circa vent’anni ha aperto il fuoco, poco dopo le sette del mattino locali, in un dormitorio del politecnico di Backsburg, in Virginia, uccidendo una persona. Ma nonostante l’assedio delle teste di cuoio della polizia, era quello solo il principio dell’impensabile strage. Due ore dopo il ragazzo, nella facoltà di ingegneria, è tornato a sparare, questa volta in classe. Il bilancio è di 33 morti, tra cui l’attentatore. Più di una ventina i feriti.
Una tragedia di proporzioni monumentali«, l’ha definita il rettore dell’università Charles Stager, annunciando che il campus, che conta 25mila studenti e si estende per oltre mille ettari e ha addirittura un aeroporto, resterà chiuso oggi. In arrivo un esercito di psicologi. Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush si è detto »sconvolto dall’orrore« per l’accaduto. »L’America è sotto shock, rattristata dalla notizia della sparatoria nel politecnico della Virginia«, ha detto Bush.
La doppia sparatoria supera per gravità anche la strage avvenuta nella scuola superiore di Columbine, in Colorado, della quale, fra quattro giorni ricorre l’ottavo anniversario.
Il movente del gesto è per il momento avvolto nel mistero, ma secondo Fox News il delitto potrebbe essere passionale. Il ragazzo sarebbe stato infatti alla ricerca della fidanzata. A rendere ancora più spaventosa la tragedia le prime ricostruzioni dell’accaduto. Nella facoltà di ingegneria l’assalitore avrebbe fatto irruzione in una classe, avrebbe costretto gli studenti a mettersi in fila dopo avere chiuso la porta a chiave. E quindi avrebbe cominciato a giustiziarli a colpi di pistola. Sempre secondo l’emittente americana sarebbe stato armato di due calibro nove.
Sarà anche ricordata come la strage dei telefonini. Le nuove tecnologie hanno infatti avuto un ruolo importantissimo nel raccontare il dramma del politecnico della Virginia. Gli studenti nascosti negli edifici del campus hanno fotografato e girato filmati con i loro cellulari che la Cnn e le altre emittenti americane hanno mandato in onda insieme alle proprie.
* La Stampa, 17/4/2007 (7:31)
TESTIMONI Gli studenti italiani: "Ci siamo barricati"
La stage davanti agli occhi
di SUSANNA MARZOLLA *
Via Internet, via telefonino, arrivano in Italia le testimonianze dei giovani connazionali che studiano alla Virginia Tech. Una piccola pattuglia (in tutto una quindicina) che hanno vissuto ieri la stessa drammatica esperienza. La testimonianza più diretta è quella di Rosario Esposito e Massimiliano Rolandi, due «graduate students» del dipartimento di scienze geologiche, che si trova vicinissimo al luogo della strage.
«La sparatoria più violenta - raccontano attraverso Internet - è avvenuta a ingegneria, che sia trova a pochi metri da qui. Non abbiamo potuto far altro che barricarci all’interno dell’edificio, e così siamo rimasti per ore». Ore in cui l’unico collegamento dall’esterno poteva avvenire via computer: «Siamo collegati via mail e in questo modo sappiamo cosa dobbiamo fare». È così che alle 18,40 (ora italiana) hanno notizia del cessato allarme: «Adesso ci fanno lasciare l’edificio - raccontano - dalle notizie via Internet non è ancora chiaro se a sparare fossero uno o due; uno comunque è morto».
Internet è stato il mezzo che ha avvisato pure Marina Cogo, 24 anni, milanese, un’altra studentessa italiana che era ancora nella camera del dormitorio. Marina non si è accorta della sparatoria ma ha chiaramente percepito che stava succedendo qualcosa di drammatico: «Si sentivano in continuazione le sirene delle ambulanze, mi sono affacciata alla finestra e ho visto polizia ovunque. Allora mi sono subito collegata al sito dell’università; c’era scritto che una persona armata si trovava all’interno del campus, che c’erano state delle sparatorie. “Restate in camera, lontani dalle finestre”: così ci dicevano di fare. E mentre le notizie continuavano a scorrere sul video, altoparlanti avvertivano tutti quelli che si trovavano lungo i viali e nei dormitori. In neanche mezz’ora hanno isolato l’intero campus».
Una rapidità confermata da Giancarlo Bordonaro, 28 anni, milanese pure lui, al Virginia Tech per conseguire un dottorato di ricerca in ingegneria meccanica: «Le forze dell’ordine - racconta - hanno dimostrato grandissima efficienza. Ho visto arrivare in pochissimo tempo decine di pattuglie della polizia: “Via dalle aule, salite sugli autobus” ci gridavano. Lui era appena uscito dalla biblioteca, non lontano dal luogo della sparatoria: «Ho preso il primo bus disponibile, eravamo in molti, quasi tutti attaccati al telefonini per avvertire amici e parenti di stare tranquilli; c’era paura, tensione, ma tutto si è svolto in modo ordinato. In poco tempo la polizia ha evacuato tutti quelli che si trovavano nella zona a rischio e ha sigillato tutti gli edifici; è stata davvero eccezionale».
Efficienza e rapidità di reazione sono il miglior antidoto ai timori. Il motivo per cui, pur sapendo che un simile rischio si può correre in un campus americano, gli studenti italiani del Virginia Tech sono determinati a non andarsene: «Nonostante tutto - dice Marina Cogo - ci sentiamo al sicuro; tranquillizza vedere come qui si stiano prendendo cura di noi studenti». «Neanche un anno fa - racconta ancora Bordonaro - ho assistito ad un episodio drammatico, anche se non di queste dimensioni: un detenuto in fuga uccise un vice sceriffo. Ma nulla di ciò mi convincerà a partire; ho ancora due anni e mezzo di studio davanti a me e non ho alcune intenzione di rinunciarci».
Resterà sempre, però, il ricordo di questi momenti, sintetizzati dalla «situazione spettrale» che descrive Marina: «Non si vede nessuno in giro, nessuno per le strade». Mentre nei luoghi della sparatoria si contano morti e feriti.
* La Stampa, 17/4/2007 (7:55)
Oltre 30mila ogni anno le persone che muoiono per ferite d’arma da fuoco
Gli Usa si spaccano sull’uso delle armi
Il direttore del "Gun Owners of America": «Per fermare i pazzi servono più pistole nelle mani dei cittadini rispettoso delle leggi»
WASHINGTON - Dopo che più di trenta studenti sono stati il bersaglio mortale di un giovane armato, pare con due pistole, gli Stati Uniti ancora sotto choc tornano a discutere. Non sono pochi quelli convinti che l’eccessiva libertà di girare armati sia un elemento di barbarie da mettere in discussione al più presto, visto che sono oltre 30mila ogni anno le persone che muoiono per ferite d’arma da fuoco, e il numero di armi in mano ai privati è più alto che in qualsiasi altro paese del Mondo. Ma una delle più potenti lobby del paese e il sostegno al diritti di detenere armi ha fin qui sempre stroncato i tentativi di imporre regole più severe. TESI OPPOSTA: «SERVONO PIU’ ARMI» - I sostenitori del diritto di possedere armi considerano il massacro al Virginia Tech come una prova della necessità di alleggerire i controlli, piuttosto che di varare leggi più restrittive. «Tutte le sparatorie nelle scuole sono terminate bruscamente negli ultimi 10 anni perché un cittadino rispettoso delle leggi - una potenziale vittima - aveva un’arma», spiega Larry Pratt, direttore esecutivo di Gun Owners of America. «L’ultima sparatoria al Politecnico della Virginia richiede di abrogare immediatamente la legge sulle zone libere dalle armi, che lascia le scuole della nazione alla mercè dei pazzi».
* Corriere della Sera, 17 aprile 2007
Discorso di Bush in diretta tv
America sotto choc.
Strage al campus, America sotto choc Due le sparatorie.
Il cecchino, 20 anni, ha messo in fila gli studenti e ha sparato: 33 morti.
Poi si è suicidato. Il ricordo di Columbine.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE *
WASHINGTON - Un’America sconvolta ha ieri vissuto la sua più terribile tragedia dall’attentato delle Torri gemelle a Manhattan del 2001, la strage di 32 studenti e il ferimento di altri 15 all’Università Virginia tech a Blacksburg, 400 km circa a sud di Washington. Ne è stato autore un giovane ventenne, forse un asiatico, poi suicidatosi. Si tratta del più grave omicidio di massa della storia americana, sembra dovuto alla gelosia e alla follia: «Non c’è prova che sia terrorismo» ha riferito il portavoce dell’Fbi Richard Kolko «ma non lasceremo inesplorata alcuna strada». Dichiarandosi inorridito, il presidente George Bush ha rivolto al Paese un appello al lutto e la preghiera, mentre al Congresso veniva osservato un minuto di silenzio per le vittime. Come sei anni fa, gli americani, in preda al trauma, hanno seguito il dramma in diretta alle tv. L’allarme è scattato verso le 8 del mattino, le 14 in Italia, quando la polizia, chiamata dall’università, ha fatto irruzione nel campus che conta 26 mila studenti. Dapprima, un portavoce ha parlato di un morto e di un ferito in una stanza del dormitorio, la West Ambler hall, che ospita 895 giovani: «Lo sparatore - ha aggiunto - è stato catturato». Ma un’ora più tardi un video girato con un cellulare da uno studente, Jamal Albarghouti, ha trasmesso immagini angoscianti alla tv Cnn, tra grida e spari, con l’omicida asserragliato in un’aula della Norris Hall, dalla parte opposta del campus, sede della facoltà di chimica e ingegneria. In quel momento, l’America ha capito di assistere a un massacro. Alle 11 circa, il rettore dell’università Charles Steger e lo sceriffo di Blacksburg Wendell Flinchum, lividi in volto, sono apparsi sui teleschermi. «Siamo di fronte a una monumentale tragedia» ha riferito Steger. «Ci sono numerose vittime. Il loro uccisore è deceduto».
LA RICOSTRUZIONE - Flinchum ha cercato di ricostruire gli eventi: «Ci hanno chiamati alle 7.15, e abbiamo trovato le porte del dormitorio sbarrate, con gli studenti a terra nelle stanze, per ripararsi. Non sappiamo come l’omicida sia fuggito e abbia raggiunto le aule». Poi, a poco a poco, lo spaventoso bilancio, 10 morti, 20, 30. E le tv hanno ritratto scene caotiche: ambulanze, auto della polizia, feriti in barella, ragazzi in fuga. L’estesissimo campus dai maestosi edifici di pietra e i prati immacolati era divenuto un caos, un inferno. Dalle testimonianze degli studenti pare che tra la prima sparatoria e la seconda, la più sanguinosa, con 30 vittime, siano intercorse oltre due ore. Aimee Kanode, che dormiva al quarto piano della West Ambler hall, ha detto di essere stata svegliata da spari al piano superiore. «Le guardie - ha narrato - ci hanno ordinato di barricarci nelle stanze. È trascorso molto tempo prima che ci portassero in salvo». Ma a quel punto, l’autore del massacro si era trasferito nella Norris Hall. Ha sottolineato un’altra studentessa, Tiffany Otey, che stava per recarsi in classe: «Erano quasi le 10. Ho sentito esplodere 50 colpi nelle aule al primo piano». Un’esecuzione sommaria: allineate lungo il muro, i ragazzi sarebbero stati colpiti al petto o al cuore. Alcuni si sarebbero salvati gettandosi dalle finestre. Pochi dati sono emersi sull’autore della strage: vestiva una giubba di pelle nera e un berretto da baseball e teneva in mano due armi a ripetizione, pistole o mitragliette. Non è neppure certo che fosse uno studente, ma si sospetta che cercasse la sua ex fidanzata, e che la abbia trovata nella stanza del dormitorio con il proprio rivale. Lo sceriffo Flinchum non è stato in grado di spiegare perché dopo i due primi assassini, abbia sfogato la sua rabbia sulla classe della Norris hall, e perché la polizia non lo abbia trovato in tempo.
ESCLUSO ATTENTATO - Bob McDonnell, il procuratore dello Stato della Virginia, ha aperto un’inchiesta, ma ha difeso gli agenti: «Dalle informazioni iniziali, sembrava che il primo fosse un incidente isolato». E ha escluso un attentato malgrado due anonimi allarmi bomba la scorsa settimana. Nel suo appello alla nazione, il presidente Bush si è impegnato a fare chiarezza sulla strage, e ad aiutare la comunità. Ma il ricordo di altri massacri hanno riaperto le polemiche sul porto di armi e la violenza negli Stati Uniti. La Casa bianca ha fatto una dichiarazione preventiva: «Il presidente è per il diritto di portare armi, ma per il rispetto della legge».
Ennio Caretto
* Corriere della Sera, 17 aprile 2007
Papa: "Una tragedia senza senso" *
CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa, di fronte alla "tragedia senza senso" nel Campus di Virginia Tech, esprime la propria "profonda tristezza" e la propria "preghiera per le vittime". Chiede inoltre al Signore di "consolare quanti sono nel lutto" e di sostenerli con la forza spirituale "che trionfa sulla violenza con il potere del perdono, della speranza e dell’amore". Benedetto XVI lo scrive in un telegramma di cordoglio inviato a suo nome dal segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone al vescovo di Richmond, Francis Xavier DiLorenzo.
ANSA » 2007-04-17 15:41
il dibattito
Scontro sulle armi facili, silenzio dei produttori
Le decisioni che dipendono dai singoli Stati hanno prodotto più di 20mila norme diverse. Ma la Costituzione tutela il possesso
Da New York Loretta Bricchi Lee (Avvenire, 18.04.2007)
Il dibattito sul controllo delle armi è riesploso negli Stati Uniti. Ancor prima di conoscere l’identità del responsabile della strage portata a termine lunedì al politecnico della Virginia, erano i molti a chiedersi come e perché, otto anni più tardi, sia stato possibile il ripetersi - e in modo più grave - della tragedia della scuola media Columbine. Il principale imputato, naturalmente, è proprio la facilità con la quale si possono acquistare armi negli Usa. Ieri, il quotidiano New York Times l’ha definito «uno dei più gravi pericoli per l’America», chiedendo urgenti e maggiori «controlli sull’uso di armi letali». Un elemento però carico di implicazioni politiche che, a meno di due anni dalle elezioni presidenziali del 2008, solleva questioni scomode.
Pochi a Washington hanno infatti voluto esprimersi a riguardo della questione e, mentre il presidente George Bush - pur manifestando rammarico per l’accaduto - ha fatto sapere che la sua politica rimane orientata verso il diritto degli americani di possedere armi, la National rifle association, la potente lobby a favore dei fabbricanti di armi ha preferito non commentare.
Il problema, comunque risiede a monte. Il governo federale infatti proibisce l’acquisto di armi da fuoco solo ai criminali, ai minorenni, a chi è mentalmente incapace o a chi fa illegalmente uso di stupefacenti.
La regolamentazione della vendita e dell’uso di pistole, fucili e altri strumenti di morte viene quindi lasciata alla discrezione dei singoli Stati, creando un puzzle di oltre 20mila norme contraddittorie. Alcuni Stati, quali New York, il New Jersey e il Connecticut mettono al bando tutte le armi; le Hawaii e il Maryland proibiscono le pistole; mentre la California limita l’uso di quelle più letali e sottopone l’acquirente a un periodo di attesa di dieci giorni per permettere un controllo di idoneità.
Altrove, però è molto più facile mettere mano un’arma e proprio la Virginia - dove non si richiede alcun porto d’armi, registrazione o controllo - è uno degli Stati più "liberali".
In Florida, poi, il diritto al porto d’armi è stato recentemente esteso per permettere ai cittadini di «difendersi» anche nelle proprie auto e per strada. Come risultato, «si continua ad avere oltre 30mila morti l’anno per colpa delle armi da fuoco», ha sottolineato Ladd Everitt della Coalizione per fermare la violenza delle armi, a cui ha fatto eco Paul Emke, direttore della Campagna Brady per prevenire la violenza della armi, che ha ricordato come negli ultimi anni invece di cercare di limitare la violenza, «si è reso più facile l’accesso a armi potenti».
Il problema è però di difficile soluzione. Il secondo emendamento della Costituzione stabilisce infatti che «non debba essere infranto il diritto dei cittadini di possedere armi» ed è stato proprio in base a tale fondamentale protezione legale che il mese scorso la Corte Suprema americana ha dichiarato anticostituzionale una legge che dal 1976 imponeva per la città di Washington il bando totale delle armi nelle abitazioni.
Il Distretto di Columbia era l’unica area urbana - insieme a Chicago - a far valere un divieto sul porto d’armi e la sentenza della Corte costituzionale Usa fa temere che, nel prossimo futuro, ulteriori leggi nazionali sul controllo delle armi possano essere riviste sotto una nuova e meno restrittiva luce.
Usa, moratoria per le stragi
di Furio Colombo *
Da molti anni, ormai, dagli anni di Reagan, la vita interna americana è stretta in una morsa che blocca l’immagine democratica di quel Paese e ne limita il valore di modello nel mondo. Sto descrivendo il corrispondersi, simmetrico e tragico, della pena di morte, ovvero della morte data «per ragioni giuste» dallo Stato, e della libera e impetuosa circolazione della armi.
Armi (personali, semiautomatiche e automatiche) che rendono possibile a singoli individui - non importa per quali ragioni - di eseguire, anche in dimensioni impressionanti, una propria “giusta” sentenza, legittimata dall’orgoglioso possesso dell’arma e dal sentirsi parte di uno Stato che ha l’autorità di uccidere. Occorre cominciare di qui, dalla pena di morte e dalla morte di Stato, che purtroppo segna ancora la vita americana, per provare a riflettere sulla spaventosa carneficina nel Campus del Virginia Technological Institute, uno dei più avanzati centri di formazione tecnico-scientifica negli Stati Uniti e forse nel mondo.
Come si vede il livello altissimo della migliore cultura scientifica sfiora, senza vederlo, il problema del pericolo che incombe sempre sulla protezione della vita. L’esempio allarmante è in quella fotografia mostrata la sera del 16 aprile nel programma «Controcorrente» di Corrado Formigli. Si vede il preside di una facoltà del Technological Institute della Virginia che riceve un vistoso premio in danaro per la sua scuola dalla National Rifle Association, la potente lobby americana delle armi. Che cosa ha fatto il preside per meritare quel premio? Ha creato o aiutato a creare nel suo Stato (ed evidentemente impiegando risorse e personale della Università colpita dalla strage) una serie di club o centri per i ragazzi e adolescenti. Hanno il macabro nome di «Shooting Educational Centers» luoghi in cui - tra i dodici e i quattordici anni - ragazzi e bambine imparano a usare “correttamente” le armi da fuoco. “Correttamente” - ti dicono - vuol dire imparare a non usare le armi a sproposito. Ma il senso vero, specialmente se impersonato da un educatore-tiratore traspare facilmente: “corretto” è il tiro che centra il bersaglio. Lo sparatore del Virginia Tech ne ha centrati trentatré, senza contare i feriti.
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Spostiamoci ora sull’altro lato della tenaglia, la pena di morte che continua ad essere eseguita in trentasei Stati americani, nonostante vistose prove e documentazioni di errori giudiziari, di condannati innocenti e di esecuzioni lunghe e terribili dovute a macabri errori.
Viene dall’Italia il messaggio che potrebbe interrompere la sequenza senza sfidare l’orgoglio e la legittima rivendicazione del diritto di decidere degli Stati che - come l’America - continuano a credere nella pena capitale. Il messaggio - è necessario ricordarlo - è di Marco Pannella. Da 25 giorni digiuna per dire: «fermatevi. Non occorre rivedere alcuna legge, aprire alcuna disputa, discutere principi che alcuni ripugnano e ad altri appaiono sacri. Fermarsi vuol dire solo smettere di eseguire le condanne. Il termine è “moratoria”». Moratoria universale per la pena di morte nel mondo.
Il senso è «Io non pretendo di essere più giusto di te. Ti chiedo solo di fermarti e dare spazio e tempo al confronto di idee». A chi lo sta dicendo Pannella con la sua testarda manifestazione che sembra locale e riguarda il mondo e stranamente provoca meno attenzione del premio di maggioranza alla tedesca? Lo sta dicendo al governo italiano affinché presenti - insieme a molti altri governi che condividono la civiltà della proposta - una risoluzione che la Assemblea generale delle Nazioni Unite potrebbe votare (ci si è quasi riusciti in passato) in questa sessione. Cioè subito. È ovvio che non stiamo parlando di un simbolo. La moratoria che dice “Basta morte di Stato” è un messaggio che si estende all’impegno di far prevalere la politica sulla guerra, la trattativa sull’ultimatum, la forza del diritto sulla forza delle armi. E qui, all’altro capo della grande questione troviamo l’enorme fenomeno della libera circolazione delle armi. E noi, che in Italia ne fabbrichiamo di ottime e ci vantiamo che vadano forte sui mercati di Stato di Usa e Cina, non possiamo chiuderci in un comodo giudizio di condanna della “solita violenza americana”.
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Un argomento è che la moratoria o riguarda il mondo o non riguarda nessuno e dunque ci collega in modo attivo e intelligentemente interventista all’orrore delle stragi, che sono esecuzioni informali.
Un altro argomento - e qui so di forzare le motivazioni assai più ecumeniche e rispettose della moratoria sulle esecuzioni delle condanne a morte invocata da Pannella - è che è urgente spezzare una cultura della destra che salda l’uomo “giusto” che distribuisce pene eque (la vita si paga con la vita) con l’uomo “giusto” che viene avanti dalla prateria dotato di armi adeguate, fiero del diritto di portare quelle armi, implicitamente consapevole del diritto a usarle.
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Cominciano insieme, nella recente storia politica americana, il ritorno (dopo un lungo intervallo senza esecuzioni) della pena di morte, principio e pratica, e il riaffermare intenso, continuo, fanatico del diritto di portare le armi, che risponde alle esigenze di una vasta e moderna produzione di pistole e fucili molto più che al principio costituzionale vecchio di secoli e tutt’altro che invocato da gran parte degli americani. Il debutto avviene nel 1988 quando, nel corso della campagna elettorale del democratico Dukakis, allora governatore del Massachusetts contro George Bush padre, un detenuto nero condannato per stupro ha stuprato e ucciso mentre era in permesso fuori dal carcere. L’evento ha stroncato Dukakis, riaperto la strada alla pena di morte e - nel corso della stessa campagna elettorale - rilanciato il diritto dei cittadini liberi e “giusti” di portare armi. Si tratta di armi leggere dell’ultima generazione. Ma tutto è avvenuto lungo un percorso promozionale in quattro tappe: prima la pistola per difesa, poi il fucile per la caccia, quindi il semiautomatico che, con lievi modifiche artigianali diventa arma automatica da guerra. Infine il diritto di portare “concealed weapons”, armi nascoste sulla propria persona. Ovvero il diritto di girare armati. Anche questo ritorno di fiamma della libera circolazione delle armi ha il suo momento di triste celebrazione: il capo di una setta cristiana detta “davidica” , David Koresh, che era ricercato dallo Fbi perché aveva fatto apertamente incetta di armi automatiche nella sua chiesa-fortino di Waco, Texas, è sfuggito all’assedio della polizia facendosi saltare in aria con più di 80 fedeli fra cui 19 bambini. Era il 19 aprile 1993. L’evento è stato visto e denunciato come un tentativo del governo federale di impedire agli “uomini giusti” di armarsi. Ed è stato brutalmente vendicato.
Lo stesso giorno, nel 1995, il soldato McVeigh (non si sa con quali complicità) ha fatto saltare in aria l’edificio federale di Oklahoma City: centosessantotto morti fra cui 19 bambini, lo stesso numero delle piccole vittime di Waco. Contro le richieste dell’intero mondo giuridico americano, McVeigh è stato condannato a morte. Neppure l’esecuzione della condanna ha chiuso il caso. La memoria di Oklahoma a destra è cancellata, ma non l’episodio di Waco che è ancora citato come esempio del delitto di perseguitare chi “legittimamente” vive armato. Come si è detto, la parte sanguinosa di questa storia è coperta dalla parte promozionale, “Educational Shooting”, avviare i ragazzi a sparare. I parlamentari americani per ora non si oppongono perché la lobby delle armi non scherza nel diffamare chi vuole porre un freno al loro mercato, come è accaduto nelle ultime elezioni al candidato democratico ed eroe di guerra John Kerry, come è accaduto negli otto anni della sua presidenza a Bill Clinton, ostinato avversario della libera circolazione delle armi. La strage di Virginia Tech provocherà una rivolta dell’America che si oppone? Lo abbiamo detto: molto, forse tutto, dipende dalla moratoria universale sulla pena di morte, il congelamento del simbolo, della bandiera, della cultura delle armi. Sarebbe immensamente importante per tutta la cultura democratica nel mondo. E molto più efficace della ricorrente esecrazione, dopo ogni vittima della morte di Stato e della morte di mercato. Sarebbe il segnale di una vera campagna popolare contro la circolazione delle armi e il presunto e folle diritto di uccidere. furiocolombo@unita.it
* l’Unità, Pubblicato il: 18.04.07, Modificato il: 18.04.07 alle ore 9.17